Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

I.
PRIME GRAZIE. VOCAZIONE
E MISSIONE PARTICOLARE


Momenti di maggior grazia: vocazione sacerdotale
Egli ebbe alcuni momenti di maggior grazia che ne determinarono la vocazione e la missione particolare.
Primo: la vocazione sacerdotale; secondo: l’orientamento speciale della vita; terzo: passaggio dall’idea di organizzazione di cattolici all’idea di organizzazione religiosa. «Deo gratias et Mariæ»!
7
Egli ricorda un giorno dell’anno scolastico 1890-1891.2 La Maestra Cardona,3 tanto buona, vera Rosa di Dio, delicatissima nei suoi doveri, interrogò alcuni degli 80 alunni che cosa pensavano di fare in futuro, nel corso della vita. Egli fu il secondo interrogato: rifletté alquanto, poi si sentì illuminato e rispose, risoluto, tra la meraviglia degli alunni: «Mi farò prete». Ella lo incoraggiò e molto lo aiutò. Era la prima luce chiara: prima aveva sentito una qualche tendenza, ma oscuramente, in fondo all’anima; senza pratiche conseguenze. Da quel giorno i compagni e qualche volta i fratelli cominciarono a designarlo col nome di prete; alle volte per burlarlo, altre volte per richiamarlo al dovere... La cosa ebbe per lui conseguenze: lo studio, la pietà, i pensieri, il comportamento, persino le ricreazioni si orientarono in tale direzione.
Anche in famiglia incominciarono a considerarlo e disporre le cose che lo riguardavano verso quella mèta. Tale pensiero lo salvò da tanti pericoli.
9
Da quel giorno ogni cosa rafforzava in lui tale decisione.
Ritiene sia stato frutto delle preghiere della madre,4 che sempre lo custodì in modo particolare; ed anche di quella Maestra tanto pia, che sempre chiedeva al Signore che qualche suo scolaro divenisse Sacerdote.
10
Fu ammesso, contro l’uso del tempo, prima dei compagni alla Comunione.5
11
Poi il Parroco,6 Sacerdote di molto spirito, intelligenza ed intuizione, sempre lo aiutò ed accompagnò sino all’altare. Benedisse poi ancora i primi progetti per la Famiglia Paolina.
12
Notte di luce: la missione particolare

La notte che divise il secolo scorso dal corrente7 fu decisiva per la specifica missione e spirito particolare in cui sarebbe nato e vissuto il suo futuro Apostolato. Si fece l’adorazione solenne e continuata8 in Duomo (Alba), dopo la Messa solenne di mezzanotte, innanzi a Gesù esposto. I seminaristi di Filosofia e Teologia avevano libertà di fermarsi quanto credevano.
13
Vi era stato poco prima un congresso (il primo cui assisteva), aveva capito bene il discorso calmo ma profondo ed avvincente del Toniolo.9 Aveva letto l’invito di Leone XIII10 a pregare per il secolo che incominciava. L'uno e l'altro parlavano delle necessità della Chiesa, dei nuovi mezzi del male, del dovere di opporre stampa a stampa, organizzazione ad organizzazione, della necessità di far penetrare il Vangelo nelle masse, delle questioni sociali...
14
Una particolare luce venne dall’Ostia santa, maggior comprensione dell’invito di Gesù «venite ad me omnes»;11 gli parve di comprendere il cuore del grande Papa, gli inviti della Chiesa, la missione vera del Sacerdote. Gli parve chiaro quanto diceva Toniolo sul dovere di essere gli Apostoli di oggi, adoperando i mezzi sfruttati dagli avversari. Si sentì profondamente obbligato a prepararsi a far qualcosa per il Signore e gli uomini del nuovo secolo con cui sarebbe vissuto.
15
Ebbe senso abbastanza chiaro della propria nullità, ed insieme sentì «vobiscum sum usque ad consummationem sæculi»12 nell’Eucaristia, e che in Gesù-Ostia si poteva aver luce, alimento, conforto, vittoria sul male.
16
Vagando con la mente nel futuro gli pareva che nel nuovo secolo anime generose avrebbero sentito quanto egli sentiva; e che associate in organizzazione si sarebbe potuto realizzare ciò che Toniolo tanto ripeteva: «Unitevi; il nemico se ci trova soli ci vincerà uno per volta».13
17
Aveva già egli confidenze di compagni chierici; egli con loro, loro con lui, tutti attingendo dal Tabernacolo.
18
La preghiera durò quattro ore dopo la Messa solenne: che il secolo nascesse in Cristo-Eucaristia; che nuovi apostoli risanassero le leggi, la scuola, la letteratura, la stampa, i costumi; che la Chiesa avesse un nuovo slancio missionario; che fossero bene usati i nuovi mezzi di apostolato; che la società accogliesse i grandi insegnamenti delle encicliche di Leone XIII, interpretate ai chierici dal Canonico Chiesa,14 specialmente riguardanti le questioni sociali e la libertà della Chiesa.
19
L’Eucaristia, il Vangelo, il Papa, il nuovo secolo, i mezzi nuovi, la dottrina del Conte Paganuzzi15 riguardante la Chiesa, la necessità di una nuova schiera di apostoli gli si fissarono così nella mente e nel cuore, che poi ne dominarono sempre i pensieri, la preghiera, il lavoro interiore, le aspirazioni. Si sentì obbligato a servire la Chiesa, gli uomini del nuovo secolo e operare con altri, in organizzazione.
20
Alle ore dieci del mattino doveva aver lasciato trapelare qualcosa del suo interno, perché un chierico (fu poi il Canonico Giordano)16 incontrandolo gliene fece le meraviglie. – Da allora questi pensieri ispirarono le letture, lo studio, la preghiera, tutta la formazione. L’idea, prima molto confusa, si chiariva e col passar degli anni divenne anche concreta.
21
Rimaneva in fondo il pensiero che è necessario sviluppare tutta la personalità umana per la propria salvezza e per un apostolato più fecondo: mente, cuore, volontà; come volle significare sull’iscrizione posta sulla tomba dell’amico Borello (1904).17
22
Il progetto fondazionale: dalla organizzazione alla vita comune-religiosa


Pensava dapprima ad un’organizzazione cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivenditori cattolici; e18 dare indirizzo, lavoro, spirito d’apostolato...
23
Verso il 1910 fece un passo definitivo. Vide in una maggior luce: scrittori, tecnici, propagandisti, ma religiosi e religiose. Da una parte portare anime alla più alta perfezione, quella di chi pratica anche i consigli evangelici, ed al merito della vita apostolica. Dall’altra parte dare più unità, più stabilità, più continuità, più soprannaturalità all’apostolato. Formare una organizzazione, ma religiosa; dove le forze sono unite, dove la dedizione è totale, dove la dottrina sarà più pura. Società d’anime che amano Dio con tutta la mente, le forze, il cuore;19 si offrono a lavorare per la Chiesa, contente dello stipendio divino: «Riceverete il centuplo, possederete la vita eterna».20 Egli esultava allora considerando, parte di queste anime, milizia della Chiesa terrena, e parte trionfanti nella Chiesa celeste.
24
Nella preghiera che presentava al mattino col calice al Signore: la prima idea era quella parte dei Cooperatori che oggi (dicembre 1953) è ancora limitata, ed è cooperazione intellettuale, spirituale, economica; la seconda idea era la Famiglia Paolina: intenzioni che Gesù-Maestro esaudisce ogni giorno.
25
Circa il 1922 cominciò a sentire la pena più forte, appena entrato nella prima casa costruita.21 Ebbe un sogno.22 Vide segnato il numero 200; ma non comprese. Poi sentì dirsi: «Ama tutti, tante saranno le anime generose. Soffrirai però per deviazioni e defezioni; ma persevera; riceverai dei migliori». Il duecento non aveva alcuna relazione con quanto sentì.
Tuttavia tale pena sempre gli rimase come una spina affondata nel cuore.23
26
L’agire di Dio e la duplice obbedienza

Dio raccolse nella Famiglia Paolina molte ricchezze: divitias gratiæ.24 Alcune ricchezze sembrarono arrivare più come un risultato naturale degli avvenimenti; altre più dalle lezioni delle persone illuminate e sante che accompagnarono il periodo della preparazione, nascita ed infanzia della Famiglia Paolina; altre più apertamente dall’azione divina.
27
Qualche volta il Signore lo ha paternamente costretto ad accettare doni cui sentiva un’istintiva ripugnanza. Ugualmente fu di certe spinte a camminare. Ordinariamente natura e grazia operarono così associate da non lasciar scoprire la distinzione tra esse: ma sempre in un’unica direzione.
28
Per maggior tranquillità e fiducia egli deve dire:
1) Che tanto l’inizio come il proseguimento della Famiglia Paolina sempre procedettero nella doppia obbedienza: ispirazione ai piedi di Gesù-Ostia confermata dal Direttore Spirituale;25 ed insieme per la volontà espressa dai Superiori ecclesiastici.
29
Il Vescovo,26 quando si trattò di incominciare, fece suonare l’ora di Dio (aspettava 27 il tocco di campana) incaricandolo di dedicarsi alla stampa diocesana,28 la quale aprì la via all’apostolato; e così quando si trattò dello sviluppo, poiché quando vide il cammino delle cose, assentì alla sua domanda di lasciare gli uffici a servizio della diocesi: «Ti lasciamo libero, provvederemo altrimenti; dèdicati tutto all’opera incominciata».
Egli pianse amaramente, essendo assai affezionato alla diocesi; ma così da un anno aveva chiesto, ed il Direttore Spirituale aveva affermato essere tale la volontà di Dio.
30
2) Che senza il Rosario egli si [ri]teneva incapace anche di fare un’esortazione. Insieme è persuaso che molte altre cose si potevano fare con un po’ più di virtù; minor pusillanimità.29
31
3) Che i membri dell’Istituto30 e persone esterne supplirono alle innumerevoli sue deficienze. E di più: che, dovendo pur conservare un segreto, la Famiglia Paolina ebbe segni numerosi e chiari di esser voluta dal Signore e dell’intervento soprannaturale della sua sapienza e bontà.
32
Primo bilancio: rapporti tra le Famiglie Paoline31
Piacque al Signore che le nostre Congregazioni fossero quattro; ma possiamo dire: «Congregavit nos in unum Christi amor... Simul ergo cum in unum congregamur, ne nos mente dividamur, caveamus».32
33
Vi è una stretta parentela tra esse, perché tutte nate dal Tabernacolo. Un unico spirito: vivere Gesù Cristo, e servire la Chiesa. Chi rappresenta tutti intercedendo presso il Tabernacolo; chi diffonde, come dall’alto, la dottrina di Gesù Cristo; e chi si accosta alle singole anime.
Vi è tra esse una stretta collaborazione spirituale, intellettuale, morale, economica.
34
Vi è separazione per governo ed amministrazione; ma la Pia Società San Paolo è altrice delle altre tre.33
Vi è separazione; eppure un vincolo intimo di carità, più nobile del vincolo del sangue.
Vi è indipendenza tra loro; ma vi è uno scambio di preghiere, di aiuti, in molti modi: l’attività è separata, ma vi sarà una compartecipazione alle gioie ed alle pene, ed al premio eterno.34
35

2 Nel 1890-1891 Giacomo Alberione, seienne, frequentò a Cherasco (Cuneo) la prima classe elementare inferiore.

3 Rosina Cardona, nata a Torino e trasferitasi da giovane a Cherasco, spese la sua vita nella scuola elementare di questa cittadina, dove morì, sessantenne, nel marzo del 1917 (cf Gazzetta d’Alba, 24.3.1917). Nell'anno 1891-1892 Giacomo A. frequentò la prima elementare superiore. Gli alunni iscritti erano 88. In ordine alfabetico, Alberione era il terzo.

4 La madre si chiamava Teresa Rosa Allocco (Alocco-Olocco); era nata a Bra il 7.6.1850; si era sposata l’11.2.1873 con Michele Alberione (Albrione). Rimase vedova il 26.11.1904. Morì a Bra il 13.6.1923.

5 Giacomo Alberione fu ammesso alla prima Comunione probabilmente nel 1892, prima della Pasqua (che quell’anno cadde il 17 aprile), nella chiesa parrocchiale di San Martino, entro le mura di Cherasco. La Cresima gli fu amministrata il 15.11.1893 da Mons. Giuseppe Francesco Re, Vescovo di Alba (1848-1933).

6 Il parroco era Giovanni Battista Montersino (1842-1912), arciprete di San Martino in Cherasco dal 1874. – Giacomo Alberione era nato a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4.4.1884, e il giorno seguente venne battezzato. Poco dopo, la sua famiglia si trasferì nel territorio di Cherasco (diocesi di Alba). A Cherasco, Giacomo frequentò anche il primo corso ginnasiale (1895-1896). Passò quindi nel vicino Seminario arcivescovile di Bra (diocesi di Torino), dove frequentò dal secondo al quinto corso ginnasiale (1896-1900). Nell'autunno del 1900, entrò nel Seminario di Alba ed ivi frequentò i corsi di Filosofia e di Teologia. Fece la vestizione clericale l'8.12.1902. Fu ordinato Sacerdote nel Duomo di Alba il 29.6.1907 da Mons. Giuseppe Francesco Re.

7 È la notte fra il 31.12.1900 e il 1°.1.1901.

8 L’adorazione eucaristica era stata patrocinata dall'Opera dell'Adorazione Notturna, che aveva sollecitato a tal fine un intervento del Papa. – Cf A.F. DA SILVA, Il cammino degli Esercizi Spirituali nel pensiero di Don G. Alberione, Centro di Spiritualità Paolina, Ariccia 1981, p. 42s; e R.F. ESPOSITO, Il Giubileo secolare del 1900-1901 e l’enciclica “Tametsi futura”, in Palestra del Clero, Marzo-aprile 1996, 169-196, con ampia documentazione.

9 Giuseppe Toniolo, sociologo ed economista cattolico (Treviso 7.3.1845 - Pisa 7.10.1918) fu uno dei maestri del pensiero sociale cristiano, animatore dell’Opera dei Congressi e primo presidente nazionale dell’Unione Popolare (cf AD 60ss).

10 Leone XIII, Gioacchino Vincenzo Pecci (1810-1903), fu eletto Papa il 20.2.1878. La sua lettera enciclica Tametsi futura prospicientibus (in Acta, 20, 294-314) fu pubblicata il 1° nov. 1900, due mesi prima della “notte” ricordata (cf R.F. ESPOSITO, art. cit.).

11 «Venite a me, voi tutti» (Mt 11,28). La scritta era incisa sulla porticina del tabernacolo davanti al quale avvenne l’adorazione.

12 «Io sono con voi fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). La frase completa è: «Et ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem sæculi».

13 Si ricordi il grido di Karl Marx (1818-1883) che incitava gli operai alla lotta di classe: «Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!» (Manifesto del Comunismo, 1848). Compagno e avversario di Marx al parlamento di Berlino era il celebre Vescovo di Magonza, Wilhelm von Ketteler (1811-1877), deputato del Centro cristiano sociale. I suoi richiami all’unità dei cattolici furono raccolti dai sociologi cristiani facenti capo al “Volksverein” e all’Unione di Friburgo, fra i quali il Toniolo. – Il Ketteler era familiare ai primi paolini per la sua affermazione: «Se San Paolo vivesse oggi, si farebbe giornalista».

14 Francesco Chiesa (1874-1946), sacerdote, professore nel Seminario di Alba, rettore della parrocchia cittadina di San Damiano, dichiarato Venerabile l’11.12.1987. – Cf A. VIGOLUNGO, “Nova et vetera”, Can. Francesco Chiesa, Edizioni Paoline, Alba 1961; L.M. ROLFO, Il buon Soldato di Cristo..., Edizioni Paoline, Alba 1978; E. FORNASARI, “Ho dato tutto”..., Edizioni San Paolo, Cinisello B. 1993.

15 Giovanni Battista Paganuzzi (Venezia 1841-1923), conte, avvocato, presidente dell’Opera dei Congressi.

16 Luigi Giordano, sacerdote: nato a Cortemilia (Cuneo) nel 1878, ordinato sacerdote il 28.6.1903 e morto il 30.12.1939.

17 Questo capoverso è stato aggiunto a mano sul ds. – Agostino Borello, nato a Canove di Govone il 20.10.1883 e defunto il 2.6.1902, fu onorato dal chierico Alberione con un commosso discorso funebre. Cf “Sono creato per amare Dio” (Diario e scritti giovanili), a cura di G. Barbero, pp. 73-85.

18 Qui la congiunzione “e” sta per il pronome “ai quali”.

19 Cf Mc 12,30. L’A., conforme allo schema “mente-volontà-cuore”, corregge la citazione di Marco, facendo passare l’«amare con tutto il cuore» dal primo al terzo posto.

20 Cf Mt 19,29.

21 Il trasloco dalla casa in affitto sita in via Vernazza alla dimora propria, nel primo tronco di Casa San Paolo, fu effettuato il 10 agosto del 1921.

22 Cf AD 151ss.

23 Questa “pena”, «come una spina affondata nel cuore» (cf 2Cor 12,7), si comprende meglio alla luce di un racconto parallelo del 1938: «Quando si doveva acquistare questo terreno, i giovani son venuti a ricre-arsi in questo luogo: io guardavo in su e in giù... e pensavo se era volontà di Dio che affrontassi queste spese... e mi è sembrato di essermi un mo-mento addormentato: il sole splendeva finché le case si costruivano; poi il sole si oscurava, e io vedevo che il dolore più grande era dato da quelli chiamati da Dio, che poi avrebbero abbandonato la vocazione...» (MV 138). Si rilevi qui l’aggiunta manoscritta dell’A. che esclude ogni riferi-mento al numero “200”.

24 Cf Ef 2,7: cf più sopra AD 4 e le note relative.

25 Cioè Francesco Chiesa.

26 Era Mons. Giuseppe Francesco Re, già più volte citato nelle note. Nacque il 2.12.1848; divenne Vescovo di Alba il 30.12.1889; morì il 17.1.1933.

27 Il soggetto dell’inciso tra parentesi è, ovviamente, Don Alberione.

28 La “stampa diocesana”, ovvero il giornale a cui allude l’A., è la Gazzetta d’Alba, settimanale fondato nel 1882 dal predecessore Mons. Lorenzo Pampirio (Vescovo dal 1879 al 1889). La direzione del periodico fu affidata a Don Alberione la sera dell’8 settembre 1913.

29 «Minor pusillanimità» fu aggiunto a mano dall’A. sul ds.

30 L’Istituto sta per tutte le istituzioni da lui via via fondate.

31 L’espressione “Famiglie Paoline” (plurale, che presto lascerà posto al singolare, indicante l’insieme delle istituzioni) viene subito precisata col termine “congregazioni”. Alla fine del 1953 erano le quattro elencate. Mancavano le Suore Apostoline e tutti gli Istituti aggregati.

32 «Ci ha riuniti tutti insieme l’amore di Cristo... Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi» (Messale Romano, Giovedì Santo, Cena del Signore).

33 Altrice (da àlere = nutrire): colei che alimenta. – Cf F. PIERINI, Ruolo della Società San Paolo “altrice” della Famiglia Paolina secondo Don Alberione, in Il ministero dell’unità nella F.P., Ed. Archivio Storico Generale della F.P., Roma 1987, pp. 135ss.

34 «Ed al premio eterno»: aggiunta manoscritta.