Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ESERCIZI 1952
62. IL DOVERE DELLA SANTITÀ62
1. Gesù buon Pastore che vi ha voluto qui e che vi nutre dal tabernacolo, che vi guida; è lui che fa tutto: però lui vuole che noi ci guadagnamo meriti. Il paradiso se lo devono guadagnare tutti. Guadagna un bel paradiso chi andando avanti con l'età mette i propri meriti con quelli di Gesù Cristo. E' Gesù buon Pastore che ci vuole in paradiso, è lui che vuole che lo guadagniamo con i meriti e la buona volontà. Preparate dei buoni tesori per il paradiso. Gesù buon Pastore ha voluto darvi più mezzi per guadagnarlo poiché vi ha chiamato al paradiso delle religiose. Doppiamente dobbiamo ringraziarlo.
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2. Siate simili a Gesù, operate come ha operato il buon Pastore. Le pastorelle devono uniformarsi a Gesù. Le anime da noi salvate riconosceranno con Gesù Cristo i nostri meriti.
Come pregare. Sono certo che voi già pregate, fate la meditazione, l'esame, recitate i rosari e le giaculatorie. Le superiore devono esigere che le suore facciano le pratiche di pietà e devono dare il tempo per questo. Veder che le suore amino la preghiera, la stimino e la facciano secondo il nostro modo.
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3. Nella preghiera:
1° ricordarsi che si è religiose;
2° che si è pastorelle;
3° considerare Gesù buon Pastore via, verità e vita. Non dobbiamo fare la visita soltanto come la può fare una persona di vita cristiana e di vita pia, ma ricordarci che si è religiose. La suora deve avere questo pensiero: il Signore mi ha dato un lavoro da fare in questa terra, farmi santa. Ed esaminarsi se compie il suo primo dovere. Se una è malata e non può fare altre opere di apostolato, potrà farsi santa. Se invece una dice che farà questo lavoro più tardi, si inganna; si deve compiere il lavoro della propria santificazione finché si è giovani; non si può tramandare.
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4. Vi sono molte cose da imparare: taglio, cucito, canto; ma il primo lavoro è il lavoro interiore. Nell'esame di coscienza chiedersi se ci facciamo santi, se progrediamo nella pietà, nella povertà, ecc. Tenere presente il "fateci santi", santa religiosa, delicatissima, di coscienza nella povertà, nell'obbedienza, nella delicatezza, nella vita comune. Dovunque andate pensate di pregare alla stessa maniera che si fa in casa madre. Non potete essere sante senza essere sante religiose.
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5. Gli scoraggiamenti vengono anche ai santi anche agli apostoli; ma la tentazione non è assenza di vocazione. Non aprire la porta alla tentazione.
Voi siete di Gesù buon Pastore, e Gesù buon Pastore è vostro sposo.
Fedeltà al voto. Attente alla delicatezza di coscienza, non guardare, ritirarsi. La suora deve andare verso gli altri sempre piena di fervore, ripiena dello Spirito Santo. Le giovani non si mettono in certi pericoli e da sole. Le superiore hanno nelle loro mani dei tesori da custodire che ha dato loro Gesù.
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6. Contribuzione all'Istituto è anche l'uso del tempo. Vi sono persone che sanno essere santamente industriose. Impiegare la salute nelle cose di Dio e secondo come è stabilito e comandato. Sorvegliare una sull'altra.
Le pastorelle hanno tante occasioni di occupare bene il tempo. Per certi argomenti, mandate le giovani dalle mamme, che se ne intendono di più di voi. Che l'Istituto abbia membri sempre più sapienti, più generosi, più numerosi, che veramente amino le anime.
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7. L'obbedienza e la vita comune garantiscono che ci sia una certa unità tra di voi. Siete impegnate in diverse opere, è più facile per voi perdere lo spirito. Attente a non perdere le grazie. Ho un lavoro principale da fare: farmi santa e santa religiosa. Unione con l'Istituto e tra di voi. Istruite bene in che cosa consiste questo.
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8. Obbedienza. Voi vi incontrate in condizioni in cui potete farvi più meriti, e avete più difficoltà delle suore di clausura. Avete bisogno di una obbedienza più difficile e più meritoria per regolare bene il vostro orario, le vostre azioni. Tante volte è la Madonna che vi porta in braccio e vi salva dai pericoli.
Più che darvi dei comandi, vi diano delle direttive. Avanti con generosità e fermezza.

27 luglio 1952

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62 27 luglio 1952