Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. SETTIMANA SANTA: piacere a Dio solo, umiliarci, confidare in Gesù
Domenica delle Palme (II di Passione), Meditazione, Castel Gandolfo, 7 aprile 19631


Non è necessario ora che rileggiamo il Passio2, perché già lo avete seguito nella Messa. Ora, invece, tre pensieri che servono per accompagnarsi nel corso della settimana, settimana che si chiama santa. È santa dalla parte di Dio, dalla parte di Gesù Cristo, ma la Chiesa ci invita a far che questa settimana sia santa da parte nostra, anche: e cioè una settimana in cui tutto il nostro essere sia di Dio. Vedete, dei difetti ne capiteranno, ne commettiamo, sì, però che il cuore sia teso verso Dio, che cerchi Dio, che ami Gesù, che vogliamo il paradiso, che vogliamo le anime, che vogliamo le vocazioni! Sì.

I tre pensieri, questi. Primo: oggi la Messa ha una specie di contrasto, tutto l’insieme della funzione, dico. E cioè, la prima parte della benedizione delle Palme: il trionfo di Gesù che entra in Gerusalemme, accolto dagli entusiasmi del popolo, specialmente [da] parte dei fanciulli, del popolo, sì: Osanna al Figlio di Davide – il canto –, benedetto colui che viene nel nome del Signore… è un trionfo. Sventolavano le palme e i rami d’ulivo e stendevano sul pavimento gli abiti dove doveva passare Gesù: trionfo, osanna. E Gesù così entrò in Gerusalemme. Ma dopo cinque giorni, Gesù usciva da Gerusalemme portando la croce al grido di «crucifige!» [Mc 15,13–14].
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Ecco cosa conta il giudizio, cosa contano le parole degli uomini, del mondo. Che siamo con Dio! Che camminiamo nella rettitudine, in una personalità religiosa totalmente del Signore. Non badare al giudizio né di persone che sono in alto luogo, così civilmente, e [né di] persone che siano magari parenti o altri che non comprendono la vostra vocazione. Che noi invece siamo retti di cuore, che noi cerchiamo Dio, la sua volontà. Il giudizio degli uomini cambia così: dall’hosanna al crucifige [cf Mc 11,9–10]. E questo significa che noi guardiamo se è Dio che è contento di noi, se la nostra vita piace al Signore; non che noi dobbiamo piacere agli uomini, ma che noi dobbiamo piacere a Dio. Quindi, poco dobbiam sentire e poco ascoltare i giudizi del mondo. Sì, quando ci parlano a nome di Dio, quando ci comunicano la divina Parola, allora sì! Ma qui si intende di parlare di coloro i quali sono mondani: il loro giudizio cosa conta? Oggi applaudono, domani ci calpestano e dicono contro di noi qualunque cosa.
Vedere che piacciamo a Dio, non che piacciamo né alle persone del mondo né alla soddisfazione soltanto, anche delle persone le quali ci dirigono, ma non in quanto dobbiam essere contenti in quanto esse sono contente e siamo soddisfatte, ma in quanto piacciamo a Dio, e Dio si serve di coloro che ci devono guidare nella via di Dio. Quindi, non contentare gli uomini, non badare a soddisfare i desideri degli uomini, ma contentare Dio, [è] solo Dio che si accontenta. E chi vuole3, e specialmente chi dirige, sarà contento; tuttavia noi miriamo a questo: che Dio sia contento di noi, che piacciamo a lui.

Inoltre, altro pensiero per la settimana santa: consideriamo i dolori di Gesù, quello che è stato letto nel Passio della Messa, dal Getsemani al momento in cui Gesù spirò sulla croce, e poi la salma venne deposta dalla croce e portata al sepolcro preparato.
Noi abbiamo contribuito ai dolori di Gesù, perché Gesù teneva presenti i nostri mancamenti, i nostri peccati, come li
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avessimo commessi allora – a lui tutto il tempo era presente, presente anche l’oggi, presente anche gli uomini che verranno fra un secolo –. La nostra parte di sofferenza a Gesù l’abbiamo data: un po’ con la mente, un po’ con il cuore, un po’ con la lingua, un poco con le azioni, eccetera, abbiamo contribuito alle sofferenze di Gesù, sì. […] Gesù ha sofferto molto dall’ingratitudine di Giuda, sì, e noi abbiamo avuto le nostre ingratitudini anche a Gesù.
Allora, in questo tempo, umiliarsi: Io ho contribuito ai dolori della passione, al Getsemani, alla condanna, al viaggio al calvario, alla crocifissione, alle agonie, alle sofferenze del cuore di Gesù; saranno pensieri, saranno sentimenti, saranno voleri: umiliarci tanto! E sentire di più i dolori di Gesù, in questo senso: io ho contribuito alle sue sofferenze, alle sofferenze del suo cuore e alle sofferenze anche del suo corpo. Abbeverato di fiele e di mirra, per esempio: è la nostra golosità; spogliato in umiliazione dei suoi abiti che vennero giocati dai crocifissori: è l’ambizione. Se vogliamo passare punto per punto la passione di Gesù, troveremo che anche noi abbiamo contribuito in qualche maniera alle sofferenze di Gesù. In questi giorni, perciò, fare più abbondantemente – e serve anche come parte della Visita – la Via Crucis.

Terzo pensiero: confidenza in Gesù. Signore, io non ho meriti, perciò mi prendo i tuoi, diceva quella santa anima; si umiliava sempre: Io non faccio meriti, ma io mi prendo i tuoi, i meriti della tua Madre addolorata, i meriti delle tue piaghe, i meriti della tua passione e morte. Fiducia: «Copiosa apud eum redemptio»4 [Sal 130(129),7].
Vedete, tutte chiamate alla santità. Ma io ho difficoltà qui, io ho difficoltà là …tutti abbiam le difficoltà! Ma giacché noi abbiamo così tanti difetti e così poco spirito di fede, di amore, allora mi prendo i meriti di Gesù… fiducia in lui, fiducia in lui. Ogni sofferenza di Gesù ha un merito particolare; e allora pure noi, siccome abbiamo mancato in tante maniere,
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così cerchiamo di acquistare con fede i meriti e i frutti, cioè i preziosi frutti della passione e morte di Gesù Cristo. Fiducia! Fiducia: questo Gesù è morto per noi, per la nostra salute. Amarlo, amarlo tanto… e se vogliamo amarlo del tutto, togliamo il nostro amor proprio per sostituire l’amore a Gesù, totalmente, l’amore a Gesù al nostro amor proprio.

Quindi tre pensieri per questa settimana. Il primo: non badare ai giudizi degli uomini, ma che Gesù, che Dio sia contento, che piaccia la nostra giornata, la giornata di oggi al Signore, qualunque giudizio diano. Secondo: umiliarci perché abbiamo contribuito alla passione e morte di Gesù. E terzo: fiducia nella croce, del perdono e di grazia, di santificazione, grazia di santificarci. I meriti di Gesù sono a nostra disposizione, e allora per Christum Dominum nostrum: confidiamo e ci santifichiamo, confidiamo e ci santifichiamo.
Quindi, settimana santa per parte di Gesù, per i grandi misteri che si celebrano in questa settimana, ma che sia santa da parte nostra, santa nell’umiltà e nella fiducia… umiltà e fiducia. Umiltà perché abbiamo contribuito alla passione di Gesù, fiducia perché Gesù ha sofferto per me e quindi mi ha acquistato la grazia. Se io ho fede, questa grazia che mi ha acquistato Gesù sarà mia, e posso santificarmi – settimana santa – per conchiudere con una risurrezione definitiva, definitiva. Non perché si può sperare di rimaner del tutto senza difetti, ma almeno detestarli, e il desiderio di emendarli costantemente… emendare.
Oh! Allora così la settimana sarà veramente santificata e si conchiuderà con la gloria della risurrezione, con tanti alleluia.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 133/62 (Nastro archivio 136b. Cassetta 136, lato 2. File audio AP 136b). Titolo Cassetta: “Vivere con umiltà. La Settimana Santa”.

2 Vangelo della Passione: Mt 26,36–75;27,1–54.

3 Espressione incerta.

4 «Grande è con lui la redenzione». Il testo latino recita: presso di lui.