Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

14. LA RISURREZIONE1

Esercizi Spirituali (6-15 agosto) alle Superiore e Suore con voti perpetui delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 7 agosto 1959*

Dobbiamo completare la meditazione di questa mattina. Nostro Signore Gesù disse agli Apostoli: Ecco che noi andiamo a Gerusalemme e il Figliuolo dell'Uomo sarà tradito, consegnato ai Gentili, flagellato, messo a morte2. Ma non termina lì la profezia, aggiunse: E risorgerà3. Sì, risorgeremo. In Cristo si muore e si risorge. Credo la risurrezione della carne4. Questo articolo da meditare.
105
La redenzione nostra è fatta completa da Gesù. Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione, restituì all'uomo i beni che aveva perduto col peccato originale.
E i beni che aveva perduto col peccato originale erano, primo, la grazia. E Gesù Cristo la restituì mediante la sua morte e ce l'applica nel battesimo, nella cresima, particolarmente nell'Eucaristia e in tutti i sacramenti Ci dà la vita soprannaturale da noi perduta in Adamo, nel nostro capo, capo di famiglia, famiglia umana.
L'uomo, per il peccato originale, perse anche il dono dell'integrità e cioè: mentre che prima vi era un'obbedienza, docilità al corpo, nel corpo, rispetto all'anima, lo spirito, ecco che adesso abbiamo la ribellione, l'altra legge nelle nostre membra1. Neppure in Adamo non era perfetta. Ma oggi, la sottomissione del corpo allo spirito è tanto difficile, vi sono le continue tentazioni della carne. Gesù Cristo ristabilì l'equilibrio: oltre la grazia santificante, che è la vita soprannaturale, la grazia attuale. Con la grazia attuale noi possiamo sempre dominare, mediante la preghiera, i sensi, le passioni e possiamo così cavare il bene dal male. Mentre che c'è questa continua lotta interiore in noi, noi combattendo da buoni soldati di Gesù Cristo, secondo il dono ricevuto nella cresima, noi aumentiamo i nostri meriti e ricaviamo così, il bene da quello che è il male, la tribolazione nostra della carne: Quis me liberabit a morte corporis huius?2.
106
Poi, l'uomo, perse l'immortalità. Questa immortalità viene restituita anche all'uomo per la redenzione di Gesù Cristo? Sì, non subito, però. Nella risurrezione della carne, anche il corpo avrà la sua immortalità. Risusciteremo. E perché noi ne fossimo più edotti, comprendessimo un po' di più, ecco Gesù Cristo risuscitò e salì al cielo. Ma egli era uomo, ma insieme Dio. A noi potrebbe venire il dubbio: ma noi che siamo semplicemente uomini? E Maria, pura creatura, è già in cielo col corpo e con l'anima. Dogma di fede. È la primizia. Gesù è la primizia dei risuscitati e dei glorificati. Egli per virtù propria, noi per virtù di Dio. E la primizia delle creature glorificate: Maria.
107
L'uomo, poi, perse tanto l'inclinazione alla verità e allora il Figliuolo di Dio incarnato, si fece Maestro e non solamente ci insegnò le verità che già prima l'uomo conosceva, ma rivelò dei misteri per cui noi, con la fede, guadagniamo meriti innumerevoli; le verità della fede, quei misteri che non possiamo penetrare, che però saranno svelati in cielo. La redenzione, allora, si compirà. Sulla terra già è compiuta in quella misura che ci sono indicate le verità soprannaturali mediante la rivelazione, mediante l'insegnamento di Gesù Cristo. Ecco, la redenzione deve essere completa. Moriremo. E noi abbiamo da seguire gli esempi di Gesù anche in questo. Egli accettò la morte. Accettiamo la morte. La morte sua fu violenta. La nostra morte potrebbe anche essere violenta, come quella dei martiri. Generalmente è una morte lenta: quotidie morimur1. Tutti i giorni moriamo un poco, in quanto ogni giorno si sottrae un poco del tempo della nostra vita e in quanto che il nostro corpo giorno per giorno si consuma, si consuma con l'uso: si consumano gli occhi e magari scarseggia la vista, e si consumano un poco tutte le membra poco per volta finché il corpo si troverà in condizioni da non poter più contenere l'anima, allora l'anima esce e la separazione dell'anima dal corpo si chiama morte.
108
Ma la redenzione è piena. Risusciteremo. Risusciteremo perché è giusto che anche il corpo abbia il suo premio dopo l'umiliazione del sepolcro, perché il bene si fa con l'anima e col corpo uniti. Ora fate una meditazione, la fate con l'anima e con il corpo; il corpo è qui presente, l'anima opera nel corpo e tutto il bene che si fa, si può dire, particolarmente viene in attività il corpo. D'altra parte, appunto per quello che abbiam meditato stamattina, quando l'anima sia separata dal corpo, più nessun merito. E allora operano insieme corpo e anima. Il corpo è lo strumento dell'anima: strumento a vedere, strumento a sentire, strumento a studiare, strumento a pregare, strumento a ricevere i sacramenti. Il corpo è santificato dal battesimo, con l'acqua del fonte sacro. Il corpo è santificato con l'unzione della cresima. Il corpo è santificato mediante l'Eucaristia, particolarmente. Il corpo è santificato, è tempio dello Spirito Santo,1 abita come in un tabernacolo il Signore in noi, abita nel cuore, la Santissima Trinità.
109
Che cosa è l'uomo quando è in grazia? Tempio di Dio: Templum Dei estis1. Tabernacolo dell'Altissimo. oh, quanto rispetto allora si deve al corpo! Giusto che il corpo risusciti ed abbia il suo premio. Ma anche perché, con la risurrezione finale, ecco che i giusti avranno una grande gloria. Gesù Cristo è risuscitato, non può più morire. Ma ha le cicatrici, ha conservato le cicatrici gloriose, in cielo. Gloriose perché indicano i suoi meriti, le sue sofferenze, come egli ha redento col suo sangue la nostra povera umanità. E il corpo dei beati avrà pure i segni delle virtù praticate. Come saran gloriosi i martiri! Porteranno le cicatrici. Come saran gloriosi i vergini! Risplenderanno di uno splendore particolare che non avranno gli altri. E i vergini, come i dottori e i martiri, avranno una seconda aureola, la piccola aureola che li distinguerà. E tutto quel lavoro e tutto quel consumare le energie del corpo mediante la fatica, la preghiera, ecc., ecco tutto verrà rivelato. Saranno gloriosi innanzi ai tristi. Per esempio, innanzi ai persecutori, come saran gloriosi i martiri! E i persecutori saranno umiliati. E come saran gloriose le vergini innanzi ad un mondo e a della gente che è tutta fango! E così, gloriose tutte le persone che hanno crocifisso la loro carne2 perché quelle appartengono a Gesù Cristo. E quelle mortificazioni e quel lavoro, ecc., tutto sarà segnato sul corpo: i tristi, diciamo, i segni del male, del peccato; e i santi, segnati delle virtù praticate, dei sacrifici compiuti.
Come sarà, allora il corpo? simile al corpo glorioso di Gesù Cristo. Simile al corpo glorioso di Maria Assunta in cielo. Sempre dir bene i misteri dolorosi, ma poi finire coi gloriosi, e cioè, la risurrezione di Gesù Cristo. E risusciteremo. L'ascensione di Gesù Cristo. E saliremo al cielo. La discesa dello Spirito Santo. E faremo discendere le grazie dal cielo sopra quelli che saranno in terra. E poi, noi saremo i glorificatori eterni della Trinità col corpo e con l'anima. Notando, però, che il corpo glorificato, non ha più le imperfezioni, le debolezze attuali. Il corpo viene privato dai mali che ha su questa terra: primo, della morte: non si morirà più; secondo, delle sofferenze: nessuna malattia. Eh, ci sembra già mezzo paradiso pensare che non si avran più mali, non si avrà più bisogno di riposare, non si dormirà più; non si avrà più bisogno di mangiare, le cucine non ci sono lassù. Non c'è... il corpo spirituale, spiritualizzato, cioè. Così non vi sarà più difficoltà nel traslocarsi, trasportarsi da posti a posti. E non vi saranno porte chiuse, perché vi è la sottigliezza, ecco. Ora andiamo soggetti al caldo, al freddo, al mal di denti, mal di testa e altre cose che ci preparano a morire, ci ricordano che siamo polvere e ritorneremo in polvere3. Tutto quel che è male sarà allontanato, non ci sarà più: neque dolor, neque luctus4. No, né dolori, né lutti, al di là.
Di più: il corpo avrà le sue doti gloriose: risplenderanno le opere buone tanto quanto si è stato buono. E quindi gli apostoli risplenderanno perché hanno disseminato la Parola di Dio, continuata l'opera di Gesù Cristo stesso. Come risplenderanno i martiri, perché hanno testimoniato la loro fede e il loro amore a Gesù Cristo. Come saranno gloriosi i confessori, i Pontefici, i quali hanno anche governato la Chiesa. Sacerdoti che hanno compiti i misteri sacri e che hanno dato Gesù Cristo alle anime mediante l'istruzione, mediante il corpo di Gesù Cristo, la comunione, i sacramenti, mediante gli esempi buoni, mediante la direzione spirituale, il governo delle anime. Come saranno gloriosi i confessori, i quali non avendo essi la dignità pontificale, hanno pure compito il loro ministero di bene, diciamo, perché vi sono gli apostolati degli esempi, delle parole sante , delle sofferenze; vi sono gli esempi della vita raccolta, della vita separata dal mondo, quando non si appartiene al mondo, ma si appartiene davvero a Dio. Risplenderanno sicut sol fulgebunt iusti 5. Risplenderanno. E: stella a stella differt in claritate6, a misura dei meriti: quanto si è tanto faticato; quanto si è tanto tenuto a freno il corpo nei suoi sensi interni ed esterni; quanto si sono fatte tante mortificazioni nella vita e si son detti tanti "no" ai sensi e tanti "sì" a Gesù. Risplenderanno come soli. E se vogliamo tenere il paragone, pur della Scrittura, come stella da stella. Una stella più lucente e l'altra meno lucente. Tutte, però, le anime felici. Tutti i corpi beatificati nella misura dei meriti.
Poi, ho detto, l'immortalità. Quindi l'esenzione dalle sofferenze e da tutto quel che potrebbe preparar la morte. Poi vi è la sottigliezza, vi è l'agilità, tutte le doti del corpo, gloriose, come son descritte da san Paolo quando dice: seminatur corpus mortale, resurget immortale7. E si semina, cioè discende il corpo nell'umiliazione del sepolcro e risorge in gloria, ecc.
110
Oh, allora abbiamo da considerare tutto l'insieme, le due verità: ho da morire, ho da risorgere. Si passa attraverso la morte per risuscitare. Cristo, dice san Paolo, è risuscitato per la nostra giustificazione1, in quanto che la redenzione è compita quando saremo anima e corpo in cielo.
Oh, allora, quali conseguenze dobbiamo, adesso, dedurre dalla considerazione di questo dogma: Io credo la risurrezione di Gesù Cristo. Io credo la risurrezione della carne2. La conclusione è: Voglio risorgere ogni giorno per risorgere nella gloria dell'ultimo giorno3.
111
Si sta facendo il processo canonico per la beatificazione, canonizzazione, se piacerà al Signore, del canonico Chiesa1. Colui che ne sta scrivendo la vita2, ricorda nel libro, che non è ancor terminato, ma già una parte è fatta. Il canonico Chiesa stava passeggiando davanti alla porta della scuola, aspettando che suonasse l'ora di entrata. Non lasciava finir di batter le nove che era già entrato. E quando finiva di spiegare, interrompeva la parola. Ricordo: doveva dire "indirettamente", indi... (tagliato). Precisissimo, sempre. Oh, passeggiava, dunque, quel giorno aspettando, come al solito, che suonasse l'ora di entrare. Un chierico che passava gli domandò:
"Ma voi, ditemi un po', soddisfate una mia curiosità: Se doveste rinascere, cosa fareste?"
"Farei quel che ho fatto, di nuovo; cambierei niente"
"Perché? "

"Perché da fanciullo, in seconda ginnasio, mi han dato da tradurre una proposizione in cui si diceva: quotidie morimur3. Sì, moriamo ogni giorno, ma vivere come se oggi fosse l'ultimo giorno. Io ho preso quella massima: vivere ogni giorno come fosse l'ultimo giorno, ecco".
112
Ora le applicazioni. Il nostro corpo ha da faticare, ma risorgerà. Voi faticate, supponiamo, nel lavoro, apostolato liturgico e in paradiso vi sarà un premio particolare per chi ha reso: dilexi decorem domus tuae1. Avete da compiere il servizio sacerdotale, avrete non solo questo premio ordinario, ma avrete il premio, la partecipazione del premio degli apostoli, perché chi aiuta l'apostolo è apostolo e gode del premio, come gode del merito dell'apostolo, ecco.
Allora poi si hanno da praticare i voti. Se noi viviamo poveramente, si risusciterà splendidamente, ricchissimi. Che ricchezza! Non possiamo immaginarla, ma una grande ricchezza. Perché bisogna sempre pensare che noi un'idea giusta del paradiso non ce la possiamo fare. San Savio Domenico comparve a don Bosco e don Bosco lo interrogò:
"E dove ti trovi?"
"In paradiso"
"E che cosa fai in paradiso?"
"Oh, le cose che facciamo, voi uomini non potete ancor capirle". Ecco.
In paradiso non si è in ozio. In paradiso si è in attività santa, santa attività, attività che corrispondono alle attività della terra. Quelle del servizio sacerdotale, lassù, con le loro preghiere otterranno dei sacerdoti. Quelle che hanno l'apostolato liturgico, che l'arte sia sempre cristiana, ispirata cioè, al vero e al bello, al vero e al soprannaturale. Qui tutte fate le adorazioni, lassù l'adorazione è fatta in una maniera che ci spiega un po' la diversità tra il cielo e la terra. Qui ''crediamo'' e vediamo del pane, là "vedremo", cesserà la fede e comincia, invece, la visione, ecco, comincia invece, la visione. Oh, le anime che sono di orazione, in paradiso semineranno la terra di grazie. Si dice in bel modo, cioè, con una frase un po' elegante: Farò discendere una pioggia di rose2. E farete discendere la pioggia di rose e di gigli e di margherite e di viole, sulla terra. Occupazioni del cielo. Per ora, impenetrabili. San Paolo non ci ha potuto dire, ma ha adombrato che in cielo vi sarà la gloria anche del corpo: nec oculus vidit3. dunque ci son delle cose che lassù vedremo che qui non vediamo. Nec auris audivit3. Delle cose che sentiremo e che qui non ci sono, non possiam sentire, e delle soddisfazioni, delle dolcezze intime spirituali che qui non si possono gustare: nec in cor hominis ascendit, quae praeparavit Deus diligentibus3, a quei che l'amano. Sì, avremo un paradiso completo, godremo la redenzione completa con Gesù Cristo, con Maria e formeremo, noi, attorno a Gesù, il suo regno celeste, il suo regno conquistato col suo sangue, le anime belle, le anime giuste, quelle che egli ha redento e a cui ha applicato la sua grazia. E tutto questo immenso regno di anime salve, Gesù lo presenterà al Padre, in gloria4. E la gloria che si darà alla Trinità, sarà eterna.
113
Oh, ma anche notare questo. Si osserva la povertà? Si avran delle ricchezze, quanto al corpo, soprannaturali. Si osserva la castità? Oh, questo poi, porta attorno all'anima un'aureola e dà delle soddisfazioni, delle consolazioni, dei premi particolari. E si osserva l'obbedienza?
Tanto su, quanto sulla terra siam giù. Lassù il Signore completerà i nostri desideri perché questo è il paradiso, che saran completati tutti i desideri buoni, tutti i desideri santi, tutte le facoltà saranno soddisfatte e glorificate ed elevate, lassù. Ma noi abbiamo da considerare che, chi dice tanti "sì", lassù i suoi "sì" si cambieranno in altri "sì" e cioè, non solo: Vieni, ma: vieni un po' più in su, un po' più in sù, un po' più in su, tante volte quante ti sei abbassata sulla terra e detto di "sì" al Signore. Non si pensi che questo lo possono solamente fare i sudditi, lo fanno tutti e chi guida deve dire più "sì" che non chi è guidato, certamente, perché ha dei superiori sopra a cui deve obbedire e ha tante necessità delle persone che stan sotto a cui deve servire e alle quali bisogna, alle volte... dir dei "sì" anche quando son capricci. Perché? Per bontà, per una maggior carità.
Oh, allora, un impegno grande: rispetto al corpo che è sacro: Non trattarlo comunque, trattarlo come la pisside. Penso che, nelle applicazioni che potranno esser fatte tra di voi, si possa discendere a delle cose particolari che io non posso e non è il mio ufficio di dire e fare. Questo santificare il corpo. Non venire scrupolose, ma delicate, sì, tanto delicate, sì. Coloro che praticano la vita comune, lassù sentiranno una consolazione particolare nello stare coi santi e cogli angeli. Consolazione che godrà lo spirito, l'anima, ma nello stesso tempo, anche il corpo. Allora, non risparmiamoci tanto facilmente la fatica. Sappiamo, qua, interrompere il sonno perché là, al di là, veglieremo in gloria continuamente senza riposare, senza il sonno. Poi, tutte quelle mortificazioni, per evitare il peccato di occhi, di lingua, di tatto, di cuore, di sentimento, anche di odorato, di udito; tutto. Santificare il corpo. Prima, evitando il male e poi facendo il bene. E il bene è segnato dai voti, dalla vita comune, dagli uffici che si hanno, che ognuna ha.
Oh, passare volentieri, per conclusione, dalla meditazione dei misteri dolorosi, alla meditazione dei misteri gloriosi.
Sia lodato Gesù Cristo.
114

1 * Nastro 27/c (= cassetta 62/a). Per la datazione, cf PM: “Dobbiamo completare la meditazione di questa mattina” Nostro Signore Gesù disse agli Apostoli: 'Ecco che noi andiamo a Gerusalemme e il Figlio dell'Uomo sarà... messo a morte' (...) e aggiunse: "e risorgerà"”.“Credo la risurrezione della carne. Questo articolo [del "Credo"] da meditare”. - dAS (cf c91); (cf anche c82 in VV)

2 Cf Mt 20,18.

3 Cf Mt 20,19.

4 Simbolo apostolico.

1 Cf Rm 7,23.

2 Rm 7,24.

1 Cf 1Cor 15,31.

1 Cf 1Cor 3,16

1 1Cor 3,16.

2 Cf Gal 5,24.

3 Cf Gn 3,19.

4 Cf Ap 21,4.

5 Mt 13,43.

6 1Cor 15,41.

7 Cf 1Cor 15,42ss.

1 Cf Rm 4,25.

2 Cf Simbolo apostolico.

3 Cf Le Preghiere della Pia Società San Paolo, “Via Crucis” XIV Stazione, pag. 168, edizione senza data collocabile tra il 1957-1959.

1 Chiesa Francesco di Lorenzo, nato il 2 aprile 1874 a Montà (Cuneo); entrato nel seminario vescovile di Alba (Cuneo), fu ordinato sacerdote il giorno 11 ottobre 1896. Fu professore nel seminario di Alba di svariate materie. Canonico dal 27 agosto 1913, parroco dei Santi Cosma e Damiano, in Alba, dal 21 settembre 1913. Morì ad Alba il 14 giugno 1946. Fu maestro, confessore, direttore spirituale, consigliere e sostegno continuo di Don Giacomo Alberione, nella sua vita seminarile e nella sua attività di apostolo della stampa, e di fondatore di diverse Congregazioni religiose. E sepolto nella Chiesa di San Paolo Apostolo, in Alba. È Servo di Dio.

2 Cf A. VIGOLUNGO, “Nova et vetera”. Can. Francesco Chiesa Servo di Dio, EP, Alba, 1961, p. 224 (ricordo a senso).

3 Cf 1Cor 15,31.


1 Sal 25,8.

2 Parole di s. Teresa di Gesù Bambino (1873-1897).

3 1Cor 2,9.

4 1Cor 15,24.