Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LE PRINCIPALI VIRTU' DELLA MAESTRA
Grottaferrata, [25] settembre 1963 2
State ricevendo una grazia preziosa, cioè quella di poter pregare, considerare e prendere risoluzioni in ordine al vostro ufficio. Il vostro ufficio è di essere " Maestre ": la parola " Superiora " va usata solamente quando si deve esprimere il senso canonico. Il termine "Maestra " è più conveniente, perché chi rappresenta Gesù, deve considerarsi subordinato a Gesù e, nello stesso tempo, compiere quello che Gesù ha compiuto rispetto a noi, rispetto agli apostoli, naturalmente, nella giusta proporzione.
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Per compiere bene il vostro ufficio occorrono due condizioni che noi dobbiamo sempre tener presenti; due disposizioni in cui vivere ed esercitare il dovere di guidare la Casa. Esse sono: l'umiltà e la fede.
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Umiltà, per non fidarci di noi e riconoscere la nostra incapacità; e nello stesso tempo non avvilirci, ma avere fede che Dio è con noi e quindi ci darà tutte le grazie necessarie all'ufficio. Se manca una di queste due virtù, si guasta in partenza l'ufficio; ma se si entra nell'ufficio con umiltà e fede, vi è già una garanzia di compierlo santamente e utilmente.
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UMILTA'. In che cosa consiste? Consiste nella verità, perché non può esserci umiltà se non nella verità. Quali i motivi per tenersi umili? In primo luogo, questo: riconoscere che ci si addossa una responsabilità e un impegno che si devono tener presenti nel proprio ufficio, così da non danneggiare chi sta soggetto, ma aiutarlo. Abbiamo già da parte nostra tante responsabilità davanti a Dio: infatti non abbiamo sempre corrisposto a tutte le grazie; ma se ci si addossa ancora la responsabilità di altre, dobbiamo avere un santo timore, che il Signore al giudizio ce ne chieda conto. Il Salmo dice: " Signore, perdonatemi i miei peccati e che io non sia responsabile dei peccati altrui ". Santo timore! Se poi facciamo bene l'esame di coscienza, troviamo in noi tante deficienze, giacché l'ufficio che si esercita richiede di sapere aiutare le persone soggette guidandole alla santità. Ora, per insegnare agli altri la via della santità occorre essere santi.
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Una Maestra deve istruire circa la vita religiosa e l'apostolato: e noi siamo proprio tanto istruiti da dare agli altri? O non capiterà che chi deve ascoltare forse ne sa più della Maestra, almeno in qualche campo del sapere?
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Occorre, poi, che una Maestra pensi come ama l'apostolato, e come può guidare in esso le altre. Molte volte le propagandiste ne sanno di più. Bisogna ascoltarle, mentre si sente la responsabilità, non solo di aiutarle, ma di essere così bene illuminate da poterle guidare.
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Viviamo già esemplarmente la vita religiosa? Abbiamo noi praticato sempre l'obbedienza? Infatti, l'Imitazione di Cristo dice che nessuno sa guidare gli altri e farla da maestro se prima non è stato costantemente obbediente.
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Esaminiamo il cuore: si ama veramente coloro che si devono guidare? Si sa infondere lo spirito religioso particolarmente con l'esempio? E si ha una tale pietà da ottenere le grazie per chi viene guidato?
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Ecco quattro motivi di umiltà. Se una avesse avuto il desiderio di essere posta nell'ufficio di guida agli altri, costei avrebbe guastato in partenza il suo ufficio. Ma se si sta nella convinzione che non se ne era degne, che non si era religiose perfette, allora c'è una disposizione buona per l'ufficio. Prenderlo con umiltà, sapendo la responsabilità che comporta.
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Per chi è messo a capo in una Casa, vi è una tentazione in più. Se una persona ragiona così: " Le Costituzioni dicono che si mettono a capo coloro che sono già esemplari, che hanno qualità distinte... Ora, se mi hanno messo in questo ufficio, è segno che le ho ": un po' per volta l'orgoglio prende piede e cresce. La Maestra, poi ha pure questa disgrazia: riceve auguri, proteste, lodi... Chi è astuto, per guadagnarsi la simpatia, loda la Maestra... E una Maestra non umile si serve della sua posizione per attirarsi i favori; l'umile, invece, si tiene sempre indietro: ama veramente Dio e il prossimo. Occorre rimanere sempre indifferenti: " tanto valgo, quanto valgo davanti a Dio ".
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La Maestra deve estendere il suo esame sui pensieri intimi: vedere in primo luogo se si è di buon esempio; in secondo luogo vedere se si lavora spiritualmente; poi domandarsi se si cerca di istruirsi nelle cose necessarie; vedere come si guida l'apostolato e poi come si vive la vita religiosa e, quindi, come la si insegna.
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Tenere poi presente l'ordine gerarchico: la Maestra ha chi sta sopra di lei, come la suora ha sopra di lei la Maestra; la Maestra è soggetta alla Prima Maestra, la Prima Maestra alla Santa Sede e tutti si è soggetti a Dio. " Non est potestas nisi a Deo ". Lasciarsi dominare da questo pensiero: " Rappresento Dio! Ne sono indegna, perché dovrei essere più docile a Dio, più obbediente a Lui! ". Ricordare che la santità sta in questo: nella piena conformità al volere di Dio.
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In che modo dimostreremo che abbiamo piena conformità al volere di Dio? Facendo con esattezza e continuità il volere di Dio. Pretendere che obbediscano a noi, se noi non obbediamo al Signore e a chi ci sta sopra, è stoltezza; le Suore non avranno la grazia di obbedire: se obbediscono, è perché sono virtuose loro, non per merito della Maestra. A volte vediamo persone che non sodo docili, ma noi abbiamo avuto la docilità che adesso desidereremmo trovare in altri? Quindi, ecco la fede: " Non est potestas nisi a Deo ". " Quae autem sunt, a Deo ordinata sunt ". Ai doveri che già avevi come religiosa si aggiunge quest'altro: l'incarico di guidare; un dovere in più, quindi, un punto di esame in più.
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In secondo luogo occorre accettare l'ufficio in obbedienza: senza trovare scuse per evitarlo e senza sentimenti di vana compiacenza. Lo si accetta con semplicità, come un'altra obbedienza. Si va, con semplicità e si ricorre subito al Tabernacolo: si piega la testa e si supplica il Signore a illuminare, ricordando che è un ufficio di "pazienza ".
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FEDE! E' un ufficio di carità, giacché si devono aiutare le sorelle. Fede viva, perciò, fede di ricevere le grazie e confidare nel Signore che renda docili le persone che si devono guidare. Fede che le Suore abbiano le grazie e la Maestra si senta serena davanti a loro. Grande fede! Pregare perché il Signore dia le sue grazie alle Suore e che si formi l'unità nella Casa: Ut unum sint! Non ci siano simpatie o antipatie; non entrino preferernze per l'una o per l'altra, ma si considerino tutte come persone, come fìgli di Dio! E allora, con semplicità e non con atteggiamento di autorità, dare ordini o disposizioni. Si dice con semplicità: "Facciamo così "; senza usare la parola " comando ". Gesù non l'ha usata, pur facendo fare.
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E' perciò utile che la Maestra prolunghi la sua Visita, o che almeno nella giornata preghi mezz'ora in più.
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Tenga conto dei consigli; senta i consigli e i pareri; domandi; ascolti le vedute delle altre, particolarmente delle consigliere! Sentire umilmente. Forse non sarà tutto giusto e perfetto; ma lo si vaglia davanti al Signore.
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Evitare la testardaggine: "Tutto quello che dico io è giusto e perfetto"! Questo è un errore.
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Una, poi, che fosse Maestra da tanto tempo, è in grave pericolo. E cioè c'è il pericolo che se viene tolta si abbatta. Il che rivela che c'è un po' di orgoglio. Inoltre, le giovani hanno imparato un po' di più di quelle che sono state formate nei primi anni della Congregazione; hanno avuto istruzioni più abbondanti, giacché l'istituto deve progredire dovendo avanzare nel compiere la sua missione nel mondo. Sentire perciò il dovere di ascoltare anche quello che viene detto dalle più giovani!
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Certamente è un pericolo dover compiere per molto tempo l'ufficio di Maestra. Ma il rimedio è questo: consigliarsi più sovente con le Suore, sia con chi ha più larga istruzione, e sia con chi dimostra particolari capacità. Preghiera e consiglio.
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Infine occorre sempre precedere e guidare tutto. A volte ci si deve scomodare, tanto più quando si hanno particolari disturbi di salute, ma dare l'impressione che si ama la vita comune, che non si abusa della posizione per una maggior libertà, per rendersi quasi svincolata dai doveri religiosi, o che non si mostra piena docilità alle disposizioni che provengono dalla Casa Generalizia.
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" Se sei invitato a tavola, mettiti all'ultimo posto! " E' quanto dice Gesù; ma è anche quanto è scritto nelle Costituzioni. Umiltà.
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E poi, fede! Se il Signore ci manda a compiere un ufficio e noi vi poniamo le condizioni buone, stiamo certe che il Signore è con noi. Se il Signore ci ha assegnato un ufficio per mezzo dei legittimi Superiori, stiamo sicure che c'è, la sua grazia: aver quindi fede e coraggio! Con semplicità dare disposizioni; senza mostrare alterigia o autorità. Fede! Fede di ricevere le grazie per sé e fede che riceveranno le grazie le Sorelle!
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Umiltà e fede! Se si guarda solo alle nostre capacità, ci si scoraggia! Via lo scoraggiamento! Ma se pensiamo solo alle grazie e non alla nostra incapacità, allora c'è pericolo di cadere nell'orgoglio: né desiderare, né rifiutare! Non desiderare che si prolunghi il tempo del Superiorato, non rifiutare di accettare la conferma, non lamentarsi se fosse interrotto il triennio. Docilità in noi, quella docilità che desideriamo nelle persone che ci sono soggette.
Primo Maestro
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2 La meditazione, tenuta al corso di aggiornamento per Superiore, è stata stampata in Aiuti fraterni 2, 10 (1964) 32-35. C'è la registrazione.