Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONI DEL PRIMO MAESTRO - Roma, 20 dicembre 1961
LA BUONA VOLONTA'
In questi giorni si è pregato da tutti per la Casa, anzi, per le due Case di Elisabethville. Poi si era saputo attraverso la Rhodesia, Stato ai confini del Katanga, che il giorno 10 c.m. Don Michelino era come scomparso e mentre qui se ne facevano le ricerche per varie vie, ieri sera verso le sei abbiamo avuto una lettera del Fratello Cappelletti Adriano, il quale precisava che, il giorno 10, Don Michelino era uscito di casa mentre infuriava la lotta. Le Figlie di San Paolo già si erano ricoverate nella Procura dell'Archidiocesi ed egli sapeva che nella loro Cappella c'era ancora il SS.mo: era uscito di casa per trasportarlo e così evitare una probabile profanazione, e... non è più ritornato. Non sapendo più nulla, sospettavano che fosse come ostaggio nelle mani dell'O.N.U. Due ore dopo quella lettera, ecco un telegramma da "via Belgio" che diceva: "Annuncio il decesso del Rev. Padre Michele Cagna, Superiore dei Paolini a Elisabethville, ucciso mentre attraversava la strada vicino alla sua abitazione".
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Certamente voi comprendete la pena che ci ha dato questa notizia. Ma egli è morto nel compiere un atto di zelo, quindi si può dire vittima del dovere; per risparmiare a Gesù Eucaristico una eventuale profanazione, perché si capisce bene che, in quei momenti e trattandosi per lo più di gente che non ha fede, poteva succedere qualche cosa di molto penoso.
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Questa mattina ho celebrato subito la Messa, per mandargli subito i suffragi: questi devono essere anticipati quanto più è possibile: questo ci suggerisce la carità. Anche voi pregate per lui, per il suo riposo eterno. (Abbiamo timore di non poter avere neppure la salma, per le circostanze in cui è passato all'eternità!).
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Nello stesso tempo pregate per le due Case del Congo, che si trovano ora in grandi difficoltà.
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Il giornale annunziava che l'altra sera si è iniziato un periodo di tregua: tregua temporanea in attesa delle conversazioni tra i capi per un accordo; ma l'accordo è difficile.
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D'altra parte non si può lasciare il proprio posto e non si può abbandonare anche perché non vi sono mezzi. La nostra casa è già stata bombardata.
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I giornali questa mattina diranno qualche cosa che non corrisponde in tutto alla verità, da quanto sono venuto a sapere ieri sera verso tardi, molto tardi.
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Questa mattina sono venuto anche per farvi gli auguri del Natale, e gli auguri per l'anno 1962: un anno di carità e un anno di propaganda, particolarmente delle Biblioteche. Un anno santo, lieto, pieno di meriti.
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Quali grazie chiediamo al Bambino? Le grazie il Bambino ce le ha preparate e vuole darcele. Quante ne riceveremo? Secondo la nostra preparazione. Se si celebra bene l'Avvento, se si celebra bene la Novena del Natale, se noi facciamo buone confessioni, allora le grazie saranno più abbondanti. Se invece ci fosse la tiepidezza, la freddezza, l'indifferenza, la trascuratezza, allora cosa riceveremo? Possiamo augurare mille volte del bene: ma se il cuore non è preparato, dove metterà Gesù le sue grazie? Per ricevere queste è necessario togliere l'egoismo, togliere ciò che è male, ciò che dispiace al Signore, e nello stesso tempo desiderare di mettersi alla scuola del Bambino. La vita di Gesù è tutta una vita di lezioni, di ammaestramento: "Il vostro Maestro è uno: il Cristo" ha detto Gesù stesso.
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Entrare spiritualmente nella grotta di Betlemme, là dove Gesù dà le sue prime lezioni: lezioni di povertà estrema, lezioni di amore. Chi è e che cosa che ha attirato il Figlio di Dio sulla terra, che l'ha indotto a vestirsi di umana carne e di abitare fra gli uomini? L'amore... "Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis".
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E che cosa vuole Gesù?
Due cose: la gloria di Dio, e cioè la gloria del Padre; poi la santità e la salvezza degli uomini. Questa si potrà ottenere a condizione che ci sia la buona volontà. Ecco la grazia da chiedere al Bambino. Possiamo chiedere tante cose, e ciò che è buono chiediamolo; ma il dono del Bambino agli uomini è la buona volontà. "Pax hominibus bonae voluntatis". La grazia è subordinata alla buona volontà. Chiedere di avere una volontà ferma. Chiedere di avere come pensiero dominante la santificazione, l'apostolato. Questi due pensieri riguardano i due ideali che abbiamo abbracciato e tanto ci faremo santi, in quanto vivremo questi due ideali. Chiediamo questa volontà interna di farci santi. Quando c'è un ideale di santità, quando uno vuol imitarlo mettendosi alla sua scuola e seguirlo, allora questa volontà viene benedetta dal Signore. Se noi chiediamo tante cose, ma non chiediamo questa volontà, non chiediamo la grazia propria del Presepio. Ci viene offerta la santità, ma a prezzo di buona volontà; perché la volontà può essere buona, può essere tiepida, e può anche essere nulla.
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Nel "Congresso per le Vocazioni" celebrato la settimana scorsa, la conferenza centrale è stata su questo argomento: "Bisogna eccitare le anime a volersi far sante, perché quando hanno questa volontà tutto serve al loro bene. Del resto ciò corrisponde all'Oremus di questo tempo: "Signore, eccita le nostre volontà! Risvegliale queste nostre volontà" e allora, con la purificazione del cuore e con la volontà di praticare la virtù e di volerci far santi, ci prepareremo al Natale.
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Vi sono persone che si adagiano nella vita comune quotidiana. Passa un giorno, passa l'altro e non si preoccupano dell'interno. Subiscono quelle cose esteriori che succedono, cercano quello che piace, si fanno una vita conformata a quel che fa schivare le maggiori difficoltà e le maggiori pene. Pur di non aver rimproveri. E si va avanti un mese; un altro mese, e si è ancora così: senza volontà, o con la volontà tiepida, trascurata.
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Si trascura il lavoro che santifica, cioè il lavoro interiore. Si trascura quella fede viva, quell'amore intenso a Gesù, quella generosità che fa dire: voglio! Non un voglio come se ne possono dire tanti, senza sapere quel che si vuole. Come fece quel ragazzo che mentre era rimproverato dal padre contava le formiche. Poi disse un "" al padre: ma non aveva capito niente.
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In sostanza: nella Conferenza tenuta al Congresso dei Religiosi, il Relatore voleva dire che bisogna cercare di vedere se in fondo alle anime c'è la buona volontà, se lavorano spiritualmente. Tutto il resto è per formare questa buona volontà; e quando vi è questa tutto il resto diviene mezzo per la santificazione: gli orari che ci sono, gli uffici che son dati, il riposo, il cibo, la preghiera, la direzione spirituale e morale che ricevete ecc.
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Anche le difficoltà, le tentazioni, le buone occasioni che ci presenta l'anno, tutto può e deve servire al nostro bene. Approfittare di tutto: "Omnia vestra sunt". Tutto diviene mezzo per santificarci. Allora il sacerdote, il confessore, la Messa, la Chiesa, il letto, la tavola, l'apostolato, le relazioni, le tentazioni interiori, le indisposizioni di salute, le piccole croci, le contrarietà che incontriamo: tutto serve per santificarci! E quando c'è buona volontà, da tutto si ricava merito.
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Vi sono persone che fanno lunghe lamentele sopra le loro prove, le difficoltà della famiglia, quello che trovano di contrarietà in questa o in quell'altra cosa, nel cambiamento di ufficio, ecc. Ma tutto questo potrebbe trasformarsi in merito. Le persone di buona volontà utilizzano per la vita eterna tutto e si santificano. Le persone di non buona volontà, di tutto hanno lamentele da fare e soffrono veramente, perché non c'è spirito interiore, non vi è la volontà di abbracciare in pratica quello che si è abbracciato canonicamente con la professione, si è abbracciato canonicamente, ma non con lo spirito...
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Vi sono persone che non si sa se comprendono i voti religiosi o non li comprendono; non si sa se li abbiano emessi coscienti della vita che dovevano poi condurre e delle grazie che avrebbero trovato nella vita religiosa per santificarsi.
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Tutto può aiutare in essa: l'apostolato, il sacrificio, la dedizione, l'amor di Dio. Vivere direttamente in unione con Dio, senza intermezzi di persone e di cose. Amore di Dio pieno.
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Vi sono mezzi che sembrano trascurabili e mezzi invece che ci arricchiscono: secondo come noi li prendiamo. Quando c'è questa volontà, si ama tutto quello che è in Congregazione: si amano le persone, si amano le disposizioni; si fanno delle confessioni che son proprio accompagnate da tanto pentimento e da tanta buona volontà; quanta buona volontà nella Comunione e nella Messa! Come sono sentite le visite al SS.mo Sacramento! Quanta generosità ad accettare tutto in letizia. Se c'è una difficoltà chi è fervorosa ne è contenta, perché ha un mezzo per aumentare i meriti.
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Vi sono persone che vanno cercando le sensibilità, le soddisfazioni, le comunicazioni che non sono con Dio, anzi alle volte proprio contrarie ai voti.
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La buona volontà è il dono che Gesù ha portato dal cielo.
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La grazia è per chi ha buona volontà. E siccome la grazia Lui l'ha portata, a noi non rimane che preparare il cuore ad essa con la buona volontà. Questo dono dobbiamo chiedere al Bambino: questa ferma volontà interiore.
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Non avvenga che ci trasciniamo avanti giorno per giorno, e che giungiamo alla fine dell'anno con pochi meriti, anzi con la pena che la mia vita diventi inutile a me e agli altri! No! che alla fine dell'anno possediamo una grande messe di meriti.
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Santificarsi! La vita viene troncata quando meno ce l'aspettiamo, e tutto viene compito secondo il volere e i disegni di Dio. Ma a noi sta di aver amato il Signore, di aver santificato tutto in Congregazione: quel che piace e quel che dispiace. Tutto santificato nell'impegno dell'apostolato, nella dedizione all'apostolato, nella docilità e chi guida, nell'osservanza delle Costituzioni. Non una pietà aerea che non si sa che cosa voglia dire, che si nutre di fantasie. Sognano o son deste certe persone? Persone che sognano una pietà vaga, inutile, fatta di parole e di esclamazioni. Sodezza di volontà: questo ci vuole!
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Al Bambino chiediamo la buona volontà. Chiedetela per me e io la chiedo per voi, io la chiedo per me e la chiedo per voi. Specialmente - se ci arriveremo - nella notte del Santo Natale, chiederò per tutte, al Bambino, questo fervore di vita, di una vita veramente vissuta per Gesù Cristo, in Dio.
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Consecrati al Signore, non guardiamo più a destra e a sinistra: c'è il Signore solo, per noi. Egli è il nostro ideale, il nostro amore, la nostra gioia, il nostro aiuto, e il nostro Paradiso.
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Pensieri sciocchi, parole sciocche? No. Avanti! Tutte di Dio, sempre più di Dio, sempre più intensamente a Dio.
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5 Sedicesimo che raccoglie due meditazioni del Fondatore. In ultima pagina riporta il tipo: "Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Dicembre 1961". Il contenuto si rifa al Congresso internazionale degli Istituti di perfezione, celebrato pochi giorni prima, durante il quale egli ha tenuto una relazione e due omelie. (cf SP). C'è la registrazione.