Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XLI
SAN PAOLO
Giugno-Luglio 1966
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

IL RADUNO DEL CONSIGLIO GENERALIZIO PROVINCIALI, REGIONALI

L'annunziato «Raduno del Consiglio Generalizio, Provinciali e Regionali» è stato celebrato in fervore e letizia paolina; tutti hanno partecipato, i Sacerdoti e i due Fratelli Maggiori d'Italia.

PARTE PRIMA
Corso di Esercizi Spirituali (dal 18 al 25 maggio)

Per le meditazioni ed istruzioni: il Primo Maestro, il Vicario Generale, Don Poggi, Don Gambi, Don Zecchinati, Don Valente, Don Dragone, Don Pasquero, Don Roatta.
Si è conservato il silenzio religioso, per poter conversare abbondantemente con il Divino Maestro Eucaristico: sotto la protezione di Maria Regina Apostolorum e di S. Paolo Apostolo.
Oltre gli esami personali, ciascuno ha pure considerato come compiuti gli uffici verso i Fratelli e l'apostolato.
I novissimi, la vita paolina, la vita sacerdotale, la vita apostolica, la pietà, l'apostolato, la formazione degli aspiranti; una parte importante: la presentazione dei principali Decreti del Concilio Vaticano II.
Poi, dal 25 maggio al 1 giugno, le meditazioni sono state tenute dal Primo Maestro, Don Dragone (sul Divin Maestro), Don Costa (su Maria Regina degli Apostoli), Don Pasquero (su San Paolo Apostolo).

È utile riportare parte di uno scritto di Don Roatta parlando della Famiglia Paolina: «...la certezza di uno sviluppo che deve divenire reale e assumere grandi proporzioni nella Chiesa di Dio, e specialmente il fatto che le cose si costruiscono solo con la fermezza, con tenacia di fede e di opere, e non cedendo mai allo scoraggiamento, dinanzi alle difficoltà che vengono a mettere in discussione il valore del cammino intrapreso. In questo nuovo contatto col Primo Maestro, noi abbiamo riconfermato coscientemente tutta una forma di rapporti fatta di ammirazione, di rispetto e di filiale benevolenza; e quello tra noi cui toccò leggere e commentare gli articoli delle costituzioni relativi al Superiore Generale, gliene diede atto sinceramente, in termini brevi, ma rispondenti ai sentimenti di tutti.
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Osservando l'organismo della Congregazione in blocco, così come si presenta alla chiusura del Concilio Vaticano II e dai 52 anni dalla fondazione, ne abbiamo riportato questa impressione: di un lento e preciso, seppur difficile, impostarsi di una struttura organizzativa, giuridica, amministrativa, ed anche concettuale, che non può essere tradita o sminuita da appendici deboli, ancora incerte o in via di formazione, che esistono qua e là, un po' in tutti i settori: lo sforzo di impianto generale su basi volutamente concrete e produttive, d'iniziative non tutte rifulgenti, ma piantate con piedi a terra e con la possibilità di sopraelevare l'edificio dell'apostolato paolino, è una acquisizione di fatto, e, per chi si sforzi di osservarlo in forma panoramica, può risultare favorevolmente impressionante. Tale, infatti, è quasi invariabilmente, l'impressione di chi ci guarda dall'esterno: e non vi sono motivi perché non lo sia anche per noi. Abbiamo riflettuto che oggi, oggi più che mai, viene a contare nella Chiesa e nel mondo, più che le parole - peraltro indispensabili -, ciò che è organicamente e praticamente solido, realistico, posto su basi tecniche, amministrative e proprie del mondo moderno: il mondo del lavoro, del dato sperimentale, della tecnica, dell'amministrazione a raggio internazionale, dell'apporto dei singoli a un tutto, in cui si raggruppa, si esprime la vera forza.
La nostra consacrazione a Dio ha ed avrà sempre più questo grande valore: scarse rifulgenze individuali, per la costruzione di un organismo complesso, volto a un servizio di massa, a un lavoro di penetrazione e di conquista che moltiplica il merito dei singoli nel corpo di tutti i fratelli e nell'autentico spirito della Chiesa: spirito di unione, di complementarità, di servizio, secondo le vere necessità di un mondo moderno da salvare in Cristo».

È stato un incontro di grande gioia tra i Sacerdoti e Discepoli che già da molti anni, dedicando i preziosi doni di natura e di grazia, hanno generosamente lavorato in tutte le nazioni. Le difficoltà s'incontrano, ovunque; e furono superate con buoni risultati.
Nella costruzione delle Case, più morali che materiali, delle Regioni e delle Province, è stato un continuo, quotidiano lavoro; il Signore, il Ministro di Dio, tutti i Paolini.
La Casa Generalizia ha contribuito con persone, con indirizzi, con sostegno morale, e con notevoli aiuti economici.
Non si tratta solo di case materiali, che pure sono necessarie, ma, quello che è la Casa Spirituale, la principale costruzione: vita paolina, vocazioni, progresso, apostolato, ministero: è un continuo cammino.

Si nota che tutte le meditazioni, istruzioni, conferenze e discussioni, sono state registrate.
Si potranno stampare; ma richiedono notevole tempo. Per ora, si ricordino le cose più necessarie ed urgenti.
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PARTE SECONDA
CONFERENZE SULLE COSTITUZIONI
(dal 25 maggio al 2 giugno)

I molti argomenti che si sono trattati hanno seguito le Costituzioni e il Direttorio, in ordine:
Prime due conferenze:
Esame circa l'applicazione delle disposizioni del Capitolo Generale (1957): Don Marazza - Don Costa - Don Ferrero.


PARTE PRIMA DELLE COSTITUZIONI
Conferenze:
n° 3 cap. I e II D. Costa
n° 4 cap. III e IV D. Pasquero
n° 5 cap. V D. Zecchinati

n° 6 cap. VI D. Dragone
n° 7 cap. VII D. Valente

PARTE SECONDA DELLE COSTITUZIONI
n° 8 cap. I e II D. Pasquero
n° 9 cap. III e IV D. Gratilli
n° 10 cap. V e VI D. Perino
n° 11 cap. VII e VIII D. Ferrero
n° 12 cap. IX D. Dragone
n° 13 cap. X D. Perino
n° 14 cap. XII (nn. 1 e 2) D. Gambi
n° 15 cap. XII (nn. 3 e 4) D. Paganini
n° 16 cap. XIII e XIV D. Tonni
PARTE TERZA DELLE COSTITUZIONI
n° 17 cap. I e nn. 1,2,3 del II D. Crovella
n° 18 nn. 4,5,6 del cap. II D. Gratilli
n° 19 nn. 1,2,3 del cap. III D. Valente
n° 20 nn. 4 e 5 del cap. III e IV, D. Zecchinati
n° 21 cap. V, VI e VII D. Saorin
n° 22 cap. VIII D. Paganini
n° 23 cap. IX e X D. Tonni
n° 24 cap. XI e XII D. Crovella
n° 25 cap. XI della parte seconda e contatti con operai ed esterni, Fr. Paolo
La formazione e la vita del Discepolo di Gesù Maestro, Fr. Candido

Ciascuno dei Sacerdoti e dei Discepoli ha sviluppato il proprio argomento, seguito dalle discussioni.


Quanto allo studio: gli aspiranti diano gli esami pubblici.
Per l'Italia è obbligatorio seguire la scuola media.


Esami quinquennali dopo l'anno di pastorale sulle materie teologiche. Per i Sacerdoti esteri, rispetto all'Italia, ogni Sacerdote dovrebbe dare almeno un esame scritto su materie prestabilite; inviando il compito al Maestro dei Chierici Teologi.


Una stretta necessità: che lo studio, in tutti i corsi, si orienti verso la redazione, dalle prime classi sino all'anno di pastorale; obbligatorio per corrispondere alla vocazione dell'apostolato.
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Il vocazionista deve studiare il giovane ed illuminarlo sopra lo stato, le tendenze e attitudini, onde consigliarlo per l'avviamento alla propria vita.
Non si tardi a fargli conoscere quanto importa la scelta dello stato e ad aiutarlo efficacemente.
L'Istituto non ha il collegio, ma il vocazionario. Mancando le disposizioni del giovane, lo si inviti a prendere altra via.


L'uso della radio e televisione: seguire la circolare della Congregazione dei Religiosi; tutto dev'essere regolato.


I Discepoli si trovano nella medesima condizione di vita, come quella dei Sacerdoti, eccetto l'Ordine. Nell'apostolato: la redazione al Sacerdote; la tecnica e la propaganda al Discepolo.
Per l'Istituto sono necessari i due terzi di Discepoli e un terzo di Sacerdoti, dedicati all'apostolato.
Attualmente (cifre approssimative): Sacerdoti 431: Chierici Professi 210; Novizi Chierici 93: totale 734. Discepoli professi perpetui 258; Discepoli professi temporanei 197; Novizi Discepoli 77: totale 532.
Si deve poi considerare che i Sacerdoti, oltre l'apostolato, hanno il ministero; ed a questo proprio ufficio il numero dei Sacerdoti è sempre insufficiente.
Attualmente l'India ha i 2/3 di discepoli rispetto ai Sacerdoti.


Per i Discepoli: in ogni Casa sostanzialmente si seguano i programmi di studio, come in Italia: la scuola media, il noviziato, i cinque anni di professione temporanea, e gli anni successivi, professati i voti perpetui.
Vivere, per quanto possibile, applicandosi all'apostolato, secondo le capacità; con buona pietà ed osservanza delle Costituzioni.
Dovunque necessario lo studio del catechismo, la lettura del Vangelo, della Bibbia, conoscenza e devozione a Maria Regina Apostolorum; la vita e le lettere di san Paolo.
A tutti i Discepoli ognuno porti grande affetto e stima.


Due sono i fini della vita paolina: Primo: la glorificazione di Dio per mezzo della santificazione, in crescente amore a Dio, praticando i voti: «Perfectae caritatis», secondo il Decreto del Concilio Vaticano II. Secondo: l'apostolato per la salvezza delle anime e la retta vita cristiana seguendo il Decreto «Inter mirifica» sugli strumenti della comunicazione sociale.
La Pia Società san Paolo ha preceduto in questo suo proprio apostolato del giorno 20 agosto 1914.
È necessario parlare frequentemente dei due fini, illustrandoli, presentando le necessità e i bisogni del tempo.
Questi «strumenti» si perfezionano continuamente: stampa, cinema, radio, televisione, ed altri mezzi della stessa natura, come il disco, ecc.
Il Signore ha voluto usare il mezzo tecnico, usando la Scrittura per illuminare gli uomini.
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Vi sono mezzi per entusiasmare l'aspirante; tra questi, il «Cooperatore paolino», altre pubblicazioni, particolarmente la parola.
Per i vocazionisti sono di grande aiuto le pellicole, gli stampati, la radio, ecc., la parola dei vocazionisti stessi.

10°
Per le vocazioni: Oggi è necessario cercare anche le vocazioni adulte, tra i 18-25 anni; con molta saggezza e preghiera. Che mostrino vera vocazione, sotto ogni aspetto, di vita buona, intelligenza, di buon carattere, ecc.
Si presentano in condizioni molto varie; occorre un adattamento.
Vocazioni adulte: tanto per i Discepoli che per i Sacerdoti.

11°
Nelle case, ove è possibile, si arrivi a regolare bene il noviziato:
a) Il Noviziato sia portato a due anni; nel secondo anno si può riprendere qualche materia di studio.
b) Inoltre, separare, in una certa misura, gli aspiranti al sacerdozio degli aspiranti discepoli.
c) Curare che il noviziato sia separato dalle altre case, o almeno da una parte delle altre case.
d) Il Maestro dei Novizi si dedichi totalmente al suo ufficio, per quanto possibile.
e) Non entrino estranei nel Noviziato, eccetto il Superiore della Casa.

12°
Sarà necessario adeguare il Direttorio al Concilio Vaticano II e al nuovo Codice. Poi, tener conto della professione religiosa come inserimento nella Chiesa. La professione religiosa è: a) una partecipazione alla sacramentalità della Chiesa; b) un segno della santità della medesima.

13°
Si fa rilevare come i Superiori dovrebbero essere i più obbedienti. Occorre dare l'esempio: se i Superiori obbediscono, otterranno la grazia che anche gli altri obbediscano.

14°
È necessario educare e formare degli economi. Se gli economi stanno troppo tempo in una casa, possono creare inconvenienti. Vi è il Superiore e il Consiglio locale a cui l'economo deve rendere conto dell'amministrazione. Economi, ottimi amministratori, se sanno tener conto delle esperienze del passato.
Centralizzare la Provincia nell'amministrazione, ma tener conto anche della Casa Generalizia secondo le regole.

15°
Il rifiutare un ufficio è un negare il proprio contributo possibile; le buone qualità, occorre metterle a servizio della Congregazione. Nelle pubblicazioni dei periodici conservare sempre lo spirito e il pensiero dell'Istituto, non quello personale. Noi dobbiamo stare col Papa, con la Chiesa.
Così, nel metodo di educazione, non seguire un metodo personale, ma quello tradizionale.
Siamo fratelli, formiamo una sola famiglia e dobbiamo vivere secondo la professione.
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16°
Insistere sulla recita integrale delle preghiere. Nei documenti Conciliari si dice espressamente che i Religiosi facciano le loro pratiche di pietà, secondo le Costituzioni.

17°
Tutti i Religiosi dovranno conformarsi ai Decreti Conciliari; per ciò che li riguarda.
Occorre accompagnare la Chiesa, sentire la Chiesa. L'«Osservatore Romano» entri in ogni Casa. Così si leggano il San Paolo ed il Cooperatore paolino.

18°
Pio XI soleva dire che era meglio escludere un chiamato dubbio piuttosto che rischiare un non adatto alla vita religiosa o sacerdotale.

19°
Si nutre talvolta sfiducia verso i nostri, per uffici, ministeri, apostolato. Vi è una mentalità diffusa che «ciò che si fa in casa nostra non va...». Correggere.

20°
Bisogna avviare i Chierici alla redazione. Man mano che si può, farlo, poiché la parte più delicata è la redazione.

21°
Abbiamo inaugurato da poco una sala per la incisione dei dischi. È cosa importante, perché può servire per le famiglie, scuole, catechesi, canto sacro, collegi ecc.

22°
È del tutto necessario ricordare: lo studio è per la vita. Il che significa: imparare ciò che si dovrà fare nella vita. Esempio, l'aspirante alla medicina, deve studiare la medicina, non la pittura...
Conseguenze:
1) Chi dovrà attendere alla redazione, predicare, insegnare... studi filosofia, teologia, pastorale, e le materie connesse: per il Sacerdote Paolino.
2) Chi dovrà attendere alla tecnica e alla diffusione (propaganda), il Discepolo Paolino, avrà bisogno di un'ampia conoscenza ed esercizio costante dell'apostolato tecnico. Nella tecnica si va dal semplice tener ordinato e pulito l'ambiente, sino al ritocco, fotografia, composizione degli inchiostri, radio, cinema, dischi, televisione, ecc.
Così è necessaria un'ampia conoscenza ed esercizio dell'apostolato-propaganda. La propaganda esige tanta istruzione: dalla psicologia alla sociologia; dalla conoscenza del foglio, del libro, della pellicola, della radio; dalla diffusione particolare alla razionale; alle famiglie e nelle librerie; studiare le condizioni, e offrire il libro adatto; conoscere quindi il libro conveniente alle necessità dei singoli. Occorre uno studio continuo, insieme alla preghiera, alla generosità. Ogni settimana, nella formazione dei Discepoli, almeno tre giorni come scuola.
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23°
«In U. S. A. vi è un importante movimento che tende alla valorizzazione della vocazione del Discepolo. Possiamo accettarli dalle medie, ma la maggior parte sono adulti, cioè, hanno già finito le medie; meglio riescono. Hanno scuole speciali per sviluppare i loro talenti».

24°
Per l'anno di pastorale: è lasciato libero che sia fatto a Roma o nella rispettiva Provincia o Regione. Ovunque venga fatto: seguire la Costituzione Apostolica Sedes Sapientiae (titolo X «La formazione apostolica», e titolo XI «Ultimo perfezionamento della formazione»). Inoltre: Ratio studiorum Piae Societatis a Sancto Paulo Apostolo: («Disciplinae pro tirocinio Pastoralis», pag. 154). Si assicuri che gli insegnanti siano preparati secondo la dottrina e pratica del tutto conforme ai Decreti del Concilio Vaticano II, ed al Sommo Pontefice.

25°
Particolarmente nelle pubblicazioni nostre ricordare che abbiamo emesso il voto «al Romano Pontefice circa l'apostolato» (art. 133 delle Costituzioni).

26°
«Ordinariamente, nei nostri laboratori, che sono palestre o scuole di divino servizio, e sacri edifici, anche per evitare ogni apparenza industriale, non si assumono operai a prestare la loro opera abituale. Le eccezioni sono ammesse quando particolari necessità lo richiedono e per quel tempo che lo richiedono. Se un lavoro (un libro, un periodico, una pellicola, un disco, ecc.) non è assolutamente possibile produrlo nei nostri laboratori e col nostro personale, e tuttavia se ne vede l'utilità e la necessità, si affidi ad esterni industriali, a nostro conto, in laboratori propri, piuttosto che avere abitualmente operai esterni nelle nostre case. Questo, sia per salvaguardare la buona formazione e la fedeltà nella vocazione dei nostri alunni, i quali facilmente riceverebbero danno dal contatto con semplici operai; sia per salvaguardare la natura della nostra attività, che non è industria o commercio, ma apostolato» (Direttorio).

27°
«Il carattere cristologico della vita religiosa risulta:
- dalla chiamata di Cristo;
- dall'imitazione di Cristo;
- dall'unione al Cristo.
«L'obbedienza resta il carattere specifico della vita religiosa, perché si può essere casti e poveri senza essere religiosi, ma non si può essere religiosi senza essere obbedienti. La vita religiosa è caratterizzata dall'obbedienza di fede.
Il Decreto «Perfectae caritatis» dice molto, nella sua brevità, dell'obbedienza:
- La natura dell'obbedienza: offerta totale di sé, olocausto della volontà propria. (P.C. 14).
- La ispirazione dell'obbedienza: «nella mozione dello Spirito Santo» (14).
- Il clima dell'obbedienza: la fede.
- Lo scopo dell'obbedienza: entrare nel piano della volontà salvifica di Dio, raggiungere la misura della piena statura di Cristo. (Ef IV, 13).
- La qualità dell'obbedienza: maturità e libertà dei figli di Dio. (P.C. 14).
(da «Rivista delle Religiose» n. 6-7/1966)
Sac. G. ALBERIONE
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