Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SAN PAOLO
Casa Generalizia; Roma
MAGGIO - 1962

«AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI» (S. EPIPHANIUS EP.).

PER LA SANTIFICAZIONE DEI NOSTRI DISCEPOLI

Nella riunione dei Superiori Provinciali e Regionali dell'aprile scorso, argomento particolarmente sentito è stato quello del «Discepolo paolino», e nell'ultimo S. Paolo il Fondatore esprime la tesi fondamentale. L'attuale ritorno sull'argomento, ha solo lo scopo di raccogliere alcuni consigli marginali che possono giovare per una più sicura riuscita dei nostri Discepoli.
1 - Sicuro elemento di riuscita è la formazione soprannaturale. La cosa è tanto chiara che pare superfluo ricordarla; nello stesso tempo è così fondamentale che non si ricorda mai abbastanza.
Niente può sostituire questo elemento sostanziale: né una maggior cultura, né l'assunzione ad importanti responsabilità, né alte cariche. Questo per tutti, e questo in modo particolare per i Discepoli. Anche il legame dei voti, nell'ora della prova e della tentazione può spezzarsi, se non è sostenuto da profonde convinzioni soprannaturali basate sui novissimi, sul valore della vita vista come un servizio a Dio, sulla superiorità dell'eterno a confronto delle cose temporali.
«Non teniamo, quindi, rivolti gli occhi a ciò che si vede, ma a ciò che non si vede, perché le realtà che si vedono finiscono col tempo; quelle invece che non si vedono, non finiscono mai». Insistere frequentemente sull'amore che il Signore ha per noi, e come la vocazione sia una espressione di questo amore di predilezione. «Il Signore mi ha amato ed ha donato se stesso per me».
2 - A questa base fondamentale, occorre aggiungere una paterna assistenza. Il Discepolo deve sentire che il Superiore gli è padre, che si cura di lui, che lo ama e lo segue paternamente per sostenere, guidare, correggere, perfezionare.
Il professo perpetuo che ha compiuto bene i corsi della sua formazione, è un uomo che ha imparato a vivere bene la vita religiosa nell'ambito della propria Congregazione e nella luce della chiamata di Dio. Ma questo non gli dona né l'infallibilità, né la patente di perfezione. Egli porta sempre con sé il peso dei propri difetti e nuovi pericoli si affacceranno nel decorso degli anni. Occorre quindi che il dialogo che il Discepolo aveva intrapreso con il Maestro dei Novizi prima, e con il Maestro di formazione poi, venga continuato con il Superiore della Casa o con qualche altro Sacerdote che lo possa sostituire.
Questo esclude come norma che il Discepolo possa ricorrere all'ausilio di esterni. Se egli incomincia a chiedere consiglio ad altri, che non lo conoscono e che non vivono la sua stessa vita, finisce col presentare solo il lato negativo di se stesso e può trarre in inganno sia il confessore che il direttore improvvisati. Egli deve trovare in casa la facile soluzione di una spontanea apertura d'animo, d'una semplice manifestazione di coscienza: cose che richiedono un clima di confidenza, di amorevolezza, di tanta bontà.
Ammesso una buona formazione, il Discepolo resterà fedele alla sua vocazione e supererà facilmente i nuovi pericoli, se avrà la volontà e la possibilità di continuare il suo dialogo confidenziale. Senza questa valvola di sicurezza, potrebbe chiudersi in se stesso, maturare convinzioni perniciose od abitudini così pesanti, da giungere alla persuasione che è meglio cambiare vita. E' la via del fallimento.
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3 - Altro elemento che facilita il buon svolgimento della vocazione del Discepolo è il suo giusto inserimento nelle responsabilità dell'apostolato tecnico e di propaganda.
Nel Discepolo vi sono energie, vi è intelligenza, vi è un corredo di conoscenze pratiche, vi sono forse possibilità latenti che hanno bisogno di una sicura valorizzazione. L'Apostolato è per l'assorbimento di queste energie in modo che il Discepolo senta il valore dei doni ricevuti da Dio e la possibilità di esplicarli per una finalità nobile ed aderente alla sua vocazione.
A questo riguardo, è bene tener conto delle possibilità di ciascuno e della sua preparazione, in modo da affidare quelle attività di apostolato che sono più conformi alle doti e alle inclinazioni di ciascuno.
Il Discepolo che si immerge con finalità apostolica nell'apostolato, non conta le ore e non si reputa un impiegato, non ha più il tempo per pensare a cose distraenti.
In questo modo svanisce anche il desiderio di evadere da quelle che sono le competenze proprie della vocazione del discepolo, perché sente che la giornata è abbondantemente piena, redditizia per la gloria di Dio, per il bene delle anime, per l'incremento della Congregazione. L'esempio dì S. Giuseppe, umile e silenzioso collaboratore di Dio, la cui vita si svolge nell'intima partecipazione dei più grandi misteri dell'Incarnazione e Redenzione, - partecipazione sempre discreta e in ombra,- illumina di luce meridiana la grandezza sublime della vocazione del Discepolo che partecipa e vive a mezzo dell'apostolato, in unione con la vita e l'attività del Sacerdote paolino. (L'impostare nuovamente le belle date che caratterizzano la vita del Discepolo nella solennità di S. Giuseppe, non sarà forse una cosa da esaminarsi?).
Il discorso sull'apostolato porta a quello delle proporzioni tra Discepoli e Sacerdoti. I due terzi di Discepoli libera i Sacerdoti da onerose attività tecniche e lascia ai Discepoli un campo più largo di esplicazione.
«Ma è difficile trovare Discepoli!» è la frequente risposta a questa esigenza della Congregazione. Non è facile, come non è facile nessuna cosa grande: non si devono tuttavia creare persuasioni infondate e non rispondenti alla realtà.
Intanto bisogna persuadersi che se il Signore ha voluto così la Congregazione, le dà anche i mezzi perché sia tale, e suscita senza dubbio, ovunque, le belle vocazioni dei Discepoli. I fatti stanno poi dimostrando che quando ci si mette veramente con impegno, si superano difficoltà che si credevano insormontabili e ci si accorge che molti attendono solo che li si inviti.
4 - Altro elemento di perseveranza è la formazione intellettuale. Il Discepolo deve passare parecchie ore del giorno in Chiesa: bisogna che sappia meditare, che sappia fare una buona lettura spirituale. Nei giorni festivi, può trovarsi nella necessità di passare parecchie ore nella discrezione della propria stanza: deve saper gustare un libro di spiritualità, di cultura, di perfezionamento tecnico. Per questo ci vuole una
forma mentis che si acquista nella scuola; ci vuole qualche familiarità con il libro che è il naturale riempitivo delle ore libere. La buona occupazione dei tempi liberi, fatta con un onesto sollievo ricreativo e con la buona lettura, serve senza dubbio al completamento di quel tono di vita elevato e soprannaturale che è la vita di ogni religioso.
Se nella vita quotidiana di comunità, vi sono poi belle espressioni di vita liturgica; se la parola di Dio viene regolarmente comunicata nelle meditazioni, ritiri, istruzioni religiose; se la scuola di religione è nel dovuto rispetto; avremo Discepoli sempre più contenti e generosi nel compimento del proprio dovere.

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