Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. EVITARE IL PURGATORIO19
1. Che si odii il peccato mortale è chiaro, che nessuna voglia andare all'inferno è chiaro. E in purgatorio? Certamente pensate che si va anche in purgatorio, però vi sono persone che non se ne spaventano tanto. Il purgatorio non è eterno, pensano molti, quindi per quanto siano intense le pene, tanto finisce.
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2. Chi va in purgatorio ha già un senso di gioia perché è certamente salvo. Questa è la grande consolazione che hanno le anime che vanno in purgatorio. Inoltre sono certe che piacciono a Gesù e che le pene servono per abbellire la loro anima. La sposa viene così preparata alle nozze.
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3. Ma le suore, spose di Gesù Cristo, devono proprio andare là a prepararsi allo sposalizio? Voi dovete anticiparlo sulla terra.
Per aiutarci ad evitare il purgatorio, consideriamo cinque punti, che portano anche all'esame di coscienza. Però devo dire sempre questo: chi vuol arrivare alla perfezione cerca di evitare anche i difetti e le venialità inavvertite e di diminuirle in numero e intensità. Certo, ciò che è inavvertito non è offesa di Dio; di imperfezioni ve ne saranno sempre e si morirà con qualche difetto perché, per quanto noi ci impegnamo, qualcosa rimane sempre come è rimasta anche nei santi. Perciò non spaventarci troppo dei difetti, solo non far pace con loro, cioè volere combatterli e correggerli. Allora non sono volontari.
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4. Primo, in purgatorio si può cadere in primo luogo per i peccati veniali deliberati, per i difetti che si sa di avere e non si mette la voglia di correggerli.
Sono venialità deliberate: abitudine a parlar troppo, abitudine alle volte a far poco conto delle cose piccole, mancanze di carità abituali, assecondamento di carattere che qualche volta è troppo espansivo, troppo pronto all'ira o piuttosto incline alla tristezza.
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5. Parliamo delle venialità deliberate non combattute. Il peccato veniale certo non crocifigge Gesù, però gli mette le spine. Si può pensare che un'anima mentre dice «Signore vi amo con tutto il cuore», dia poi dei dispiaceri a Gesù?
Combattere le venialità deliberate perché il peccato veniale deliberato merita il purgatorio. Il peccato veniale in un'anima religiosa è anche una maggiore ingratitudine a Gesù. Perché dopo tanti benefici ricevuti dispiacergli ancora? Perché, ancora, trasgredire le piccole osservanze, i piccoli consigli, gli avvertimenti che vengono dati per migliorarsi?
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6. Le buone suore hanno imparato nel noviziato a vivere attente su se stesse, a lavorare per la perfezione. Ma quello è per cominciare, non per finire! Siamo sempre in noviziato: noviziato per il paradiso; vi piace questo? Esso comincia quando si è fatta la professione, lo volete? Tutte novizie, allora, sino alla fine della vita, fino a quando il Padre celeste vi ammetterà alla professione eterna.
Combattere il peccato veniale più ancora del peccato grave, perché se non c'è il veniale non è facile cadere nel mortale. Invece quando non si combatte il veniale è un avvicinarsi al mortale e cadere prima o poi.
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7. Per la religiosa l'impegno per evitare il peccato veniale deve essere maggiore perché, se una persona non si mette in pericolo di morte, anzi sta lontana da questo pericolo, non corre brutti rischi. Ma se una va a mettersi sul margine della strada, proprio sul ciglio, e sotto c'è un precipizio, può essere che casca. Se la suora cammina nel centro della strada è lontana dal precipizio e perciò è sicura.
Evitare il peccato veniale perché è la prima causa per cui tante anime vanno in purgatorio e lì devono fare una lunga preparazione prima di andare in paradiso.
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8. Secondo, si va in purgatorio se in vita non si è fatto sufficiente penitenza per i peccati commessi. Non sempre, quando viene rimesso il peccato, viene condonata anche la pena. Ci vuole allora un dolore molto intimo, una volontà decisa di evitare il peccato ad ogni costo, ci vuole un atto di amore di Dio perfetto, atto di contrizione molto perfetto. Se nel passato non avessimo ancora fatto la penitenza, dobbiamo farla di qua o di là in purgatorio. Presto, farla qui la penitenza. La penitenza fatta di qua, oltre che cancellare il debito che abbiamo ancora con la divina giustizia, è anche meritoria, quindi ci fa guadagnare un paradiso più bello.
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9. Quali penitenze dobbiamo fare? Ad esempio, oggi si sopporta il caldo, domani il freddo o qualche disturbo di salute. Le occasioni ce le manda il Signore. Lui è provvidente anche in questo perché ci vuole subito in paradiso e quindi ci fa pagare i debiti quaggiù. Altre penitenze: osservare le costituzioni, vivere in carità lieta, fare bene l'apostolato e il nostro ufficio. Queste penitenze sono già obbligatorie e intanto servono a pagare i nostri debiti.
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10. Terzo, si può andare in purgatorio ancora perché si trascurano le indulgenze. Le indulgenze della santa Chiesa sono appunto per cancellare le pene dovute per i nostri peccati. Le indulgenze sono tante, come quelle annesse ai catechismi che fate, a chi legge il Vangelo. Quasi tutte le vostre preghiere hanno indulgenze: l'Angelus, il Padre nostro, l'Angelo di Dio, la Salve Regina, il De Profundis per le anime del purgatorio, le piccole giaculatorie, ecc.; e le indulgenze plenarie che sono tante.
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11. La Famiglia Paolina poi ha tante indulgenze proprie per sé e per i cooperatori. Nelle parrocchie è bene iscrivere le persone tra i cooperatori perché ogni anno si applicano 2.400 messe con le indulgenze rispettive, cioè 6 messe al giorno che si applicano per tutte quelle persone che cooperano con voi.
Ad esempio, se una signorina viene ad aiutare a fare il catechismo, può beneficiare di queste indulgenze, così pure quelle persone che vi aiutano in qualsiasi modo. Ma bisogna iscriverle perché se non sono iscritte, non c'è l'intenzione che il frutto delle messe si applichi anche a loro, poiché l'applicazione di queste messe dipende sempre dal superiore della Pia Società san Paolo. Non passa giorno che non vi siano dei nuovi iscritti. I registri li conserviamo e li mettiamo ai piedi della Regina Apostolorum.
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12. Vi sono poi le indulgenze che leggete sul calendario paolino con il pensiero serale. Mettere l'intenzione che tutte le nostre opere e le nostre preghiere che sono indulgenziate abbiano e meritino l'applicazione di queste indulgenze. L'intenzione basta metterla una sola volta in vita, però se si rinnova è ancora meglio.
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13. Quarto, si può andare in purgatorio per difetti che non si correggono: si mantengono certe posizioni oppure certe cose non si vogliono ammettere e altre non si vogliono correggere. Persino agli esercizi, qualche volta si viene col preconcetto di correggersi solo in qualche cosa; in questa e in quella sì, ma là, su quel punto, non mi si tocchi! E si diventa come sordi. No, dobbiamo correggere tutti i difetti; non ci riusciremo del tutto, ma combatterli e detestarli tutti, sì; dobbiamo ridurli al minimo, di numero e di gravità.
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14. Si può andare in purgatorio per qualche attaccamento. Ci sono persone attaccate all'ufficio, alla casa, a un immagine, a un ricordo, alla famiglia in senso umano, invece di essere attaccate alla famiglia in senso soprannaturale; attaccate a far bella figura, a mettersi avanti.
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15. Attaccamenti che riguardano la povertà, attaccamento a qualche affezioncella che riguarda un po' la castità; attaccamento alla propria opinione: alle volte, per quante ragioni si portino loro, ne san sempre di più e non cambiano. Come siamo! Come è astuto il diavolo! Sa sempre un po' infiltrarsi! Attenzione, satana ha vinto Eva che era così sapiente: il diavolo è più furbo.
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16. Quinto, si può infine andare in purgatorio per l'abituale tiepidezza.
Tiepidezza nella pietà: quella noia della preghiera, quel darle poca importanza, quel poco spirito soprannaturale. Tiepidezza nell'apostolato: quando manca la preparazione a fare il catechismo, quando non si preparano le parole da dire in conferenza o al letto di un ammalato per consolare o per dare un pensiero soprannaturale.
Indifferenza verso i bisogni degli altri, poco sensibili alle sofferenze del prossimo, poco sensibili ai bisogni della famiglia religiosa. Parlare poco bene, avere una certa disistima, una certa indifferenza, nel ricevere le disposizioni. Sì, questa è tiepidezza!
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17. Vivere nel fervore di vita. Fervore di vita nella pietà, fervore di vita nell'apostolato, fervore di vita nell'osservanza religiosa, nel proprio ufficio; fervore nel ricevere e aspettare, come la terra secca aspetta l'acqua, i consigli e le esortazioni. Fervore quando si fa la lettura spirituale, quando c'è la visita, quando c'è l'adorazione.
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18. Preparatevi allo sposalizio eterno in cielo. Non ritardare l'entrata in cielo! Giacché non abbiamo amato Gesù sulla terra quanto lo vorremmo, almeno che possiamo amarlo subito appena passati all'eternità. Coraggio! Togliere le cause che portano al purgatorio e che prolungano la preparazione all'ingresso in cielo.
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19. La pena delle anime del purgatorio è grande, ma la massima pena è quella di non essere ancora in paradiso, di non essere ancora unite a Dio, di non aver ancora la visione e il gaudio di Dio, di dover ritardare il momento felice in cui incominceranno ad amarlo totalmente, quanto è possibile.
Nessuna anima pigra! il dire: beh, se vado in purgatorio tanto esco ancora, è un programma da pigrotti.
Scuotiamo un po' la pigrizia e provvediamo per tempo. Voi lo volete, vero? E allora avanti! In fervore di vita.

Albano Laziale (Roma)
novembre 1962

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19 Albano Laziale (Roma), novembre 1962