Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Roma, 22 ottobre 1964
MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRO ALLE INSEGNANTI4
Considerare l'insegnamento come maestre, basato in modo particolare sulla devozione a Gesù Maestro, per insegnare come Egli insegnava. Considerarsi, quindi, sempre come discepole e Maestre.
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S. Paolo scriveva: "Quello che io ho imparato, trasmetto a voi".
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Considerarsi sempre discepole del Maestro, sull'esempio di san Paolo, e quindi prendere l'atteggiamento, lo spirito, le intenzioni che Gesù aveva nell'insegnare e nel comunicare alla umanità la sua dottrina. "Nessuno ha mai parlato come quest'Uomo", dicevano di Lui. Meritare questo elogio: "Nessuna ha mai parlato come questa maestra!". Non un insegnamento teorico, un insegnamento come si spiegherebbe la grammatica o l'aritmetica! "Nessuno ha mai parlato come quest'Uomo!".
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Gesù rivelava un'attrattiva particolare. Studiare questo suo segreto. Egli inoltre rivelava tutto ciò di cui il Padre Celeste l'aveva incaricato: rivelava cioè agli uomini quanto era necessario perché giungessero alla vita eterna. Il premio soprannaturale richiedeva la rivelazione delle verità soprannaturali e i mezzi soprannaturali.
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I. - Veniamo a una prima conclusione di questa meditazione: Ut unum sint. E significa questo: nessuna s'inquadri in un punto: "Io insegno, faccio questo e basta!". Bisogna essere paoline; e cioè, aver presente tutta la vita della paolina; aver presente la pietà e quindi indirizzare l'insegnamento alla pietà, cioè alla spiritualità paolina. Veramente, bisogna dire in primo luogo, "pietà cristiana", in quanto ci deve portare a vivere Gesù Cristo, e poi "paolina", in quanto S. Paolo ha illustrato in modo particolare il Mistero di Gesù Cristo in noi, nelle anime.
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Egli, il Capo della Chiesa, e noi sue membra che costituiamo la Chiesa.
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a) L'insegnamento nostro deve tener presente e portare la pietà paolina. Meglio: la spiritualità cristiana col colore paolino.
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Portare quelle che studiano ad essere più esemplari nella vita religiosa quotidiana. Appunto perché si è studiato di più, bisogna fare di più, cioè, vivere meglio la vita paolina: nella osservanza, nella povertà, nella castità, nell'obbedienza. Applicare nella scuola e nell'insegnamento, gli articoli delle Costituzioni, tenendo conto dei corsi in cui ci si trova, per essere di esempio nell'osservanza della vita paolina.
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b) Nell'insegnamento tener presente tutto l'apostolato. E quindi, insegnare per insegnare. Cioè: insegnare perché insegnino a loro volta, e divengano maestre. Quello che il Padre mi ha comunicato, trasmetto a voi, diceva Gesù.
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Ognuna deve progredire interiormente, in proporzione dell'ufficio che ha.
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Inculcare sempre di più l'amore all'apostolato, oltre che alla pietà e alla vita religiosa disciplinata. Amare e far amare l'apostolato nella sua triplice forma: redazione, tecnica, propaganda.
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E cosa portare al mondo?
Portare quello che Gesù ha portato e S. Paolo ha predicato.
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Si tenga sempre presente l'apostolato. Dare come primi temi, componimenti sull'apostolato e già ordinati alla redazione.
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Non una scuola civile, ma una scuola ordinata e aspirante alla missione paolina. Come del resto avviene nella formazione. E come nella formazione, così nell'insegnamento occorre ci siano le quattro parti unite; ma è nella maestra che devono essere unite le quattro parti: allora le infonderà "Ut unum sint".
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La maestra deve tener presente la Congregazione! Non c'è la maestra dello spirito, l'altra per l'apostolato, un'altra per la scuola ecc. Bisogna che la maestra tenga presente tutto per insegnare tutto. In particolare poi, insegnerà una materia determinata, ma tutto quello che dà, deve essere vivo. Come in noi vi sono varie membra che costituiscono l'uomo, la persona, così nell'insegnamento vi deve essere unione. Ut unum sint.
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Non essere esclusivi: faccio questo e basta! No. Io faccio questo: formo la paolina!
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Poi specializzare la Paolina in quello che dovrà fare a suo tempo, ma intanto che sappia tutto e che viva l'Istituto. Questo è fondamentale.
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Perché si ottenga il frutto, le scolare guardino alla maestra come a esemplare di pietà, di spiritualità paolina, di amore all'apostolato. Le discepole devono vedere nella maestra la vita paolina attuata in lei. Così Gesù insegnava ai suoi discepoli. Leggete il Vangelo.
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Pensare a formare delle paoline, e contribuire, specialmente con l'insegnamento, a questo dovere fondamentale.
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II. - In secondo luogo, bisogna che l'insegnamento sia pastorale.
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Che significa questo? Che si deve insegnare come applicare nella vita pratica quello che si apprende. Studiare non per saper recitare, ma per saper applicare le cose alla vita pratica: come bisogna poi esporle, scriverle, darle nella propaganda, e come istruire nello spirito paolino.
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Portare e mostrare sempre che tutto deriva dalla Rivelazione.
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Tutto viene comunicato secondo i programmi, sì; ma i programmi sono un corpo, ci vuole un'anima! Quindi: sapere anche solo metà, ma saperlo applicare. A che varrebbe un tesoro tenuto nascosto o per se stessi soltanto? Così sarebbe del nostro insegnamento; varrebbe solo a renderci più superbi degli altri.
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In tanto dobbiamo sapere in quanto dobbiamo dare.
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In questi giorni si è ribadito molto su questo principio: che lo studio non lo si faccia più teoricamente, ma praticamente. Fare delle apostole, non delle persone colte. Altrimenti capiterà quello che sto constatando in questo tempo: persone che hanno due lauree e non arrivano a scrivere per il timore di non dire abbastanza bene; altre invece che hanno fatto la 3.a media, scrivono. In questi giorni me lo hanno fatto sentire di più.
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Bisogna dare la pastorale, secondo lo spirito dei paolini. Ho incominciato a insegnare la Pastorale quando non se ne parlava ancora in Italia, dal 1909.
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E cosa vuol dire: "Donna associata allo zelo sacerdotale"?. Vuol dire che il sacerdote è pastore e la suora è pastorella! E voi lo siete con la penna e la diffusione.
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Essenzialmente pastorali, quindi. Dare uno scopo all'insegnamento. Si facciano anche dei temi e delle applicazioni; in altre parole si direbbe: staccarsi dal libro e dalle recitazioni.
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Fare componimenti. Provare a fare conferenzine sulla Bibbia, o su un punto determinato della Teologia, della Storia ecclesiastica, della Sacra Scrittura, ecc.
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Se si vuol fare imparare, la maestra abbia umiltà e fede. Presentarsi non tanto come una maestra di superiorità, ma di umiltà. E' servizio quello che dobbiamo fare, non un mettersi in cattedra con superiorità per mostrare che si sa e magari usando termini difficili e incomprensibili.
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Fede che si impari molto di più di quello che si studia. Fede che ci sia lo Spirito Santo che illumina queste anime. Umilmente preghiamo perché siano illuminate, capiscano, approfondiscano, e amino quel che imparano per poterlo usare a suo tempo.
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Quanti tesori vanno perduti e quanti talenti inutilizzati per la poca umiltà e la poca fiducia!
III. - In terzo luogo: aiutare la scolara o la discepola, ma che essa impari![ELGS-I:capoverso] La scolara vada avanti nel libro, poi la maestra illumini e risolva le difficoltà, ascolti le obiezioni e delucidi in spirito di servizio. Nei Seminari e negli Istituti più avanzati è tanto inculcato questo principio: sia lo scolaro che studia.
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Se si saprà servire alla scolaresca, si potrà spiegare anche di più e comunicare tutto quello che si deve sapere nella vita pratica. L'insegnante sia una guida.
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Tante volte conviene che già si interroghi sulla lezione nuova e venire poi a un colloquio o a una conversazione.
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Attività dell'insegnante, non passività. Attività che precede, che cammina e fa camminare.
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Spiegare e completare il testo. Eccitare allo studio. E perché la vita della studente sia vita della paolina, ci sia quel tanto di studio, quel tanto di applicazione per una vita paolina pratica e per la propaganda, che forma la parte principale di apostolato per voi.
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Quindi tre punti:
* Ut unum sint
* Carattere pastorale, per una formazione completa
* Eccitamento dell'alunna, che prenda impegno.
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Tutto sia ordinato alla vita. "Non scholae sed vitae discimus!". Cosa sarebbe di un medico che, dopo aver studiato tanto, non sapesse applicare la medicina? Non guarirebbe i malati! Ci vuole la vita pratica, e per voi ci vuole la vita paolina. E perché ci sia l'insegnamento ci vuole la maestra che sia esemplare, vera paolina in tutto: nella parte spirituale, nella parte intellettuale, nella parte apostolica, nella vita religiosa quotidiana. La maestra deve essere la più avanzata nello spirito, quella che dà l'esempio, quella la cui vita quotidiana è un insegnamento. E tutto questo in umiltà.
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Alle volte si dovrà anche chiedere scusa se non si è fatto abbastanza bene. Conservo del Canonico Chiesa un bel ricordo in questo senso. Ero in Seminario alla fine dei corsi teologici... Aveva sbagliato una cosa (si era irritato un po' nella scuola). In refettorio, presenti i 70 chierici e i 150 ragazzi, ha domandato scusa, presenti i piccoli.
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Io prego il Divino Maestro che siate maestre! E maestre complete.
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Le Maestre devono essere quelle che appoggiano l'Istituto per la disciplina, la pietà, l'apostolato; devono essere quelle che appoggiano di più la Prima Maestra, il Consiglio e quelle che dirigono. A volte invece avviene il contrario! Essere quelle che edificano. Edificare non solo con una vita buona, religiosa, ma edificare con l'apostolato, col sostenere l'autorità dell'Istituto, con la prontezza a tutti gli uffici che vengono assegnati. Prontezza e letizia in maniera tale che veramente si sia maestre complete nelle quattro parti.
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* Ut unum sint.
* Vero spirito pastorale.
* Eccitamento per l'allieva.
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Che l'allieva prenda l'iniziativa e la maestra sia a suo servizio. Può sembrare che s'impari di meno, ma nella vita si ricaverà di più.
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Quanto più si sa, tanto più si dovrà rispondere al tribunale di Dio. Sempre umiltà e fiducia con la preghiera del "Patto". Si reciti sempre il "Segreto di riuscita", almeno alla visita.
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Umiltà e fiducia nella grazia dello Spirito Santo.
Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Ottobre 1964
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4 Ottavo. In ultima pagina porta il tipo e data di stampa: "Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - ottobre 1964". C'è la registrazione.