Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GESÙ' VIA, VERITÀ' E VITA34
1. Gli esercizi sono il tempo in cui l'anima è più disponibile. Offriamo l'anno 1948 in adorazione, glorificazione, impetrazione, soddisfazione, in unione con Gesù eucaristico. Tutto "per Ipsum et cum Ipso et in Ipso" (Cit.). Dirigere bene le intenzioni in modo che l'anno renda per l'eternità il massimo di gloria a Dio, di bene a noi, di salvezza al prossimo. L'anno renderà a seconda delle nostre disposizioni.
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2. Molti sono i metodi per ascoltare la messa: a) considerarla come preghiera del mattino, dire il rosario, la vita crucis, i salmi ed altre orazioni; 6) il metodo dei quattro fini: adorare fino al Vangelo, ringraziare sino alla consacrazione, soddisfazione fino al Pater, supplicare dal Pater fino alla fine; c) il metodo via, verità e vita: fino a tutto il credo, Gesù verità; fino al Pater, Gesù via; fino alla fine, vita, in unione a Gesù sacerdote e vittima.
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3. La suora è come Maria, come vergine addolorata ai piedi di croce. E' molto opportuno pensare così. Gesù quando fu condannato da Pilato, Maria lo seppe da Giovanni e non volendo che Gesù morisse solo, prese la via più breve e lo accompagnò al calvario. Quando ero chierico, il direttore spirituale ci diceva: Al mattino, scendere silenziosamente dalla camerata e andare silenziosamente in unione con Maria verso il calvario. Non immoliamo solo Gesù, immoliamoci anche noi al Padre con Gesù. Con coraggio e fede immola te stesso.
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4. Nella messa ci sono tre offerenti: primo Gesù Cristo che offre se stesso: "Non mea sed tua voluntas fiat" (Mc 14,36). Secondo, il sacerdote che celebra ed è offerente secondario e cioè compie cerimonie, pronunzia la consacrazione, esercita il ministero. Terzo, gli offerenti, tutti coloro che assistono. La Madonna non era sacerdote, ma ai piedi della croce offrì il Figlio in unione a Giovanni e alle pie donne. Fra tutti, l'offerente più fervorosa era la Madonna. Che bel sacrificio il suo! Con quale pietà!
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5. Tenere presente oltre i fini anche i frutti della messa. Alcuni sono così ignoranti che pareggiano la messa con la comunione, con la meditazione. Esse sono solo delle pratiche di pietà, tutti gli esercizi di devozione hanno valore dalla messa, che è il mare della grazia. Le altre opere sono canali che sgorgano dalla messa.
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6. I frutti sono quattro: 1° generalissimo: va a tutti, al sacerdote, agli assistenti, ai fedeli ed infedeli; la messa sostiene il mondo. 2° Generale: spetta a quelli che sentono, servono, cantano, preparano ostie, vino, chi prepara i paramenti, dà elemosine per il sacerdote che dovrà celebrare. Questo frutto è maggiore del primo. 3° Frutto particolare: gode questo chi fa l'offerta perché sia applicata una messa; non occorre spiegare il nome, può essere anche un gruppo di viventi. Il frutto è in proporzione del sacrificio e dell'intenzione dell'offerta. Ci sono più frutti per una messa semplice che per 2400 messe, d'altra parte l'iscrizione a questa Pia Unione gode della perpetuità. L'iscrizione alle duemila messe è un bene individuale. 4° Frutto specialissimo: è riservato al sacerdote.
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7. Dice il Papa: Sono degni di lode coloro che allo scopo di rendere più comprensibile assistere alla s. messa pongono nelle mani dei fedeli un messalino di modo che preghino con le preghiere e i sentimenti stessi della chiesa. Il Papa vuole il canto, soprattutto liturgico, e il canto polifonico solo in alcune circostanze, per un maggiore splendore. La messa è più solenne e fruttuosa se vi partecipate con la comunione. Diamo a questa messa massima solennità. Ci dia il Signore la grazia di poter ricavare dalla messa il cento per uno, il frutto che trasse la Madonna sul calvario, in mezzo alle bestemmie dei pagani e all'ardente amore di san Giovanni, delle pie donne e di Maria santissima stessa.

dicembre 1947

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34 Dicembre 1947