Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GESÙ, PRINCIPE DI PACE9
In terra pax!
L'ultimo Natale, il Natale del Principe della Pace, «Princeps pacis», ha veduto il mondo senza pace. Da qualche mese la voce del cannone si è sovrapposta alla voce dei saggi, alla voce del Vicario del Principe della Pace; e mentre noi abbiamo passato, per bontà di Dio, in gioconda serenità quel santo giorno, già molti bimbi non avevano più patria, e tetto e focolare e babbo; molte spose e madri in lutto. E poi le vittime del mare dell'aria, della trincea! La vampa maligna si è estesa: Polonia, Germania, Inghilterra, Francia, Russia e Finlandia eroica: già prima Cina e Giappone; aggiungiamo i dominii e le colonie: un miliardo e 350 milioni d'abitanti del globo erano in guerra; tre quarti dell'umanità, mentre gli Angeli ripetevano nella Liturgia: «Et in terra pax hominibus».
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Quanto odio in fondo agli animi, oltre la lotta economica e militare, quante colpe, quanto disordine! Manca la pace esterna; ma più, molto di più manca quella interna!
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La Liturgia di Natale è liturgia di pace! Si è ripetuto: «Veni, Domine, visitare nos in pace», «et abundantia pacis», «et pax erit in terra nostra dum venerit».
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Isaia prediceva: «Et confiabunt gladios suos in vomeros: cambieranno le spade in vomeri e le lance in falci». Eppure si è lasciato il fecondo lavoro per assumere lancia e spada. Perché? La pace è una conseguenza del «gloria a Dio», della «buona volontà». Ma se c'è uno offeso nella gloria, è Dio; se una cosa manca, è la buona volontà.
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Ascoltiamo l'insegnamento del Maestro Bambino, del Dio Bambino, prima che il tempo natalizio passi del tutto. Il Natale del Verbo Incarnato è una scuola di pace.
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I) Che cos'è la pace?Gesù, Uomo-Dio, Dio Incarnato, è la nostra pace; «beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur».
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I Magi cercarono con sacrificio Gesù, nostra pace, ed ebbero la pace del cuore: «et gavisi sunt gaudio magno valde». Se ottenessimo anche noi questo dono! La pace dell'anima è il principio di ogni pace.
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Che cos'è la pace?Non so se avete passato qualche notte serena in alta montagna. Un silenzio solenne; un'armonia di tutte le cose; il mondo in basso, con tutte le sue macchine, con tutto il suo frastuono e artifizio, non giunge lassù. Immagine della pace! Avete forse contemplato il mare, quando è calmo, turchino luminoso; il mare immenso quando rispecchia qualcosa della calma esterna? Noi diciamo: è in pace. Ma quando questo mare si agita, si scuote, quando il cielo s'abbuia e scende l'uragano e tutte le potenze paiono sconvolte, allora, addio pace! Così è quando nel mondo, nell'anima, s'è perduta la pace.
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Che cos'è la pace? Un equilibrio, un'unità di cose simili e dissimili, una concordia, un ordine. Sant'Agostino l'ha definita: «Tranquillitas ordinis: tranquillità che risulta dalle cose ordinate».
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1) Ordine con Dio, Alfa ed Omega, principio e fine. «Non est pax impila»; «inquietum est cor nostrum donec requiescat in Te...».
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2) ordine con gli uomini, coi quali abbiamo comune l'origine e medesimo il fine; tutti figli del medesimo Padre, del medesimo riscatto.
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3) Ordine con se stessi: dentro se stessi: dominio della ragione, della virtù sulle passioni. L'agitazione, la dissipazione, l'instabilità, i molti desideri tolgono la pace.
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Che cos'è la pace? Un bene così grande, ha scritto Sant'Agostino, che nulla può essere più gradito all'orecchio, nulla più degno si può desiderare, niente di meglio si può ottenere.
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In questa vita è possibile la pace? Oh, sì: «in terra pax». Incipiente, imperfetta, ma vera. Però intendiamoci: è una pace di conquista, una pace armata: «Si vis pacem, para bellum: se vuoi essere in pace, tienti pronto a combattere», dicevano gli antichi; se questo, purtroppo, si avvera nel mondo politico, è giustissimo nel mondo dell'anima. «Fiat pax in virtute: nella tua fortezza». «Non sono venuto a portare la pace, ma la guerra». Quando il forte armato custodisce la casa, sono tranquille le cose sue. Perciò: «Accipite armaturam Dei» per combattere la buona battaglia.
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Distinguiamo: vi è una pace vera e vi è una pace di cattiva lega: «Pacem meam do vobis, non quo modo mundus dat, ego do vobis». La pace del mondo? E' un'ironia! Pace finta col diavolo, col male; pace imposta con la minaccia, l'ingiustizia, contro Dio e la verità. Ah, no! Questa non è pace! Falsi pacifisti: «Dicentes: pax, pax. et non erat pax».
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La pace vera comincia da Dio, comincia dalla pace interna. Senza di questa non vi può essere pace esterna. Per mancanza di questa, la pace completa nel mondo non vi sarà mai, ma solo in paradiso.
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II) Gesù Incarnato è la nostra pace.Quel Bimbo disceso dal cielo, è Bimbo di pace. Chi ne dubita? E' Re pacifico: «princeps pacis». Nel suo stemma vi è soltanto l'olivo. Egli non conta, come i capi di quaggiù: ho tanti soldati, tanti fucili, tanti cannoni, tanti sottomarini. Egli ha fatto cantare: «Pax hominibus!». E comanda la pace. E punisce i nemici della pace. «Ego cogito...: Io penso pensieri di pace e non di sventura!». La sua violenza? E' il suo amore. La sua potenza? E' la sua debolezza. La sua vendetta? Il perdono. Michea predisse: «et erit iste pax!». San Paolo confermò: «ipse est pax nostra; pacificam per sanguinem...». San Bonaventura sviluppò il pensiero: «Il Figlio, procedendo, venne al mondo, affinché, essendo prima un pensiero di pace nel cuore del Padre, divenisse Egli stesso la nostra pace nel seno di Maria».
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Gesù incarnato, infatti, è Mediatore; notiamo bene: Mediatore. Egli è Dio; Egli è Uomo. La sua carne è vincolo tra l'umanità e la divinità. Dio può dire: è mio; noi possiamo dire: è nostro. In Lui è stabilita l'unione, la conciliazione, la pace «Et erit iste pax!».
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«Un solo Dio e Padre di tutti; colui che è sopra tutti e per tutti e in tutti. Poiché uno è Dio uno è anche il Mediatore: Homo Christus Jesus».
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Portò al mondo l'Evangelo, la buona novella di pace: «evangelizavit pacem».
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Un giorno lo dirai, o Gesù: «ut in me pacem habeatis». Perché fu scritto di Te: «ad dirigendos pedes nostros in viam pacis». Egli non spezzava la canna infranta; non spegneva il lucignolo fumigante. «Et erte iste pax!».
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Ed Egli ha il suo esercito pacifico. Noi abbiamo visto le milizie di Cristo ascendere all'altare; milizie del sacrificio e del perdono, che non tolgono ma dànno la vita. Noi conosciamo le milizie della pace; le milizie sante del Principe della pace: negli ospedali, nelle scuole, nelle missioni, nei chiostri, nel confessionale; con la preghiera, con l'esempio, con la parola, con la penna, con l'umiltà, con la carità, con l'eroismo. Con a capo un Principe che per la pace ha offerto la vita; un pontefice che nel nome, nella voce, nel gesto, nel cuore non ha che un sospiro: la pace!
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Guardate che differenza, tra gli uomini della pace e gli uomini della violenza. Il Papa, l'Italia... Guarda anche tu, Bambino, ti supplichiamo, ti scongiuriamo: questa umanità che si dilania, che si dissangua, che si odia, che piange e non ha pace: mio Dio, è l'umanità che tu hai rivestito!
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III) Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio.San Paolo sette volte ha scritto: «Deus pacis, Dominus pacis». Dio è Dio di pace, di ordine. Chi ama la pace, chi ha la pace, e perciò porta, diffonde la pace, è chiamato in modo speciale figlio di Dio. Come Gesù, «Figliolo di pace».
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Noi siamo figli di pace! Noi, senza dubbio, sosteniamo la pace. Ma che pace? Forse una pace astratta. Noi che diamo consigli abbondanti ai politici; che ci scandalizziamo di loro; nel nostro piccolo mondo interno, nel nostro piccolo mondo esterno, manteniamo la pace? Ah, siamo noi pure troppo spesso, nemici della pace! Gli stessi cattivi germi che incendiano le nazioni, sono così spesso anche in noi! Siamo pungenti, offensivi, attaccabrighe; usiamo parole acute, affilate, riempiamo il mondo di pettegolezzi; poi invidie, gelosie, piccole vendette; conserviamo a lungo risentimenti; scaviamo, così, piccole trincee nella vita quotidiana attizziamo la fiamma, anziché spegnerla. E le critiche? Quest'arma così velenosa e pericolosa, quasi ingiusta. Figlie di pace? o non piuttosto del tuono? «Pacem omnes desiderant, sed quae ad veram pacem pertinent, non omnes curant...» (Imit.).
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In breve, per essere beati, per essere pacifici, per portare la pace, per essere chiamati figlioli di Dio:
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1) Via il peccato mortale, anzi, anche quello veniale. «Non est pax impiis». In questo caso la confessione dà la pace.
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2) Umiltà. La superbia ci mette fuori posto: è disordine. «Pax mea cum hominibus et mansuetis corde» (Imit.). «Beati simplices, quoniam multam pacem habebunt».
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3) Giustizia: «opus justitiae pax». Ordine con tutti nella verità.
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4) Carità: la giustizia non basta, è troppo rigida. La carità comprende, la carità unisce: «servate unitatem spiritus in vinculo pacis!».
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«Quam beati pedes evangelizantium pacem!». Beati. beati: «Pax multa diligentibus legem tuam». «Quoniam donum et pax est electis eius». «Homo pacificus magis protese quam bene doctus» (Imit.).
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Conclusione: 1) La pace è ordine con tutti; 2) Gesù Bambino è colui che stabilisce l'ordine, 3) ci rende beati: Beati i pacifici!
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Preghiamo per la: Pax Christi in regno Christi! Gesù stenda la sua mano, come un giorno sul lago in gran tempesta, e ritorni la pace. «Dona nobis pacem! Dona nobis pacem!».
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Stenda la sua mano sull'anima nostra, agitata, instabile, grigia per le nubi, e si avveri per tutti l'augurio di Paolo, uomo di lotta: «Pax Christi quae exsuperat omnem sensum... Pax Christi exultet in cordibus vestris».
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Si avveri l'augurio di ogni messa: «Pax Domini sit semper vobiscum!».

I° venerdì di Gennaio 1940

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9 1° Venerdì di gennaio 1940