Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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con tutte le forze, come se ogni esito dipendesse da noi, ed attendere l'effetto, come se tutto dipendesse da Dio: ecco lo zelo. In linea ordinaria: i vecchi hanno la prudenza, i giovani l'energia; d'accordo opereranno miracoli, divisi si inciamperanno a vicenda e inutilmente.
Ora alcune norme in proposito.

1. Temere i pericoli.- La donna costituisce un grave pericolo di rovina spirituale: Adamo, che pure era dotato di intelligenza eletta e dell'integrità, venne sedotto da Eva. Salomone, Davide, Sansone e mille altri urtarono contro questo scoglio fatale. Tanto che sant'Agostino scrisse: «Credi a me: ho visto cadere i cedri del Libano, uomini che nella Chiesa occupavano posti eminenti, uomini che potevano star a fronte di Ambrogio e Girolamo». Prudenza: anche perché il mondo crede sempre di leggere nella vita del sacerdote quella corruzione in cui è immerso. L'argomento è di capitalissima importanza, ma generalmente compreso ed anche ben spiegato dagli autori.
Prudenza al confessionale. - Vi sono persone che vi vengono per essere dirette nello spirito: e intanto professano al confessore l'affezione più sincera e più santa, almeno da principio versano nel cuore del sacerdote delle gravi pene... Il sacerdote ha anch'egli un cuore, che spesso è più sensibile della comune1 degli uomini: ma guai se si lasciasse guidare dal cuore! Sopra
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di esso il Signore ha posto la testa. Mai conferenze troppo prolungate al confessionale! Vi hanno persone che non rifiniscono mai nel manifestarsi de sexto e coi termini più triviali... Il sacerdote sa bene dai libri di ascetica, dagli autori di teologia morale e pastorale, il tempo e il modo di restringere il più possibile tale accusa. Il venerabile don Cafasso2 diceva che per proprio conto avrebbe rinunziato al confessionale piuttosto che fare su questa materia tutte le interrogazioni che si richiederebbero in teoria. - Vi potrebbero anche essere persone che vengono colla intenzione decisa di tentare. Ogni rigore in tal caso non è mai soverchio.
Prudenza nella vita privata e nelle relazioni. - Colle persone di servizio e colle parenti, colle suore e colle parrocchiane. Ragioni di necessità, apposta create, paiono talora voler coprire, col velo della carità, certe relazioni e comunicazioni troppo frequenti e troppo intime. È assolutamente necessario escluderle: si dovesse pure lavorare assieme, per un'opera determinata. Forse si dovrà pure tralasciare qualche po' di bene, come sarebbe ad esempio una scuola di suono che si dovesse dare da un sacerdote giovane, in privato, a persone non ancora del tutto mature. - Difficile è conservarsi nel giusto mezzo: ma, se mai si ha da eccedere, è meglio venir detti troppo severi in questa parte, che porgere occasione a dicerie.
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Poiché, ogni sacerdote lo sa, ancorché non si verificasse la minima colpa sarebbe già ragione sufficiente per impedire o troncare il solo pericolo ragionevole di accuse. Allorché un sacerdote dovesse piegare la sua fronte, innanzi ad una popolazione, qual bene potrebbe ancora operare? Meglio sarebbe subito cercare altrove un altro lavoro da compiersi con miglior prudenza.

2. Con questa norma ne va ricordata una seconda. Cœteris paribus,3 la cura spirituale della donna è da riservarsi di preferenza a sacerdoti anziani. - Si notino le parole cœteris paribus, a dissipare inutili obiezioni o fraintesi. È regola dei buoni moralisti che al confessionale si ha da ascoltare chi si presenta: possono darsi sacerdoti giovani che colla loro pietà ispirino confidenza e venerazione: può occorrere una necessità che richieda altrimenti. Ma nessuno taccerà,4 credo, di rigorismo questa regola: la compagnia delle Figlie di Maria, la compagnia delle Madri cristiane, la scuola di canto alle giovani sia affidata, di preferenza, al vice-curato più anziano, od anche, data la possibilità, al parroco.
Ma chiunque sia, cui tocca tal ministero, sarà sempre parte della prudenza l'aver tra i confratelli un amico sincero che sappia, a tempo opportuno, dar un consiglio, far una correzione. Non troppo facile è trovare questo sincero amico, ma giova chiederlo a Dio colla preghiera, giova
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meritarselo con l'umiltà: chi lo trova possederà un tesoro.5 Si noti ancora: la prudenza suggerisce di non far preferenze, poiché la donna è estremamente inclinata alla gelosia. Non preferenze con troppe visite, non giustificate anche agli occhi del mondo; non preferenze al confessionale, alla scuola di canto ecc. - Neppure intimità e confidenze non necessarie. La donna, dicono i francesi, non conosce segreti. Forse, così in generale, questo è esagerato; ma vi ha un largo fondo di verità.
Non si esaltino con lodi troppo abbondanti le donne, innanzi agli uomini, e non si mostri di contare troppo su di esse, per il ministero: non mancano uomini e talvolta intere popolazioni ove gli uomini se ne mostrerebbero assai gelosi e offesi: «Vigilate».6
Ma ciò non è sufficiente: in tal materia, è assolutamente necessario ricordare sempre l'altra parte della raccomandazione del Signore «...et orate, ut non intretis in tentationem».7
3. Non disprezzare le devote e le devozioni. - Possono avere tanti difetti, perché sebbene la divozione in sé sia santa, pure nelle anime piccole può venir alterata e forse manifestarsi anche con eccessi ridicoli e grotteschi. Il Signore, giustissimo giudice, non esigerà più che non siano capaci di dare. Di più: le piccinerie in parte si possono correggere con opera paziente e costante: mentre il disprezzarle, il
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predicare spesso contro la falsa divozione, avvilirebbe le anime pie e non convertirebbe le altre.
Entrato in una parrocchia un sacerdote, e trovate divozioni esagerate, o non sufficientemente sode, esamini prudentemente se non sia possibile eliminarvi i difetti, senza distrurle.8 Quasi sempre riuscirà di rassodarle con immenso vantaggio delle anime. Che se pure una doverosa necessità imporrà di toglierle, si potranno lasciar cadere a poco a poco, avendo cura che, accanto ad esse, ne sorgano di nuove e governate da buon spirito. Vi sono anime pie che hanno difetti, ma non gravi. Sono forse un po' ciarliere, un po' troppo sentimentali, un po' vanitose, un po' esagerate: tutti ne convengono. Ma dove mai troveremo tutto perfezione? Che se difetti e vizi tanto gravi tolleriamo nei cattivi, perché non vorremo sopportarne dei così leggeri nei buoni, finché non ci venga fatto di toglierli?
E lo si noti: questo è per lo scopo nostro. Quante volte il sacerdote può farsi rendere dei preziosi servigi da queste persone! Sono esse che sostengono il canto, son esse che consolidano le compagnie religiose e sovente ne formano il nucleo più fedele: sono esse che strappano dalle mani del Signore tante grazie colle loro preghiere e colle santissime comunioni: sono esse che spesso ci prestano l'aiuto materiale, necessario
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in tante opere buone. Non sarebbe un ottimo consiglio, invece che alienarle, vedere di applicarle alle opere di zelo? Osservare quanto di buono si trova in esse e trarne profitto? Ogni donna, di qualsiasi condizione, può compiere qualche opera di zelo.

4. Non si ha da aspettare d'essere sicuri dell'esito d'un'opera per intraprenderla. - Non tutto riesce, neppure nelle mani degli uomini più esperimentati. Provando e riprovando, perseverando nel tentare, furono due massime di uomini grandi. Né il venerabile don Bosco, né il venerabile Cottolengo, né san Vincenzo de' Paoli avrebbero compite le loro grandi opere, se prima avessero dovuto accertarsi della riuscita. Allorché si è pregato, chiesto consiglio e pensato: allorché si sono misurate le forze, giova andare innanzi e gettare le reti9 nel nome del Signore. Noi siamo i suoi operai: e l'operaio non deve mai fare conto sopra le sue forze unicamente. Forse avverrà di dover troncare a metà: allora sarà atto di grande virtù sottoporsi alla dura prova. Si riprenderà il lavoro, sotto altro punto di vista: chi fa, falla, ma chi non fa, falla sempre.
O'Connell10 ha liberato la forte Irlanda dalla ignobile servitù degli inglesi: non vi riuscì né al primo, né al secondo, né al terzo tentativo: ma vi riuscì finalmente! Qualche volta si scenderà anche nella tomba senza gustar il frutto della vittoria, come avvenne, per esempio, a san Gregorio
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1 Della maggioranza.

2 Giuseppe Cafasso nacque il 15 gennaio 1811 a Castelnuovo d'Asti, paesano di don Bosco. Educato dalla famiglia di tradizioni patriarcali a una intensa vita cristiana, il piccolo Giuseppe nel gracile corpo, che il rachitismo deformava mentre cresceva, aveva un'anima volitiva e tenace. Compiuti gli studi nelle scuole pubbliche di Chieri [vedi DA 39, nota 17] e poi nel seminario della stessa città, venne ordinato sacerdote a Torino il 22 settembre 1833. Sentì fortemente l'ideale del sacerdozio. Non ebbe programmi specifici di spiritualità e di apostolato, se non quelli comuni del clero diocesano; non lasciò istituzioni né fondò congregazioni; non scrisse trattati di scuola né opere ascetiche, ma visse in modo vero e profondo l'ordinario ritmo della missione sacerdotale.

3 A parità di condizioni.

4 DA ha Ma nessuno, tacierá.

5 Cf. Sir 6,14.

6 Cf. Mt 24,42; 25,13; 26,38; 26,41 e paralleli: «Vegliate».

7 Cf. Mt 26,41; Mc 14,38 e 13,33: «...e pregate, per non cadere in tentazione».

8 Distruggerle.

9 Cf. Lc 5,4-6.

10 Statista, nato a Carhen (Irlanda) il 6 agosto 1775 e morto a Genova il 15 maggio 1847.