Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIX
SAN PAOLO
Roma Casa Generalizia,
FEBBRAIO 1964

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

MIGLIORARE LE PRATICHE DI PIETÀ
LA MEDITAZIONE

«Si impegnino i Superiori perché tutti i religiosi... non impediti da legittime cause, in ogni giorno ascoltino la S. Messa e facciano la meditazione»

(Canone 595 C. D. C.)


È stato scritto: «nella nostra vita con le altre pratiche di pietà può coesistere il peccato; ma non possono coesistere meditazione e peccato: l'anima o lascerà il peccato o lascerà la meditazione. Molti recitano delle preghiere vocali (anche abbondanti) e finanche digiunano, ed intanto continuano a peccare; invece se continuano la meditazione cesseranno di peccare».

(Prassi del Confessore)

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1) «La gloria di Dio come fine ultimo, assoluto; 2) la nostra santificazione come fine prossimo verso il quale bisogna tendere incessantemente, 3) l'incorporazione a Cristo come unica via possibile per conseguire i due fini: ecco la perfezione della vita cristiana.
In ultima analisi tutto si riduce a vivere con una sempre maggior intensità e perfezione il «mistero di Cristo» che assillava san Paolo».

LA MEDITAZIONE
(orazione mentale)

Si distingue dalla preghiera vocale.
«La meditazione è un'elevazione ed applicazione dell'anima a Dio, per porgergli i nostri obblighi e diventare migliori alla sua gloria»; così la definisce il Tanquerey.
Ma più chiaro il P. Royo: «l'applicazione ragionata della mente ad una verità soprannaturale per averne una convinzione sempre più profonda, e quindi amarla e praticarla con l'aiuto della grazia». Questo è l'elemento caratteristico della meditazione: «applicazione ragionata della mente ad una verità...». È un ragionamento discorsivo per una profonda persuasione, sino a sentirla e amarla, come risultato. È lavoro faticoso, per cui occorre sforzo; il pigro non medita, anche se ha un buon pensiero. Ricorrere al Signore che ha promesso: effunda spiritum gratiae et precum.
Il fine principale della meditazione è rafforzare la volontà: 1) con durevoli e profonde convinzioni, ferme ed energiche. Solo con queste convinzioni si resisterà alle contrarie influenze esterne, cioè lo spirito del mondo, la carne, satana; 2) ed insieme si otterrà con la preghiera la necessaria forza interiore per praticare le virtù, compiere i propri doveri e camminare nella via della perfezione.
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Così la meditazione forma l'uomo retto, il vero cristiano, il religioso osservante, il degno sacerdote innanzi a Dio ed agli uomini. Chi medita, di fronte alle difficoltà, alle tentazioni, alle chiacchiere di ambienti, a tentazioni, ad opinioni, anziché piegarsi, si conferma e consolida; in fine, sarà stimato dagli uomini e sarà benedetto e premiato da Dio.

Chi medita e riflette sui principi e i problemi della vita presente e dell'eternità, è sempre ben orientato in tutte le contingenze, difficoltà e vie da seguirsi; e vive se stesso. Possiede una vera personalità, formata in Cristo. Così come colui che sta con avvedutezza e forza al timone della nave nel traversare un mare agitato.
L'uomo, il cristiano, il religioso, il sacerdote che si è formato un suo carattere, avrà convinzioni illuminate, sarà costante nel seguire i suoi ideali, i suoi programmi ben formulati, i suoi propositi; vivrà sempre teso verso il suo fine.
Così come un buon pilota o un buon autista. È come colui che guida l'aereo, perché ha studiato, conosce gli apparecchi, è sempre volto all'aeroporto di arrivo; pure se ostacolato da temporali, nebbie, ritardi.... ma arriva bene.
All'opposto: chi non approfondisce le convinzioni e decisioni in riflessioni e meditazioni, non vivrà se stesso. Sarà travolto, trasportato da tentazioni, impressioni, discorsi, notizie, letture inutili... Non sarà utile a sé e meno ancora ad altri.

a) L'unica pratica di pietà che deve farsi in comune è la meditazione per la sua importanza nelle conseguenze: se il Superiore o il maestro la guida, vi è l'orientamento della vita religiosa paolina ed in particolare della giornata.
Non è base sicura una pietà di sentimento: si cadrebbe ai primi urti o lunsinghe.
Come dobbiamo riesaminarci e dolerci se dopo anni di formazione viene a mancare la perseveranza! E giovani usciti, dopo aver tanto insegnato l'apostolato-edizioni, divengono vittime dei mezzi tecnici come letture, spettacoli rovinosi; od anche arrivano a collaborare al male con scandalo grave e peccati aggravati, sentendo forse il rimorso in fondo alla coscienza.
Oltre le profonde convinzioni, per fortificare la volontà occorre la grazia divina; l'uomo è sempre debole: «Sento in me la legge del male contraria alla legge dello spirito»; ma basterà la grazia per superarla, se si prega.
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Distinguere bene tra studio o lettura, e la meditazione: nella meditazione, od orazione mentale, dopo le convinzioni, si aggiunge la preghiera, per amare la verità e la virtù; e la preghiera è assolutamente necessaria.
Si dice anche orazione mentale appunto perché aggiungendo al ragionamento l'orazione, l'anima passa ad affetti, atti di amore a Dio, desideri e propositi per il futuro. È parte essenziale. Non solo vedere il bene; ma amarlo e praticarlo.
Non è soltanto un'istruzione (scuola, conferenza o simili); è invece insieme istruzione e preghiera. Succederebbe: «Vedo il meglio ed al peggior mi appiglio». Il maestro o il predicatore distinguano bene tra lezione teologica o catechistica e meditazione; la meditazione richiede di ripetere, muovere gli affetti, aiutare l'esame di coscienza, formare e suggerire i propositi, recitare preghiere.
Anime che sono convinte di fare la meditazione, ma s'illudono; e perché non arrivano alla preghiera pratica; perciò non ricavano frutto. Ugualmente predicatori che guidano alle meditazioni, ma non compiono del tutto il loro incarico di portare le anime alla vera santificazione.
È anche vero che, per l'indole di chi medita o per l'argomento della meditazione, si può dare più tempo alle convinzioni o più alla preghiera; ma tutti sappiano che la parte migliore della meditazione consiste negli atti interni: affetti, esame, dolore, propositi, invocazioni.
b) Non eccessivo lavoro intellettuale, mettersi invece con umiltà innanzi al Divin Maestro per parlargli confidenzialmente: lodarlo, ringraziarlo, umiliarsi profondamente ed esprimergli la nostra confidenza nella sua soddisfazione per le nostre colpe, e nei suoi meriti per arricchire noi.
Quali sono perciò gli affetti? Si riferiscono all'oggetto della meditazione, con pensieri ispirati dalla fede, speranza, carità e pentimento. Conformarsi alle parole di Pio XII: «Le anime in cui la fede ha messo profonde radici e la cui vita si sforza di conformarvisi, sono sulla via della vera felicità, che sola può saziare il cuore umano: il possesso di Dio. Unite a questo Sommo Bene per mezzo della fede che sostiene la speranza e fa fiorire la carità, esse si svincolano vittoriose dalla schiavitù dei beni della terra ed acquistano riguardo a ciò che presenta, il mondo può dare o rifiutare, quella indipendenza liberatrice che è il segno dei figli di Dio. La fiducia cristiana sboccia dalle tre virtù teologali. «Dio mi basta».
«Pluribus intentus minor fit ad singola».
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LA MEDITAZIONE DI AFFETTO
(orazione affettiva)

È una meditazione semplificata, in cui vanno sempre più prevalendo la volontà ed il cuore a confronto del lavoro discorsivo e ragionato. Ma lo suppone. È definita: «l'orazione in cui predominano gli affetti e desideri sul discorso intellettuale».
La diversità della meditazione mentale dalla meditazione affettiva sta nel prevalere l'una o l'altra del discorso-ragionato o l'affetto del cuore coi propositi. Il prevalere dipende molto dal carattere di ognuno: carattere freddo ed energico o carattere più sensibile ed affettuoso. Dipende anche dall'argomento: diverso l'argomento della fede, altro l'argomento della carità verso Dio. È chiaro che questa meditazione affettiva è più adatta, ai singoli, individualmente, anziché in forma di predicazione.
c) Quale preferire tra la meditazione mentale e la meditazione di affetto?
Dipende dai frutti: dal miglioramento della vita e dal progresso nella virtù: «purezza di intenzioni», abnegazione, profonda umiltà, pratica della carità, generosità nel dovere quotidiano.
Il passare dal ragionamento all'affetto deve essere spontaneo. La durata dell'affetto dipende pure dalle disposizioni interne: qualche volta si ritorna al ragionamento; le facoltà interne non si conducono come il muovere un piede dopo l'altro nel camminare. Poi vi è il lavoro dello Spirito Santo nell'anima: «ubi vult spirat».
Quando si dice affetto non s'intende sensibilità, ma soprattutto la volontà e la preghiera. La sensibilità qualche volta giova, ma non ricercarla troppo; piuttosto curare che la meditazione operi per la giornata, illumini e guidi l'interno e l'esterno.
L'affetto sensibile può essere un'illusione. Anime dette pie continuano in una vita mediocre, anche alimentata da vana compiacenza, e da un vero e pericoloso orgoglio.

Nella Famiglia Paolina se e come si fa la meditazione?
a) La meditazione si fa e deve farsi in comune, generalmente; cioè quando non si è legittimamente impediti.
Ai Sacerdoti dell'Istituto «Gesù Sacerdote», ai Gabrielini ed alle Annunziatine si raccomanda di usare i libri indicati da chi dirige, e le meditazioni riportate nelle circolari. Quando non vi è la vita materialmente comune, è chiaro che ciascuno fa la meditazione da solo.
b) Negli Esercizi spirituali, nei Ritiri mensili, nelle meditazioni quotidiane (lette o predicate), dividere il tempo: per l'istruzione (o lettura o memoria) un terzo del tempo; un terzo per le riflessioni, per comprendere e convincersi, un terzo per l'esame di coscienza, dolore, propositi, affetti, preghiera. Questa norma deve sostanzialmente seguirsi; diversamente non si farebbe la meditazione, e diverrebbe un'istruzione; o passando quasi subito alla terza parte, si ha la preghiera affettiva (che è un grado superiore di orazione).
Se chi guida o predica la meditazione, aiuta anche nella seconda e terza parte, si ha la vera orazione mentale; se invece non aiuta, l'uditore o lettore deve lui stesso compierle.
Spesso la vera meditazione non è fatta; tanto meno se si riduce ad avvisi; mancando la meditazione la volontà s'indebolisce; sottentra la tiepidezza, diminuiscono le energie spirituali, succede una vita insoddisfatta... e si va sino a non più vivere la vita religiosa, o la si abbandona definitivamente: è la rovina.
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VANTAGGI DELLA MEDITAZIONE

Scrisse il P. Crasset: «È la meditazione che ci conduce (col pensiero) in quei sacri deserti ove si trova Dio nella pace, nella quiete, nel silenzio e nel raccoglimento; è la meditazione che ci porta spiritualmente nell'inferno a vedervi il nostro posto; al cimitero a vedervi la nostra dimora; in cielo a vedervi il nostro trono; nella valle di Giosafat a vedervi il nostro Giudice; a Betlemme a vedervi il nostro Salvatore; sul Tabor a vedervi il nostro Amore; sul Calvario a vedervi il nostro Esemplare».
Come opera la meditazione?
a) Distacca il cuore dal peccato e dalle occasioni e pericoli di peccare: considerando chi è Dio che viene offeso, i danni che causa al peccatore in vita; il pericolo di dannazione e le orribili pene dell'inferno.
Distacca il cuore dal mondo cattivo, dai piaceri illeciti, dalle false soddisfazioni, dai beni terreni passeggeri, dalle vanità e dalla stima degli uomini.
La meditazione ci fa conoscere ciò che in noi è male: l'orgoglio, la sensualità, l'avarizia, la pigrizia, le imperfezioni, le cattive abitudini.
Esaminando noi stessi ci persuadiamo che si pecca per irriflessione: la meditazione è riflessione, perciò vero rimedio. Veniamo a conoscere la fiacchezza della volontà: la meditazione è appunto mezzo efficace a rinvigorire la volontà.
b) È buon orientamento alla vita. Tutti coloro che abbracciarono od abbracciano la vita di consacrazione a Dio, è per la meditazione: o meditazione in forma metodica, o riflessione che è sostanzialmente meditazione: sopra i novissimi, il Vangelo, la via della santificazione ecc.
Quando si considerano: il fine della vita, i pericoli del mondo, la sapienza di chi sceglie il perfetto, i santi che vollero assicurarsi la salvezza, hanno meditato e pregato... quanti scelsero il meglio e perseverarono sino alla morte. Una visita al cimitero, una sepoltura, un libro di considerazioni, una frase del Vangelo, ecc., hanno fatto mutare progetti ed orientamento nella vita. Oppure sentirono una volontà nuova, ferma, costante.
Vocazioni confermate e pienamente corrisposte. Sono ben poche le soddisfazioni terrene in confronto alle ricchezze e gioie spirituali e celesti.
Generalmente la professione si emette con entusiasmo e convinzione; e per qualche tempo si cammina bene. Ma è da ricordare e temere che satana tenti la rivincita, il «diavolo meridiano». La meditazione con le sue due parti (convinzione e preghiera) conserverà ed anzi accrescerà l'amore alla via scelta.
c) La meditazione e la vita religiosa. È assolutamente necessaria la meditazione per l'anima che aspira alla santità. Ogni religioso, appunto, ha come primo dovere ed impegno di attendere alla santificazione.
Per la santificazione, tra i mezzi vi sono i tre voti:
la povertà: «Beati pauperes spiritu quoniam ipsorum est regnum coelorum» (Matt. V, 3);
la castità: «Beati mundo corde quoniam ipsi Deum videbunt» (Matt. V, 8);
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l'obbedienza: «Oboedite praepositis vestris et subiacete eis» (Ebr. XIII, 17); «Vir oboediens loquetur victoriam» (Prov. XXI, 28).
Questi princìpi sono da meditarsi frequentemente, richiamando la preziosità ed i meriti che si accumulano per il cielo.
I voti sono di aiuto a superare gli ostacoli al perfetto amore di Dio ed al prossimo.
Le tre concupiscenze sono la sensualità, l'avarizia, la superbia: «Omnia quod est in mundo concupiscentia carnis est, concupiscentia oculorum, superbia vitae».
La castità libera dall'attaccamento ai piaceri sensuali; la povertà religiosa bene osservata libera dall'attaccamento ai beni materiali, l'obbedienza libera dalla vana gloria e dalla propria volontà.
Se queste concupiscenze sono dominate e regolate secondo il Vangelo, l'anima diviene libera e spicca il volo verso Dio: amando Dio con l'osservanza dei due comandamenti: «Amerai il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta l'anima». Inoltre: «Amerai il prossimo tuo come te stesso».

Ecco allora dei grandi santi: san Francesco d'Assisi, san Benedetto, sant'Ignazio, santa Caterina da Siena, santa Teresa d'Avila, ed innumerevoli altri santi e sante, sull'esempio di Gesù Cristo, che ha redento l'umanità con l'insegnamento, la sua morte e resurrezione.
Ecco dei grandi amatori del prossimo: san Paolo, san Francesco Saverio, san Tommaso d'Aquino, san Francesco di Sales, san Giovanni Bosco, san Vincenzo de' Paoli, santa Francesca Cabrini, san Benedetto Cottolengo: innumerevoli santi e sante che hanno consumata la loro esistenza per dare la vita spirituale ai pagani o soccorrere i bisogni degli infelici, ignoranti, ammalati, sull'esempio di Gesù Cristo: «dilexit nos et tradidit seipsum pro nobis».
Quando arrivarono a decisione ed opere così eroiche? e che cosa li sostenne sino all'immolazione? Sempre nelle loro profonde meditazioni: meditazioni fatte di convinzione e preghiera.

LA SCELTA DEGLI ARGOMENTI DA MEDITARE
In generale

Non tutti convengono a tutte le persone, e neppure alla medesima persona in condizioni diverse. È stato scritto: «I principianti considerino le verità che ispirano l'orrore al peccato (i novissimi, la purificazione dai difetti, vizi, ecc.); i proficienti troveranno un abbondante pascolo nella vita e passione di Gesù Cristo; i perfetti non hanno bisogno di scegliere un argomento, perché seguono la mozione dello Spirito Santo che li innalza alla contemplazione delle meraviglie della vita intima della Santissima Trinità».
Ogni anno si ripetano le meditazioni sopra i novissimi, presentandoli secondo l'età di ognuno, in concreto.
La ragione: ogni essere ragionevole che fa qualcosa è mosso da un fine. Ora i novissimi ricordano il fine e la fine dell'uomo. Dio creandoci ha segnato il paradiso come il fine. La reale fine di ciascuno risulta dalla morte, giudizio, la sorte eterna di ciascuno, la resurrezione finale, il giudizio universale e l'eternità.
Meditare i novissimi significa tener presente il fine per cui siamo creati, e quale sarà la fine propria di ciascuno.
«Elige ergo vitam»; è in mano la nostra fine; i mezzi e le grazie per Gesù Cristo sono a nostra disposizione.
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In particolare

Sono innumerevoli gli argomenti per la meditazione:
Tutte le verità teologiche: Dio, Trinità, creazione, redenzione, santificazione; particolarmente ciascun articolo del Credo; il fine dell'uomo, la via per andare a Dio, cioè Gesù Cristo: questo per accrescere e sentire la fede, a santificazione della mente. «Io sono la Verità».

Segue la santificazione della volontà. In primo luogo la legge naturale, come risulta e con le applicazioni dei comandamenti di Dio. Segue il perfezionamento portato da Gesù Cristo, secondo Egli ha operato ed ha insegnato: «coepit facere et docere». Mirabili sono le virtù di Gesù Cristo; e mirabili gli insegnamenti nel discorso della montagna, nelle parabole, nelle conversazioni intime con gli apostoli, particolarmente negli ultimi giorni della sua vita. Meditare le esigenze della vita cristiana e della vita religiosa. «Io sono la Via».

Santificazione del sentimento: la carità, verso Dio e verso il prossimo. Vivere in grazia. Gesù Cristo ha dato per noi la soddisfazione; e per noi ha acquistati infiniti meriti. Togliere il peccato e partecipare ai suoi meriti. I mezzi sono indicati nella liturgia: i sette sacramenti incominciando dal battesimo, penitenza, confermazione, eucarestia. Seguono i sacramentali, in parte nel Rituale e Pontificale. In particolare il Breviario; in generale le preghiere e devozioni varie, come il Rosario, le Ore di adorazione. L'aumento della grazia è quotidiano, se pratichiamo le virtù, facciamo opere buone, adempiamo i doveri del nostro stato. «Io sono la Vita».

Frutti

È chiaro quanto è scritto nella «Teologia della perfezione cristiana» (del P. Royo O. P.). Il tratto che viene riportato ha tre punti della meditazione:
a) «La conoscenza di se stesso, la profonda umiltà, il raccoglimento e la solitudine, la mortificazione dei sensi e altre cose necessarie per giungere alla perfezione non sono concepibili né moralmente possibili senza l'esercizio della meditazione ben preparata e assimilata. L'anima che vuole santificarsi dandosi alla vita apostolica a scapito della sua vita di orazione, può dare addio alla santità».
b) «L'esperienza conferma con ogni evidenza che nulla può supplire l'orazione mentale, neppure l'accostarsi quotidianamente ai sacramenti. Sono numerosissime le anime che si comunicano ed i sacerdoti che celebrano la Messa tutti i giorni e che conducono, tuttavia, una vita spirituale mediocre. Questo si spiega con la deficienza dell'orazione mentale, che omettono totalmente, o che fanno in un modo così imperfetto e abituale, che equivale quasi ad una omissione».
c) «Il direttore spirituale deve insistere incessantemente sulla necessità dell'orazione mentale. La prima cosa che deve fare quando una anima si affida alla sua direzione è di portarla alla meditazione. Su questo punto non transiga. La interroghi sul modo con cui la compie, sulle difficoltà che incontra, le indichi i mezzi per superarle, gli argomenti che deve meditare di preferenza, ecc. Non potrà dirigere un'anima se non otterrà che si dedichi all'orazione in una maniera assidua e perseverante, e che la preferisca a tutti gli altri esercizi di pietà».
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Dal secolo XVI le nuove Congregazioni insistono e prescrivono che tutti i religiosi per un certo tempo attendano alla meditazione. Dovendo dedicarsi a vari ministeri ed apostolati, se non si ha un tempo fisso ed un sicuro metodo per riflettere sulle grandi verità, avviene sicuramente che anche il religioso si lascia trascinare dalla dissipazione e dagli esempi del mondo, e finisce con lo sdrucciolare insensibilmente nel peccato. Almeno tornasse alla meditazione quotidiana! Riprenderebbe la buona strada. L'Abate Chautard si esprime così: «O meditazione, o grandissimo rischio di dannazione». La meditazione del mattino assicura la devozione alle altre pratiche di pietà e la santificazione della giornata.

Venendo alle nostre condizioni particolari, alcune norme:
Per una formazione piena, per una personalità profonda e paolina: dare i princìpi direttivi e formare delle convinzioni ferme; prima di esigere ed eseguire, persuadere con motivi di fede ed anche secondo ragione. La meditazione sviluppi anche la parte delle convinzioni, sino a che i propositi nascano spontaneamente. Evitare di insistere troppo nel dare ordini e avvisi. Abbondare perciò nei princìpi e verità di fede; considerare come il bene fatto è a nostro vantaggio, perciò con un santo amor proprio. Quando poi si sarà fatto un vero progresso, l'anima si orienta verso il perfetto amore a Dio nel cercare la sua gloria.
1) Per i piccoli aspiranti: sono capaci da principio soltanto della preghiera vocale, non ancora della mentale. Perciò si spiega minutamente il senso delle frasi di una preghiera comune; poi si recitano più volte, molto adagio; esempio: il Padre nostro; ogni giorno una delle orazioni: Angelus, Credo, preparazione alla confessione, vespro domenicale, ecc. (questo può durare qualche mese).
Successivamente: Tratti della vita di Gesù, divozione a Maria, a san Paolo.
I doveri dell'aspirante: spirito, studio, apostolato, formazione.
La Confessione e Comunione.
I novissimi.
Il peccato.
La vocazione. La Congregazione.
2) Negli anni che precedono il noviziato gli argomenti sono ordinati:
a fortificare la fede;
a formare la coscienza;
all'osservanza dei comandamenti di Dio;
ad una preghiera più illuminata;
a saggio orientamento della vita;
ai pericoli propri dell'età;
all'amore della Congregazione;
alla corrispondenza della vocazione.
3) Durante il noviziato: si approfondiscono gli argomenti precedenti, conformemente all'età.
Le grazie speciali del noviziato;
si consolidano le volontà nelle decisioni;
si meditano le Costituzioni, particolarmente i voti e l'apostolato;
si sviluppano la preghiera liturgica, la pietà paolina, conformata a Gesù Maestro Via e Verità e Vita;
meditazioni e lettura: vita di Gesù Cristo, di Maria Regina degli Apostoli, di san Paolo Apostolo.
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4) Durante il liceo: pratica dei voti e virtù religiose;
lo spirito soprannaturale negli studi;
spirito soprannaturale nell'apostolato;
spirito soprannaturale nella vita quotidiana;
la carità verso i Fratelli;
sete delle anime in generale.
5) Durante i corsi teologici aggiungere:
lo studio ordinato al ministero;
formare la mentalità religioso-sacerdotale;
le virtù sacerdotali ispirate alla carità;
l'apostolato di redazione;
la pietà sacerdotale;
la vita sacerdotale.
6) Nell'anno di pastorale aggiungere:
le virtù pastorali, meditando Gesù buon Pastore, Maria Madre di Gesù buon Pastore e san Paolo Apostolo;
studi pastorali, secondo la Santa Sede;
esercizio di ministero ed apostolato di redazione;
pietà religioso-sacerdotale;
vivere la personalità sacerdotale paolina.
7) Durante la vita: vi sono argomenti che sempre sono da meditarsi:
le verità della fede, i novissimi, la grazia;
ciò che veramente unisce l'anima a Dio;
il valore della speciale vocazione;
la passione predominante;
l'umiltà e lo spirito di orazione;
le virtù religioso-sacerdotali del buon paolino;
l'incorporazione a Gesù Cristo Via, Verità e Vita;
l'apostolato di redazione ed il ministero;
gli uffici assegnati;
l'impegno a progredire;
la liturgia: Breviario, Messa, Sacramenti, Anno liturgico;
la direzione spirituale;
le pratiche di pietà;
la gloria di Dio.

METODI PER LA MEDITAZIONE

La meditazione è un'arte ed insieme preghiera.
In tutti i tempi i santi diedero consigli sopra i mezzi per attendere fruttuosamente alla meditazione.
Ma solo dal secolo XV vennero elaborati i metodi propriamente detti, che servirono di guida nelle vie della meditazione od orazione mentale.
Per gli incipienti non si possono suggerire metodi; faranno piuttosto una lettura meditata con un breve esame di coscienza e proposito, scegliendo un libro che consiglierà il confessore o il direttore spirituale. Più tardi gioverà un metodo.
Nei vari metodi vi sono atti comuni e atti diversi. Sempre vi è la preparazione e la conclusione; nel corpo invece della meditazione vi sono diversità notevoli.

Per noi basta ricordare i due metodi principali; a cui, più o meno, rassomigliano altri. Sono: il metodo di sant'Ignazio di Loyola ed il metodo di san Sulpizio.
Sant'Ignazio divide il corpo della meditazione nell'esercizio della memoria, intelletto, volontà.
San Sulpizio: il metodo è più affettivo: adorazione a Gesù presente; comunione, Gesù attirato nel cuore; cooperazione, Gesù nelle mani (sono i termini usati nel metodo).
Entrambi sono guide sicure per un'utile meditazione.
Per noi la meditazione è conforme alla devozione a Gesù Maestro Via e Verità e Vita.
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LA NOSTRA MEDITAZIONE

Essa raccoglie i mezzi migliori.
Pensare in concretezza:
in ogni meditazione ricordare: Perché esisto? Cosa devo fare? Che mi aspetta dopo la vita presente?
Ricordare le parole dette di Sé da Gesù Cristo:
a) «Exivi a Patre». Per la nostra vita naturale il Signore si servì dei genitori; per la vita soprannaturale si servì della sacra umanità di Gesù Cristo.
b) «Veni in mundum»: il Padre operava per la gloria sua, ed insieme «Sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum Unigenitum daret, ut omnis qui credit in eum non pereat, sed habeat vitam aeternam»; diede al Figlio una propria missione. Così a ciascuno di noi.
c) «Iterum relinquo mundum et vado ad Patrem»: offerta la vita, «Crucifixus, mortuus, ascendit, sedet ad dexteram Patris».
Il Padre ci aspetta nella casa sua; come glorificò il Figlio Gesù Cristo.
Questa è la realtà: non sogni, né fantasie, né discorsi del mondo, una vita irreale, come nel più dei romanzi, pellicole, ecc.
Introduzione alla meditazione
a) Mettersi alla presenza di Dio: Egli ci vede, ci ascolta, ci parla.
b) Preghiera: Veni Creator, invocazione a Maria Regina Apostolorum, a san Paolo.
c) Domande come esame preventivo: Dove è rivolto il mio cuore? Cosa aspetta oggi da me il Signore? Quali grazie chiederò in questa meditazione?
Questo esame preventivo è l'occhio della giornata: tutta la pietà, l'apostolato, le relazioni, il ministero sono veduti in tale ed unica luce. In ogni momento ritorno sulla domanda: «Dove è rivolto il mio cuore? ».

Corpo della meditazione

a) «Io sono la Verità»: una massima, una parabola, un versetto del Vangelo, un fatto, un principio di morale, una preghiera, l'epistola della Messa, una verità eterna, ecc.; soffermare l'attenzione per capire, confermare, convincerci sotto la luce di Dio: «Che io veda!».
Si userà o no il libro, come si preferisce; si sente o no la predica.
b) «Io sono la Via»: tutto si trova in Gesù Cristo (vita intima, privata, pubblica, dolorosa, eucaristica, gloriosa); in Maria; in san Paolo. Tutto si trova nella morale, ascetica, mistica, nei santi, nei consigli ed esempi ricevuti.
c) «Io sono la Vita». Esame di coscienza sul passato; riguardo al soggetto della meditazione: come si pensava, si operava, si pregava.
Propositi per il futuro; purificazione e santificazione. Con vivo desiderio, con l'uso dei mezzi, con volontà ferma, per la giornata specialmente.
Preghiera nel presente. Rivolti a Gesù Eucaristico, o al Crocifisso; a Maria Madre di misericordia, a san Paolo che ci è padre e maestro; ed al Santo di cui si porta il nome.
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Conclusione. Ritornando sopra l'introduzione: si ringrazia lo Spirito Santo che ci ha illuminati e fortificati; si domanda la grazia di conservare e rendere vivo ed efficace il frequente e minimo esame: «Dove sta il mio cuore? Che cosa vuole da me il Signore? Cosa mi giova per l'eternità?».
La conclusione conferma il pensiero dominante «occhio della giornata»: «Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo operare è chiaro, retto, conforme alla luce di Dio».
I propositi quotidiani o mensili si ispirano al programma determinato nell'ultimo corso di Esercizi spirituali. Così si richiama il «progredire un tantino ogni giorno».

Formalismo o isolamento

Si ha quando la meditazione è cosa a sé; non fornisce l'olio per accendere la lucerna per la giornata e singole azioni. Si ha quando la meditazione è un esercizio esteriore, perché è il tempo stabilito, con poca o nessuna influenza pratica nella giornata. È un qualche cosa come recitare l'Angelus. La meditazione invece muove tutto il nostro essere: mente, memoria, volontà, cuore; è l'anima della giornata, il cuore, il sangue che circola in tutti gli esercizi ed atti.
Non una vita a cassetti, come si dice: usato e riposto il libro, che senza pensarci più, si riprenderà il mattino seguente.
Ma secondo i pensieri, i propositi, gli affetti l'anima si eleva spesso a Dio, si riprende, si allieta, si giudica nello spirito di fede. Quanta letizia, quanta generosità, quanti meriti! E soprattutto si sente che ogni giorno si costruisce.
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AVVERTENZE UTILI

1) Determinare l'ora della meditazione: da osservarsi fedelmente e, se per qualche vera ragione non si è potuto, si provveda al più presto.
2) Durata: regolarmente, per tutti gli adulti, mezz'ora; per i piccoli sono sufficienti 10-15 minuti.
3) Se la meditazione è predicata si guideranno gli uditori a fare l'esame, il proposito, la preghiera finale.
4) Come posizione nel meditare: evitare la eccessiva comodità, come l'eccessiva mortificazione.
5) Il Superiore od il Maestro indicherà il libro da usare quando la meditazione non è predicata.

Preparazione remota alla meditazione

Educare alla riflessione: è grande mezzo.
«Ogni volta che fui con gli uomini (quelli che appartengono al mondo nel senso evangelico) sono ritornato meno uomo».
La vita deve essere regolata dai princìpi fondamentali:
a) Considerare la vita piena e nel senso pieno, cioè la piccola porzione di vita qui in terra, e la parte eterna dopo conclusa la presente.
b) La breve durata della presente prepara, in libera scelta, la felicità o l'infelicità per la eterna durata dopo morte.
c) L'uomo è composto di anima e corpo: assieme operano il bene o il male; poi interviene con la morte la separazione; con la risurrezione la riunione: per il premio o il castigo eterno.
d) Amare di vero amore noi stessi: amando Dio Sommo Bene ed Eterna Felicità. Sant'Agostino: «Qui amat animam suam, perdet eam; noli amare ne perdas; noli amare in hac vita, ne perdas in aeterna vita. Si male amaveris, tunc odisti; si bene oderis, tunc amasti. Felices qui oderunt custodiendo, ne perdant amando».

Evitare i pensieri inutili: romanzi, conversazioni, pellicole, giornali e notizie che non hanno un utile vero... evitarli! Come si potrebbe arrivare ad un abituale raccoglimento nel pregare?
Evitare di giudicare gli altri. Quando non si hanno doveri e impegni di ufficio, attendere a noi stessi: istruzione religiosa o scientifica, migliorare i nostri impegni, praticare la carità. Non giudicare né condannare il prossimo.

Bada a te stesso

Scelta una via i pensieri, i progetti, i mezzi, le relazioni, le preghiere: tutto si orienta verso la meta. Non disperdere le forze, ma unificarle; non incertezze, non mutazioni per leggerezza o qualche difficoltà. Perseverare sino ad una quasi ostinazione. L'unione abituale con Dio è di immenso vantaggio.
«Domine, doce nos orare!»

SAC. G. ALBERIONE


La preghiera è un bisogno spontaneo dello spirito: è il grido dell' anima che avverte profondo il senso della propria miseria e crede nella dolce paternità di Dio.

Contrariamente a quanto annunziato sul precedente SAN PAOLO, uscirà sulla Prima Maestra delle Figlie di San Paolo, M.a Tecla Merlo, un numero speciale del
Cooperatore Paolino, attualmente in preparazione.
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