Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

1.
DIARIO


INTRODUZIONE PARTICOLARE

Il manoscritto del «Diario» è contenuto tutto su sette fogli di quaderno (cm 15,5 x 21), a quadrettatura stretta, piegati a metà, a forma di fascicoletto. Risultano perciò 28 pagine oblunghe (cm 7,7 x 21) scritte in calligrafia minutissima, ma chiara.
Le singole parole sono formate da lettere leggermente distaccate una dall'altra, dando l'idea di una scrittura a stampatello, angolosa e corsiva. La prima pagina del fascicoletto porta, in alto a sinistra, la lettera I, che equivale al numero romano uno, ed indica l'ordine che il manoscritto aveva relativamente ad altri fascicoletti anch'essi manoscritti. Di questi sono stati trovati soltanto il fascicolo XI e il XII. Probabilmente i fascicoli II-X (ossia nove fascicoli) sono smarriti, o furono distrutti.
Questo «Diario» singolare è una raccolta di pensieri e di massime di vita devota, con particolari applicazioni e cenni personali di indole autobiografica. Il titolo messo dall'Autore (Homo... multis repletur miseriis) è tolto dal libro di Giobbe (Gb 14,1); è bene appropriato all'indole dello scritto: corrisponde all'italiano: L 'uomo è pieno di molte miserie.
A pagina 25, riga 34, di questo «Diario» si legge: «ora conto 18 anni».
Giacomo Alberione, nato il 4 aprile 1884, cominciò il 18° anno di età il giorno 4 aprile 1902 e lo terminò il 4 aprile 1903. Durante questo periodo di tempo era nel Seminario diocesano di Alba (Cuneo) e frequentava il 2° anno di Filosofia e il 1° anno di Teologia. Il giorno 8 dicembre 1902, Giacomo Alberione fece la vestizione clericale, appositamente ritardata, per conoscere meglio la divina volontà.
Lo scritto del «Diario» fu cominciato prima del 1902, e forse fin dai primi mesi di presenza nel Seminario di Alba, dalla fine del 1900, o poco dopo la notte «di luce» fra i due secoli (31 dicembre 1900 - 1° gennaio 1901). Di qui il grande valore che acquista il documento.
In questo «Diario» spirituale si può seguire le tappe del cammino ascetico di purificazione dell'anima del suo Autore; cammino iniziato dalla fine del 1900, sotto la guida dolce, ma forte del sacerdote Francesco Chiesa (1874-1946).
La figura di Alberione Giacomo, anche attraverso questo suo scritto, si coglie soltanto per riflesso: come un'ombra proiettata su di una parete da una fonte luminosa; ma quasi mai direttamente, di fronte, in fotografia... Accontentiamoci di questa figura colta per riflesso, di ricalco...
Molte massime contenute in questo «Diario» sono frutto di letture, di meditazioni, di consigli ricevuti da Giacomo Alberione. Non è mai citata la fonte, neppure delle frasi tolte dalla Sacra Scrittura. Si cercherà, in questa edizione, di accennare a quelle fonti che sono state reperite. Vengono messe in carattere corsivo alcune frasi che sono veri titoletti; così pure le frasi scritturali che nel testo originale sono in lingua latina.
~
2.
DISCORSO FUNEBRE


INTRODUZIONE PARTICOLARE

Questo scritto di Giacomo Alberione contiene l'elogio funebre di un suo compagno di seminario, chierico Agostino Borello, nato a Canove di Govone (Cuneo) il 20.10.1883, e morto a casa sua, a Canove di Govone il 2.6.1902.
Il manoscritto si trova su tre fogli di carta da lettera del tempo; ogni foglio ha quattro facciate, con righe leggermente segnate in filigrana. Il formato di ogni facciata è di cm 11 x 18.
Il primo foglio comprende le pagine 1 e 2, su cui è scritta una lettera inviata da Giacomo Alberione, da Cherasco (Cuneo), in data 7.6.1902, al parroco di Canove di Govone (Cuneo), sacerdote Antonio Sibona. Questo primo foglio comprende pure l'ultima parte dell'elogio funebre (pagina 11); la facciata successiva (pagina 12) è bianca.
Il secondo foglio, che, piegato, dà quattro facciate corrispondenti alle pagine 3, 4, 5, 6, riporta le prime quattro pagine dell'elogio funebre.
Il terzo foglio riporta le pagine 7, 8, 9, 10 dell'elogio funebre.

* * *

Quando fu recitato questo elogio funebre?
Agostino Borello morì il lunedì 2.6.1902, a casa sua in Canove di Govone (Cuneo). Giacomo Alberione in quel tempo sembra non fosse in seminario ad Alba, ma alla Cascina Agricola, in Cherasco. Avvisato della morte del suo amico e compagno di seminario avrà partecipato alla sepoltura, e in quella dolorosa circostanza sarà stato invitato dal parroco di Canove di Govone, l'arciprete Don Antonio Sibona, di preparare un discorso funebre da tenersi nel funerale di trigesima. Questa supposizione sembra potersi dedurre dal fatto che il 7.6.1902 Giacomo Alberione manda da Cherasco il discorso funebre da lui preparato a Don Antonio Sibona.
Fu trovato un biglietto listato a lutto inviato dalla Famiglia del chierico Borello quale invito ad un solenne funerale per il lunedì 30.6.1902. Ne riportiamo qui il testo:

«Lunedì; 30 Giugno, alle ore 6, per cura dei condiscepoli dell'estinto, dei quali interverrà una larga rappresentanza, celebrerassi, nella Chiesa Parrocchiale di Canove (Govone), un solenne Funerale per l'anima del compianto
Chierico AGOSTINO BORELLO

La Famiglia del defunto sarà riconoscente a quanti vorranno intervenire alla mesta funzione».

Il biglietto fu stampato ad Alba nella Tipografia Paganelli.
Sembra logico dedurre che il discorso venne letto da Giacomo Alberione nel cimitero di Canove di Govone dopo la solenne Messa funebre celebrata nella chiesa parrocchiale dal professore di filosofia sacerdote Francesco Chiesa, presenti tutti i chierici studenti di filosofia del seminario di Alba, compagni di Agostino Borello.
Anche il contesto del discorso sembra favorire questa soluzione. La lettera a Don Antonio Sibona invece lascia qualche dubbio sulla certezza della data in cui venne recitato il discorso. Giacomo Alberione scrive: «Verrò forse tra un mese o due alle Canove»: ciò può fare supporre che non intendeva leggere lui il discorso, o che lo aveva già letto, forse lo stesso sabato 7.6.1902, dopo una funzione funebre celebrata al terzo giorno dopo la sepoltura?
Riportiamo qui il testo di questa lettera.
~
Reverend.mo e stimat.mo Arcip. D. Sibona1,
Non meritavo proprio la stima che Lei mi proferisce; mi fa venire il desiderio di meritarmela d'ora innanzi. Fiat, ed io intanto ne la ringrazio.
Premuroso trascrivo e le spedisco quanto desidera il suo sempre buon cuore.
Verrò forse tra un mese o due alle Canove, avendo bisogno di parlare, o almeno vedere, gli stimatissimi genitori2 del defunto Agostino Chierico3 Borello4, che mi fu amico intimissimo, e vedrò pur Lei con molto piacere e rispetto. Fiat, anche qui.
Di cuore le mando saluti e rispetti dal giovane Ferrua Ernesto5 e la prego a presentare i miei a' parenti del defunto.
Con sensi d'ossequiosa stima e riconoscenza la riverisco, mentre mi stimo fortunato ed onorato di potermi sottoscrivere

Affezionat.mo servitore6
Giacomo Alberione


Cherasco, 7 Giugno 1902.
108
3.
ELEVAZIONI


INTRODUZIONE PARTICOLARE

Il fascicolo che reca in alto a destra il numero romano XII, è composto da quattro fogli di carta non rigata, formato cm 15,5 x 21, piegati in metà nel senso della loro lunghezza; si vengono cosi ad avere 16 facciate di cm 7,7 circa per 21. Soltanto le prime cinque facciate contengono lo scritto; le altre undici sono rimaste bianche.
Lo scritto della prima pagina ha per titolo: «Cor Jesu flagrans amore nostri, inflamma cor nostrum amore tui», ed è preceduto dalla indicazione: Cherasco, 1° Luglio 1903. Questa data coincide con l'inizio delle vacanze estive dell'Autore, il chierico Giacomo Alberione, che ha terminato il primo corso di Teologia nel seminario vescovile di Alba (Cuneo).
Sulla seconda e terza pagina sono narrati due esempi edificanti, che hanno qualche riferimento autobiografico, nascosto da elementi fantastici e da altri accenni storici. Come titolo di questi due esempi si trova la frase proverbiale latina: «Verba movent, exempla trahunt», cui segue una data: Maggio 1903.
La quarta pagina reca come titolo: Chierico, e come sottotitolo: Lavoro per la biblioteca. Seguono soltanto tre righe di testo.
La quinta pagina contiene una meditazione intitolata: Il Paradiso!
I due titoli riferiti in lingua latina sono tradotti in italiano rispettivamente a pagina 91, nota 1), ed a pagina 95, nota 1).
~
4.
CONFESSIONI DI S. AGOSTINO


INTRODUZIONE PARTICOLARE

Su otto pagine (cm 9,5 x 14) formate da due fogli piegati in metà, è contenuto un breve sunto-sommario dei XIII libri delle Confessioni di S. Agostino. Lo scritto termina con alcune «Massime generali [ricavate] dalle Confessioni», disposte in cinque punti.
Nel sommario sono citate le pagine che rimandano all'edizione usata da Giacomo Alberione.
Questo scritto non ha nessuna data. Esso è importante perché ci svela quali furono i passi del testo di S. Agostino che impressionarono maggiormente Giacomo Alberione.
~
5.
LA BIBBIA


INTRODUZIONE PARTICOLARE

Questo scritto non ha titolo, ma vuole dimostrare con una lunga dissertazione scientifica che la Bibbia è libro dell'umanità e quindi libro divino.
Dal testo non emerge né la data, né la circostanza che indusse Giacomo Alberione a scriverlo.
Sono nove pagine (cm 15,5 x 21), scritte a mano, con diverse correzioni.
La carta e il suo formato è uguale a quella usata per il fascicolo I che contiene il Diario, e per il fascicolo XII, che sono riportabili al 1903. Ciò indurrebbe a credere che anche questa composizione sulla Bibbia possa collocarsi al tempo del chiericato del suo Autore, o poco dopo.
Non sembra da escludersi una certa dipendenza dalla monumentale opera di Cesare Cantù (n. 5.12.1804; m. 11.3.1895), Storia universale (35 volumi), pubblicata dal 1838 al 1846; e per affinità di argomento dal Manuale biblico, di F. Vigouroux e L. Bacuez, uscito, in versione italiana, a S. Pier d'Arena, presso la Tipografia Salesiana, in quattro volumi, nel 1894 e 1895.
~

1 Sibona Antonio, sacerdote (n. 17.4.1557: m. 28.9.1926), arciprete di Canove di Govone (Cuneo) dal 24.12.1894.

2 Il babbo si chiamava Pietro Borello e la mamma Emilia Fantino. La mamma era morta il 29.4.19891. Pietro si sposò nuovamente, prima con Domenica Smeriglio, e poi con Maddalena Terzano (1853-1945). Qui si intende parlare di questa terza moglie di Pietro Borello.

3 Giacomo Alberione chiama Agostino chierico, perché aveva fatto la vestizione clericale il 12.12.1901.

4 Agostino Borello (n. 20.10.1883; m. 2.6.1902).

5 Ernesto Ferrua di Giovanni (n. 11.3.1885; m. 13.9.1954) sacerdote. Era stato compagno, nelle scuole elementari di Cherasco, di Giacomo Alberione.

6 Giacomo Alberione non si firma chierico, perché, secondo la sua testimonianza, non aveva fatto la vestizione clericale.