Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

"Prima selezione degli aspiranti alla vita religiosa"

A seguito di quanto pubblicato nel n. p. sarà utile considerare i principali punti dell'articolo di P. I. Colosio.
«Generalmente, appena terminata la costruzione dell'edificio materiale (vocazionario), i Superiori si industriano in tutti i modi a trovare giovanetti per riempire questi grandi, spaziosi e igienici locali, sperando che di tanti almeno qualcuno giunga alla mèta, cioè alla vestizione religiosa.
Ma ahimè! coloro che vi arrivano sono pochi, troppo pochi in confronto a coloro che entrano, mentre qualche decennio fa, la percentuale di quelli che perseveravano era senz'altro superiore.
(Questo fenomeno si spiega col fatto che oggi c'è assai più libertà di coscienza e quindi meno coercizione morale di una volta... Inoltre oggi per chi è prossimo al traguardo vige una maggiore severità di criteri da parte dei superiori e dei confessori nel giudicare l'idoneità dei candidati alla vestizione o alla professione).
Ma come mai, ci domandiamo, non vi è nessuna proporzione tra la massa degli esordienti e lo sparuto numero di coloro che giungono a prender l'abito? Ci è sembrato di trovare a tale quesito un'adeguata risposta in un numero della Nouvelle Révue Théologique dei gesuiti belgi, una delle più belle, aggiornate, vive, originali riviste che esistono.
Ivi, a base di statistiche, si dimostrava come nei seminari o istituti, con un numero modesto di candidati ben scelti fin da principio, si ottenevano risultati assai più positivi che in altri seminari o collegi, dove era stata praticata la leva in massa.
...L'articolista giustamente commentava questi opposti risultati, dicendo che l'accettazione non oculata, non regolata da severe norme discriminatrici, fa sì che gli elementi scadenti, essendo in numero maggiore, o per lo meno rilevante, abbassino fatalmente il livello spirituale, morale, intellettuale di tutto l'ambiente e paralizzino l'opera formativa. E così avviene che a poco a poco anche i buoni perdono quota, e spesso anche la stessa vocazione, data la grande attitudine del bambino a imitare, a subire l'influsso dei coetanei più sbarazzini, indisciplinati e caparbi, che assai spesso sono anche i più brillanti e intraprendenti.
Prima quindi di accettare qualcuno dei nostri aspiranti, bisognerebbe sottoporlo ad un severo esa me per vedere se presenta effettivamente gli «indicia vocationis» di cui parla il canone 1353 del Diritto Canonico.
Qui però si innesta una questione delicata e importante che noi toccheremo appena di sfuggita: a quale età si può cominciare a parlare di vera vocazione? Non mancano superiori, maestri e direttori di spirito, che hanno una concezione "minimista" a proposito della vocazione dei giovanetti aspiranti.
~
Essi ragionano così: a 10, 12, 13 anni non si può capire che cosa voglia dire farsi sacerdoti, farsi religiosi, perciò è un non senso voler indagare sulla esistenza della vocazione in individui così giovani. Il nostro compito - soggiungono - si restringe a preparare dei vasi adatti, in cui il Signore a tempo opportuno, cioè verso i 15 o 16 anni, getterà il vero e proprio seme della vocazione. Allora, cioè dopo la crisi puberale, si potrà parlare di vera vocazione, anche se non del tutto maturata; prima di quel periodo si potrà parlare solo di terreno più o meno adatto a ricevere la vocazione...
A noi pare che questi minimisti non siano nel giusto: la vocazione, la vera vocazione può esistere in germe molto prima, come si può rilevare anche da una statistica, frutto di una inchiesta di cui parleremo più sotto.
Ogni vocazione, naturale o soprannaturale che sia, implica sempre necessariamente due elementi essenziali (dì cui il primo è come la materia, il secondo come la forma): attitudini e propensione; capacità e desiderio, doti e inclinazioni. Uno potrebbe avere un immenso desiderio di fare l'attore cinematografico, ma se non possiede le correlative attitudini o doti, non si può parlare di tale vocazione artistica; parimenti, uno al contrario potrebbe essere superdotato delle qualità necessarie a fare il cineasta, ma se non avesse propensione per un tal genere di lavoro, non si potrebbe dire che ha la vocazione a fare l'artista cinematografico.
Ora nel bambino anche dr soli dieci anni si può sufficientemente e positivamente constatare l'esistenza sia della inclinazione al sacerdozio ed alla vita religiosa, sia delle doti richieste: il tutto certo in maniera rudimentale, germinale, iniziale. Il ministero del sacerdote è una delle prime attività che il bambino impara a conoscere, a stimare e a desiderare di imitare. Tutto sta a vedere se si tratta, come spesso capita, dì un semplice fenomeno dì mimetismo infantile o invece di un reale desiderio. Ciò potrà essere diagnosticato dalla insistenza e perseveranza del detto desiderio e dalla capacità del medesimo a lievitare, a modificare la vita del ragazzo spingendolo a correggersi dei suoi difetti.
Noi consideriamo come infondato e pericoloso l'agnosticismo di questi minimisti, perché serve loro di pretesto a ridurre l'attività formativa a criteri negativi (cioè difendere soprattutto il bambino dal male), o solo genericamente positivi, ma sul piano di una semplice educazione umana e cristiana.
~
Premesso tutto ciò, vorremmo suggerire alcuni accorgimenti pratici per impedire le leve massicce dei candidati alla vita religiosa, fatte a distanza, dietro semplici presentazioni epistolari, senza nessuna diretta conoscenza dell'interessato, oppure con una conoscenza troppo superficiale.
1. - Come prima norma noi pensiamo che sarebbe necessario una visita, anzi più visite, alla famiglia dove si trova il giovinetto che ha chiesto di entrare nell'istituto religioso. Le semplici informazioni scritte valgono quel che valgono. Detta visita dovrebbe essere compiuta da un Padre che sia buon psicologo, dall'intuito fine, in modo da poter in poco tempo rendersi conto dell'ambiente familiare, specialmente dal punto di vista religioso e morale.
È legge infatti ordinaria della divina Provvidenza che le vocazioni sboccino in famiglie di solida fede e di fervorosa pratica cristiana, dove vige il timore santo di Dio.
2. - Una seconda prova, da praticarsi su larga scala, ma che, a differenza della prima (la quale, sia pure in maniera alquanto empirica o rudimentale, va diffondendosi) è, per quanto io sappia, del tutto inesistente, consiste nell'invitare colui che desidera entrare in religione a passare una o due o tre settimane durante i mesi estivi, precedenti il suo eventuale ingresso nella scuola apostolica, in una casa dell'Istituto designata ad hoc, ben distinta dalla casa adibita a collegio. Questa precauzione è importante, perché se il ragazzo viene subito immesso nel calderone del collegio propriamente detto, non può essere studiato con calma e oggettività, al suo stato grezzo, giacché per un fenomeno di spontaneo mimetismo si adatta spesso con rapidità al generale tenore di vita e scompare nella moltitudine: e viene presto informato dai più avveduti sul modo di camuffarsi di fronte ai superiori, sulle risposte che deve dare a certe domande che gli verranno fatte a riguardo della origine della sua vocazione, delle sue future intenzioni, ecc.
~
3. - Purtroppo spesso questo secondo espediente che sarebbe quello ideale, non è attuabile, o perché manca la casa adatta, o perché non c'è il Padre idoneo e volenteroso. Allora si può ricorrere ad un terzo sistema: prima di accettare definitivamente il giovanetto nella scuola apostolica, vi si ospiti per un mese di vacanze, onde poterlo studiare ben bene in tutto il suo comportamento, nelle sue reazioni agli ordini o rimproveri, nel suo spirito di docilità, di pietà, di socievolezza, di lealtà, di generosità, ecc.
Indubbiamente al Padre Direttore questo mese di esperimento arrecherà un lavoro sfibrante, di attenta osservazione. In compenso durante l'anno scolastico potrà lavorare con assai maggiore rendimento, avendo da dirigere un gruppo di ragazzi scelti, affiatati, docili, intelligenti e ben intenzionati. In tal caso uno sì pone all'opera con passione e fervore; mentre avendo da curare una piccola masnada eterogenea di ragazzi, ci si sente cascar le braccia, non sapendo da che parte rifarci.
Prima di chiudere questi appunti, vogliamo denunciare un grave errore che si commette in alcune scuole apostoliche. Succede di frequente che i Superiori, dopo i primi mesi dell'anno scolastico, hanno acquisito la certezza che un determinato ragazzo non è adatto per la vita ecclesiastica o religiosa; però, per non metterlo a rischio di perdere un anno di studio, lo tengono fino alle prossime vacanze estive. Un simile modo di procedere è disastroso per il buon andamento del collegio o seminario. «La promiscuità di alunni non chiamati e di altri chiamati allo stato ecclesiastico riesce sempre fatale a questi ultimi, e, secondo che l'esperienza ha dimostrato, causa la perdita di molte vocazioni» (S. Pio X, Ench. Clericorum n. 865).

P. Innocenzo Colosio O. D.
(Rivista di ascetica e mistica)


Offerte per la causa di beatificazione di D. Timoteo Giaccardo:
N. N. - U.S.A. - dollari 500; N. N. -Roma - L. 100.000.

INTENZIONI DI PREGHIERE

1) Perché il Papa sia conosciuto, amato, seguito.
2) Per il culto a Gesù Maestro.
3) Per gli Esercizi SS. nel 1956.

INDULGENZA PLENARIA

19 Marzo: S. Giuseppe Sposo di Maria SS.
~