Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LA MEDITAZIONE1

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 20 ottobre 1959*

Avete, tante volte, occasione di fare la meditazione ciascheduna per sé. E allora è bene che stamattina domandiamo questa grazia, nella meditazione: di far bene la meditazione.
La meditazione è preghiera mentale che può anche risolversi poi, verso il termine, come preghiera mentale e vocale assieme, quando poi si prega per ottenere le grazie, particolarmente quella grazia che riguarda i propositi.
La meditazione bisogna che sia preparata; poi che venga fatta in comune; e poi che sia conservato il frutto di essa. Se uno deve meditare da solo o anche in comunità, ma seguendo un proprio libro o un proprio pensiero, dovrebbe preparare la sua meditazione in questo modo: alla sera antecedente il giorno in cui farà la meditazione, alla sera aver già un pensiero: domani mediterò, supponiamo, sulla preghiera; domani mediterò sulla vita comune; domani mediterò sulla Passione di Nostro Signore; farò la meditazione sulla Messa, ecc. E allora andare a riposo con tale pensiero. Al mattino richiamare al più presto questo pensiero: andrò ai piedi del Maestro Divino, egli mi illuminerà, mi illuminerà sopra l'argomento che ho scelto per la mia meditazione, l'argomento che può essere dato in comune anche, se si sceglie e si fa sullo stesso libro, o se la meditazione viene guidata mediante dei commenti, delle applicazioni che si fanno da chi dirige la meditazione.
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La meditazione in comune, che effetto deve produrre? La meditazione deve proprio servire a stabilir la vita di comunità. Non si è così rigorosi nelle Costituzioni sopra le altre pratiche, che vengano fatte in comune. Possono coloro, ad esempio, che vanno ai Centri, possono fare la Visita in diverse ore, ore diverse da quelle che vengono destinate in comune per la Visita, da chi può stare tutta la giornata in casa. D'altra parte poi avete la successione per la Visita perché ci sia la continuità dell'adorazione. Però la meditazione deve stabilire l'unione di pensieri e di sentimenti e di indirizzo e di forze. I libri, anche quando si fa la meditazione ognuna per sé, è utile... le Costituzioni vogliono che sia assieme, anche se una ha un libro proprio, ha un soggetto proprio da meditare. Però, ecco, la meditazione porta ad unione di pensieri, sì, e stabilisce anche l'unione delle menti, dei cuori perché, o la meditazione è predicata o la meditazione è mediante una lettura che poi viene commentata, oppure perché si prende il libro che è destinato, cioè, chi guida la Congregazione determina i libri da usarsi. E, se non in modo assoluto, tuttavia come norma, si devono usare i libri indicati da chi guida la Congregazione, appunto perché sia conservata, fomentata, accresciuta l'unità di pensieri, l'unità di spiritualità, l'unità di azione, di apostolati, sì.
Quando vi fosse un complesso, un mucchio di verghe, di rami e non siano uniti mediante una fune, se sollevate quei rami, ecco, si sbandano e cioè, uno va da una parte, l'altro, va dall'altra. Occorre che ci sia il pensiero di chi guida unitivo, unitivo, per stabilire in uno spirito unico, stabilire le attività, e tutte in comune. Non che ci sia chi con facilità fa più le cose proprie e di suo gusto, che non le cose comuni. No, sempre le cose comuni. Comuni i pensieri, comuni le aspirazioni, comuni le intenzioni, comuni le attività guidate da chi ha l'incarico. E la meditazione fa questo ufficio di fune che lega i rami. Quando poi si arriva all'ora della meditazione, se è predicata, si segue chi predica; se, invece, è letta da una sola persona, si segue quello che viene letto; se invece ognuna ha il suo libro e se fa la meditazione sopra gli argomenti che sono indicati, ecco, allora l'unione è più facile; se invece il libro è lasciato alla libera scelta, allora... tuttavia bisogna, in generale, prendere quei libri che sono stati indicati. Lo sbandamento di cuori, lo sbandamento dei pensieri, lo sbandamento delle attività, dei sentimenti e particolarmente lo sbandamento degli spiriti, è cosa pericolosissima, perché crea le disunioni, fomenta i giudizi contrari, indebolisce tutti, indebolisce tutti.
Il corpo umano ha tante membra e vi sono gli occhi che hanno il loro ufficio, vi è la lingua che ha il suo ufficio, vi è la mano che ha il suo ufficio, il piede ha il suo ufficio, il cuore ha il suo ufficio. Ma mentre che son tante le membra, vi è una persona sola e tutte le membra devono operare unite, sotto la direzione unica della testa. Guai agli sbandamenti. Quello che è fatto per propria iniziativa, non è in obbedienza, è un sottrarre le forze alla Congregazione. Non essendo in obbedienza e il merito dove se ne va? Si va a fare una commissione perché si è mandate e se ne fanno due. E la seconda è di propria volontà, lì l'obbedienza esula, non c'è. E si sottraggono forze, cioè si sottrae tempo, per esempio, in questo caso si sottrae tempo alla comunità, quel tempo che, secondo la professione, deve essere messo a servizio della comunità. Quindi, portar sempre, la meditazione, all'unione di pensieri, all'unione di sentimenti, all'unione di forze.
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Oh, quanto poi alla meditazione, come farla?
Preghiera, prima. Secondo, lettura o ricordare un pensiero o un proposito, una massima o un episodio, supponiamo, della vita di Gesù, un fatto del Vangelo, ecc., o ricordarlo o leggere, se la meditazione si fa individualmente. Poi, la meditazione perché sia ben fatta, richiede l'applicazione della mente e del sentimento, del cuore e della volontà.
La mente, per penetrare il soggetto. Supponiamo che si mediti: con la morte finisce tutto. Meditare il pensiero: che cosa è che finisce? L'anima, no. Finisce la vita presente. Finiscono le occupazioni che avevamo. Finisce il tempo di meditare, di farsi santi, ecc. Penetrare con la mente il soggetto della meditazione. Poi lì sopra farvi le applicazioni: come vivo? Approfitto dei giorni per arricchirmi di meriti? Come voglio passare questa giornata? Come posso, in questa giornata, arricchirmi di nuovi meriti? Come vorrò aver passato questa giornata quando sarò in punto di morte? ecc. I desideri, quindi, di passare bene la giornata e la preghiera perché passi bene. E terzo, i propositi.
La volontà che viene a risoluzioni serie, adatte per ciascheduno, riportando, per quanto è possibile, i propositi nostri con i propositi che si erano fatti nel corso degli Esercizi ultimi, oppure nella confessione passata, o meglio ancora, nel Ritiro mensile ultimo.
Poi deve dominare la preghiera. Perché noi col pensare e col desiderare e col proporre, abbiamo fatta la nostra parte, ma chi dat velle et posse pro bona voluntate1 è il Signore. Chi dà la grazia di conservare i pensieri buoni, di praticare le buone risoluzioni, di amare quello che abbiamo proposto di amare, [è] il Signore. Quello è la parte nostra. Occorre molta, molta grazia di Dio. Non ego autem, sed gratia Dei mecum2: non io da solo, ma la grazia di Dio con me; ecco, la grazia di Dio con me. E allora, con queste preghiere che possono essere più o meno lunghe, si conchiuderà la meditazione e si avvierà bene la giornata.
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Per avviar bene la giornata dobbiamo avere la luce. E aspettiamo la luce del giorno, la luce del tabernacolo, Gesù Verità. Poi, abbiamo, per avviar bene la giornata, da scegliere quello che dobbiam fare, che piace al Signore, per incontrare i gusti di Dio, la volontà del Signore, ecco. Dobbiamo, allora, fortificar la nostra volontà e ordinare i nostri sentimenti verso il Signore, verso l'eternità.
Poi dopo questa luce della meditazione, viene la Messa in cui noi uniamo la volontà alla volontà di Gesù. Come Gesù si è sacrificato, si è offerto vittima per compiere la volontà del Padre celeste: Non come voglio io, ma come vuoi tu1. Il sacrificio della Messa richiede, vuole il sacrificio di noi. Gesù ha sacrificato il suo volere. Se è possibile, passi, allontana da me questo calice2. E invece lo ha accettato e lo ha bevuto fino all'ultima goccia. Così noi accettiamo il volere di Dio manifestato anche da chi governa l'Istituto. E allora, ecco, uniamo il sacrificio di noi stessi al sacrificio di Gesù.
E poi c'è la comunione, la quale comunica la forza per compiere quello che abbiamo desiderato di fare, quello che abbiamo proposto di fare. La comunione. Così la giornata comincia bene.
Se uno parte male, cosa si può sperar di bene per la giornata? Se l'automobile parte, o meglio, pretende di partire senza rifornimento di olio, di benzina, di acqua, senza assicurarsi che le gomme siano sane, ecc. che cosa può succedere? O parte male o non parte, e se parte dovrà fermarsi e forse succederà qualche cosa anche di grave, sì. Cominciar bene la giornata. Partire per il cammino della giornata, bene: meditazione, Messa, comunione. Oh, allora, la giornata sarà accompagnata dalla benedizione di Dio e si camminerà bene, sì.
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Alcune domande, ora. Primo: abbiamo dato la debita importanza alla meditazione? Secondo: abbiamo fissato bene gli argomenti adatti per noi? quelli che servono a fomentare lo spirito dell'Istituto? la spiritualità dell'Istituto? Terzo: come ci siamo applicati? Le tre parti: mente, volontà e cuore, cioè: il mettersi alla presenza di Gesù Via, Verità e Vita, come è stato? Abbiamo ricavato frutti? Nella giornata, poi, abbiamo ricordato, di tanto in tanto, il pensiero della meditazione?
San Francesco di Sales vuole che alla fine della meditazione ci sia come la scelta dei pensieri migliori, dei sentimenti migliori avuti nella meditazione. E poi ricordarli nella giornata come se avessimo con noi un mazzo di fiori e di tanto in tanto ne volessimo sentire il profumo per rinvigorirsi1.
Il Signore benedica tutte le vostre meditazioni. Invocare Maria, Madre e modello delle sante meditazioni: conservabat omnia verba haec conferens in corde suo2: conservava le parole udite, le parole sante, e le meditava nel suo cuore.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 * Nastro 28/c (= cassetta 65/a). - In PM nessun indizio cronologico. - dAS (nessun accenno). VV: “20 ottobre 1959: Predica del PM: La Meditazione”.

1 Cf Fil 2,13.

2 1Cor 15,10.

1 Cf Mt 26,39.

2 Cf Mt 26,39.

1 S. FRANCESCO Dl SALES, La Filotea, II, 7.

2 Lc 2,19.