Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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La meditazione32
Dopo il battesimo la più grande grazia è la vocazione alla vita religiosa. Tutti sono chiamati al paradiso, ma la vocazione religiosa è la vocazione ad un maggior grado di gloria in paradiso, e come mezzo un maggior grado di grazia sulla terra, grazia di ricevere il centuplo.
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Ogni grazia però deve essere corrisposta per avere il frutto. San Paolo diceva di sé: «gratia eius in me vacua non fuit!» e se fosse questa l'ultima esclamazione di ogni religiosa in punto di morte: «La grazia della vocazione non è stata inutile, cioè ho corrisposto», quale consolazione! Una luce eterna, un gaudio eterno! Che la grazia non sia inutile. E perché non sia inutile, il principale mezzo è la pietà.
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Fra le opere di pietà, stassera la meditazione. La meditazione è insieme un richiamare qualche verità o aspetto della vita di Gesù, ad esempio per considerarlo come un insegnamento morale, pratico ad uniformare la nostra vita agli insegnamenti divini, agli esempi di Gesù Cristo. Quindi la meditazione ha tre parti: esercizio della mente, del sentimento, della volontà, che possiamo anche cambiare di ordine e cioè: «Io sono la via» insegnamento pratico; «la verità» convincersi di quello che Gesù ci ha insegnato; «la vita» pregare per poter praticare.
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La meditazione è imposta a tutti i religiosi. E' preferibile che si faccia al mattino. Perché la meditazione è prescritta? Per la sua grande necessità. Le verità che abbiamo studiato nel catechismo sono santissime e così le preghiere e le virtù: non basta però che ci siano, bisogna che noi le adoperiamo. A quelle verità bisogna prestar fede, a quegli insegnamenti morali bisogna aderire, e quelle preghiere bisogna farle. La meditazione fa passare ciò che è teoria alla pratica, cioè l'insegnamento generale lo applica al nostro caso particolare.
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Ad esempio: Il III Mistero gaudioso. - La nascita di Gesù a Betlemme.
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Noi immaginiamo quello che è successo là. Questo è un fatto, e sopra questo noi veniamo a considerazioni. Il Figlio di Dio che nasce in estrema povertà; la Vergine presenta le prime adorazioni a nome degli uomini. Nella notte tutto tace, ma Dio riceve un onore infinito dal Figlio, e Gesù adorava e riparava. Entriamo quasi timidamente anche noi coi pastori, e ci meravigliamo che il Figlio di Dio nasca in estrema povertà, quasi la nostra fede è messa alla prova. Un re, un principe, sarebbe nato in un palazzo! Noi ci confondiamo: tanto orgoglio e tante pretese che abbiamo circa il cibo, l'alloggio, il vestito, vogliamo che ci usino riguardo. Proviamo a paragonarci con Lui. In questa lezione di povertà vogliamo imparare qualche cosa: il cuore nostro è così distaccato dalle cose della terra? Qualche volta siamo attaccati ad una minuzia, ci offendiamo per una mancanza di riguardo. Quanto siamo discosti dallo spirito di Gesù! «Beati i poveri» allora ci sentiamo confusi di vivere di tante piccole ambizioni. Anche il cambiamento di un posto alle volte viene ad essere una questione, a decidere tante cose; si perde la pace. E se qualche volta viene a mancare di quello che crediamo necessario, noi dobbiamo avere lo spirito di Gesù che cerca per sé quello che è più povero. Nasce in una capanna che non è sua, come poi verrà deposto in un sepolcro che non è suo, come durante l'apostolato non aveva una pietra su cui posare il capo. Dovunque si fermasse poteva venire qualcuno a dirgli: «Qui non puoi stare, è mio». L'orgoglio ci impedisce di capire lo spirito di povertà. Lo spirito di ricchezza quando invade la Chiesa o gli Istituti religiosi, porta la rovina. Quando gli Istituti cominciano a possedere ampiamente, e non sentono più il bisogno di lavorare, abbondano nel cibo, non sono contenti dell'abitazione e poi hanno pretese anche nei riguardi delle relazioni, che cosa dire? Principio della rovina, principio della fine della santità e del progresso. Allora ecco: noi ci inginocchiamo davanti a Gesù con Maria e Giuseppe e contempliamo.
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Quanto siamo ancora attaccati! Voglio esercitare la povertà in questo piccolo punto. E' il cuore che occorre che sia distaccato: venire alla pratica.
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Poi con Maria e Giuseppe facciamo i nostri propositi e offriamoli a Gesù Bambino, quindi diciamo il III mistero gaudioso tante volte finche ci entri nel cuore l'amore. alla povertà, e allora le conclusioni sarebbero più facili, pratiche.
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Ecco dunque la meditazione: prima ricordare un fatto e riprodurselo nella mente, poi si ragiona sopra; terzo si viene alla preghiera che è proporre, domandare perdono delle nostre mancanze e quindi chiedere la grazia di convertirsi e di passare bene la giornata riconfermando il nostro proposito principale. Così ci avviciniamo ai nostri modelli: Gesù, Maria, Giuseppe. E' quella la via da prendere, quella che hanno tenuto loro; le altre cose sono inganno, sono illusioni, servono alla vita presente e non all'eternità. Quindi prima la mente che ripensa, secondo la volontà e terzo il sentimento. Pero Si può meditare su tutta la vita di Gesù e specialmente le Suore di Gesù buon Pastore cosa debbono meditare se non la vita del loro Maestro, del loro modello, del loro amico, del loro Sposo?
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Si può meditare anche su una verità, ad esempio: la morte è certa; siate perfetti come e perfetto il Padre mio, ecc.
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Avviene che alle cose spirituali diamo meno importanza che allo studio e che alle cose materiali.
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Quando c'è una comunità è bene fare così: tutti comperino il libro di meditazione che si vuol fare in quell'anno, in quel tempo. Fare come nella scuola, preso un testo di meditazione, seguirlo, se c'è chi dirige la meditazione si mediti su un primo punto e poi su un secondo e su ciascuno farà delle riflessioni, delle applicazioni; alla fine si fanno gli esami di coscienza, i propositi, si eccita il dolore perché abbiamo mancato, si eccita il nostro cuore a desideri di santità e si conclude con la preghiera tutte insieme.
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Se la meditazione dura una mezz'ora si adoperino almeno dodici minuti per le riflessioni, per le applicazioni, per il pentimento, per i propositi, per la preghiera.
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Giova, anche quando la meditazione non si fa assieme, che tutte abbiano lo stesso libro, in maniera che in un anno si faccia una cosa.
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Giova anche ripetere lo stesso libro altre volte perché sia impresso bene nell'anima e alla fine si ha un'istruzione: prima sulle verità del credo, poi sui Comandamenti, virtù e Consigli Evangelici, poi sui mezzi di grazia sulla preghiera.
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Così si ha un complesso di cose che sono utili, poi perché si dicono agli altri: giovani, fanciulli.
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Ma tenere in mente un testo, un complesso di meditazioni che espongano tutto il principale che è da impararsi, da dirsi, da meditarsi. Poi si può ripetere per due o tre anni lo stesso testo perché su 365 meditazioni, alla fine non si ricorda quello che si era letto in principio.
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Su questo punto della meditazione c'è da fare qualche passo avanti: si perde molto tempo perché non c'è ordine. Ordinandosi si guadagna tanto tempo. E il tempo è prezioso tutto, ma specialmente quello della meditazione.

5 agosto 1957

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32 5 agosto 1957.