Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Apparizioni di Fàtima
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Nel 1917 il mondo era sconvolto da una sanguinosa guerra, ma l’aria era specialmente grigia nel Portogallo, dove alle disastrose conseguenze della guerra si aggiungevano da anni quelle di una spietata persecuzione religiosa.
Ora precisamente nel più buio della crisi – come tante altre volte in simili circostanze della storia della Chiesa – intervenne la Provvidenza e per essa la Vergine SS.ma, la vincitrice di tutte le grandi battaglie di Dio.
Intervento impercettibile, ma quanto mai efficace.

Luogo delle apparizioni


Il luogo prescelto alle celesti manifestazioni fu la Sierra d’Aire e precisamente una piccola valle o conca chiamata «Cova da Iria» (Conca della Iria) nella parrocchia di Fàtima, diocesi di Leiria a 100 chilometri più o meno al nord di Lisbona, quasi al centro geografico del Portogallo. Strumenti della Provvidenza, tre bimbi innocenti, che custodivano un piccolo branco di pecore appartenenti alle loro famiglie.

Tre pastorelli


Erano essi Lucia di Gesùdi 10 anni; e i suoi cugini Francescoe Giacinta Marto, uno di 9, l’altra di 7 anni di età, tutti e tre nativi di Adijustrel, piccola borgata a dieci minuti da Fàtima.
Semplici, ignoranti, non sapevano né leggere né scrivere; ma buoni come agnelli od angioletti
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sapevano pregare, e quando uscivano la mattina dietro il gregge, si raccomandano all’Angelo Custode; e poi là sul monte, quando non si divertivano facendo ripetere all’eco, parola per parola tutta l’Ave Maria, recitavano devotamente il Rosario, sia pure condensato, riducendo cioè i Pater Noster e l’Ave Maria alle sole due prime parole, quando la smania del giuoco li spingeva a fare presto.
Il cielo già da sei mesi si era dato premura di prepararli alla loro grande vocazione.

Conversazione con gli Angeli


Si era nel 1916 verso la fine della primavera.
I due cuginetti, Francesco e Giacinta avevano ottenuto dalla mamma la grazia di custodire il loro piccolo gregge ed erano divenuti compagni prediletti e costanti di Lucia.
Un giorno cominciando a piovigginare, cercarono un rifugio e lo trovarono a mezza china del «Cabeco» in una piccola grotta sotto una roccia nascosta fra gli alberi, con l’entrata rivolta a levante. Colà si rifugiarono e là rimasero anche dopo ritornato il sereno. Fatta la merenda e detto il Rosario, si rimisero a giocare a tela, quando ad una forte raffica di vento alzarono la testa per vedere che accadesse... Allora sull’oliveto che si stende a piè del colle, videro disegnarsi in aria una bella figura o statua bianca di neve, trasparente ai raggi del sole come cristallo. Non rimase però nello stesso posto anzi si diresse verso di loro. A misura che si avvicinava,
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poterono meglio distinguere le fattezze, che erano di giovane sui 14 o 15 anni e di bellezza sovrumana...
Arrivata presso i bambini li tranquillizzò dicendo:
– Non abbiate paura! io sono l’Angelo della pace. Pregate con me.
Ed inginocchiandosi per terra, piegò la fronte fino a toccarla, ripetendo per tre volte:
– Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano.
Si alzò e soggiunse:
Pregate così. I Cuori Santissimi di Gesù e Maria sono attenti alle vostre suppliche.

Altre manifestazioni dell’Angelo


Altra volta, alla fine di luglio o al principio d’agosto, essendo i tre durante la siesta nell’orto di Lucia a giuocare sull’orlo del pozzo, videro all’improvviso sorgere accanto a loro lo stesso giovane od Angelo, il quale loro disse:
– Che cosa fate?... Pregate molto! I Santissimi Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite continuamente al Signore preghiere e sacrifizi in atto di riparazione pei tanti peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori. Fate di attirare così la pace sulla vostra patria. Io ne sono l’Angelo Custode. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione i patimenti che il Signore vorrà mandarvi.
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Passarono gli altri due o tre mesi; e conducendo il gregge nel pendio dello stesso monte di cui sopra, dopo la merenda si ritirarono nella grotta per dire il Rosario e poi la preghiera dell’Angelo. L’avevano ripetuta già parecchie volte, quando si videro avvolti in un chiarore straordinario. Si alzarono e vedono l’Angelo con in mano un calice e sopra un’ostia, dalla quale stillano gocce di sangue nel calice. Lasciato il calice e l’ostia sospesi in aria, l’Angelo s’inginocchia loro accanto e li fa ripetere tre volte:
– Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo in riparazione degli oltraggi con cui Egli medesimo è offeso; e per i meriti infiniti del suo Cuore Santissimo, e per l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria Vi domando la conversione dei poveri peccatori.
Quindi si alza, prende l’ostia e la porge a Lucia, ed il calice lo divide fra Giacinta e Francesco, dicendo:
– Prendete il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati! Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio!
E prostrandosi di nuovo ripeté tre volte la stessa preghiera: Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo... e disparve.
Frattanto dal colloquio con l’Angelo impararono il valore della preghiera e del sacrifizio
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per la conversione dei peccatori, e cominciarono ad offrire al Signore quanto loro capitava di mortificare: e spesso interrompendo i loro innocenti trastulli, passavano delle ore prostrati per terra ripetendo la preghiera dell’Angelo, fino a cadere per la stanchezza.
Con questo bel tirocinio erano preparati alla sublime missione di confidenti della Vergine SS.ma.

Prima apparizione


13 maggio 1917, Domenica avanti l’ascensione. I Pastorelli avevano ascoltato devotamente la Messa con le rispettive famiglie, e poi a mezza mattinata usciti colle greggi, decisero di andare nella «Cova da Iria» a tre chilometri da Fàtima, dove i genitori di Lucia avevano una piccola proprietà. Arrivarono verso il mezzogiorno, ora legale. Un’ora e mezzo più tardi, al mezzogiorno astronomico, detto il rosario, si disponevano a ricominciare i loro giuochi, – in quel giorno si trattava niente meno che di fabbricare una casa – quando li sorprese un lampo vivissimo, seguito dopo pochi minuti ad un altro più abbagliante...
Doppiamente impauriti, temendo l’avvicinarsi di qualche temporale, credettero meglio di tornarsene a casa, e già si avviavano verso la strada spingendosi avanti il gregge, quando a due metri, su di un elce si presentò ai loro sguardi una visione celestiale. Una Signora di bellezza incomparabile che sembrava avere da 15 a 18
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anni di età circondata da un’aureola di luce, più brillante del sole. La veste candidissima più della neve e stretta al collo da un cordone di oro, scende fino ai piedi, che sfiorano appena la fronde dell’elce. Un manto esso pure bianco ed orlato da un sottile filo oro-luce le ricopre la testa e la persona. Le mani, giunte sul petto in atteggiamento di preghiera, tengono un rosario dai grani bianchi come perle, terminate con una piccola croce di argento brunito. Il volto dai lineamenti purissimi e infinitamente delicati sembra velato da un’ombra di tristezza.
E la Visione con un grazioso gesto rassicura i bambini dicendo:
– Non temete: non vi farò alcun male.
Poi li invitò a ritornare colà e quella stessa ora il giorno 13 dei cinque mesi successivi: in ottobre poi direbbe chi fosse e che cosa volesse da loro.

Altre apparizioni


Ritornarono infatti e così come risulta da processo canonico e da innumeri testimoni, si ebbero sei apparizioni da maggio ad ottobre, sempre nel giorno 13, eccetto quella di agosto, quando i veggenti furono arrestati dall’autorità civile e tenuti prigionieri nel capo-luogo del circondario per tre giorni. L’apparizione di quel mese ebbe luogo il 19, Domenica dopo l’Assunta, in luogo e ora diversi, quando essi meno se l’aspettavano.
Le apparizioni duravano comunemente dai dieci ai 15 minuti. Tutti e tre vedevano lo stesso
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con le stessissime circostanze; Francesco però non sentì mai la voce dell’Apparizione, neppure si accorse che ella parlasse; Giacinta vedeva e sentiva tutto, ma soltanto Lucia parlava con la Signora.
Divulgatasi la notizia subito dopo la prima apparizione, già alla seconda assistettero una cinquantina di persone, due o tre mila alla terza; ed il concorso crebbe progressivamente, sicché il 13 ottobre, non ostante il freddo e la pioggia persistente si radunarono nella «Cova da Iria» secondo i giornali più seri, nel 50.000 spettatori.

Segni straordinari


I curiosi o devoti non vedevano, naturalmente, l’Apparizione, ma si accorgevano della sua presenza da molteplici fenomeni straordinari che l’accompagnavano, quali per esempio: una notevole diminuzione della luce solare, una colorazione caratteristica dell’atmosfera, una nuvoletta bianca come d’incenso, perfettamente visibile anche a distanza, che avvolgeva i veggenti e l’elce, s’innalzava in aria e scompariva con la fine della apparizione, come pioggia di fiori bianchi o fiocchetti di neve che svanivano a pochi metri dal suolo; un globo luminoso, diresti un aeroplano di luce, che sembrò portare e riportare la Vergine (quinta apparizione); un rumore che alcuni paragonano ad una bomba, altri allo scoppiare di un razzo...
Il fenomeno solare del 13 ottobre 1917 riferito e descritto dai giornali dell’epoca, fu quanto
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mai meraviglioso e lasciò una indelebile impressione in quanti ebbero la felicità di presenziarlo.
I bambini avevano fissato in antecedenza il giorno e l’ora in cui avrebbe dovuto realizzarsi. La notizia si sparse rapida per tutto il Portogallo e sebbene la giornata fosse dura e piovesse dirottamente, convennero migliaia di persone le quali, presenti all’ultima apparizione, furono spettatori di tutte le manifestazioni dell’astro-principe in omaggio alla Regina del cielo e della terra, più brillante del sole nell’auge dei suoi splendori (Cant. 6, 9).
Il grandioso «prodigio solare» aveva clamorosamente dato ragione ai veggenti. Non già che tutti senza eccezione si dichiarassero convinti; ma l’opposizione sistematica scemò, e per i bambini incominciò, o piuttosto si aggravò, perché già incominciato da più di un mese, un’altra specie di martirio, le visite continue di migliaia di curiosi e divoti, che per giorni e settimane e mesi non diedero loro tregua, volendo tutti vederli, sentirne la narrazione degli straordinari avvenimenti, raccomandazioni alle loro preghiere...

Miracoli fisici e morali


Ma ecco che nello stesso giorno del fenomeno solare incominciavano a verificarsi altri prodigi o grazie o miracoli che dir vogliasi; e che presto si contarono a diecine e centinaia. Il giornaletto del Santuario «La voce di Fàtima» ne ha già pubblicato il resoconto di più di 800.
«Uno di essi è stato discusso a Roma dalla
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S. Congregazione dei Riti e dichiarato miracolo di prim’ordine. Di altri si è fatto il processo diocesano e furono riconosciuti come guarigioni clinicamente inesplicabili che dopo uno o più anni si mantenevano perfettamente.
Ma i miracoli morali, di conversioni inaspettate, disperate, strepitose sono molto più frequenti anzi questa è la caratteristica di Fàtima.
«Possiamo affermare, – così l’Episcopato Portoghese nella Pastorale collettiva, – che non sono le guarigioni portentose, né grazie temporali di varia specie qui ottenute, i grandi miracoli di Fàtima: ma quelli che passano nel dominio recondito delle anime, nell’ambito delle coscienze, nel recinto misterioso dove non penetra la sonda dell’osservazione né l’investigazione della scienza... Si son convertiti molti peccatori, si sono riconciliati con la vita molti che avevan o perduto il bene della speranza, hanno aperto gli occhi alla fede molti increduli, hanno di nuovo imparato la strada della chiesa molti che l’avevano completamente dimenticata, si aprono alla preghiera umile e fiduciosa labbra che l’indifferenza aveva immobilizzate, benedicono il nome del Signore molti che ieri sacrilegamente lo bestemmiavano. In verità scorre nelle anime un fremito di vita pia alta».
Ed ancora un altro miracolo morale bisogna ricordare, bastante da solo a garantire la verità delle apparizioni di Fàtima; voglio dire, la trasformazione operatasi nei veggenti subito dalla
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prima apparizione, e la vita angelica da essi menata nello spirito del Messaggio di Fàtima. Si legga quel tanto che ne raccontano le Meraviglie di Fàtima, 5ª edizione nel capitolo consecrato ai Veggenti. Non vi è romanzo ideale che possa raggiungere la bellezza impareggiabile della semplice verità storica di quelle pagine.

Prodigiosa propagazione del culto
nonostante le persecuzioni


A partire dal giorno del grande prodigio solare la devozione alla Madonna del Rosario di Fàtima si propagò rapidamente nonostante le contrarietà e le persecuzioni, producendo dappertutto frutti meravigliosi di pietà.
Non fa meraviglia il dubbio od anche l’incredulità con cui fu accolta tanto dai credenti come dagli increduli. La più elementare prudenza consiglia ad essere guardinghi riguardo a visioni e profezie, giacché particolarmente in tempo di pubbliche calamità, la fantasia popolare facilmente inventa od esagera.
Ma quello che stupire è l’esplosione ingiustificata di odio e di ostilità che si ebbe subito nel campo settario, il vivo furore con cui l’empietà si scagliò contro la crescente «superstizione di Fàtima». Si sarebbe detto che i figli delle tenebre istintivamente sentivano che dalla Sierra d’Arte un grande pericolo minacciava il loro piano infernale di annientare la religione cattolica in Portogallo. Non si esagera affermando che tutte le forze avverse furono mobilitate
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contro Fàtima. Persecuzione e sevizie contro gli innocenti bambini; campagna della stampa settaria e delle altre tribune demagogiche contro un movimento del tutto pacifico e legale. Gli stessi poteri pubblici, allora completamente ligi alla setta intervennero per sopprimere tutto quello che potesse significare qualsiasi riconoscimento delle celesti apparizioni.
Per conto suo la Chiesa si manteneva in prudente riserbo, e soltanto molto più tardi, quando erano già esauritele armi dell’arsenale settario, e quando l’inanità delle violente persecuzioni aveva dimostrato che in fondo agli avvenimenti vi era qualcosa al di sopra dell’umano, soltanto allora intervenne con rigoroso processo canonico, il cui risultato fu la solenne dichiarazione fatta il 13 ottobre 1930 e cioè che le manifestazioni avvenute alla «Cova di Iria» erano degne di credito e conseguente la permissione del culto pubblico alla madonna di Fàtima.

Pellegrinaggio


Sorse allora l’idea di fare un pellegrinaggio nazionale di ringraziamento nel maggio dell’anno seguente 1931. Vi presero parte 300.000 pellegrini sotto la presidenza dell’Ec.mo Cardinale Patriarca circondato da 12 arcivescovi e più di 200 sacerdoti. In esso si fece la consacrazione del Portogallo all’Immacolato Cuore di Maria. Il pellegrinaggio più grandioso fin’ora fu quello del 1938 in adempimento del voto fatto due anni prima per implorare che la Vergine SS.ma
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salvasse il Portogallo dalla rivoluzione comunista. Si può dire che tutto il Portogallo vi prese parte attiva. A Fàtima si trovarono 20 Prelati, più di 1000 sacerdoti e mezzo milione di fedeli, che in una atmosfera della più ardente pietà e gratitudine rinnovarono la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, mentre tutto il Portogallo messo in comunione coi pellegrini a mezzo della Radio Nazionale ripeteva la Consacrazione nelle Chiese tutte del paese.
Ci sarebbe ancora da ricordare lo stupendo pellegrinaggio commemorativo del XXV anniversario della prima apparizione, 13 maggio dell’anno 1942. Mancavano i mezzi di trasporto. Il tempo era eccezionalmente rigido e piovoso... Tanto meglio! poiché l’accorato invito della Madonna diceva orazione e penitenza. E Fàtima vide in quel giorno uno dei suoi più grandi concorsi, 300.000 pellegrini, venuti l’ottanta per cento a piedi, freddo, pioggia. Primi fra tutti i 7.000 giovani della Gioventù Cattolica maschile e primissimi i giovani universitari e liceali.
L’esempio eroico di questa gioventù fece tale impressione che in molti villaggi, al loro passaggio, il popolo li salutò in ginocchio.

Il grande segreto


Nella terza apparizione, come abbiamo accennato, la Madonna confidò ai tre fanciulli un segreto con espresso divieto di rivelarlo. Di che si trattasse i bambini non dissero mai, neppure
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sotto la minaccia di morte nei tragici giorni della loro prigionia. Passati ormai 25 anni l’Autorità ecclesiastica credette arrivato il momento di renderlo noto in gran parte, per il bene delle anime.
E così sappiamo che il nucleo sostanziale del medesimo era bensì il grande problema della conversione e della salute eterna delle anime, punto centrale, ultimo scopo di tutto il miracolo di Fàtima, ma questo visto sotto l’aspetto particolare dell’ora presente.
La Vergine in una rapida terrifica visione mostrò agli innocenti bambini l’inferno, onde vanno a finire ogni giorno migliaia di anime trascinatevi dalle catene dei loro peccati.
È la calamità ultima, irreparabile, eterna...
Ma anche qui, nella vita presente, vi sono calamità prodrome di quelle causate dal moltiplicarsi del peccato nelle anime e nei popoli.
«La guerra attuale sta per finire; ma se non si cessa di offendere il Signore, diceva con accorata mestizia la Madre di Misericordia, ecco che nel prossimo Pontificato (di Pio XII) ne scoppierà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che quello è il segno che vi dà Iddio, che prossima è la punizione del mondo per i suoi tanti delitti, mediante la guerra, la fame e la persecuzione contro la Chiesa e contro il Santo Padre...»
E i bimbi videro «una guerra orribile, orribile», «nazioni annientate», «tante case distrutte», «morti innumerevoli», e «quasi tutti
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