Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. IL DOMINIO DI GESÙ NELLA MENTE, NELLA VOLONTÀ, NEL CUORE
Il regno di Dio dentro di noi
Festa di N.S. Gesù Cristo Re, Meditazione, Castel Gandolfo, 27 ottobre 19631


Questa settimana festa dei santi, e allora chiedere a tutti i santi la grazia della santità.
In questi giorni l’argomento del Concilio è la santificazione. Santificazione di tutti i cristiani, e santificazione particolare delle religiose e dei religiosi. Questo punto è spiegato largamente2, perché […]3
Purificarsi per togliere gli impedimenti che costituiscono l’amor proprio. Ecco, e allora, purificati dall’attaccamento alle cose della terra, l’ambizione, la sentimentalità, la volontà, le idee proprie… liberati da questi impedimenti, si cerca non più l’io, ma Dio! I voti sono un mezzo per cercar solo Dio, solo Dio! Ma per ottenere questo ci vuole tanta umiltà, altrimenti si è sempre ciechi. L’amor proprio ci porta a far di noi stessi delle giustificazioni, a giustificare [per]fino i nostri difetti, e
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voler far risaltare quel poco o niente che abbiamo… e che poi è dono di Dio; e intanto non si cerca Dio, e cercar Dio è far questo. Dio! Lui! Perché contemplarlo lui in paradiso, e sulla terra compiere la sua volontà. La fede è lì, credere che la sua volontà è quella da eseguirsi… la volontà e la sincerità della mente, e il cuore fortificato totalmente verso Dio4.
Giova bene ricordare quello che dice il Vangelo nella festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re. È un po’ difficile comprendere la regalità di Gesù Cristo, perché siamo sempre portati a pensare ai re della terra, presidenti della Repubblica e tutti quei che sono a capo di qualche Stato, o quelli che hanno, nello Stato stesso, degli uffici più alti. Capire qual è la regalità di Gesù: infinitamente superiore alle regalità umane!

«In quel tempo: Pilato domandò a Gesù: Sei tu il re dei Giudei? Gesù rispose: Questa domanda è tua oppure ripeti ciò che altri ti hanno detto? Disse Pilato: Sono forse giudeo? Il tuo popolo e i grandi sacerdoti ti hanno consegnato nelle mie mani. Che cosa hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo. E se fosse di questo mondo i miei ministri avrebbero certamente combattuto perché non fossi dato nelle mani dei Giudei – nelle tue mani ma dei Giudei –; ma il mio regno non è di quaggiù, di questo mondo.
Allora disse dunque Pilato: Tu sei re? Gesù rispose: Tu lo dici, io sono re. Sono nato per questo, sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Chi sta per la verità, ascolta la mia voce»5.

L’Oremus dice: O Dio onnipotente ed eterno, che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell’universo; fa’ che tutte le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano alla soavissima sua autorità: il quale con te vive e regna…6.
Le parole che spiegano [sono] quelle di san Paolo nella Lettera ai Colossesi: Liberandoci dalla schiavitù del diavolo,
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ci ha fatti entrare nel regno del suo Figlio diletto che, mediante il suo sangue, ci ha ottenuto la redenzione e la remissione dei peccati7. Così quello che si può subito capire – non si deve capire tutto –, questo: quando siamo nati, eravamo in potestà del diavolo in quanto che noi abbiamo ereditato il peccato originale, quindi siamo nati nel peccato. Quindi, quel bambino che non ricevesse il Battesimo, può andare in paradiso. Perché? Perché non è ancora del regno di Gesù Cristo, regno di Gesù Cristo sulla terra, regno di Gesù Cristo in cielo; quindi non avrà il castigo, perché non è peccato suo, non è peccato del bambino, ma è ancora sotto il dominio, cioè le conseguenze, del peccato originale, il quale è stato il peccato di Adamo, il peccato che è stato commesso con le tentazioni di satana, tentazione ad Eva che ha persuaso pure Adamo. Quindi, si è in peccatis conceptus [cf Sal 51(50),7], siamo nati nel peccato, il peccato originale in quanto nel suo senso.
Ma se tu sei portata al Battesimo, allora il diavolo non ha più niente su di te, e invece ha tutto Gesù Cristo su di te: e cioè, con il Battesimo si entra nel regno di Gesù Cristo. Prima sotto il diavolo… allora, liberati: Liberandoci dalla schiavitù del diavolo, ci ha fatti entrare nel regno del suo diletto Figliolo, con il Battesimo. E quindi, se quel bambino muore dopo il Battesimo e prima dell’uso di ragione, va in paradiso, appartiene al regno di Gesù Cristo. Liberandoci dalla schiavitù del diavolo, ci ha fatti entrare nel regno del suo diletto Figliolo: sulla terra, se si vive; e il bambino, se muore prima dell’uso di ragione, in paradiso, nel regno eterno. E intanto, se si vive, si è nel regno di Gesù Cristo sulla terra.
Ma perché Gesù ha detto: Il mio regno non è di questo mondo? Perché pensiamo a quei che comandano nello Stato, ma Gesù non ha solo un regno così: e il re che ha soldati, che ha i poliziotti, che impone le multe, che impone le imposte, eccetera… Non è così! Queste sono cose esterne: il regno di Dio non è di questo mondo. E tuttavia Gesù Cristo dice che è re; lo dice, che vuol dire: Lo dici financo tu: sono
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re. E fu condannato per questo da Pilato; e sapeva bene, Gesù, che gli sarebbe costata8 la vita, cioè sarebbe stata la sua condanna, condanna di Pilato contro di lui.
Potevano dire: Va bene, ma che [re è]?9 È il re come spiega Pio XI nella Enciclica che riguarda la regalità di Gesù Cristo: è re della mente, re delle volontà, re dell’intimo10. Della mente: lui ci ha dato i suoi pensieri, ha spiegato la sua dottrina… dobbiamo credere quello; e se non crediamo quel che ha detto: «Qui crediderit, et baptizatus fuerit, salvus erit: qui non crediderit, condemnabitur»11 [Mc 16,16]. Se non si crede a quello, vedete, comanda la mente. Credere in quello: e il Credo, l’Atto di fede e tutto il Vangelo, l’insegnamento della Chiesa. Il comando della testa, della mente, e la regalità della mente! Quando noi pensiamo contrario al Vangelo, sì, siamo dei ribelli al nostro Re. Eh, ma non c’è la multa, non c’è la prigione… c’è la sanzione eterna: Chi non crede, sarà condannato. Aver timore di aver pensieri diversi dal Vangelo… è tempo che pensiamo solo come il Vangelo! Leggerlo il Vangelo… arrivare fino a beati i poveri, beati i miti, beati quei che hanno fame e sete della giustizia di Dio, cioè della santità, beati quelli che soffrono [cf Mt 5,3–11]. Ma questi nostri pensieri, ci sono? Siamo obbedienti con la testa, con la nostra mente?
Che re che è Gesù! Nessun re va a castigare i pensieri, e nessun re può capire cosa ci sia nella testa di un uomo; e anche quando uno è imprigionato, può anche dire il falso. Ma a Gesù Cristo non si dice il falso: in confessionale confessiamo i nostri peccati… e non si professa mai la dottrina… e non si credono gli errori che vengono diffusi così nella mente12. Ma questa mente che non pensa secondo Gesù Cristo? Mi dite un poco come è la fede? Come ci immedesimiamo nelle regole del Vangelo?
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Secondo: è re delle volontà, come dice l’Enciclica.
Perché? Lui è il legislatore eterno. Di chi sono i comandamenti? Sono di Dio. Di chi sono i consigli evangelici sulla vita religiosa? Eh, di Gesù Cristo. Quindi: non la tua volontà ma quella di Gesù; e quindi dire a Gesù: Non la mia volontà, ma sia fatta la tua. Obbediamo? Obbediamo? Interiormente obbediamo? Accettiamo volentieri… anche quando non capiscono il perché di una disposizione? Le disobbedienze sono le ribellioni a Gesù Cristo, come ho detto prima riguardo ai pensieri. «Fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra» [Mt 6,10]. Siamo ancora nel regno tuo? Il regno, come ha detto Gesù, «intra vos est» [Lc 17,21], è dentro! Se no, diventiamo di nuovo schiavi del diavolo! Se si viene ad una ribellione grave, è sempre peccato mortale; pericolosa13, sotto il dominio di satana. E c’è la lotta tra Gesù Cristo e il diavolo: «Ipsa conteret caput tuum» [Gen 3,15], la Madonna per Gesù Cristo schiaccia la testa al diavolo: ché non finisca, non arrivi a dominarci!

Ma ancora di più il terzo dominio di Gesù Cristo nel nostro interno: il cuore! Uno può avere dei sentimentacci dentro, di superbia, di orgoglio, di invidia… e anche forse uno pensa: Sono superiore. Si sottrae il cuore a Gesù Cristo! La religiosa, il religioso hanno offerto tutto il loro cuore a Dio, a Gesù Cristo, totalmente! Non attraverso persone umane ma alla persona del Figlio di Dio incarnato. E persone che hanno ancora in altro il cuore! Cos’è questo? Di chi toglie a Gesù Cristo il cuore e non resta per il suo regno… tutti quei sentimenti non sono secondo il regno di Gesù Cristo in noi.
Quindi l’esame di coscienza: sulla mente, sulla volontà e sul cuore. Si ama Dio in tutto o c’è ancor tanto amor proprio che infine domina un po’, domina la mente, domina la volontà, domina il cuore, domina la lingua, domina un po’ tutta la condotta esteriore e interiore. Siamo sudditi di questo Re, sudditi fedeli? Se tu trasgredisci le leggi stradali, ti vien
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la multa; e se trasgredisci la leggi di Gesù Cristo, il Vangelo, non c’è la multa ma c’è la sanzione eterna.
E quindi l’Inno dice… i giudei hanno gridato: Nolumus hunc regnare super nos [Lc 19,14], Gesù Cristo, non vogliamo questo re; e allora l’Inno dice: E invece noi gridiamo, vogliamo che Cristo regni, regni in noi14.
C’è poi anche il regno esterno, quando tutti i fedeli, supponiamo che una nazione sia di buoni cristiani, i quali eleggono un presidente della Repubblica, oppure c’è un re che non abbiamo votato…, se l’insegnamento che viene dato nelle scuole, eccetera, è conforme alla dottrina di Gesù Cristo, se vi sono leggi che sono conformi al Vangelo, eccetera, allora ecco: Gesù Cristo regna in una nazione, e regna nella mentalità perché l’insegnamento è conforme al cristianesimo; regna nelle volontà, e quindi le leggi sono fatte secondo la natura e la rivelazione secondo Gesù Cristo Dio, e secondo i costumi. Allora, Rex regum: diviene il Re dei re, Gesù Cristo. E le nazioni le quali non si conformano, sono nazioni ribelli a Cristo: e allora la preghiera viene prima15.
Ma la prima delle cose che abbiamo da fare: il regno di Gesù Cristo in noi, «regnum Dei intra vos est» [Lc 17,21]. In queste volontà, in questi sentimenti, in queste che allargano [gli] occhi16, in questi pensieri strani che non sono conformi al Vangelo… cosa cercate? «Nolumus hunc regnare super nos», non vogliamo che Gesù Cristo regni in noi. Ma se noi abbiamo la mente ordinata a capire sempre meglio la mente di Gesù, l’istruzione religiosa, catechistica, e l’istruzione religiosa per la vita di consecrazione a Dio… e se poi noi, in ogni cosa e sotto ogni disposizione e per ogni comandamento, dire: Pronto, se vuole. Così come gli angeli fanno in cielo, così sia fatto di me in terra… E poi: È Gesù il padrone del mio cuore.
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Vi sono persone le quali il cuore se lo tengono tutto, se ne tengono tre quarti, se ne tengono metà, se ne tengono almeno una parte: l’amor proprio, l’amor proprio, l’affetto umano; e cercare quel che contenta la propria superbia, l’invidia, la sensualità. Anime che non obbediscono pensando a sé, e anime che vogliono darsi a Dio, ma non fanno il posto totale a Gesù Cristo, che non può prendere possesso di tutto interiormente. Quanto c’è da pensare e da pregare per questo!
Quindi l’Inno: Noi vogliamo il regno di Gesù Cristo, che regni Gesù Cristo nell’anima nostra, che è poi infine: Io sono la via, la verità e la vita [Gv 14,6], questo è anche il re […]. Dunque, Gesù Cristo è la conquista che ha conquistato noi morendo sulla croce, e ci applica la sua grazia nel Battesimo. Quindi ci toglie, ci libera dalla schiavitù del diavolo e ci fa entrare nel suo regno: ma che viviamo nel suo regno! Perché non siamo da soli, perché siamo i sudditi dediti e devoti su questa terra. Christus vincit, Christus regnat: ma regna nei nostri cuori? Cantarlo è tanto bello e lo si canta spesso nelle mattine quando si fa l’esposizione del Vangelo in chiesa, che si porta il Vangelo in processione […] Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat17: come vien cantato con entusiasmo, a voci piene!

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 4 s.d. (Nastro archivio 187a. Cassetta 187, lato 1. File audio AP 187). Titolo Cassetta: “Festa di Cristo Re”.

2 Il 29 settembre era iniziata la seconda sessione del Concilio, che terminò il 4 dicembre. Il 25 ottobre, nella discussione sullo schema riguardante la Chiesa, si iniziò a trattare del IV capitolo sulla universale vocazione alla santità, all’interno del quale era presente anche il tema dei consigli evangelici e dei religiosi. Si vedano, a riguardo, gli interessanti interventi dei Padri Conciliari in Il Concilio Vaticano II, Cronache del Concilio Vaticano II edite da «La Civiltà Cattolica». Secondo periodo, 1963–1964, volume III, Roma 1966, pp. 154–156; 159–160; 164–168; 171–177; in particolare, la richiesta di alcuni superiori generali a trattare il tema dei religiosi in un capitolo a parte (pp. 175–176); 494–496.

3 Sulla bobina originale si interrompe l’audio del PM e per alcuni secondi si sente una voce che dice: “Pronto, pronto. Uno, due, tre, prova, prova microfono, prova microfono, prova microfono, stop, stop, stop”.

4 Espressione incerta.

5 Vangelo: Gv 18,33–37. Il PM lo richiama più avanti nella meditazione.

6 Cf Missale Romanum, D.N. Jesu Christi Regis, Oratio.

7 Epistola: Col 1,12–20; il PM cita più volte questo versetto 13.

8 Il PM dice: gli costerebbe.

9 Questa espressione è incerta.

10 Vedi AP 1959, p. 157, nota 7.

11 «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato».

12 Espressioni incerte.

13 Parola incerta.

14 Dovrebbe trattarsi dell’Inno Te saeculorum Principem. La seconda strofe così recita: «Scelesta turba clamitat: Regnare Christum nolumus. Te nos ovantes omnium Regem supremum dicimus», «La turba scellerata urla: Non vogliamo che Cristo regni. Ma noi, acclamando, di ogni cosa ti dichiariamo re supremo» (Liber Usualis, In festo D.N. Jesu Christi Regis, In II Vesperis, Hymnus).

15 Espressione incerta.

16 Qui incespica e non è chiaro cosa intenda dire.

17 «Cristo vince, Cristo regna, Cristo domina», sono le prime parole delle cosiddette Laudes Regiae (lodi regali), un inno litanico cantato attualmente nella celebrazione iniziale del ministero di un Papa o in altre solennità. L’origine di queste laudes risale alla tradizione romana di celebrare l’arrivo degli imperatori o dei generali vittoriosi al loro rientro a Roma; gli imperatori cristiani ripresero in seguito questa usanza nelle cerimonie per la loro incoronazione. Il testo sottolinea come l’origine di ogni potere viene solo da Cristo, unico re del mondo.