Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. MIRARE ALLE VETTE!
Il tempo prezioso degli Esercizi Spirituali per riflettere sulle scelte della vita
Esercizi Spirituali, 3° giorno (1°), Ariccia (Casa Divin Maestro), 3 agosto 19631


Avete cominciato bene gli Esercizi Spirituali, cominciando bene così: primo, nell’attendere con volontà; secondo, nella preghiera.
La buona volontà la dimostra questo: essere venute con qualche sacrificio anche. […]
Poi, secondo, preghiera: la luce di Dio deve discendere nelle nostre anime. Il Signore è colui che muove la nostra volontà e accompagna la nostra volontà e conduce a termine quello che egli vuole, il Signore.
Noi poi abbiamo troppa fiducia in noi stessi: Senza di me, nulla potete fare [Gv 15,5]. Inteso particolarmente di bene: senza di Dio cosa possiamo fare noi? Siamo ciechi, le cose non le vediamo sempre con l’interesse nostro temporale ed eterno.
Abbiamo sempre bisogno che il Signore illumini e muova le nostre volontà… Senza di me, nulla potete fare. Se non ci muove Dio, se non ci comunica la forza, che cosa possiamo fare? Se poi si tratta di grazie spirituali, lì in modo assoluto non abbiamo le forze, non abbiamo neanche le sufficienti. Oh, quindi è una grazia che il Signore concede. Adesso ricordiamo: il Signore ci ha creati, il Signore ci ha confermati fino ad adesso, il Signore ci ha fatti cristiani, il Signore ci
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ha arricchiti di tanti beni: siete in salute, e il Signore vi ha dato l’intelligenza, il Signore ha voluto che sei in una casa, e si può dire [non] che non sia un posto cristiano… quindi in una vita che sia fortunata. Il Signore… vedete quanti bambini muoiono che non raggiungono l’età della ragione, che non raggiungono tutti quanti questi anni. Il Signore ci dà di essere nati […]. E adesso cosa devo fare di questa vita?. Cosa vorremo fare di questa vita? Ecco il problema: Che cosa – ciascheduna può domandarsi –, cosa faccio io della mia vita. E della salute, e del tempo che il Signore mi darà, e di avermi conservato, e avere un’intelligenza aperta, e avere davanti a me tante strade… Signore, cosa vuoi che ti dia?. Questo problema che riguarda la vita… E qui alcune di voi l’hanno già risolta, e curano questi giorni per risolverlo bene, altre hanno bisogno ancora di premure per risolvere questo problema. Ma cosa farò io della mia vita?. Ci poniamo… supponendo anche che una persona cerchi di costruire una vita più lunga.
Ma tutta questa vita, perché il Signore ti dà vita: qui la vita nostra è un preambolo di vita, è un inizio di vita. Ma la vita che è vera e che è eterna, è di là. Chi si troverà di là felice, chi si troverà al di là infelice? Perché bisogna sempre considerare quel che dice il Vangelo: Se un albero cade a destra o sta a destra, non si muove […], e se un albero cade a sinistra, sta a sinistra, per terra, è quello il posto per cadere, mettere, andare a sinistra. Dove si cade, così si rimane2. Quindi, come un albero di legna, così chi sta: perché aldilà si continua la vita; non è una cosa nuova, è una continuazione. Se un’anima vive in peccato mortale, il peccato mortale poco lo si sente – c’è sempre il rimorso –, ma poco lo si sente; […] ed è il tormento […]. Non l’anima con Dio e con Dio… Dio è beatitudine. Di qua si sente di essere con Dio, di avere la pace nell’anima; ma al di là quella grazia che si possiede, quell’amicizia con Dio continua e brilla di meriti. La morte è spingere la porta, prima si era di qua, in questa stanza, e adesso di fronte, al di
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là e si è in un’altra; ma è la stessa persona che era di qua ed è di là, soltanto che la pena del peccato […] ma al di là […]. Uno è tormentato da sé, ognuno è tormentato da sé, cioè dai peccati stessi. E se invece è un’anima bella nella […] che ha amato il Signore, era su questa terra con Dio e – sicuro – aveva grande pace l’anima che era con Dio: di là allora questa pace sarà perfetta, eterna, definitiva.
Allora bisogna calcolare bene e studiare bene il valore della vita: gran dono è la vita! Possiamo contare sul futuro? Sul futuro non si può calcolare perché non sappiamo se ci arriviamo. Ma anche se ci arriviamo, ecco, se arriviamo a rimanere anche molto tempo sulla terra, conservandoci sempre in grazia e facendoci sempre più buoni, più santi, allora la vita viene ordinata a Dio, viene ordinata alle grandi cose.
Si può domandarci: tutti poi sono chiamati alla santità, tutti hanno le grazie necessarie per santificarsi, per assicurarsi il paradiso bello? Tutti avete grazia. La chiamata alla santità è universale! Dal momento che si è scelto il Battesimo, perché nel Battesimo si entra nella vita spirituale in noi… questa vita di Dio! Come un granello di senapa, un granello di una pianta, ecco, in mezzo del terreno, poi, si sviluppa e cresce, e diventa una gran pianta […]. Quindi tutti [noi] che abbiam ricevuto il Battesimo siamo chiamati a sviluppare questa grazia, perché è vera poi questa […].
Dunque, come usare il meglio possibile la nostra vita? Come usare il meglio possibile gli occhi, l’udito, la lingua, il tatto, la memoria, l’intelligenza, la volontà, la salute, le circostanze buone, le circostanze cattive, gli incontri buoni nella vita e i cattivi incontri nella vita? Come noi passeremo in mezzo alle difficoltà? Come potremo superare le difficoltà? Certo il Signore vi ha preparato le grazie… e se noi preghiamo e se noi siamo nati, allora la nostra vita sarà spesa bene.
Vi sono persone le quali capiscono poco, vi sono persone le quali capiscono anche bene. Persone che sono con Dio, con il tanto di preghiera, e fanno quel tanto di tempo che impiegano [per] la Messa, ma poi nella vita fanno… il resto del tempo come si spende?
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Oh! Noi abbiamo bisogno di studiare il problema della vita! Oh, davanti a certe delusioni, [c’è] questo problema mal impostato, mal impostato. Che cosa è che mi assicura l’eternità felice? Quale è il volere di Dio sopra di me? Quali sono le mie attitudini e le mie inclinazioni? Bisogna studiare il problema della vita. Abbiamo da riconoscere bene come spendere la nostra vita… Io chi sono? […]
Primo, per riflettere, la riflessione. Negli Esercizi, il tempo più prezioso non è la predica, non è tutto il complesso di preghiere, di pratiche, tutto è a dopo lavoro, ma la parte sostanziale degli Esercizi è il riflettere, sono i riflessi. Il tempo più prezioso degli Esercizi è la mezz’ora che segue la predica, proprio quando uno si mette i problemi davanti per studiarli, quel vedere quale vita intende uno di fare e quali mezzi usare e quali pericoli evitare, e con chi trattare, eccetera. Se il Signore vi ha condotte qui – e vi ha condotte qui lasciando da parte altre cose, altre occupazioni, e avete anche fatto qualche sacrificio… ma quello si poteva anche fare in altri tempi –, ma nel ritiro, negli Esercizi, vi è un tempo di riflettere, quello che manca in generale poi. Quei tempi, cioè mezz’ora dopo la meditazione, mezz’ora dopo l’istruzione, mezz’ora dopo l’altra istruzione, mezz’ora poi dell’altra meditazione ancora… due ore risultano, e sono le due ore più importanti della giornata, ricche. Riflettere possibilmente a […]: in quel tempo lì non occuparsi di nulla fuori di quello, del riflettere. E se una non può tanto facilmente riflettere, può prendere degli appunti, può adoperare anche un libro, c’è il Vangelo per leggere. Ma in sostanza, il tempo principale degli Esercizi è per voi stesse, sole. Il mondo è tanto distratto: e anche noi? Fuori, per le varie occupazioni, un po’ siamo distratti, occupati. Ma il riflettere, ci fa pensare: Io dove vado? Che cosa mi preparo per la vita e per l’eternità?. Quindi, il primo mezzo è di riflettere.
Secondo mezzo, poi, viene la preghiera. Pregare per conoscere il volere di Dio: Dio ci dà la luce se noi preghiamo, se noi preghiamo. Sant’Ignazio, che ha utilizzato tanto bene gli Esercizi, li ha fatti prima lui: circa nove mesi raccolto come in
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una grotta isolata, in preghiera, sì. E sono venuti fuori degli Esercizi nelle condizioni in cui sono stati pensati da lui stesso3… ma Esercizi ci son sempre stati, da quando è detto che Gesù invita nella solitudine, cioè nella quiete, per riflettere [cf Mc 6,31]. La preghiera. La preghiera con qualche comunicazione […]. Si capisce che il fare silenzio… il silenzio è prescritto perché possiamo parlare con il Signore; se no, se han tentato di nuovo di parlare con gli uomini, tanto vale non venire agli Esercizi. Ma gli Esercizi sono per parlare con Dio, per glorificarlo, e dire con il Signore: Cosa devo fare, cosa volete che io faccia?. «Loquere, Domine, quia audit servus tuus» [1Sam 3,9.10], parlate, Signore, che io sono il servo tuo, perché il tuo servo è pronto alla tua volontà.
Perciò la preghiera. Dite molti rosari. E si può pregare da soli […], ma poi ci sono anche le preghiere comuni, specialmente la Messa, quando si può andare tutti assieme. Tuttavia, non usiamo… siamo noi che parliamo con Gesù: non solamente delle formule, delle coroncine, ma proprio quando noi sentiamo quel bisogno, quando noi abbiamo bisogno e sentiamo che abbiam bisogno della luce, del conforto, di grazie. Che cosa vuol donare il Signore? Tu mi hai chiamato per il paradiso, e indicami quella strada che devo fare per arrivarci, e come spendere i miei anni, la mia intelligenza e la mia salute… cosa vuoi?.
E, terzo, il domandare consiglio. Tutti la vita cristiana, eh, quel che siamo qua: battezzati, e tutti la vita cristiana […] La vita cristiana è l’osservanza dei comandamenti e tutte le virtù teologali che sono la fede, la speranza, la carità. La vita cristiana importa la preghiera, l’uso dei sacramenti, la […] preghiera […] E poi noi abbiamo sempre qui nel cuore l’amore al Signore. Per evitare la colpa e il peccato […] Oh, la vita cristiana. Molti pretendono che nella vita cristiana ci sia ogni libertà, però ci sono fraintendimenti e vi sono gli obblighi sia in uno libero, […] sia invece che fosse coniugato; d’altro lato chi comincia a vivere è […].
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Ma poi c’è anche la vita religiosa, oltre la vita cristiana, la vita religiosa. La vita religiosa è un amore più perfetto a Dio. La vita religiosa importa che uno osservi il primo comandamento e il secondo comandamento, e cioè: amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta l’anima; e poi il secondo comandamento: amerai il prossimo tuo come te stesso. Chi è che osserva del tutto il primo comandamento? Chi si consacra a Dio: tutta la mente è rivolta a Dio, tutto il cuore è rivolto a Dio, senza altri amori, tutto l’essere, tutta l’anima rivolta al Signore. Ma poi è anche la religiosa che fa, che osserva perfettamente il secondo comandamento. Il religioso chi è? Non amare soltanto il prossimo come noi stessi, ma amarlo più di noi stessi, ecco che il secondo comandamento [è] osservato più perfettamente. Amare il prossimo come noi stessi: e quindi volere agli altri il bene che abbiamo noi. Bene, noi siamo cristiani, siamo indirizzati verso il paradiso, e desiderarlo il paradiso, desiderarlo bello, gustarlo in quanto si può.
Ma Gesù ci ha amato più di se stesso, perché è andato a morire per noi! La persona che si consacra a Dio è per un apostolato, per aiutare le anime, e quindi anche dei sacrifici, mortificazioni e azioni. O con la preghiera, con la mortificazione e la penitenza, o con gli apostolati esterni. Apostolati esterni può essere l’Azione Cattolica con i soliti fini, può essere la vita negli ospedali, la vita delle missioni, una vita sociale e delle opere sociali, eccetera…
Ma notare che tra le varie mansioni e le varie attività apostoliche, di apostolato, specialissima è quella delle Apostoline, perché si tratta non di lavorare [come] dei semplici cristiani, per quanto siano buone [le attività] – per esempio, fare il catechismo comune, le scuole, sì […] –, ma di lavorare sulle anime chiamate a Dio, quindi il lavoro vocazionario… il lavoro vocazionario. Perciò, se vi sono settecentocinquanta Istituti di suore, […] piace alla persona, ma si può scegliere quella che viene più differente, più ispirata da Dio; e tra quelli che sono i più alti apostolati che può fare una suora, uno è questo: l’apostolato vocazionario.
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Allora questi giorni le domande: Dio mi ha dato la vita, con tanti doni. Come spenderò la mia vita? A che serve vivere? Quindi, c’è tempo [per riflettere]. E che cosa vuole da me il Signore? E quali sono le esigenze? E quali sono i mezzi per conoscere la tua volontà, o Signore? E sono questi: pensare, pregare, consigliarsi.
In ultimo: Come ordinerò dunque la mia vita? Volendo il Padre, passare perché la vita sia per quella via in cui penso il Signore mi chiama. E allora […] e le decisioni: prima di chiudere gli Esercizi una decisione […]. Decisione ferma. Si prega con forza, perché più le cose sono alte e più sono difficili. Quando il Signore ti chiama per una vocazione per la strada più alta, è perché è tutto in salita; per metterti in alto, e quindi c’è più salita, come a salire. Ci sono delle strade che sono piane, ci sono delle strade in cui si sale il cinque per cento, va a salire di cinque metri questa strada quando c’è un tratto di cento metri; ma vi sono delle strade che sono molto in salita, e sono per arrivare più in alto. E dipende dalla generosità […]. Mirare alle vette! Con gli atteggiamenti, con degli ideali giovanili sentiti e […]. Quando si cerca Dio, Dio… il suo volere si mostra!
Perciò riflettere bene […]

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 152/63 (Nastro archivio 140a. Cassetta 140, lato 1. File audio AP 140a). Titolo Cassetta: “Vocazione contemplativa, attiva e mista”. La registrazione è di pessima qualità, e molte espressioni risultano incerte o incomprensibili. Non possiamo garantire di aver riportato con esattezza le parole dell’audio.

2 La frase non è chiara ma il PM si riferisce probabilmente all’espressione di Qo 11,3: «Se un albero cade verso meridione o verso settentrione, là dove cade rimane».

3 Cf AP 1961, p. 147.