Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Fine della vita religiosa28
Il fine della nostra vita è duplice: sulla terra conoscere, amare, servire Dio e in Cielo glorificarlo e goderlo per tutta l'eternità. Partecipare della sua stessa beatitudine.
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Sulla terra possono esserci due specie di vita: la vita cristiana semplice e la vita religiosa. Perciò è detto: «Se vuoi essere perfetto, vieni e seguimi». Parliamo del fine della vita religiosa, cioè dell'impegno che la figliola assume quando emette la professione. Anime a cui Dio dà una vocazione speciale, che può essere semplicemente religiosa, e di questa sono dotate le suore di clausura e i religiosi laici. Poi vi è la vocazione apostolica. Cioè quando una figliola oltre ad essere chiamata alla vita religiosa, è chiamata all'apostolato. Quindi oltre il primo precetto «Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze» desiderare con l'attività di amare il prossimo come se stessi, lavorando per la sua salvezza eterna. Vi è poi la vocazione ecclesiastica la quale è riservata ai sacerdoti, che sono anche religiosi ed hanno questa triplice vocazione: religiosa, apostolica, ecclesiastica.
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Avete dunque duplice vocazione, la quale importa duplice ordine di doveri e duplice ordine di gloria. Quali sono i vantaggi e il fine della vita religiosa? La vita religiosa in primo luogo, toglie alla persona che l'abbraccia tanti pensieri e preoccupazioni del mondo. Le figliole che scelgono la vita di famiglia, scelgono anche una cosa buona: il matrimonio è un sacramento. Ma nella loro vita incontreranno innumerevoli preoccupazioni. Sì quella via attrae tante giovinezze, che alle volte tradiscono anche la loro vocazione religiosa perché attratte dal mondo: la rosa. Ma non ricordano che sotto la rosa ci sono le spine. Il matrimonio è un vincolo che non si può sciogliere mai se non dalla morte. Viene detto: se il matrimonio avesse il noviziato non avrebbe più dei professi, perché sentono che quel nodo è ben grave. Questa occupazione e preoccupazione umana è propria della vita coniugale.
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La religiosa si libera da molte cose: non ha da pensare all'abito, al vestito, alle necessita della famiglia. La giovane specialmente fino a trent'anni, quante preoccupazioni ha per il vestito! La religiosa ha un vestito nero che ama e porta con venerazione perché glielo ha dato la Chiesa; la distingue dal mondo ed è segno che ella ama Gesù. Questo abito è particolarmente onorato, soprattutto negli Stati liberi. Negli Stati Uniti la suora non si mette mai in fila con la macchina e tutti si alzano in tram per farle posto; ma soprattutto la religiosa è libera da molti pericoli dell'anima; perciò è detto: la religiosa pecca più raramente. E' vero se una suora manca ne fanno gran meraviglia perché è raro; se fosse frequente nessuno si stupirebbe; ma si capisce: su un abito bianco una macchia nera si vede subito. E una macchia su una persona religiosa è indicata subito perché il mondo crede la religiosa santa.
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La religiosa ha da custodire sempre se stessa, ma da quante cose è salvata, da relazioni: difficilmente gli occhi del mondo la guardano con intenzioni non buone. D'altra parte la suora ha una vita più ritirata, tanti divertimenti le sono vietati; la Superiora e le sorelle la custodiscono, anzi le suore si custodiscono l'una con l'altra.
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Meno tentazioni interne perché il cuore della suora è di Dio e la tendenza all'amore che ella ha nel cuore si concentra e si esaurisce in Dio. Poi essa è più difesa dalle tentazioni esterne: mondo e demonio, perché ha più preghiera. E anche se il diavolo si avvicina, come si avvicinò a Maria, la suora è pronta a schiacciargli il capo.
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Bisogna ben pensare da quanti mali ha liberato il Signore l'anima che si consacra a Lui, ma poi vengono i beni.
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Nella vita religiosa vi è una grande pace, se è ben vissuta. Pace interiore: il peccato porta mille rimorsi e pene interiori, invece l'unione con Dio stabilisce l'anima in una grande serenità. Vogliono soddisfarsi i mondani? Ma quando mangiano il frutto vietato, sentono un qualche sapore subito subito, ma non hanno ancora finito di mangiarlo che subentra il timore della morte e dell'inferno. E se vedessimo quanti affanni hanno persone che alle volte vien la voglia d'invidiare, sentiremmo gran compassione. La suora è invece unita con Dio, vi sono sì le imperfezioni, ma essa vorrebbe essere più santa; si preoccupa per farsi più meriti ma sono tutte preoccupazioni di vita eterna, di paradiso. Ella sente che anche se ha dei difetti, Gesù è buono, stende un velo sopra di essi e continua ad aumentare la grazia, ed esercita sempre su quel cuore un'attrattiva che ha lo scopo di unirla sempre più a sé. Nelle statistiche risulta che in generale, la vita dei religiosi è più lunga in media di quella dei semplici cristiani; questo viene dalla vita ordinata e regolata, e accompagnata da una gran pace e serenità. La religiosa è nella pace di Dio; mentre gli altri vedono la morte con spavento per il giudizio di Dio, la religiosa contempla l'incontro col suo Gesù che ha sempre cercato. Gesù le dirà: «Vieni sposa, è passato l'inverno della vita presente vieni e sarai coronata». Oh, grande pace dell'anima! Provate ad amare tanto il Signore: «Gustate et videte quam suavis est Dominus». Se vi è la tiepidezza, la religiosa non può gustare tutta la pace intima, ma man mano che diventa fervorosa gusta assai quella soavità. Per lei il giorno della morte è il giorno in cui, chi ha lavorato per Gesù va a ricevere il premio.
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Se poi la religiosa cadesse, si alza più presto. Sente la voce di Dio, sente il richiamo della coscienza, sente che col peccato non si sta bene, sente che il Signore bussa al suo cuore. In chiesa, guardando al Tabernacolo, come Pietro a Gesù che usciva dal Sinedrio fra gli sgherri, pensa che Gesù rivolge su di lei i suoi occhi, e vede l'anima, e vede il cuore. Allora abbassa la testa, rientra in se stessa e chiede perdono.
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La vita religiosa, quanti beni ha! Ringraziamo il Signore della bella vocazione: chiamate a conoscere più Gesù, amarlo di più, servirlo e farlo amare, servire e conoscere. Quale preziosità di vita vi ha dato Gesù, quindi duplice ordine di meriti, poi seguirà duplice ordine di gloria.

3 agosto 1957

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28 3 agosto 1957.