Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXV
SAN PAOLO
Giugno-Luglio 1960
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

IL CARD. LARRAONA PRENDE POSSESSO DELLA PROTETTORIA DELLE FAMIGLIE PAOLINE

Nel pomeriggio del 30 giugno, l'Eminentissimo Card. Larraona giungeva nel Santuario della Regina degli Apostoli. Accolto all'ingresso dal Primo Maestro e dal suo Consiglio, era salutato dal Benedictus qui venit in nomine Domini, del Refice, cantato a sei voci dalla Comunità.
All'Em.mo Cardinale, insediato su un trono, il Vicario Generale, D. Luigi Zanoni leggeva in latino il seguente decreto pontificio che riportiamo nella traduzione italiana:


GIOVANNI XXIII, PAPA
Diletto Figlio Nostro,
salute e apostolica benedizione

Per ispirazione di Dio, come accadde nel passato, così anche ai nostri giorni sono stati fondati Istituti religiosi, i quali in modo conveniente provvedono alle necessità attuali ed offrono aiuti provvidenziali alla Chiesa, assalita empiamente dai suoi nemici. Ora, non c'è chi non veda che nel popolo è stata diffusa e si diffonde una pessima colluvie di libri, uno sterminato numero di giornali sediziosi e turpi, prodotti dalle nuove invenzioni della tecnica, con i quali le orecchie e gli occhi degli uomini sono allettati da un malvagio piacere, cosicché grandissimi danni arrecano alla società cristiana. Per provvidenziale deliberazione è sorta la Pia Società San Paolo, a cui fu affidato il compito di confutare gli scritti con gli scritti, di opporre agli insidiosi inganni degli avversari libri, giornali, spettacoli onesti, di propagare la dottrina cattolica e sostenere i sani costumi. Avendoci essa pregato di costituirle un Cardinale Protettore affinché sotto la sua protezione, potesse trattare meglio le proprie cose, Noi, che siamo stretti da un particolare affetto per gli Istituti religiosi, con animo volenteroso abbiamo stabilito di assecondare le sue preghiere. Pertanto abbiamo voluto affidare quest'ufficio a Te, diletto Figlio Nostro, che per dottrina, prudenza ed esperienza sei tanto stimato, e abbiamo la sicura speranza che la protezione di un così illustre Uomo riuscirà prospera e felice per la suddetta Società. Dunque, con «motu proprio», con nostra piena consapevolezza e ponderata deliberazione, con questa Lettera Apostolica e con la Nostra autorità, Ti eleggiamo, costituiamo e proclamiamo Protettore, Patrono della Pia Società San Paolo e di ciascuna sua casa presso di Noi e questa Apostolica Sede, finché vivi, con tutti gli onori, privilegi, diritti, facoltà ed oneri soliti e consueti. Pertanto diamo ordine a tutti e ai singoli Moderatori e a ogni persona religiosa della predetta Pia Società che Ti ricevano come proprio Protettore e Ti presentino la dovuta riverenza. Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dato in Roma presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il 23 gennaio 1960, anno II del Nostro Pontificato.


D. CARD. TARDINI
Segretario di Stato


Al diletto Figlio Nostro
S. E. Card. Arcadio Larraona
della Diaconia dei Ss. Biagio e Carlo ai Catinari
ROMA

Con decreto del Santo Padre Giovanni XXIII, il medesimo giorno il Card. Arcadio Larraona veniva designato Cardinal Protettore delle Figlie di San Paolo, delle Pie Discepole e delle Suore di Gesù Buon Pastore.
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Il Primo Maestro gli rivolgeva poi un breve e riverente saluto.

Eminentissimo Signor Cardinale ARCADIO LARRAONA

Il nostro filiale benvenuto in questo Santuario della Regina degli Apostoli: a nome della Pia Società San Paolo, delle Suore Figlie di San Paolo, delle Suore Pie Discepole, delle Suore di Gesù Buon Pastore; ricordando anche che, sebbene assenti, sono uniti in devoto omaggio i tre Istituti Secolari.
Vostra Eminenza non ha bisogno che li presenti: Vi sono noti; e la Vostra conoscenza e paterna effettiva assistenza è di tanti anni.
Tre motivi ci hanno persuasi a chiedere al Santo Padre la Vostra desiderata autorevole protezione; a cui la Vostra risposta; presente il nostro Procuratore Generale, è indicativa per chi non guarda soltanto il Superiore, ma ne considera pure la specifica personalità: «Io mi sono nella mia vita proposto di fare tutto il bene che mi fosse possibile».
1) L'opera Vostra per noi è stata lunga e laboriosa. Ma vi sono quattro atti che la riassumono:
Il 19 marzo 1956 avete firmato insieme a S. E. il Cardinal Valeri, riguardanti le seguenti aggiunte e modifiche alle Costituzioni: la nuova condizione giuridica dei Discepoli di Gesù Divino Maestro; il voto di fedeltà al Papa; speciali facoltà - incarichi, al Superiore della Pia Società San Paolo in riguardo delle Suore della Famiglia Paolina.
Nell'aprile 1957 Vostra Eminenza tenne in giorni distinti meditazioni ai membri del Capitolo Generale; poi la Messa dello Spirito Santo; e nel pomeriggio la presidenza della seduta capitolare per l'elezione del Superiore Generale. Il 29 Giugno 1959 avete firmato con il Cardinal Valeri il decreto di lode delle Suore di Gesù Buon Pastore.
L'8 aprile, corrente anno, in seguito a voto favorevole di Vostra Eminenza, venne firmato il decreto di aggregazione alla Pia Società San Paolo dei nostri tre Istituti Secolari «Gesù Sacerdote», di «Maria SS. Annunziata», di «San Gabriele Arcangelo».
2) Ammirazione - Vostra Eminenza fu ed è sempre l'ottimo, osservante religioso; studioso particolarmente del Diritto, laureato in utroque jure; dal 1918 insegnante di Diritto Romano; pubblicista insigne di iniziatore della rivista «Commentarium pro religiosis»; in modo particolare approfondito in tutto quello che riguarda gli stati di perfezione, il governo, la disciplina, la vita delle anime consacrate a Dio; instancabile e sapiente lavoratore come Segretario della Sacra Congregazione dei Religiosi; nella quale vi è stato tutto un approfondimento, allargamento, aggiornamento di quello che è la parte migliore nella Chiesa: la religiosa. E quanta vitalità vi avete infusa!
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3) Nostro vantaggio. Dal 1943 il Papa Pio XII, veneratissimo, Vi aveva scelto a collaboratore come Sottosegretario con Mons. Pasetto Ermenegildo, allora Segretario della Sacra Congregazione dei Religiosi. Poi, dal novembre 1950, occupaste il delicatissimo ufficio di Segretario. Così tutte le nostre pratiche sono state studiate, e condotte a buona conclusione dal 1943 al 1960, quando piacque a Sua Santità premiarVi e chiamarVi a più ampie responsabilità.
Però a noi, nella nostra piccolezza, parve di venire privati di un padre sostenitore, e Vi volemmo Cardinale Protettore. Ne abbiamo bisogno. Voi ci conoscete, Voi ci amate, Voi ci guidate.

I simboli dell'offerte sul vassoio corrispondono ai nostri intimi sentimenti.
Vi presentiamo le Costituzioni che, sotto la Vostra sapiente ed amabile guida, intendiamo osservare.
Vi presentiamo le chiavi di casa: quando il costruttore ha fabbricata la casa la consegna al proprietario di essa dandogli le chiavi.
Vi presentiamo il campanello che ricorda l'osservanza degli orari e della disciplina religiosa in generale, fonte di tanti beni.
Eminenza; illuminateci, guidateci, richiamateci: Vi promettiamo preghiere e fedeltà di figli; sempre in viva riconoscenza.

DISCORSO DEL CARDINALE LARRAONA
(30 giugno 1960)

Venerato Rev.mo Primo Maestro
Molto Rev.di Padri e Rev.de Madri
Diletti Figli e Figlie

Pensando sommessamente tra me e me sul modo di esordire in questa mia rapida risposta alle amabili parole del vostro Fondatore, Padre, Primo Maestro, mi è balzata in mente la seconda parte dell'episodio evangelico della Madre dei Zebedei che domanda a Gesù i primi posti pei suoi figliuoli. Dopo aver risposto adeguatamente ai figli e alla Madre, Gesù che conosceva bene l'impressione lasciata ai Suoi Apostoli da questa pretensione materna, che sembrava un po' anche compartita dai figli, radunandoli tutti dà a loro una profonda lezione sull'autorità cristiana, così diversa da quella pagana, e sull'umiltà e carità delle quali deve rivestirsi chi l'esercita. «Scitis, disse Gesù, quia principes gentium dominantur eorum et qui maiores sunt potestatem exsercent in eos. Non ita erit inter vos, sed quicumque voluerit inter vos maior fieri sit vester minister et qui voluerit inter vos primus esse, erit vester servus. Sicut Filius hominis non venit ministrari sed ministrare, et dare animam suam redemptionem pro multis» (Mt. 20, 25-27).
Anche se mi presento a voi, coi paramenti e paludamenti del sacro Rito, non sono un superiore che venga comunque per interferire fuori luogo nel vostro governo, sono il primo vostro umile servitore che, cercando di far opera di protezione, di difesa, di raccomandazione, di consiglio, d'incoraggiamento, altro non fa che servire, servire sempre, servire in tutto, servire a tutti. Seguendo l'insegnamento e l'esempio di Gesù che venne a noi per servire e non per essere servito "non venit ministrari sed ministrare".
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Offrendomi la possibilità e l'occasione di servirvi e di aiutare nel mio piccolo la grande Famiglia e le singole Famiglie paoline, mi avete fatto un onore e in quanto la vostra spontanea domanda al riguardo è un pegno della vostra amabile fiducia, mi avete fatto anche un piacere. E' senza dubbio un nobile.piacere quello d'ispirare fiducia.
Il contatto diretto col Primo Maestro e Fondatore e anche con altri suoi figli e figlie esponenti rappresentativi dello spirito delle famiglie paoline durante una ventina di anni e nei momenti più decisivi della storia giuridica e dello sviluppo della grande opera mi hanno dato occasioni preziose e svariate per conoscervi, per ammirarvi, per volervi sinceramente bene, cercando di farvelo con la divina grazia come meglio ho potuto e saputo.
Ho avuto e ho per voi i sentimenti che avrebbe avuto, ne sono certo, il nostro santo Fondatore innamorato anche lui dei vostri santi ideali, dei ministeri delle edizioni, della propaganda, delle vocazioni.
Sarò ben lieto di essere per la Famiglia paolina e per le singole Famiglie che la integrano un umile volonteroso collaboratore e servitore.
Detto questo, e - non ad captandam benevolentiam, sarebbe ozioso cercare quel che si sa d'avere, mi permetto di aggiungere qualche parola sulla vostra Opera paolina, sulla sua Teologia, sulla sua Ascética, sul suo Apostolato. Sarei ben lieto, se quanto sto per dirvi, venendo un po' come dal di fuori e dal di sopra e sintonizzandosi con le vostre idee e sentimenti, potesse servire a dare consapevolezza e rinnovata fedeltà alla vostra vocazione e alla vostra missione.
Tutte le forme della vita di piena consecrazione dall'Ordine regolare all'Istituto Secolare, passando per le Congregazioni e le Società di vita comune, tanto maschili che femminili, clericali o laicali, hanno preso San Paolo come ideale immediato «cor Pauli cor Christi; sicut et ego Christi» (1 Cor. 4,16; 11,1), e come patrono della loro perfezione e del loro apostolato. Senza dubbio il fatto ha dovuto portare tratti comuni di affinità e somiglianza, un po' di aria di famiglia tra queste istituzioni, ma quanta diversità tra di esse! Faccia ben marcata, spirito peculiare, ideale e ministero diversi il «facias non omnibus una nec diversa tamen».
Venendo alla vostra Famiglia paolina che raggruppa in unità viva e vitale, di mente, di cuore, di azione, di spirito e di apostolato tante Famiglie singolari, possiamo distinguere in esse tre aspetti fondamentali, tra sé intimamente legati e che danno il tono ad altri aspetti integrativi e complementari. Aspetto teologico, aspetto ascetico disciplinare, aspetto apostolico. La Teologia comanda nell'Ascetica, come il principio nelle conseguenze, come la meta nelle strade per raggiungerla, la Teologia e l'Ascetica informano l'Apostolato dandogli anima e virtù. Unite e fuse, la Teologia, l'Ascetica e l'Opera apostolica assicurano al governo e alla formazione loro criteri, metodi, molle.
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I. TEOLOGIA NELLE FAMIGLIE PAOLINE
Nel movimento o crociata dell'aggiornamento che ebbe inizio nel Congresso del 1950, ben noto ai Paolini che hanno preparato e stampato con non lieve fatica e con cura edificante gli Atti, si è data importanza fondamentale alla Teologia della vita di piena consacrazione. Soltanto la Teologia ci può dare il senso vero, completo e profondo della vita e dello stato di perfezione nei disegni di Dio, nel piano della redenzione e nel regno di Cristo, nell'organizzazione e nell'azione della Santa Chiesa. Su questi tre capi s'impernia la Teologia religiosa: Dio, Cristo, la Chiesa. Questi tre grandi punti di riferimento, come tre grandi fari ci inviano fasci di luce per distinguere la vita di perfezione dalla vita secolare e ancora per capire nelle diverse Famiglie religiose tutte le ricchezze, i rilievi, le sfumature, i doni e le grazie che danno a ciascuna il proprio carattere peculiare. Il Signore è meraviglioso non soltanto nei suoi santi, ma è non meno meraviglioso nelle Famiglie dei Santi, nelle Famiglie che fanno i Santi.
Facciamo insieme, sotto questa luce divina, l'analisi della vita religiosa, in quanto è l'elevazione e lo sviluppo della vita cristiana, e della vostra vita religiosa paolina in quello che essa ha di caratteristico, in quanto essa è stella dalle altre diversa «stella a stella differt» (1 Cor. 15,41) nel firmamento della perfezione.

Dio nella vita religiosa paolina

Tutti siamo ugualmente creature di Dio: fatti, conservati e rifatti in permanenza, governati da Dio. A tutti il Signore, mettendoci in ordine amorevolmente, dice come a S. Caterina, mentre stringe i vincoli che invincibilmente ci uniscono e ci avvincono a Lui, principio, continuazione e fine: «Io sono quel che sono, tu sei quella che non sei». Per la grazia, poi, nati da Dio, siamo figlioli di Dio.
S. Tommaso viene a domandarsi se le anime consacrate nella vita di perfezione completa possono chiamarsi antonomasticamente religiose, senza far torto a nessuno e ben sapendo che volendo essere creature e figlioli di Dio, fedeli a Lui, Creatore e Padre, tutti devono essere religiosi di Dio.
Sì, risponde il santo Dottore, perché c'è una bella differenza tra sacrificio e olocausto, ed è questo il sacrificio per eccellenza, il sacrificio totale. Non ci contentiamo come religiosi nel senso pieno della parola, con l'adempimento dei soliti doveri religiosi essenziali, ma facciamo che tutta la vita e tutto nella vita, ogni atto e ogni particola di essa, sia un culto, con penetrante profumo d'incenso sul fuoco dell'amore, e che il nostro culto pieno e perenne, sia una vita, anticamera del paradiso «sicut in coelo» «illi canentes iungimur - almae Sionis aemuli» (Hymnus «Alto ex Olympi» Laudes Ded. Ecc.). «Religiosus antonomastice dicitur, dice l'Angelico, qui mancipatur totaliter divino famulatui, quasi holocaustum offerens» (2.a 2.ae q. 186, 1).
Dai diversi modi coi quali questo primo carattere di ogni vita veramente Deo devota, consecrata, religiosa,viene attuato, tradotto in adorazione, servizio, dono di sé a Dio Creatore e Padre, nascono differenze fra le Religioni: contemplative, attive, miste. Ma anche negli stessi diversi tipi, quante peculiarità, quanti dettagli eloquenti della profondità del senso divino della vita, quante piccole pratiche che traducono fedelmente e che alimentano la fame e la sete di Dio!
Scendendo a voi, miei cari, è bello trovare nella vostra vita, nel vostro spirito, nelle vostre Costituzioni, nelle vostre pratiche, nelle vostre preghiere, nei motti evangelici o scritturali scolpiti o dipinti, e non a caso, nelle vostre chiese, cappelle, case, il profondo senso paolino di Dio, della offerta totale a Lui.
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Le vostre giornate rinnovano con umile e fidente dedizione il pieno e solenne Capitolo paolino di Roma: «Regi saeculorum immortali, invisibili, soli Deo honor et gloria in saecula saeculorum. Amen» (1 Tim. 1,17). Deo gratias!
Il senso paolino acuito, sempre sveglio di Dio che fa vedere e gustare Lui in tutto e tutto sempre in Lui, nel Dio vivente è e deve essere la sostanza della vostra vita. Un grande figliolo di S. Alfonso confessava: «Se si dovesse scrivere la mia vita si dovrebbe intitolare: La storia di un ateo, di un uomo che visse frequentemente come se Dio non ci fosse». Lui lo diceva per umiltà profonda, ma quanto sarebbe dolorosamente vana e sciocca (Sap. 13,1; Rom. 1,18-23) e insensata (Sap. 5,4) la vita vuota o semivuota di Dio, o se mai piena a sbalzi, di una parvenza astratta, sbiadita e lontana di Quello che è la vita e dal Quale ogni vita sgorga (Giov. 1, 3-5). Saremmo ben lontani dallo spirito paolino della vostra Famiglia. Essa ha uno spirito profondo, gioioso, teresiano di fede e così di amore, venerazione, sete della Parola di Dio. Questi sentimenti trovano espressioni commoventi e sfogo consapevole in tanti modi edificanti nelle chiese e nelle case paoline. Essi sono confermati, alimentati, diffusi nell'apostolato della parola di Dio. Altro aspetto del vostro senso divino è il gusto e la passione del culto; della liturgia perfetta e sapiente, dell'arte sacra, dell'ufficiatura solenne e sociale che vi aduna nei giorni festivi per inneggiare corporativamente con la Chiesa al sommo Iddio che è il nostro Padre: Patrem immensae maiestatis.
La virtù della religione filiale che unisce alla giustizia la carità, il dono della pietà filiale verso Dio Padre e verso la Madonna Madre, fraterna verso l'Unigenito che ha voluto diventare il Primogenito tra i molti fratelli (Rom. 8,29), verso questo Figliolo del Padre comune, s'uniscono bellamente nell'ora di adorazione giornaliera la quale avvolge l'adempimento delle diverse pratiche religiose, nel tono intimo, semplice e filiale delle preghiere, delle benedizioni, delle giaculatorie.
Prova assai forte e commovente di questo senso divino, di questo senso di adorazione, di fede soprannaturale, di fiducia nella preghiera, è l'aver voluto con tenace volontà e l'aver eseguito con fedeltà che vince ogni ostacolo, che una delle Famiglie paoline avesse la perenne rappresentazione presso Gesù di tutte le altre impegnate in un lavoro più pressante e assillante. Quest'idea che si trova in alcuni fondatori moderni, da S. Giuseppe B. Cottolengo in poi, è stata perfettamente sintonizzata con tutte le peculiarità dello spirito e dell'apostolato paolino.
In questo clima, il lavoro fatto per ubbidienza, fatto per Lui con intenzioni divine, cioè con le Sue intenzioni (per Ipsum), fatto con Lui col senso ravvivato della sua presenza sacramentale ben vicina (cum Ipso) e della presenza di Dio uno e trino in ciascuno, fatto in Lui (in Ipso) dandogli, sacrificandogli per l'abnegazione, la fatica, la mortificazione autentica vita, forza e ardore diventa un vero culto di Dio, un vero apostolato, come usano chiamarlo, in partenza e in potenza.
Tutto questo deve dare, dà, se siete fedeli, un peculiare senso divino, veramente paolino alla vostra vita religiosa.
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Cristo nella vita religiosa paolina

Il religioso, se è consapevole della sua vocazione nel concetto della Chiesa, è un uomo innamorato di Cristo che, credendo al suo amore, divino ed umano, ha risposto con un pieno e sicuro all'invito e alla vocazione divina con un triplice voglio e il triplice gesto impegnativo corrispondente al triplice aspetto di quell'invito.
«Se vuoi essere perfetto» ! So che non sono obbligato alla perfezione che deve diventare vita vissuta appieno come Gesù, anche in quello che Lui fece e consigliò ma non impose. Lui mi invita per amore, perché vuole che diventi appieno somigliante a Lui «Franciscus alter Christus"; rispondo per amore e con amore con un bel sì, voglio. Gesù ci mette alla prova, perché vediamo noi e facciamo vedere se il , se il nostro generale voglio è sincero, deciso, forte e va difilato al concreto, alla prova del fuoco. Se vuoi essere perfetto sul serio: va', vendi tutto, lascia tutto, vieni solo e spoglio e seguimi in modo che viva la mia vita.
Diceva il B. Don Riccardi: «essere santo è prendere le cose sul serio». Quanti non le prendono! Quanti svuotano invano la vita religiosa e stentano a credere, chiudendo gli occhi e volendo convertire in leggenda e sogno la storia di ieri e di oggi, che la vocazione poi, ha del poetico e non deve essere per forza così seria. A questi che non sentono la forza dell'amore divino né in Lui, né in se stessi, né negli altri di ieri e di oggi, Gesù potrebbe dire come ad Angela da Foligno: «Pensi che amo per ischerzo» aggiungendo ancora: «Pensi che mi contento con un amore da burla e che il mio amore non fa forza e non da forza come ieri». «Violenti rapiunt» (Mt. 11,12).
Su questo sfondo uguale per tutti i religiosi, Cristo è visto e riprodotto in tanti modi: nei suoi tratti e nei suoi misteri, cosi da vivere con sempre nuove amabili presenze sottolineate nella Chiesa: Cristo, tutto Cristo con tutti i suoi misteri, il Cristo completo, vivo, vivente, operante.
E venendo di nuovo a voi, quale è il tratto di Gesù che specialmente ritraete, per il quale Gesù spicca in voi, per il quale singolarmente siete Cristofori, portatori del Cristo, dal quale è dominata la vostra organizzazione, le vostre «Opere Christiane religiose», la vostra formazione, il vostro apostolato?
Gesù Maestro! Egli è la Verità, là Via e la Vita. Ego sum Veritas, Ego sum lux mundi. Unus est Magister vester Christus - Vos vocatis me Magistrum et bene dicitis sum etenim. Il senso profondo, vivo, poetico, fervente del magistero di Cristo, della verità di Cristo, della cooperazione al Magistero di Cristo: «Vos estis lux mundi». Questo è il riassunto di Paolo, con tutto quel che segue. E' difficile e antipatico riassumere un fine, una vita, e voi siete una edizione moderna, maneggevole, se volete tascabile, di S. Paolo.
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Gesù Maestro è Gesù modello, fa quel che dice, e c'insegna a farlo. Converte la luce in vita «lumen vitae» (Gv. 8,12) ed è allora che la sua luce diventata Sua vita e diventata nostra vita è in noi Luce viva e vissuta.
Gesù poi, Maestro e Modello, opera sul fondo della nostra anima: ci purifica, ci libera «Veritas liberabit vos» (Gv. 8,32 ), e conoscendo come Lui e facendo come Lui, ci trasformiamo in Lui amandolo e vivendolo.
Tutto contiene, ripete, ritrae in voi questa idea fondamentale: Gesù che viene al mondo a portare la verità e la luce, e la testimonianza di esse, ad insegnarla, a farcela insegnare.
Il Superiore si chiama Primo Maestro, poi vengono gli altri Maestri, e i Discepoli e le Pie Discepole. L'autorità s'ammanta del Magistero e questo non solo nel grado più alto tra gli uomini, come nell'Ordine dei Predicatori (Maestro generale) e l'ubbidienza è come primo aspetto docilità alla parola di Dio che illumina e guida.
Tutti per la formazione devono diventare, come S. Paolo, altri Lui e così: Maestri e modelli e portatori della vita divina alle anime.
Gesù Maestro e Verità non è per voi una cosa lontana e sbiadita. La vostra pietà eucaristica è l'amore, l'attenzione, l'adorazione al Divino Maestro vivo e parlante che: «adest et vocat te», che come ieri, come oggi «est quotidie docens in tempio».

Cum Maria Matre Eius

La Madonna, la Madre di Gesù, è per tutti noi Madre: la Madre dei fratelli di Gesù. Come tali noi siamo l'estensione di Gesù, come il tralcio è l'estensione ed espansione della vite. La Madonna che 'è stata elevata dal Suo Figliolo alla partecipazione nell'economia della Redenzione per la Corredenzione, ha voluto con delicatezza filiale ad un tempo e fraterna attraverso di quella squisita, completa e continua maternità che è la Mediazione, che la Madre sua fosse Madre e facesse sempre la Madre dei suoi fratelli. Tanto più quanto più a Lui somiglianti. Essa, la Madre della divina grazia, che fa i santi e la tenera Madre dei Santi, di noi che dobbiamo e vogliamo esserlo. Ci può dire con più consapevolezza e verità quello che S. Paolo, fiero della sua paternità spirituale, diceva ai Corinzi: «Si decem millia paedagogorum habeatis in Christo sed non multos patres; nam in Christo Jesu per evangelium ego vos genui» (1 Cor. 4,15).
La Famiglia paolina ama e invoca la Madonna sotto quel titolo e aspetto di pienezza che porta in sé la «Regina e Madre degli Apostoli». Per tutti e sempre la Madonna, è Regina «alta e bella più che creatura», tanto potente quanto buona, per tutti e sempre è Madre, ma per gli Apostoli, che devono partecipare della sua maternità feconda di Dio, Essa è e deve essere più teneramente, più intensamente Regina, Signora, Madre. Questo titolo, già prima del Beato V. Pallotti e specialmente da esso e dopo esso è strettamente unito con l'invocazione del Cuore dolcissimo di Maria. Essa ama le anime, le vocazioni all'apostolato anche col cuore dei suoi Apostoli che Le sono, in quanto artefici e esponenti del Regno dì Dio, singolarmente cari.

S. Paolo

Il «Magister e il Doctor gentium», Colui che conosceva Cristo, Cristo Crocifisso, scandalo per le menti chiuse e ostinate dei Giudei, stoltezza pei leggeri e gaudenti pagani o paganeggianti, ma sapienza e forza di Dio pei fedeli è l'ideale delle Famiglie paoline. Che ogni membro avendo il Cuore di Paolo abbia il Cuore di Cristo, e sia con Gesù come Paolo, cammino, verità e vita, luce, maestro, dottore: «Vos estis lux mundi».
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La Chiesa nella teologia della vita religiosa e paolina

Come è bella, profonda, commovente la Teologia della vita religiosa e in particolare della vita religiosa paolina sotto l'aspetto per essa essenziale della Chiesa.
La Chiesa è la Sposa fedele di Cristo Signore che ci conserva, ci trasmette, ci assicura i suoi tesori.
La Chiesa è il corpo mistico, misterioso, ma vivo e vero di Cristo, nel quale, come il tralcio nella vite, abbiamo la vita.
Non siamo stati pensati né realizzati in astratto e isolatamente, ma abbiamo la vita, il senso, la missione come il membro nel corpo, come il ramo nell'albero, come la pietra nell'edificio, nella Chiesa, nel Corpo di Cristo, nella struttura soprannaturale.
Nella Chiesa poi formiamo uno stato fondamentale sotto l'aspetto più amabile, quello che, senza forzare nessuno, apre ai generosi le alte cime, fissandoli in esse e spingendoli a vette più alte.
Costituiamo non soltanto uno stato, ma siamo ordinati in società compatte che formano una delle fasi dell'organizzazione della S. Chiesa (cc. 107; 487sgg.). E' stata la Chiesa, ispirata e guidata dallo Spirito Santo che ha eretto queste società di professionisti della santità, che come canonizza i Santi, adoperando il suo magistero le ha approvate e canonizzate, che, in modo adeguato agli scopi di santità e di apostolato ad esse affidati, le ha accuratamente organizzate, che le governa con regime e competenze peculiari, che le adopera in tutti i campi e in tutte le forme dell'apostolato, specialmente in quelle di conquista, di specializzazione, di complemento e di supplemento.
Adoperando la perfezione della carità per l'apostolato perfetto e completo, la Chiesa ha comunicato alle società di perfezione meravigliose partecipazioni delle sue note d'unità, cattolicità, apostolicità, santità.
Se, anche per non divagare troppo, veniamo a voi, è consolante costatare come sentite e vivete paolinamente la Chiesa, il Corpo mistico, il Papa con 1'«ubi Petrus ibi Ecclesia, ubi Papa ibi Petrus atque Ecclesia». La storia del vostro voto di fedeltà al Papa come approvazione, come contenuto, come redazione, come spirito è una bella, intima storia, che deve incidere in voi, in tutti voi, un profondo, generoso e lieto carattere di dedizione.
Le note della S. Chiesa sono e devono essere il vostro ideale, in quanto siete e volete essere sempre più e meglio figlioli fedeli della Chiesa e del Papa.
L'unità prima di tutto in ciascuna Famiglia, unità che sopprime le classi, anche, secondo una rispettatile e amabile tendenza moderna in Istituti analoghi, nella Pia Società San Paolo, tolte le diversità che provengono dal Sacerdozio o sono ad essi naturalmente congiunte. L'unità di tutte le Famiglie: nel Padre comune conservatovi, come vero regalo della Provvidenza fino all'organizzazione completa; unità di spirito, di formazione e di disciplina secondo la natura e gli scopi di ciascuna Famiglia; unità finalmente di apostolato nei suoi caratteri, nei suoi fini, nei suoi metodi, nel senso vivo e fattivo di collaborazione coordinati negli apostolati basici delle edizioni, della propaganda, delle vocazioni, dei diversi complementi, supplementi, aiuti.
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La cattolicità generosamente paolina che non soltanto non distingue categorie, sapienti o insipienti, né classi, né lingue, né razze, né luoghi, ma abbraccia di diritto, di fedeltà, d'impulso tutti e ciascuno, dovunque e sempre.
L'apostolicità che comprende in voi, prima la fedeltà dottrinale, fino alle virgole, alla tradizione apostolica di Pietro, di Paolo, di tutti gli Apostoli e dei loro successori fino all'amabilissimo e amatissimo Giovanni XXIII (quem Deus diu sospitem servet) e con Lui a tutta la legittima Gerarchia. Poi la fedeltà alla vocazione apostolica dell'«impendam et superimpendar» dell'apostolato consustanziale che converte tutta la vita e la santità in apostolato senza residui o ritagli (horae subscrivae) tutto l'apostolato in vita e santità.
La santità finalmente della S. Chiesa ricordando che dobbiamo, paolinamente dovete, essere santi non per un lusso, ma per dovere elementare e fondamentale verso Dio, verso la Chiesa, verso tutti «pro eis sanctifico me ipsum». Per questo vi ha creati la Chiesa, perché siate l'apologia vivente, la bandiera che sventola della sua santità. Santità che deve abbracciare tutti, - ungere e profumare tutto, elevare tutto: vita, dottrina, apostolato, sentimenti, conversazioni, attitudini. La santità è Gesù vivente in noi, come nella Madonna, come in S. Paolo, con vita rigogliosa e totale «omnia omnibus» in modo che Lui, modello e cammino, verità e Maestro, Redentore, Trasformatore, Vita sia il profondo regime della nostra vita: «Vivo ego iam non ego; vivit vero in me Christus», in modo tale, per dirla con S. Paolo ancora, che se anche tutto è nostro, scienza, volontà, forza, gra-zia, noi, con tutto quanto abbiamo e quanto siamo, siamo di Cristo, come Cristo è di Dio, del Verbo.

II. - ASCETICA E DISCIPLINA

A chi esamina attentamente e serenamente le vostre diverse Costituzioni, che sono il letto nel quale per volontà della Chiesa scorre ordinata e sicura la vostra ascetica e la vostra disciplina, esse, nella loro chiarezza, solidità, facile e felice semplicità, danno l'impressione netta di essere in piena armonia coll'ideale religioso, col vostro spirito, col vostro apostolato.
Ascetica e disciplina ben piantate negli aspetti teologici determinanti e caratteristici della vostra vita. Ascetica che ha come radice vivace una pietà soda, dottrinale, liturgica, semplice e ben assimilata, sobria.
Ascetica e disciplina severamente religiose nei voti, negli ordinamenti ed orari, nelle pratiche.
Ascetica e disciplina di lavoro assiduo, tenace, regolato, santificante ed apostolica.
Ascetica penetrata dalla presenza eucaristica del Maestro.
Ascetica robusta che esige sforzo, abnegazione, dedizione, fedeltà, dimenticanza di se stesso. Ascetica finalmente piantata sull'unità della vita, che si dà a Dio e per Dio, informata da apostolato, dall'apostolato degli apostolati, e puntata su di esso e su di essi, come mentalità, cuore, indirizzo, opere.
Il Maestro! diventare fedeli discepoli che lo capiscono, che lo riproducono, che lo vivono alla San Paolo per diventare maestri che lo insegnano come si è scolpito nel basamento dell'altare maggiore del Santuario della Regina degli Apostoli: «Ego sum lux mundi» a destra; «Vos estis lux mundi» a sinistra.
Far glorificare per glorificare in pienezza, far amare per amare con più cuori, santificarsi per santificare, santificare per santificarsi.
Uno dei primi e generosi Vicari Apostolici degli Oblati al Polo nel Canada Mons. Le Frèche prese come stemma una saetta sparata, sopra, «tanquam sagittam electam» e sotto una canoa che filava, col motto: «Diritto allo scopo».
Diritto allo scopo, come S. Paolo e con Lui, tutti i Paolini e le Paoline di Don Alberione. E' il loro fedele riassunto.
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III. - APOSTOLO E APOSTOLATI

Come è triste la possibilità ed è desolante la realtà di un apostolato senza anima, d'apostolati senza apostolato o almeno con apostolato comatoso, oppresso dal moltiplicarsi vertiginoso delle opere in proporzione inversa dello zelo, che rimane o diventa nano, vano, insignificante, umano.
Prendendo la vostra opera paolina in tutte e ciascuna delle Famiglie fino ad oggi, e senza voler mettere limite alla Provvidenza attiva e fattiva di Dio, né alla fedele collaborazione dei suoi servi, quali sono gli aspetti principali del vostro apostolato vivo ed animato, aperto, audace e tante volte diventato vero apostolato di punta?
Senza dubbio il leit motiv dei vostri apostolati è sempre Gesù Maestro, Maestro di tutti, Maestro sempre e in tutto. «Veritas liberabit vos»; «Verbum Domini manet in aeternum».
a) Il Magistero di Gesù è a suo nome per mezzo, non soltanto della parola fugace, che passa e non torna, ma di quella che ritorna a piacimento, che può rinnovarsi, che s'incarna e prende corpo, colore, suono. Il così detto apostolato delle edizioni. Quale potenza di diffusione nello spazio e nel tempo ha questa parola di Dio non legata né assoggettata alla tirannide di questa o quell'altra forma o alla fatale legge del tempo. Dar libertà, agilità, rapidità, riversibilità, alla parola di Dio, adoperando la tecnica, tutte le tecniche, tutti i progressi a servizio di essa, della sua efficacia salvatrice.
b) L'apostolato della propaganda in tutte le forme: distribuzione, annunzio, ripetizione, cinema, radio, televisione, perché possa arrivare a tutti e dovunque il fragile, sottile, colorato involucro che contiene la feconda parola di Dio.
c) L'apostolato delle vocazioni e delle collaborazioni. Incominciato dal «Rogate ergo Dominum messis», e aiutando l'opera della grazia, l'apostolato delle vocazioni è tutto nello svegliare, scoprire, favorire, convogliare le vocazioni religiose, apostoliche, le vocazioni anche e specialmente alle vostre opere. Con la recente approvazione di tre Istituti Secolari che non soltanto fiancheggiano i vostri sforzi, ma prendono parte come ardenti Collaboratori pieni dello stesso vostro ardore, irregimentati nell'azione comune, le energie si moltiplicano e si potenziano meravigliosamente.
d) L'apostolato della cooperazione ad altri apostolati, se anche non vostri specifici, coi vostri mezzi e coi vostri sforzi p. e. all'azione parrocchiale, all'azione cattolica, missionaria, liturgica, sociale. Tutte le opere fanno a gara nel prestarsi e nel dare mano generosa e forte a queste cooperazioni, salvando i fini specifici e adoperando prevalenti mezzi peculiari, ma si consacra tutto a questa volonterosa cooperazione l'opera veramente provvida delle Pastorelle.
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La commemorazione di S. Paolo e la chiusura del mese del S. Cuore mi mettono nel cuore e sul labbro le ultime parole: Fede, Fiducia, Fedeltà.
1. Fede viva, senza ecclissi né sbiadimenti che se anche non la intaccano hanno ripercussioni immediate sulla pietà e le altre due virtù teologali. Fede ma luminosa, notte di luna piena nella quale, come cantava S. Lorenzo, tutto è chiaro, tutto si vede o si indovina in Dio: «Mea nox obscurum non habet, sed omnia in luce clarescunt» (Ant. 6.a del Mattut. della Festa). Fede, ma viva che converte la vita in vita di fede, che ci fa vedere tutto e sempre con gli occhi di Dio, che ci dà il senso divino delle cose, degli avvenimenti, delle croci, dell'autorità, del prossimo, che accende la lucerna della parola di Dio la quale splendendo nella caligine di questo mondo penetra e dissipa le sue tenebre. Fede teologica ed ascetica solida come un macigno sulla quale tutto regge, niente crolla; fede apostolica che guida, che sorregge, che trascina e spinge, la fede di Pietro e Paolo.
2. Fiducia. La fede è la sostanza della speranza, dice S. Paolo. La fiducia, la speranza che penetra la vita e la fa dolcezza, che vuol dire unzione, sicurezza, abbandono, la parola trionfante di S. Paolo: «Scio Cui credidi», so di Chi mi son fidato, so a Chi mi sono affidato et certus sum, per me e per gli altri, che è forte e buono. Per ispirare e istillare fiducia, quando si parla, si scrive, si fa, si consola, si soffre, bisogna averla. La fiducia, come madre buona, sollecita, industriosa, alimenta tutta una prole di virtù: preghiera, coraggio, generosità, magnanimità, costanza. I suoi motti sono gli slogan e le sfide dei trionfatori: «Omnia possum in Eo qui me confortat» di S. Paolo. «S'ottiene quanto si spera» di S. Giovanni della Croce, «adesso si dovrà vedere che cosa saprà fare Vostra Bontà onnipotente in un'anima piccola ma vostra che vi si dà senza riserva».
3. Dalla fede e dalla fiducia, quando sono forti e vive, emana come un bisogno dell'anima la fedeltà, cioè la carità che fu forza di S. Paolo, la carità profumata, come diceva Don Columbia Marmion, la carità «dell'impendam et superimpendar», del «mi protendo in avanti», del «povero me se mi stanco d'evangelizzare», del «Signore che io sappia lavorare stanco»! Bella l'umile fedeltà della Madonna, la «Virgo fidelis», bella la fedeltà così sincera di S. Paolo: «gratia Dei sum id quod sum», «gratia Dei semper in me manet», «gratia Dei in me vacua non fuit».
Che sia così la vostra delicata, umile, instancabile fedeltà. Che rispondiate voi alla pungente domanda, alla ricerca dell'Apostolo: «Jam quaeritur inter dispensatores ut fidelis quis inveniatur», con fedeltà paolina.
Rinnovate questa fedeltà paolina oggi, festa dell'Apostolo, rinnovatela come ideale, come preghiera, come proposito e molla che scatta in ogni momento di pericolo o di bisogno.
Fedeltà a Dio Padre, Figliuolo, Spirito Santo. Fedeltà a Cristo Gesù, Maestro, Modello, Vita; fedeltà alla Virgo Fidelis, Regina e Madre degli Apostoli, fedeltà alla S. Chiesa e alle anime, fedeltà al Papa, alle Gerarchie esterne ed interne, fedeltà alla vocazione, ai confratelli, ai collaboratori; fedeltà dell'amore all'amore verso i suoi figliuoli.
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Nell'antica cornice della finestrella del sepolcro dell'Apostolo, rimossa senza dubbio perché non si intonava al baldacchino, si leggeva come bell'epitaffio l'ardente parola ai Filippesi (1,21) «Mihi vivere Christus est et mori lucrum». Perché la vostra morte sia il bel guadagno della corona di misericordia e di giustizia, che sia in pienezza la vostra vita, Cristo Verità e Maestro, Cristo ideale, modello, cammino, Cristo purificazione, risurrezione, vita che sia la vita della vostra vita, fortezza alle anime.
Finisco con un ricordo che è per voi, per noi amanti della verità, apostoli della Verità, una dolce consolazione.
Moriva a Vich nel fatidico 1848, e moriva in buona parte, martire della sua generosa difesa di Pio IX, Jaime Balmes, filosofo, apostolo della penna, precursore dell'apostolato delle edizioni. Arrivava sorella morte. Un suo amico e compagno che lo conosceva bene gli si avvicinò e gli disse: «ricordi Dr. Jaime quelle parole di S. Agostino: Quid amplius desiderat anima quam veritatem?». Scosse la testa, aprì gli occhi spenti e disse all'amico: «Me le ripeta che mi fa bene»!
Come fa bene in vita e in morte e dopo morte, Lui la Verità: Ego sum Veritas! Che bella vita la vita con la Verità, nella Verità, per la Verità!

In riconoscenza agli Offerenti per i piloni della Via Crucis (14) e del S. Rosario (15) e della nicchia e statua Regina Apostolorum, eretti nel bosco della Casa Divin Maestro per gli Esercizi Ss.: speciale ricordo nelle preghiere che colà si fanno, durante i corsi di ritiro ed aggiornamento. Sono in continuità per tutto l'anno.
Le offerte hanno coperto 22 piloni; ne rimangono ora scoperti i sette rimanenti.
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