Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Diciottesimo giorno - San Paolo apostolo colla preghiera.

1. San Paolo dava grande importanza all'apostolato della preghiera. E con ragione: giacché questo fu l'apostolato di G. nella sua vita privata, questo è l'apostolato di G. nella sua vita Eucaristica. Ai Filippesi scriveva: so che le vostre preghiere mi giovano a salvezza. Ai Colossesi raccomandava: Perseverate nella preghiera, pregate assieme anche per me, perché il Signore avvalori la mia parola a predicare il Vangelo. E non solo, ma si spiegava anche più chiaramente quando diceva ai Tessalonicesi: In fine vi raccomando di pregare perché il vangelo sia predicato ovunque e venga ben accolto: siccome fu presso di voi; e perché siamo liberati dai cattivi. - Questo apostolato è facile e non vi è stato, si può dire, santo che non l'abbia abbracciato. - Esso è di grande efficacia, anche sui peccatori più ostinati.
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2. San Paolo imparò colla propria esperienza quanto valga la preghiera per salvare anime. Infatti aveva veduto Santo Stefano che mentre veniva lapidato pregava per i suoi carnefici. - E con quelle preghiere ottenne specialmente la conversione del nostro Paolo: Sant'Agostino dice appunto che non avremmo San Paolo se non avessimo avuto Santo Stefano. - Ed ogni volta che doveva ricevere grazie speciali San Paolo pregava: prima del battesimo passò tre giorni in digiuno e preghiera; prima di venir ordinato vescovo passò qualche tempo parimenti digiunando e pregando; avanti di intraprendere i suoi viaggi apostolici e accingersi all'opera della conversione dei gentili trascorse tre anni nell'Arabia dove faceva penitenze e orazioni per sé e per la conversione delle anime. Dopo aver predicato ad Efeso ed a Tiro, prima di lasciare i fedeli di quelle città pregò a lungo per ottenere loro le perseveranza. Né questo faceva soltanto qualche volta: ma diceva chiaramente ai Tessalonicesi: Noi preghiamo continuamente per voi perché il Signore si degni darvi la fede. Uguali cose scriveva ai Romani.
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3. San Paolo ci avverte circa le persone per cui è bene esercitare l'apostolato della preghiera: «Vi scongiuro, di fare anzitutto preghiere, domande, suppliche per tutti gli uomini, per i re, e tutti quelli che sono costituiti in alto». Preghiamo per il Sommo Pontefice, per i governanti, per i Vescovi, pei sacerdoti, per i peccatori, per i giusti, per i fanciulli, per gli eretici, scismatici, infedeli, moribondi, anime purganti.
Coloro che sono inscritti all'Apostolato della preghiera certo molto facilmente e molto meglio possono esercitare questa parte dello zelo per 1a salute degli altri: basta infatti che essi recitino con le migliori disposizioni la preghiera: «Cuore divino di Gesù ecc»; con essa comprendiamo tutti i bisogni degli altri perché tutti sono compresi dal Cuore Sacratissimo di Gesù. - Giova però anche pregare spesso per qualche peccatore più bisognoso, come sarebbero certe anime che versano in gravi pericoli di anima, per moribondi speciali, per vocazioni religiose, per qualche parente, amico o conoscente poco praticante.
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4. Esempio. Paolo ed il suo compagno Sila a Filippi di Macedonia avevano riportato grande frutto dalla predicazione; ma avendo poi liberata una fanciulla dal demonio si sollevò contro di essi una persecuzione. Accusati innanzi ai giudici di introdurre una religione nuova, questi si strapparono le vesti quasi per indicare il loro orrore ed il popolo montò su tutte le furie. Senza esaminarli furono battuti, percossi a sangue, coperti di piaghe, chiusi in carcere: Il custode non solo li tenne ben chiusi ma serrò i loro piedi coi ceppi.
Paolo e Sila vedendosi chiusa la speranza di convertire altre anime e calmare quella gente colla parola ricorsero alla preghiera: giubilanti per aver sofferto qualche cosa, cantavano e pregavano, sicuri che il Signore avrebbe fatto più che non essi stessi. Ed ecco un terribile terremoto: cadono le catene dei prigionieri, si rompono i ceppi, le porte si spalancano. Il carceriere accorse; viste le porte aperte credendo fuggiti i prigionieri si puntò al petto la spada e stava per uccidersi, quando di dentro Paolo gridò: Che fai? siamo qui tutti. Colui rassicurato, illuminato dalla grazia del Signore, si gettò ai piedi dell'Apostolo dicendo: Che debbo fare per salvarmi? Fu istruito da San Paolo e battezzato con la sua intera famiglia e con molti altri. I magistrati si pentirono d'aver maltrattati Paolo e Sila senza ragioni e li dichiararono liberi.
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