Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO III
SENSI DELLA SACRA SCRITTURA

SAMUELE

Si può dire il primo dei profeti propriamente detti: visse al tempo dei Giudici.
Suo padre era Elcana e la madre Anna, la quale, già avanzata in età, ottenne dal Signore un figlio che promise di consacrare al servizio di Dio. Samuele fu difatti presentato al tempio, ove cresceva nel timor del Signore e nell'adempimento del suo uffizio.
Intanto Dio, offeso della condotta dei figli del Sommo Sacerdote Eli, li fece morire in battaglia. Il padre all'annunzio della disgrazia, cadde a terra e morì. Ma un altro Sacerdote aveva eletto il Signore: Samuele.
Il nuovo Sacerdote e Giudice d'Israele fu fedele al Signore e governò saggiamente. Fece togliere di mezzo al popolo tutti gli idoli e le divinità straniere e invitò tutti a penitenza. Il Signore perdonò ad Israele e lo liberò dalle mani dei Filistei.
Unse Saul, primo re d'Israele; e seppe rinfacciargli a suo tempo la riprovazione divina. Fu ancora lui a consacrare il nuovo re David, ma non ne poté vedere il completo trionfo.
Sono attribuiti a Samuele i libri dei Giudici e di Rut.
I libri I e II dei Re portano il suo nome, per la gran parte che vi ebbe.
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IL LIBRO DEI GIUDICI - RUT - I, II DEI RE

Il Libro dei Giudici parla dei capi che reggevano il popolo di Dio dalla morte di Giosuè (1442?) fino all'elezione di Saulle1 (1075). Questi capi sono suscitati or in una tribù, or in un'altra, ed anche in più tribù contemporaneamente.
I primi due capitoli descrivono la situazione politica e religiosa d'Israele: minacce continue dai popoli vicini ed abbandono del Signore che lasciò il suo popolo alla vessazione dei nemici.
Son narrati quindi episodi di alcuni Giudici, Otoniel, Aod, Debora, Barac, Gedeone, Iefte e Sansone.
Come appendice è fatta la storia dell'idolatria dei Daniti e narrato il delitto dei Gabaiti che provocarono lo sterminio di tutte le tribù di Beniamino.

Il Libro di Rut è un piccolo capolavoro che ci dipinge con squisita delicatezza un quadro di vita famigliare al tempo dei Giudici. Il suo argomento è semplicissimo: il betlemita Elimelec, spinto dalla carestia, emigra colla moglie Noemi e due figli nella terra di Moab ove i due figli muoiono dopo aver sposate due moabite: Rut e Orfa. Dopo dieci anni, restata senza marito e senza figli, Noemi torna a Betlemme, seguita da Rut che non può staccarsi dalla suocera. A Betlemme Rut va a spigolare nel campo di Booz, che la sposa, e ha da lei Obed, padre di Isai e avo di David.
Ciò che commuove nel libro di Rut è la forte rassegnazione di Noemi, la pietà e la modestia di Rut, la fede e la generosità di Booz. Queste tre bellissime figure spiccano in un dolce sfondo di affetti domestici e religiosi, nel riflesso della bontà divina.

Il I e II Libro dei Re: I quattro libri dei Re2 abbracciano la storia del popolo eletto dall'oppressione dei Filistei (con cui termina il Libro dei Giudici) fino all'esilio di Ioachim a Babilonia.
Il primo libro, dopo aver parlato della giudicatura di Eli e di Samuele, descrive l'istituzione della dignità regia in Israele, nella persona di Saul, che poi viene riprovato per le sue disubbidienze a Dio. In sua vece è eletto David che ben presto mostra il suo valore ed
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eccita la gelosia di Saul, che lo perseguita ingiustamente, senza mai poterlo sopprimere, mentre egli stesso, sconfitto dai Filistei, perì miseramente perdendo in un giorno solo i figli, l'esercito, la vita ed il Regno.
Il secondo libro parla del regno di David a Ebron in lotta col figlio di Saul; poi del regno di David in Gerusalemme con le sue glorie e i suoi peccati funesti, e finisce con alcuni documenti frammentari di vario genere.
Questi due libri che formano un'opera sola detta di Samuele, hanno mirabile unità, e son forse fatti sugli scritti di Samuele, di Gad e di Natan profeti.

CONSIDERAZIONE III

Sensi della Sacra Scrittura

«Dammi intelligenza e studierò3 attentamente la tua legge...».
(Sal 118/119,34).


Si legge nel Vangelo di S. Luca: «Tunc aperuit illis sensum ut intelligerent Scripturas» (Lc 24,45);4 Gesù aprì gli occhi agli Apostoli affinché intendessero le Scritture. Supplichiamo dunque il Divin Maestro affinché apra anche a noi gli occhi, così da poterle intendere secondo il giusto senso.
Se noi consideriamo la Bibbia superficialmente, essa ci appare come tutti gli altri libri; ma invece qual diversità! Sappiamo che sotto la corteccia della lettera e della carta è nascosto un mondo intero di verità sublimi, universali, eterne. Sotto la modesta veste esterna, noi
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scorgiamo la parola di Dio. E amiamo la Bibbia non tanto per la sua forma esterna, ma perché è la parola di Dio, è la parola del nostro amatissimo Padre.
È necessario distinguere nella Bibbia la lettera e lo spirito della lettera. La prima, come dice S. Paolo, uccide, lo spirito invece vivifica: «Littera enim occidit, spiritus autem vivificat» (2Cor 3,6).5
Oh sì! la lettera, se mal interpretata, può dar morte all'anima. Così avvenne della maggior parte degli ebrei i quali, avendo mal interpretato ciò che l'A. T. narrava del futuro Messia, quando questi venne al mondo, non vollero riceverlo: «Et sui eum non receperunt» (Gv 1,11);6 non solo, ma lo crocifissero e l'ira di Dio pesò sul loro capo.
Per ben intendere i sensi della Bibbia,7 è necessario che ci mettiamo alla scuola dell'infallibile madre e maestra, la Chiesa, la quale, assistita dallo Spirito Santo, ci guiderà sicuri per la via della verità.

* * *

Una parola priva di senso è come un corpo senz'anima, è un cadavere di parola. S. Agostino dice che l'uomo è povero nelle sue parole e queste ancora ordinariamente non hanno che un solo significato, il significato letterale.
La Bibbia essendo la lettera di Dio, le sillabe e le parole di cui è composta hanno di conseguenza un senso divino. È in virtù di questo senso che il Sacro Libro è circondato di quell'aureola luminosa per cui da tutti la Bibbia
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è ritenuta come il principal libro che possiede l'umanità.
Triplice è il senso della Sacra Scrittura: il senso letterale, il senso mistico e l'accomodatizio.
Il senso letterale, detto anche storico, è quello che si deduce dal senso naturale delle parole secondo la loro ordinaria accezione, e può essere proprio o figurato.
È proprio, quando le parole significano ciò che, a prima vista, si presenta alla mente: per esempio, quando Gesù dice agli apostoli: «Ecco che noi ascendiamo a Gerusalemme» (Mt 20,18) essi erano veramente diretti verso la capitale della Palestina.
È figurato quando le parole non vanno intese alla lettera, ma figuratamente. Così quando San Giov. Battista, vedendo venir Gesù, dice: «Ecce Agnus Dei: ecco l'Agnello di Dio» (Gv 1,29), prende la parola «Agnello» figuratamente. Il Battista non voleva intendere che il Messia fosse un agnellino, ma bensì voleva alludere alla sua mansuetudine, alla sua opera di redenzione, in cui Gesù, qual mansueto agnello, doveva essere immolato, in riparazione dei peccati degli uomini.
Il senso mistico, detto anche spirituale o tipico, è quello che vien fuori non dalle parole, ma dalle cose, da quelle espresse; per esempio: quando, nel Sabato Santo, la Chiesa al fine di ogni lamentazione, fa cantare: «Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore tuo Dio»; è chiaro che qui si parla non delle mura della città, ma dell'anima lontana da Dio.
Molte volte la S. Scrittura usa il nome di
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Gerusalemme per indicare l'anima, la Chiesa, il Paradiso, e in tutti questi casi la parola «Gerusalemme» ha un senso mistico.
Tale senso mistico è pure detto tipico, perché sovente la cosa da esso rappresentata è come il tipo di un'altra. Giuditta che tronca la testa ad Oloferne, è tipo della SS. Vergine che schiaccia il capo del dragone infernale.
Il serpente di bronzo fabbricato da Mosè, era il tipo di Gesù Cristo crocifisso posto fra il cielo e la terra, quale segno di salute di tutti gli uomini.
Il senso accomodatizio non è veramente un senso che sia nella Sacra Scrittura; è un senso che diamo noi alle parole, alle frasi della Bibbia. Questo senso può essere più o meno vero, e più o meno appropriato, secondo la rettitudine di intenzione e il grado di scienza di colui dal quale vien fatto.
Per es.: Nel salmo 17, v. 27-288 si dice: «Col santo sarai santo... e col perverso sarai perverso». Quante volte si usano queste parole per dire: Coi buoni sarai buono, e coi perversi perverso: per esprimere cioè il proverbio: dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei! Ma questo sarebbe un senso accomodatizio, ossia adattato, perché le parole del Salmo vogliono dire invece che Dio è buono, ossia misericordioso verso i buoni, e cattivo, cioè severo, verso i cattivi, che punisce questi e usa misericordia con quelli.

* * *

In pratica, quale senso tenere, nella lettura della Bibbia?
Ecco: il lettore deve lasciarsi guidare dal senso che le parole hanno in sé, cioè da ciò che vuol significare la lettera e poi, se su qualche punto trovasse oscurità o dubbio, ricorra alle
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note spiegative che ogni testo deve avere in calce di pagina.
In breve: attenersi di preferenza al senso letterale, come fa la Chiesa nello scegliere i testi scritturali a prova delle verità della Teologia. Questo senso è evidentemente il vero senso della Sacra Scrittura.
Con ciò, non intendiamo escludere o diminuire della loro importanza gli altri sensi.
Il mistico specialmente ha grandissima importanza. Fu usato largamente dagli Apostoli, dai Padri Apostolici e più tardi fu adottato dalla Scuola Alessandrina con a capo Origene, e da Padri di primissima autorità, come S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gregorio Magno.
Il senso accomodatizio ha pure il suo valore, se usato con serietà e debita riverenza. Esso è un segno di rispetto alle parole della Bibbia e talora un mezzo per meglio esprimere una verità però non ha valore dogmatico. Prima viene il senso letterale, poi il mistico, indi l'accomodatizio.
In ogni caso il lettore deve sempre tenere presente che le sacre parole della Bibbia sono divine ed è sempre Dio che parla.
La Sacra Bibbia si legga anche quando non si capisce: lo Spirito Santo farà capire, ovvero creerà in noi beni spirituali e soprannaturali preziosissimi. Egli, come fece con gli Apostoli, aprirà i nostri sensi di modo che noi possiamo capire.
ESEMPIO. - Ss. Saturnino e Compagni, Martiri. - Al principio del quarto secolo, sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano, incrudeliva la persecuzione non soltanto contro le persone dei cristiani, ma anche contro i luoghi sacri e le sacre Scritture. Ai cristiani, sotto pena di morte, era stato ordinato di consegnare ai giudici i libri sacri.
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Venne arrestato durante questa persecuzione il prete Saturnino della città di Abitina nella provincia proconsolare di Africa. Si trovava egli allora in un'adunanza di circa cinquanta persone, tra le quali erano quattro suoi figli: Dativo, Telico, Saturnino ed Ilariano.
Carichi di catene, furono mandati a Cartagine, al proconsole Anulino, per essere giudicati.
Interrogati se fossero cristiani e se avessero assistito all'adunanza, confessarono francamente la propria fede. Sottoposti alla tortura dell'eculeo, non cessarono di confessarsi cristiani ed invocavano l'aiuto della grazia di Dio per poter soffrire i tormenti: «Signor mio, Gesù Cristo, soccorretemi, abbiate pietà di me, custodite la mia anima, concedetemi la pazienza». «Esauditemi, o Signore; io vi ringrazio di quanto mi fate soffrire...».
Mirabile fu la confessione del martire Emerito, il quale, interrogato dal proconsole se tenesse presso di sé le Scritture, rispose:
- Io le custodisco nel mio cuore!
- Parla chiaro! - urlò il proconsole. - Tieni in casa le Scritture o no?
- Io le custodisco nel mio cuore - ripeté tranquillamente il martire. E soggiunse: «Sia lodato Gesù Cristo, Signore, soccorretemi, poiché soffro per il vostro nome, e soffro volentieri; ma non permettete che io rimanga confuso».
Felice - un altro confessore di quel glorioso drappello - alla domanda del proconsole rispose francamente:
- Noi abbiamo celebrato con gran divozione il santo sacrificio, e ci siamo adunati per leggere le divine Scritture.
Così Saturnino, tra gli spasimi delle torture, esclamava: «Io custodisco nel mio cuore le SS. Scritture!».
Stanco infine dell'invitta fermezza di quei confessori, il proconsole li fece ricondurre tutti alla prigione, ove li lasciò morire di stenti e di miserie.
Così essi, per il nome di Gesù Cristo e per la difesa delle Sacre Scritture, raccolsero la palma di glorioso martirio.

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FIORETTO. - Oggi, ad onta del rispetto umano, bacierò parecchie volte il libro del S. Vangelo, protestando di amarlo finanche a dar per esso la vita, se ciò fosse necessario.

LETTURA

Iddio raccomanda di scrivere la sua Legge

Dio disse a Mosè: «Ed ora scrivetevi questo cantico, ed insegnatelo ai figli d'Israele, che l'imparino a mente e lo cantino, e questo cantico mi sia di testimonianza tra i figli d'Israele; perché dopo che li avrò introdotti nella terra che giurai ai loro padri, terra che stilla latte e miele, essi, quando avranno mangiato e saranno ben pasciuti ed ingrassati, si rivolgeranno a dèi stranieri, e li serviranno, e parleranno contro di me, e violeranno il mio patto. E quando saran sopra di lui piombati molti mali e sciagure, questo cantico alzerà la sua voce come un testimonio che nessuna dimenticanza potrà cancellare dalla bocca della sua posterità. Ché i suoi intendimenti e ciò che sarà per fare, lo so già avanti d'introdurlo nella terra che gli ho promessa».
Mosè adunque scrisse il cantico e lo insegnò ai figli d'Israele. E il Signore diede i suoi ordini a Giosuè figlio di Nun e gli disse: «Fatti coraggio e sii forte: tu introdurrai i figli d'Israele nella terra che ho loro promessa, ed io sarò teco».
Or quando Mosè ebbe finito di scrivere le parole di questa legge in un libro, diede quest'ordine ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore: Prendete questo libro e mettetelo a lato dell'arca dell'alleanza del Signore Dio vostro, ché vi rimanga come testimonio contro di te, o Israele.

(Dt 31,19-26).


CANTICO DEI TRE GIOVANETTI [#]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri,
lodato ed esaltato nei secoli
e benedetto il tuo santo nome glorioso,
lodato ed esaltato nei secoli.
Benedetto sei tu, nel tempio tuo santo glorioso,
grandemente lodato e gloriosissimo nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno,
lodato ed esaltato nei secoli.
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Benedetto sei tu, che scruti gli abissi, assiso sopra i cherubini,
lodato ed esaltato nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
lodato e glorificato nei secoli.

(Dn 3,52-56).9


PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO

Ti voglio lodare, o Signore e re, ti voglio glorificare, o Dio mio Salvatore. Io glorificherò il tuo nome, perché sei divenuto il mio aiuto, il mio protettore, ed hai liberato il mio corpo dalla rovina, dal laccio della lingua malvagia, dalle labbra di chi ordisce menzogne, e in faccia ai miei avversari ti sei fatto mio protettore.
E secondo la gran misericordia del tuo nome, m'hai liberato dai ruggenti preparati a divorare, dalle mani di chi cercava l'anima mia, dal cadere nelle tribolazioni che m'avevan circondato, dalla violenza della fiamma che mi aveva avvolto, e in mezzo al fuoco non ebbi caldo, dal profondo seno dell'inferno, dalla lingua impura, dalle parole di menzogne, dal re iniquo e dalla lingua ingiusta. Fino alla morte l'anima mia loderà il Signore: la mia vita era già vicino all'inferno profondo; m'avevano accerchiato d'ogni parte, non v'era chi soccorresse; volgevo lo sguardo all'aiuto degli uomini, ma non c'era. Allora mi ricordai, o Signore, della tua misericordia, delle cose da te fatte fin dai primi tempi, e come liberi quelli che ti aspettano con pazienza, o Signore, e li salvi dal potere delle nazioni. Esaltasti sopra la terra la mia dimora, e pregai per la morte che m'era già vicina.

(Sir 51,1-13).


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1 Saulle è un'altra grafia del nome Saul, primo re d'Israele.

2 I, II Re: secondo la versione greca dei Settanta (LXX) e la Vulgata. In realtà si tratta di 1/2Samuele. III/IVRe corrispondono a 1/2Re. I due libri dei Re costituiscono il seguito naturale dei due di Samuele. Mentre 1/2Samuele comprendono il periodo che va dalla nascita di Samuele alla morte di Davide, 1/2Re riferiscono gli eventi intercorsi tra gli esordi del regno di Salomone, successore di Davide, e il crollo della monarchia di Giuda con l'assedio e la distruzione di Gerusalemme (975-586 a.C.).

3 Studiare significa applicarsi alla conoscenza e all'osservanza della Legge. In LS lo studio della sacra Scrittura è considerato il fondamento degli studi teologici (pp. 50, 51, 69, 78, 92, 281, 292, 303), della spiritualità (pp. 227, 238, 247s, 261, 302-303) e della pastorale nel suo complesso (pp. 69, 73s, 238, 247s, 274, 291, 317). Vengono citati esempi di santi, divenuti tali per lo studio della sacra Scrittura. Paolo stesso è un conoscitore di tutta la Bibbia (p. 230).

4 «Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture».

5 «La lettera uccide, lo Spirito dà vita».

6 «Ma i suoi non l'hanno accolto».

7 L'esegesi antica, che non poteva prendere in considerazione le esigenze scientifiche moderne, attribuiva a ogni testo della Scrittura diversi livelli di significato. La distinzione più corrente era quella, che anche Don Alberione fa, tra senso letterale e senso spirituale. L'esegesi medievale distinse nel senso spirituale tre aspetti diversi: la verità rivelata, il comportamento da seguire e il compimento finale. Da qui il celebre distico di Agostino di Danimarca, del XIII secolo: «Littera gesta docet, quid credas allegoria, / moralis quid agas, quid speres anagogia» (vedi nota 11 di p. 293). Tutto lo sforzo della moderna esegesi storico-critica mira a definire il senso preciso di un testo biblico nelle circostanze in cui fu composto. Il problema è complesso, e non si pone allo stesso modo per i distinti generi letterari (racconti storici, cronache, parabole, oracoli profetici, norme legislative, proverbi e detti, preghiere, inni ecc.). - La PCB presenta al riguardo alcuni principi:
1. Senso letterale. In generale questo senso, da non confondere con il “letteralistico” o fondamentalistico, è unico; «è quello espresso direttamente dagli autori umani ispirati» ed è frutto di ispirazione divina. Lo si deduce da una analisi precisa del testo, all'interno del suo contesto letterario e storico. Compito dell'esegesi è di condurre questa analisi utilizzando tutte le possibilità offerte dalle ricerche letterarie e storico-archeologiche; senza dimenticare il carattere dinamico di molti testi biblici. Un lettore moderno della Bibbia dovrebbe cercare di precisare la direzione di pensiero espressa dal testo, percependone i prolungamenti più o meno prevedibili, aggiungendo al suo significato iniziale nuove determinazioni. Anche il senso letterale sembrerebbe dunque, fin dall'inizio, aperto a esplicitazioni ulteriori, che si producono grazie a “riletture” continue in contesti nuovi.
2. Senso spirituale. Da non confondere con i significati eterogenei, estranei al senso letterale. Gesù, con la sua morte e risurrezione, ha fissato un contesto radicalmente nuovo, che illumina in modo nuovo i testi antichi e determina un cambiamento di senso. Come indicazione generale, «possiamo definire il senso spirituale, compreso secondo la fede cristiana, il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l'influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta». Questo contesto “pasquale” illumina tutto il Nuovo Testamento, che riconosce in esso il compimento delle Scritture. Esiste quindi uno stretto rapporto tra il senso spirituale e il senso letterale. Il senso spirituale però non è da confondere con il senso “accomodatizio” di cui si parla in LS (pp. 41-43), o con una qualsiasi interpretazione soggettiva dettata dall'immaginazione o dalla speculazione intellettuale.
3. Senso pieno. Si definisce sensus plenior «un senso più profondo del testo voluto da Dio, ma non chiaramente espresso dall'autore umano». Equivale al “senso spirituale” nel caso che questo si distingua dal “senso letterale”. Suo fondamento è il fatto che lo Spirito Santo, autore principale della Bibbia, può guidare un autore umano nella scelta delle sue espressioni in modo tale che queste esprimano una verità di cui egli non percepisce tutta la profondità. Soprattutto con il canone delle Scritture viene creato un nuovo contesto capace di fare apparire delle potenzialità di significato che il contesto primitivo lasciava in ombra. In conclusione, i sensi della Scrittura vanno cercati nel contesto letterario e storico dei testi, e nel contesto nuovo, spirituale ed ecclesiale, in cui vive il lettore cristiano (cf. L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa).

8 Il Sal 17 della Vulgata corrisponde al Sal 18 nelle bibbie tradotte dai testi originali.

9 LS indica “Dan. III, 51-56”, ma il brano riportato inizia dal v. 52.