Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. L'APOSTOLATO DEL SERVIZIO SACERDOTALE1

Esercizi Spirituali (14-23 marzo) alle Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla prima Professione religiosa e alla Professione perpetua.
Roma, Via Portuense 739, 18 marzo 1959*

Chiedere a Gesù Maestro l'amore sempre più intenso alla Congregazione, perché l'amore intenso alla Congregazione è il segno fondamentale della vocazione ed è insieme il segno fondamentale della corrispondenza. Perché, gli altri requisiti di intelligenza, di salute, ecc., sono le condizioni, ma quello che è il formale della vocazione, sta nell'affezione, nell'amare quella vita determinata, con le sue regole, le Costituzioni, con gli usi, con gli apostolati, con le persone, con gli uffici e tutto quello che completa la vita della Pia Discepola. L'affezione.
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Parlando degli apostolati, tre modi di mostrare l'amore a Gesù, a Gesù Maestro: il servizio eucaristico, il servizio sacerdotale, il servizio liturgico. Il primo, ordinato particolarmente al Corpo reale di Gesù Cristo, l'Eucaristia. Il secondo, ordinato a Gesù vivente nel sacerdote. E il terzo, ordinato a Gesù vivente nella Chiesa. Un solo amore, tre dimostrazioni di amore.
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Parliamo, questa mattina, del servizio sacerdotale e invochiamo dal Signore la grazia di comprenderlo bene.
Che cosa è? Il servizio sacerdotale è un mettere a disposizione di Gesù, nella persona dei suoi ministri, le forze, l'intelligenza, la volontà, il cuore, la salute, il tempo. E' una collaborazione, quindi, al ministero sacerdotale e alla vita religiosa, perché non si va per fare un ufficio di una persona di servizio. Questo sarebbe grave, intenderlo così e sarebbe anche un segno di non vocazione. E una collaborazione, cooperazione, invece. Cooperazione che diamo al sacerdozio.
Prima, questa cooperazione si fa con la preghiera; secondo, si fa con l'edificare, l'edificazione del buon esempio della pratica delle virtù religiose; e terzo, si fa con il lavoro che, nella vista degli uomini è un lavoro materiale, è un lavoro umile, ma che nelle viste di Dio, nel pensiero di Dio, è tutt'altro.
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Tutto si chiama lavoro: il lavoro intellettuale, supponiamo, di chi studia; il lavoro morale, di chi guida, di chi dirige, di chi assiste, di chi aiuta nella santificazione; il lavoro, poi, prevalentemente fisico, corporale. Ma se prevalentemente è fatto con le mani, nello spirito è fatto con l'intelligenza e con fine altissimo. Se uno considerasse Gesù nella bottega di Nazaret che sta tagliando legna e facendo mobili, ecc., piantando chiodi, considerandolo così umanamente e nel suo aspetto esteriore, direbbe un lavoro che non doveva fare Gesù Maestro perché era venuto per predicarci la Verità e comunicarci la grazia e salvare gli uomini. Oh, l'ha fatto! E tanto redimeva allora l'umanità quando stava nella bottega di Nazaret, come quando predicava e operava i miracoli. Il suo apostolato divino incomincia dalla grotta di Betlemme e si compie nel sepolcro del calvario, si chiude là.
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Questa collaborazione al sacerdote significa collaborazione alla salvezza degli uomini. Il servizio sacerdotale comprende l'apostolato liturgico e lo eleva sopra l'apostolato liturgico, perché, se chi fa la pianeta prepara un paramentale alla Messa, la suora che aiuta, cresce il giovane che tende al sacerdote, prepara quel che è immensamente più prezioso, è il sacerdote stesso. I due cardinali1, che ora sono in carcere, celebrano senza pianeta. Ma se mancano loro, la Messa non c'è. E una cosa immensamente superiore. È il servizio liturgico al massimo grado cui si possa arrivare.
Poi, è una partecipazione che non finisce a tavola o con gli altri lavori, perché allora vi è come un'unione, un'unione soprannaturale, l'unione per cui vi è uno scambio di beni. E la persona, la suora fa i suoi lavori di servizio e intanto diviene partecipe dei meriti e partecipe, in modo speciale, dei meriti della Messa, delle funzioni, dei sacramenti: confessioni, battesimi, ecc. che compisce il sacerdote, e partecipe di tutto l'apostolato d'insegnamento o con la parola o con lo scritto o con la pellicola, dell'apostolato che compie il sacerdote, e partecipe anche delle sue preghiere perché partecipa al frutto del Breviario, del rosario, della Visita del sacerdote. È una partecipazione, quindi, che è riservata alla suora che compie questo servizio sacerdotale.
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Per trovare una spiegazione e un'idea giusta, bisogna entrare nella casa di Nazaret, bisogna entrare là, dove viveva la Sacra Famiglia; bisogna accompagnar Maria quando seguiva Gesù nella sua predicazione; accompagnar Maria quando saliva al calvario e assisteva all'agonia del Figlio e ne raccoglieva, diciamo così, parlando un po' al modo nostro, ne raccoglieva lo spirito, accoglieva ancora fra le sue braccia il Corpo adorabile, esangue di Nostro Signore Gesù Cristo.
E' il ministero della Madonna, quello, è una partecipazione alla redenzione. Maria è la prima fra le collaboratrici della redenzione e quindi la prima fra le collaboratrici della salvezza dell'umanità, la prima. Secondo, Giuseppe, san Giuseppe.
La Pia Discepola entra in questo spirito, in questo ministero, in questa funzione, perché è poi il sacerdote che dopo dà l'Eucaristia, è poi il sacerdote che dopo predica la divina Parola, è poi il sacerdote che guida le anime. E questa suora che lo fa con lo spirito di fede, soprannaturale, entra addentro e immedesima la sua funzione alla funzione e missione di Maria. Se si perde la fede è tutto finito, potete andarvene tutte a casa... cosa ve ne state qui, allora? Siete venute per un più bel paradiso, no? Ma se noi perdiamo la fede, dimentichiamo il paradiso, dimentichiamo che cosa è la redenzione. Oh, se le Pie Discepole conoscessero bene che cosa significa partecipare alla redenzione! In questo senso: Gesù ha compito la sua redenzione, l'ha compita servito e assistito da Maria. Ma adesso vuole che la redenzione, cioè il suo sangue venga applicato alle anime ed ecco la partecipazione che viene qui alla missione corredentrice di Gesù, la partecipazione di quella persona che assiste e serve il sacerdote, sì. Questo non è un apostolato comune, no, non è un apostolato comune. È un apostolato di privilegio, questo, in generale, l'apostolato del servizio sacerdotale.
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Poi è ancora meritorio per due ragioni: primo, perché è un servizio umile; e secondo, perché è un servizio faticoso. Quindi ha due privilegi: essere più facilitate all'esercizio della umiltà, che è il fondamento di ogni virtù, la virtù preziosa. E quanto più uno si abbassa, tanto più si eleva in santità e, quindi, sarà elevato in gloria. Quel re, apparso dopo morte, disse che era salvo. Ma il portinaio del palazzo reale era anche salvo, però, tanto più in alto, quanto era stato più in basso sulla terra. È un privilegio, questo del servizio. Giuseppe e Maria. In umiltà. Giuseppe persino quasi diffidente di sé nel parlare, il santo del silenzio. Umile lavoro. Maria, l'ancella del Signore. Oh, e allora, quando poi una persona compie bene questo, è più illuminata da Dio perché il Signore illumina le anime umili, illumina di quella scienza che è la prima: la scienza della santità. Uno può saperne di astronomia o saperne di architettura, oppure può saperne di algebra, di matematica. Ma quello che importa è aver sempre la scienza dell'umiltà, sia che si faccia una cosa, sia che se ne faccia un'altra. Ma la Pia Discepola, in quello stato, trova più facile l'esercizio dell'umiltà.
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E secondo, è più faticoso. Faticoso perché non c'è il giorno di riposo... La domenica, e lavorano di più che gli altri giorni. Quando c'è qualche festa solenne, loro devono lavorare di più e poi, nella giornata, proprio in quei momenti in cui le altre suore possono permettersi un certo riposo, loro devono far precedere, invece, il lavoro. E poi ci son sempre quei campanelli che suonano! Perché avete, nel servizio sacerdotale, da compiere l'esercizio di maternità spirituale. La donna non perde mai il suo carattere e la sua destinazione di essere madre: o madre di anime o madre di figliuoli naturali. E allora, avendo voi questo ufficio, tutti si permettono di suonare il campanello... eh! la mamma... basta, la madre e basta; e deve farlo anche se è stanca. Oh, allora, anche naturalmente l'ufficio che è più spontaneo, l'inclinazione che ha infuso Dio nella natura. Maternità! E questo non si perde mai, anzi si sublima appunto perché si è anime consacrate a Dio. Faticoso. E allora il premio sarà proporzionato alla fatica e si comprende. Alla fine: in reliquo reposita est mihi corona iustitiae1. Unusquisque mercedem accipiet, secundum suum laborem2. Quel laborem, alle volte lo traducono per lavoro e alle volte, lo traducono per sofferenza. Ma vale tutti e due.
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Adesso un pensiero. Come farlo questo servizio?
Anzitutto desiderarlo
. E chi non si sente di farlo e poi non si sente di accettarlo, a suo tempo se viene assegnato, non faccia la professione, non entri neppure in noviziato. Le suore nobili non le abbiamo create... eh? Le signore che si fan servire dalle donne... è un'umiliazione, che proprio colei che vuole essere come Maria si fa servire... E io mi sento anche un po' umiliato, a disagio, quando siamo obbligati, nelle nostre Case, ad accettare donne che vengono a lavare; mai dovrebbero, però, entrar nelle cucine. Ma anche su questo, anche solo il lavare e compiere quelle altre cose... Ci siamo fatti sacerdoti e vi siete fatte suore per servire oppure per esser serviti? Non son venuto per esser servito, ma per servire1. Del resto nei Centri servono, e che persone! Alle volte quanto è difficile servire al banco e non meno pericoloso che il servizio sacerdotale, tante volte. Oh, dunque, è vocazione, quindi richiede vocazione, ma per questo, l'intelligenza. Capirlo, perché se una lo capisce sol come un lavoro materiale, non potrà mai farlo con quello spirito veramente soprannaturale, il quale alleggerisce la fatica e aumenta i meriti e santifica l'anima.
Volentieri, in primo luogo.
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Secondo: farlo con diligenza. Perché noi dobbiamo sempre considerare, nel sacerdote, Gesù Cristo: al confessionale dove non si ha da guardar tanto chi sta dietro quella grata, quanto più guardare a Gesù; e come al confessionale, così quando si riceve la comunione, non guardare chi distribuisce la comunione, ma guardar Gesù che viene nel cuore. E così è in riguardo al servizio sacerdotale: servire Gesù: costantemente, volentieri, perciò. Quanto si sarebbe state premurose, avessero detto che Gesù ha bussato alla porta e chiede un po' di ristoro. Cosa faceva Marta? fin troppo zelante, eh? Turbaris erga plurima1, fin troppo, sì. Ma la vocazione vostra è d'essere Marta e Maria assieme. In certi momenti più Maria, in certi momenti più Marta. Volentieri. Farlo volentieri. Oh, e vi sono tante suore che hanno proprio lo spirito buono, fra le Pie Discepole. Hanno proprio capito. Volentieri.
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Terzo: con intelligenza. Bisogna migliorare ogni giorno. Prima ci vuole una preparazione quale avete nelle scuole, poi bisogna migliorare ogni giorno, perché sotto ogni aspetto, questo va considerato. Prendiamo anche solo quello che forse si capisce di più, risalta di più. Se vi è una suora che sappia far bene la cucina, prolunga la vita. E quando poi si tratta di sacerdoti che devono lavorare spesso nella vita sedentaria, eh, potranno fare di più. Ma se le cose son fatte male, le conseguenze sono anche chiare, non è vero? anche chiare, sì. Intelligenza. E poi metterci il cuore. Amarlo quell'ufficio. E terzo, l'attività, cioè, quelle forze che il Signore dà a ognuna secondo anche l'età e secondo il grado di salute, sì. Il Signore non ci chiede di più di quello che si può fare, di quello che ci ha dato di forze; ma quello che ci ha dato di forze, ecco noi abbiamo da offrirlo al Signore perché è uno dei talenti e dobbiam trafficare anche quel talento.
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[Quarto.] Inoltre fare questo servizio in prudenza, in prudenza. In primo luogo, non farsi notare, non farsi notare in maniera di attirare, in qualche modo, lo sguardo. Prudenza ci vuole. Non farsi notare.
In secondo luogo, essere semplici e svelte; schiette, semplici e svelte nell'ufficio, sempre. Se vi è ricreazione da fare, se vi è qualche scherzo da fare che allieti un po' la giornata, va bene tra di voi, tra di voi, non con chi deve, invece, far la ricreazione con altri, coi suoi. Distinguere bene. E poi questa prudenza può essere adoperata in tante maniere. E generalmente siete abbastanza avvedute e attente, sì, attente perché non succedano disturbi, tanto più che l'Istituto, non essendo ancor del tutto compìto anche nelle costruzioni e, per chi non ha retta intenzione, potrebbero succedere degli inconvenienti. Tante piccole attenzioni, sì.
Poi, molto unite, devono essere molto unite le suore del servizio sacerdotale fra di loro, volersi bene, sentirsi bene in casa e mai portare notizie fuori di lì, fuorché tra voi, se non alle persone a cui potete e dovete portarle, cioè alle superiore e a quelle persone le quali dovrebbero provvedere, aiutare nella maniera possibile. Volervi molto bene tra di voi, sì. E andar come a gara l'una a fare i servizi più umili, dell'altra, sì.
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Oh, tuttavia, parlando ancora che il servizio deve esser fatto intelligentemente, vedere bene di regolare anche le spese e l'attenzione a risparmiare, usando bene tutto quello che è in uso per il servizio sacerdotale. Vigilanza. Vi sono persone proprio intelligenti, che fanno proprio le cose bene e tuttavia, alle volte, è avvenuto che, in una Casa che ho seguito di più, cambiata la suora che faceva la spesa, l'uscita era quasi raddoppiata e non portando i vantaggi, diciamo. E uno penserebbe proprio che raddoppiando la spesa, tutto sia compiuto meglio, più conveniente. Non sta tutto lì. Molto sta nell'intelligenza, nel saper fare, saper comprare, saper spendere, saper cucinare, sapere preparare gli abiti, ecc. Intelligenza.
Queste cose, però, sono da dirsi soprattutto nelle vostre conferenze intime, sì. Giacché è di tanto merito questo servizio sacerdotale, si faccia nello spirito di Maria. Intelligenza, metterci la mente. Col cuore, accompagnato dalla preghiera e compiuto volentieri. E poi terzo, quelle forze che il Signore ha dato e finché ha dato.
La Pia Società San Paolo è molto riconoscente di quanto fate. Molto riconoscente, sì. E particolarmente è riconoscente delle preghiere più che del lavoro, perché queste preghiere servono ad adempiere la raccomandazione di Gesù: Pregate il Padrone della messe che mandi buoni operai alla sua messe1. E quelle che fanno il servizio sacerdotale lo ricordino che ottengono molte vocazioni. E son quelle che vengono per il più umile servizio che conservano lo spirito dell'Istituto.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 25/b (= cassetta 58/b). Per la datazione, cf PM: “Parliamo questa mattina, del servizio sacerdotale (...). E chi non si sente di farlo (...) non faccia la Professione, non entri neppure in noviziato”. - dAS, 18/3/1959: “Va [il PM] a predicare alle suore PD, via Portuense, per Esercizi Spirituali”.

1 Si riferisce al card. Beran Giuseppe (1888-1969), arcivescovo di Praga, e al card. Mindszenty Jozsef (1892-1975), ungherese.

1 2Tm 4,8.

2 1Cor 3,8.

1 Mc 10,45.

1 Lc 10,41.

1 Cf Mt 9,38.