Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Il peccato veniale26
Il profeta aveva detto annunziando Gesù che sarebbe venuto a distruggere il peccato e stabilire la salvezza. Così il Ministro di Dio così la suora pastorella, sono destinati a distruggere il peccato, a portare la grazia e salvezza, cioè la vita veramente cristiana nel mondo. Se questo è il fine, in primo luogo abbiamo da distruggere il peccato in noi e tendere alla santità, poi indurre le anime a camminare nella via del Cielo.
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Quale peccato dobbiamo distruggere? Vi è il peccato originale distrutto nel battesimo, ma non furono tolte però le sue conseguenze; è rimasta ad esempio la concupiscenza in noi. Vi è il peccato attuale, quello che possiamo compiere noi; può essere grave ossia mortale e veniale. Il peccato grave ci distacca da Dio, ci mette sulla via della perdizione.
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Ora trattiamo del peccato veniale. In primo luogo perché fra di noi non si dovrebbe mai parlare di peccato mortale, d'altra parte chi combatte il veniale non cade nel mortale.
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Si può applicare ciò che è detto nella Scrittura: fuggi il peccato come fuggiresti una serpe.
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Il peccato veniale è un'offesa fatta a Dio, non è che ci distacchi totalmente da Dio, ma diminuisce l'unione con Lui. Il purgatorio non è una pena così leggera da poter dire: se vado, esco; indicherebbe poca fede, poco amore a noi stessi. Il peccato veniale non proibisce di recarsi alla comunione; naturalmente se l'anima vuol fare una comunione fruttuosa prima dovrà piangere la sua stoltezza. Le venialità non sono certamente una preparazione a ricevere ancora Gesù nel cuore. Preparare a Gesù un letto di spine? Le spine indicano le venialità. Ricevere Gesù con le spine nel cuore, che audacia! Il peccato veniale non condanna all'inferno, quindi se alla sera si va a riposare e si pensa che è stato offeso Gesù, si chiede perdono. Ma se si morisse durante la notte quanti rimproveri farebbe Gesù! Se il peccato mortale è la causa della morte di Gesù, il peccato veniale è la causa dell'incoronazione di spine, delle battiture e noi vorremmo aggiungere ancora qualche spina a Gesù?!
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Odiare dunque il peccato veniale per quello che è: ingiuria fatta a Gesù buon Pastore da cui abbiamo ricevuto innumerevoli grazie di amore. Come si corrisponde all'amore di Gesù con la più nera ingratitudine? Gesù è sensibilissimo alle nostre offese.
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Il peccato veniale è causa della tiepidezza dell'anima ed è causa per cui l'anima avrà nella sua vita tante angustie. Chi si abitua ai peccati veniali non corrisponde bene alla vocazione. Chi aspira alla vita religiosa dice: io voglio farmi santa perché la vocazione è chiamata alla perfezione, e quindi la tiepidezza, la noia, lo scontento, lo scoraggiamento che penetra nell'animo e accompagna la vita, la ostacolano.
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Noi dobbiamo sentire la gioia della nostra vocazione, dobbiamo sentire che noi abbiamo lasciato il mondo ma per Gesù; abbiamo lasciato una famiglia ma per un'altra famiglia più numerosa: la Parrocchia; abbiamo lasciato qualche cosa ma per acquistare il paradiso. Dobbiamo sentire la grazia della nostra vocazione: ci troviamo nella via felice e fortunata di lavorare per le anime e guadagnare il cielo. Tante imperfezioni nell'apostolato si spiegano con la venialità: si lascia di osservare quello che è prescritto nelle costituzioni, si trascura una regola, un avviso, e dopo ministero infecondo! Sembra che si semini in un campo tutta sabbia.
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La santità come assicura il frutto della vita apostolica!
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Il peccato veniale poi avvicina al grave e ne è la strada, e questa è la più tremenda conseguenza. Odiare il veniale. Il demonio sa tutte le arti per tentare e non propone alle anime delicate subito il peccato grave.
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Fa lasciare un po' la preghiera, eccita la fantasia, poi fa vedere, come ad Eva, che il peccato porta vantaggio.
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Temere di disgustare Dio che è Padre, temere di disgustare Gesù che è l'amico, lo Sposo dell'anima, temere di perdere le grazie, l'incorrispondenza alla vocazione.
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Come evitare il peccato veniale? Occorrono gli stessi mezzi che per evitare il peccato mortale. Gesù disse: pregate e vigilate. Pregare, cioè domandare sempre al Signore di non offenderlo né in cose gravi né in cose piccole. Pregare assiduamente. Facciamo una legge a noi stessi: io non acconsentirò mai a una bugia, a una disobbedienza, ad una mormorazione, non perderò mai il tempo, non asseconderò la gola, la pigrizia, combatterò l'invidia, l'orgoglio.
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Domandare al Signore queste grazie particolarmente nella comunione, nella visita, nella messa. Pregare la nostra Madre celeste Immacolata, pregare il nostro Angelo Custode, i nostri Protettori san Pietro e san Paolo. Pregare e sempre temere anche quando l'anima pensa di essere in stato di fervore. E fra le preghiere specialmente il sacramento della confessione. Quando ci confessiamo bene abbiamo più fervore.
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Combattere il veniale, intendo con quelle Confessioni precedute da buona preparazione seguite da buon ringraziamento, accompagnate da buon dolore. Dobbiamo curare le nostre disposizioni. Vigilare: la vigilanza indica in generale mortificazione. Le occasioni possono essere i sentimenti, le tendenze, reprimere i moti di ira, combattere la gelosia. Vigilare sul cuore, desiderare del bene a tutti. Vigilare sulla fantasia, sui ricordi, sugli occhi, la lingua, l'udito, vigilare tutto il nostro essere. Una vita retta, disciplinata, amante del lavoro, dell'apostolato, della preghiera. Il lavoro è già un grande mezzo e sovente ci toglie molte occasioni di male. Vigilare sulle relazioni anche interne. Allora saremo salve e se siamo salve dal veniale certamente eviteremo il mortale.
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Supplichiamo l'Immacolata nostra Madre che preghi per noi.

2 agosto 1957

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26 2° agosto 1957.