Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Scelta e cura delle vocazioni18
Alla santa Famiglia chiediamo vocazioni moderne, Gesù era moderno. Moderno non vuol dire mondano. Anzitutto bisogna farsi santi, poi occorre conoscere la vita presente. Cento anni fa non esistevano né automobili né aerei, se la Provvidenza ci ha mandato questi mezzi serviamocene con moderazione, non per orgoglio, ma per umiltà, adattandoci ai tempi in cui viviamo. Domandare alla santa Famiglia vocazioni belle e capaci di conoscere i tempi.
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Supponiamo di aver scoperto una vocazione, come procedere? Se è un giovane, aiutarlo ad entrare in seminario o in un istituto religioso; se è una giovanetta, aiutarla ad entrare in quella congregazione in cui si sente chiamata. Aiutare nel periodo della formazione, assisterla nell'apostolato e suffragarla dopo la morte.
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Le pastorelle si occupino dei pastori, vi è unione molto intima fra il vostro apostolato e quello dei parroci.
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Appena si scorge che dei fanciulli danno segno di vocazione, avere cura particolare, tenerli d'occhio. Tre sono gli ambienti che devono essere sorvegliati: l'ambiente familiare, l'ambiente scolastico e l'ambiente sociale. In certe famiglie le vocazioni stentano perché non hanno aiuto; occorre che vadano più spesso alla comunione, che siano devoti alla Madonna. Se l'ambiente scolastico è buono, faciliterà la vocazione, ma se non fosse sano, avere cura in modo che gli aiuti necessari non manchino. La carità, l'amore farà trovare tante industrie. L'ambiente più adatto è la Parrocchia, catechismo più assiduo, cura che prendano orrore al peccato. Vi sono genitori sfavorevoli e favorevoli alla vocazione, agire secondo le circostanze.
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Si devono invitare presto o tardi? Dipende dalle circostanze. Alle volte passati i tredici anni se non si prendono, non si prendono più. Indicare ai giovani la duplice via: il seminario e la vita religiosa. Ci sono dei genitori che fanno i loro conti, se il figlio si fa sacerdote secolare, quando sono vecchi, vanno con lui, questa abitudine è una delle grandi piaghe che ha la Chiesa in certe Diocesi. Il parroco deve essere libero, deve amare la Parrocchia e distaccarsi dalla famiglia naturale. Poi per lo studio vi sono famiglie che non possono, allora si veda di trovare altri che aiutino. I giovani aspiranti per lo più sono di famiglie povere, anche Gesù fu povero. E' poi necessario indicare e descrivere l'istituto. La vocazione deve conoscere l'istituto e l'istituto deve conoscere la vocazione. La perseveranza della riuscita dipende da diverse cose: in primo luogo dalla scelta. Buon seme! Se il grano è cattivo o imperfetto che cosa sperare? L'istituto faccia da medico, guarisca le infermità della figliola. Prima di fare entrare le figliole, se è possibile, avere un contatto personale, si vada a vederle sul posto, poi aiutarle subito appena entrate. Chi le accoglie e prenda con amore, una volta messo il timbro, è difficile che si cancelli. Parlare subito della povertà, castità, obbedienza e sull'apostolato futuro nel modo che sono capaci. Comincino a cantare, più cominciano presto, meglio è. Provare per tempo a dare suggerimenti sull'ordine, a dire cose belle sulla purezza. Occorre tanta delicatezza con questi fiori belli destinati a star vicini al Tabernacolo. Così sull'obbedienza e sulla carità. Non dire che non capiscono; capiscono in proporzione dell'età. Se avranno assaporato il male ne capiranno di meno. E' la perfezione che si richiede nella vita sacerdotale e religiosa, il desiderio della santità. Non credere mai che sia troppo presto anche se avete una bambina di sei anni. Ci vuole una sapienza speciale per le vocazioni, e chi ama la propria vocazione attira le altre. Ci sia maternità; le vocazioni che danno più consolazione sono quelle che hanno costato di più a loro e ai superiori.

5 agosto 1956

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18 5 agosto 1956.