Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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«AMERAI IL SIGNORE CON TUTTA LA TUA MENTE»
(continuazione)

«VERBA MEA NON TRANSIBUNT»

«Il Signore condusse il giusto per vie rette, e gli mostrò il regno di Dio, e gli diede la scienza delle cose sante; lo prosperò nei lavori e ne coronò le fatiche con frutti abbondanti. Contro la frode degli oppressori lo assistette, e lo fece ricco. Lo difese dai nemici e dagli insidiatori e gli diede vittoria in aspra lotta, onde si persuadesse che di tutto trionfa la sapienza» (Sap. 10, 10-12).
Si vedono talvolta fatti inspiegabili, se considerati superficialmente; molto ben spiegabili invece, se approfonditi secondo la fede.
Uomini che sono poveri di ogni cosa: prestigio, potere, scienza, denaro, abilità per le imprese, protezione umana, salute... eppure hanno mosso il mondo: S. Francesco d'Assisi, S. Benedetto, S. Ignazio di Lojola, S. Giovanni Bosco, S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, S. Teresa di Gesù, i dodici Apostoli e tanti altri. Uomini, invece, forniti di molti beni e doti interne ed esterne, potenti nella loro posizione sociale e nel loro prestigio... e sono rimasti come alberi carichi di fogliame e di fiori, ma senza frutto; non esercitarono una salutare influenza sociale, non lasciarono opere vitali; finirono delusi e deludendo.
Quale spiegazione? Difficile e facile ad un tempo, sotto diversi aspetti; i primi, guidati da pensieri umili, e pieni di fede; gli altri orgogliosi di mente e fiduciosi nel loro valore... «hi in curribus et hi in equis, nos vero in nomine Domini»; esempio, Golia e Davide; Napoleone e Pio VII; i veri riformatori e gli eretici. Agli umili di mente e di cuore Iddio abbonda in grazie; agli orgogliosi di mente e di cuore, Dio resiste. «Veritas Domini manet in aeternum»; neppure un iota cadrà.

«PURIFICA, DOMINE, MENTES BENIGNUS ET RENOVA»(Liturgia)

Niente va più soggetto a tentazioni, fraintesi, deviazioni, falsificazioni che la devozione o lavoro di santificazione.
Non si falsificano i biglietti da una lira, d'ordinario, ma da mille e diecimila. Così è l'opera del diavolo. Per cui vi sono libri che pretendono di insegnare le vie di Dio e sarebbe carità bruciarli. La via di Dio è semplice ed altissima: e Gesù Cristo nella sua catechesi l'ha ridotta al massimo della semplicità per portarla alla massima facilità: ogni contadinello può capirla e seguirla. Ed ogni uomo, fosse pure il più dotto, vi ritroverà sempre cose che superano la sua intelligenza.
Numero uno, dunque! Bada alla tua mente; ama il Signore con la tua mente. Pietà prima di tutto sapiente, procedente da ragione e dai dogmi. «Orabo spiritu, orabo et mente; psallam spiritu, psallam et mente».
La pietà che non nasce dalla fede non dura; senza l'istruzione religiosa e la fede non vi sarà la virtù. Stanno sopra lo stesso piano soprannaturale fede, speranza, carità, pietà, ma la radice è la fede, che farà la pianta robusta, con abbondanza di frutti.
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STUDIO

«Da mihi, Domine, assistricem sapientiam». Così pregava Salomone. Il sapere non è solo necessario per conseguire una posizione; ma anche per elevare la vita.
Uno studio determinato, un programma chiaro anche nei particolari, un insegnamento metodico, gli esami regolati.
Il giovane è impressionato da tutto quello che lo circonda; la sua fantasia lo trascina, quasi lo domina; la riflessione è grave sacrificio; ama la libertà, lo sport, i trattenimenti, il gioco, gli spettacoli.
Educarlo ad uno studio serio, specialmente delle materie che più inducono alla riflessione (come il latino, la matematica, la filosofia ecc.) è cosa di grande difficoltà, ma insieme di gran merito ed utilissima per la vita.
La scuola è un tempio se l'insegnante comprende che è maestro; e l'alunno che è educando, non solo instruendo.
Tra un Maestro modellato sopra il Maestro Divino e l'alunno docile si stabilirà, poco per volta, una collaborazione a vantaggio dello scolaro, una relazione così cordiale da superare, negli istituti religiosi, quella tra padre e figlio, pur così sacra.
Il buon maestro è un occulto benefattore, spesso trascurato, ma tanto benemerito dell'umanità; e tanto più in un istituto religioso colui che compie questa parte delicatissima e necessaria.
Iniziare un buon giornale, costruire una parrocchia, aprire un cinema educativo, fornire spettacoli televisivi e trasmissioni-radio sane e formative... opere che valgono una buona scuola; e proporzionatamente si può dire «cose che faranno chiudere parecchie prigioni».

IL CONTROLLO

«Sordes mentis abluas». Il controllo dei nostri pensieri si fa sorvegliando le vie di accesso, ed impedendo che alcuno di essi s'imponga senza un consenso cosciente ed attuale. Cosa difficile: 1) perché richiede vigilanza continua; 2) perché alcuni si introducono senza che siano sollecitati e rifiutano di andarsene se ne vien dato l'ordine; 3) perché, se vanno, ritornano quasi di soppiatto; 4) perché forse hanno già asservita l'immaginazione, il cuore, la ragione stessa; 5) perché la mente è delicata e un controllo forse improvviso o violento è dannoso per l'organismo e per l'equilibrio della mente.
Lo sforzo di non essere orgogliosi, non ci renderà umili; l'umiltà è cosa vitale e positiva; non è solo l'assenza dell'orgoglio.

METODO SICURO

È quello positivo: «Vincete il male col bene» (S. Paolo); nutrire pensieri di verità, di ordine, di giustizia riguardo a Dio, al prossimo, a noi stessi: sul passato, presente, futuro.
Riempita la mente di bene sarà vuotata del male: come per cacciare l'aria dalla bottiglia basta mettervi dell'acqua. Non si combina nulla se si vogliono cacciare le tenebre da una camera agitando o sbattendo la scopa o l'asciugatoio; introducetevi, invece, una lampada accesa e le tenebre scompariranno in un attimo.
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LA COMUNIONE

«Mens impletur gratia». La Comunione sia completa: unione di corpo e unione di cuore, unione di volontà, unione di mente: «Pensare come Gesù, ragionamenti ispirati alla fede, giudizi secondo la mente divina, sia naturali che soprannaturali». «Mentes nostras et corpora nostra possideat, Domine, doni caelestis operatio».
La fede è unificante e trasformante. Ci unisce a Dio, verità infinita, facendoci entrare in comunione col pensiero divino; conoscere Dio come Egli si è rivelato nella creazione e nell'incarnazione del Figlio. «Per la fede la luce di Dio diventa luce nostra, la sapienza di Dio sapienza nostra; la scienza di Dio scienza nostra; la mente di Dio mente nostra; la vita di Dio vita nostra» (Gay).
Vi è una verginità di mente e di fede! Si custodisce come la purezza dei sensi.
Non una Comunione soltanto di corpo o soltanto di cuore o soltanto di volontà, ma in primo luogo di mente; unirci con la più nobile nostra facoltà alla mente di Gesù; per avere con lui una sola mentalità. «È l'essere superiore che si assimila l'inferiore». «Reple tuo nos lumine (Domine)», secondo la Liturgia.
La prima parte della Redenzione operata da Gesù Cristo riguarda la mente: predicò il suo Vangelo. Questa redenzione si applica ad ognuno che detestando ogni falsità diviene simile a Gesù Cristo nella mentalità. Questo è frutto della nostra comunicazione con Lui. Nella Comunione Gesù sana anche le malattie della mente: «Exurgat et mens sobria...», per vincere l'ignoranza, l'irriflessione, la dimenticanza, l'ottusità, la superstizione, il pregiudizio, ecc. Gesù penserà in noi: «vivit vero in me Christus». Ora la vita intellettuale è la prima e più necessaria.
Gli atti di preparazione e ringraziamento sono: 1) Adorare Gesù, Verità, Via e Vita, presente sopra l'altare; quindi l'atto di fede ed accettazione del Vangelo e della dottrina della Chiesa, con la condanna di ogni dottrina contraria; 2) Detestare ogni pensiero ed atto contro la fede, le virtù cristiane e religiose, emettendo pure i propositi di imitare Gesù Cristo; 3) Fiducia e speranza di ottenere un amore più vivo a Gesù Cristo, al Vangelo, alla Chiesa; speranza di ottenere il vero zelo per la gloria di Dio e per le anime.
Quando si eccitasse solo in noi l'amore, o la imitazione di Gesù Cristo, la nostra Comunione non sarebbe integrale: perciò minori frutti si ricaverebbero.
Inculcare la Comunione integrale: perché come prega la Chiesa «prosit ad tutamentum mentis et corporis».
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ESAME DI COSCIENZA, CONFESSIONE DIREZIONE SPIRITUALE

«Cibavit illum pane vitae et intellectus et aqua sapientiae salutaris potavit illum...» (Eccli. XV, 3). «Esaminiamoci sui pensieri... confessiamo i pensieri... facciamoci dirigere sopra i pensieri...». - L'esame e l'accusa sui pensieri devono precedere.
La formazione di una retta mentalità è la prima parte nella direzione delle anime e nella formazione del giovane e del carattere del cristiano.
Gesù Cristo richiamava spesso a vigilare sopra l'interno: mancanze di vera carità, di vera umiltà, di vera pietà... Non è la santificazione della mente e del cuore la parte sostanziale nel discorso della montagna? e dei discorsi riportati dai vari Evangelisti, specialmente da S. Giovanni? «Mentis reatus corruat» (Liturgia).
Contraddizioni: atti di umiltà esterna e l'orgoglio di mente; di sottomissione con lo spirito di ribellione; di gentilezza con il rancore; apparire digiunanti e mangiare di nascosto; vita esteriormente austera e pensieracci e fantasie disoneste; pregare sugli angoli delle strade, anziché nel segreto della stanza...
Il superiore, il confessore, il direttore spirituale non intendono fare degl'ipocriti, né di operare come carabinieri; ma vogliono formare convinzioni profonde, conversioni di mente, il vero religioso, il vero cristiano. Diranno, faranno leggere, salveranno da false ideologie, smonteranno una testa dominata da false concezioni...
«Spes non confundit»: è il risultato di pensieri oscuri o di insuccessi? Comunque è il tarlo roditore, la rovina dell'ideale. Su di esso va concentrata la lotta ad ogni costo, poiché il nemico mira ad abbattere le fondamenta dell'edificio. Il più brutto demonio dell'inferno è lo scoraggiamento.
Vi sono motivi umani e soprannaturali di fiducia. Il passato, anche il più infelice, può diventare elemento di costruzione per un futuro lucente; esempio «l'arte di trarre profitto dalle proprie colpe». «Omnia cooperantur in bonum» e viene annotato: «etiam peccata».
«Spes ultima dea»; è più vero per il cristiano.
Vi è tempo a vincere una nuova battaglia, quando una prima è andata perduta; forse per la vita stessa; sempre per l'eternità. «Mens jam resurgat, torbida non jacens humi» (Liturgia).
Considerare Pietro! Considerare Paolo! Considerare Agostino! Considerare il P. Cristoforo e lo stesso Innominato nei «Promessi Sposi». Considerare tanti letterati, soldati, artisti, statisti, professionisti, educatori, ecc.
Vi è la grazia, vi è la misericordia di Maria, vi è la confessione, vi è l'Angelo Custode; vi è sempre qualche persona che il Signore ha mandato sopra la nostra via, cui confidarsi... E quando tutto sembra oscurità... in un colloquio intimo con Gesù riappare la luce, ritorna la forza... «in quo est salus, vita, resurrectio nostra».
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VISITA AL SS.MO SACRAMENTO

La visita al SS. Sacramento per l'apostolo è come un'udienza, una scuola, ove il discepolo o il ministro si intrattiene col Divin Maestro.
Molti sono i metodi proposti per trarre da questa pratica i maggiori frutti. Indicatissimo quello in onore di Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.
Secondo questo metodo la visita si divide in tre parti di eguale durata; ricordiamo qui la prima parte. È un esercizio d'amor di Dio, fatto con tutta la mente ed ha un triplice scopo:
1) Considerare e onorare, in Gesù Cristo e con Gesù Cristo, Dio, somma ed essenziale verità.
2) Riassumere, rischiarare ed unificare al servizio di Dio tutte le cognizioni naturali e soprannaturali che si sono acquistate nella formazione intellettuale, spirituale e pastorale.
3) Impetrare che tutti gli uomini pervengano alla luce della verità secondo quanto dice il Vangelo: «Haec est autem vita aeterna: ut cognoscant Te, solum Deum verum, et quem misisti Jesum Christum» (Giov. 17, 3).
In questa prima parte la mente ha modo di condannare l'errore, di approfondire le divine verità e consolidare la fede.
Nel libro delle preghiere nostre è scritto: «Prima parte: diretta ad ottenere aumento di scienza spirituale e di fede; a) si canta o si recita il Sanctus; b) si fa l'atto di dolore; c) segue una lettura spirituale, preferibilmente sul Vangelo o le Lettere di S. Paolo; d) riflessi e preghiere, ad esempio qualche mistero gaudioso, il «Credo», «In principio era il Verbo», «Lux una», ecc.
Le altre due parti dipendono dalla prima, riguardano l'amore di Dio con tutte le forze e con tutto il cuore.

LA MEDITAZIONE

Ha sempre una parte che riguarda la mente: o ricordando verità e fatti edificanti; o leggendo, o ascoltando istruzioni utili all'anima. È, difatti, definita «una elevazione ed una applicazione dell'anima a Dio per compiere verso di Lui atti doverosi e diventare noi stessi migliori». Agli incipienti si consiglia la lettura meditata per avviarsi, per esempio sull'Imitazione di Cristo, il combattimento spirituale, il Vangelo.
Sono indicati molti metodi per meditare; ma la parte principale consiste in «considerazioni per convincerci della necessità o della grandissima utilità della virtù che si vuole acquistare; oppure nell'imprimerci nella mente una verità-guida, un'idea-forza».
All'intelligenza spetta il fornire quelle profonde convinzioni che saranno insieme guida e stimolo per la volontà. Sono le convinzioni atte a muovere la volontà onde scelga ciò che è conforme alla volontà di Dio. Si possono compendiare così: il mio fine è Dio e Gesù è la via che devo seguire per giungere a lui; devo quindi far tutto per Dio in unione con Gesù Cristo; un solo ostacolo si oppone al mio fine ed è il peccato; devo quindi fuggirlo; e se ebbi la disgrazia di commetterlo, devo ripararlo subito; un solo mezzo è necessario e basta a schivare il peccato: far sempre la volontà di Dio; devo quindi continuamente mirare a conoscerla e a conformarvi la mia condotta. Per riuscirvi, ripeterò spesso la parola di S. Paolo nel momento della conversione: «Domine, quid me vis facere?». E la sera nell'esame deplorerò le mie mancanze.
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La persona saggia ha nell'anima sempre presenti i propositi ed il programma della sua vita e dell'annata, e conclude sempre su tali pensieri e decisioni: «Lucerna pedibus meis verbum tuum, Domine».
I metodi insegnati dai Santi sono vari, ma convengono sostanzialmente su questi princìpi:
La meditazione ha il fine di eccitare la volontà a pentirsi del male e formulare propositi efficaci per l'avvenire. Consta di esercizi di mente, di cuore e pietà e di volontà.
Si ha da partire perciò dalla mente: ricordare massime, fatti, verità; leggendo e ascoltando; arrivando a pensieri chiari ed a convinzioni profonde. Su queste si fonderanno i sentimenti buoni e le risoluzioni forti.
Gesù opererà per mezzo dello Spirito Santo: «Mentibus nostris... Spiritum Sanctum benignus infunde: cuius Sapientia conditi sumus et Providentia gubernamur» (Liturgia).
Maria è Maestra e Madre delle sante meditazioni. «Maria conservabat omnia verba haec conferens in corde suo».
Preghiamo con la Chiesa: «Deus, universa nobis adversantia propitiatus exclude; ut mente et corpore pariter expediti, quae tua sunt liberis mentibus exequamur» (Dom. XIX d. P.).

LA SANTA MESSA

In essa vi è il sacrificio e la comunione; ma la prima parte è didattica o istruttiva: epistola e Vangelo che si concludono con l'atto di fede per mezzo del credo. Ogni fedele, seguendo un messale, può conoscere l'insegnamento e la verità che sono da professarsi e ritenersi e meditarsi nel corso della giornata.
La domenica si fa da parte del sacerdote la lettura del Vangelo al popolo, ed in molte Messe anche un commento, detto spiegazione. Così la Chiesa spezza il pane dello spirito. «Non de solo pane vivit homo, sed de omni verbo quod procedit ex ore Dei».
Troppe messe sono ascoltate senza la parte dell'intelligenza; quindi non portano più frutto che una partecipazione ad una processione; mancando l'amore della mente sarà ben difficile l'amore del cuore e della volontà.

«UNA SIT FIDES MENTIUM ET PIETAS ACTIONUM» (Liturgia)

Equilibrio. Vi è una duplice restaurazione, redenzione, riunificazione: l'umana e la divina.
La mente sia disciplinata: pensi la verità; il cuore sia incitato ad amarla; la volontà trovi appianata la strada retta. Compito della vita cristiana è l'assecondare nell'anima l'opera del Maestro Divino che ripara l'inganno del demonio tentatore di Eva. Filosofia ed arte si associno.
L'educazione fatta in sapienza ed amore formi l'uomo di carattere.
«Amerai il Signore con tutto il tuo cuore e con tutta la tua mente».
Un amore inintelligente è cosa sciocca, accumula rovine; un'intelligenza astratta e fredda è quasi praticamente inefficace, accumula rimorsi e travagli.
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Equilibrio, cioè: Occorre che mente e cuore si sviluppino in armonia per sostenere la volontà come due gambe che devono portare il corpo. Il cuore darà allora buon contributo alla mente, perché molte cose si rivelano e scoprono per l'amore. «Il poeta ci dà una rivelazione che la scienza completamente ignora».
L'amore apre l'occhio: «Chi non ama non conosce». «Cognoverunt eum in fractione panis». Anime che hanno santamente amato, quanto hanno imparato! S. Maria Maddalena, S. Teresa, San Francesco di Sales, S. Pio X.
Analogamente, chi vive la vita del cuore trascurando l'intelligenza non arriva al godimento più alto degli affetti. Esiste, infatti, un amore intellettuale che nasce, ad esempio, dal contemplare la natura come in S. Francesco d'Assisi, o l'opera divina come in S. Francesco di Sales. Uno scienziato che sia anche poeta sarà equilibrato. Quanti scienziati senza poesia e pietà menano vita infelice!
Cosa sarebbe invece di un aspirante al Sacerdozio che non conservasse l'equilibrio tra cultura della mente e governo del cuore?
Occorre, quindi, sviluppare il lato in cui difettiamo: eccitare il cuore ad amare ciò che conosciamo; o ad accrescere la conoscenza di quanto amiamo: affinché la mente rifletta più perfettamente, come un terso specchio, la verità.
Uomini di fede e di grandi ideali, che il cuore colorì e riscaldò di amore forte come la morte: S. Giovanni Bosco, S. G. B. de La Salle, S. G. B. Cottolengo, S. Ignazio di Lojola, Dante, S. Francesco Saverio, S. Pietro Claver, S.a Cabrini, San Pio X, il B. Angelico, Manzoni, Marconi, ecc.
L'uomo retto ed il Santo raccolgono queste membra disperse, ed in Cristo ricostituiscono l'uomo nuovo ed anche la società, secondo la creazione; ricostituiscono più bello un edificio che era stato rovinato dal peccato: ecco la restaurazione. «Omnia instaurare in Cristo».

SOLITUDO MENTIS

L'abituale raccoglimento ed applicazione alle nostre cose: doveri, studi, uffici, ministeri, conversazioni, ecc.
Raccoglimento nella preghiera: occupandoci di Dio e dell'anima nostra, secondo l'invocazione: «munda cor meum ab omnibus vanis, perversis et alienis cogitationibus».
Raccoglimento nello studio: scegliere bene, intender bene, con accorgimenti fissare nella memoria, disporsi a comunicare con grazia; secondo l'avviso di S. Paolo: «Attende tibi et lectioni».
In ogni apostolato e nell'abituale condotta, dice Pio XII nell'Enciclica «Sacra Virginitas»: «Non cedere mai, neppure col pensiero, al peccato».
«La fuga dei pericoli non consiste solo nell'allontanare le occasioni esterne (esempio lasciare il mondo), ma soprattutto nell'innalzare la mente, quando si è tentati».
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«SOLLICITE, CURA TEIPSUM»

Pio XII aggiunge: «Tutti i Santi e le Sante hanno sempre considerato la fuga e l'attenta vigilanza per allontanare con diligenza ogni occasione di peccato come mezzo migliore per vincere in questa materia: purtroppo, però, sembra che oggi non tutti pensino così. Alcuni sostengono che tutti i cristiani, e soprattutto i sacerdoti, non devono essere segregati dal mondo, come nei tempi passati, ma devono essere presentati al mondo e, perciò, è necessario metterli allo sbaraglio ed esporre al rischio la loro castità, affinché dimostrino se hanno o no la forza di resistere. Quindi i giovani chierici devono tutto vedere, per abituarsi a guardare tutto tranquillamente e rendersi così insensibili ad ogni turbamento. Per questo permettono loro facilmente di guardare tutto ciò che capita, senza alcuna regola di modestia; di frequentare i cinematografi, persino quando si tratta di pellicole proibite dai censori ecclesiastici; sfogliare qualsiasi rivista, anche oscena; leggere qualsiasi romanzo, anche se messo all'Indice o proibito dalla stessa legge naturale. E concedono questo perché dicono che ormai le masse di oggi vivono unicamente di tali spettacoli e di tali libri; e, chi vuole aiutarli, deve capire il loro modo di pensare e di vedere. Ma è facile comprendere quanto sia errato e pericoloso questo sistema di educare il giovane clero per guidarlo alla santità del suo stato. Chi ama il pericolo perirà in esso (Eccli. 3, 27). Viene opportuno l'avviso di S. Agostino: Non dite di avere anime pure, se avete occhi immodesti, perché l'occhio immodesto è indizio di cuore impuro.
Un metodo di formazione così funesto, poggia su di un ragionamento molto confuso. Gesù Cristo disse dei suoi Apostoli: Io li ho mandati nel mondo"; ma prima aveva detto di essi: Essi non sono del mondo; come neppure io sono del mondo, e aveva pregato con queste parole il suo Padre Divino: Non ti chiedo che li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male. La Chiesa, quindi, che è guidata dai medesimi principi, ha stabilito norme opportune e sapienti per allontanare i sacerdoti dai pericoli in cui facilmente possono incorrere, vivendo nel mondo; con tali norme la santità della loro vita viene messa sufficientemente al riparo dalle agitazioni e dai piaceri della vita laicale.
A più forte ragione i giovani chierici, per essere formati alla vita spirituale ed alla perfezione sacerdotale e religiosa, devono venire segregati dal tumulto secolaresco, prima di essere inseriti nella lotta della vita; restino pure a lungo nel Seminario o nello Scolasticato per ricevervi un'educazione diligente ed accurata, imparando poco alla volta e con prudenza a prendere contatto con i problemi del nostro tempo, conforme a quanto scrivemmo nella Nostra Esortazione Apostolica Menti Nostrae (1950).
Nel resto vale la parola di S. Paolo in riguardo ai pensieri: quaecumque sunt vera, quaecumque pudica, quaecumque justa, quaecumque sancta, quaecumque amabilia, quaecumque bonae famae, si qua virtus, si qua laus disciplinae, haec cogitate"».
(continua)

Sac. G. ALBERIONE

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