Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO IV
PREDICAZIONE

§ 1. - NECESSITÀ

La predicazione, come fu il ministero principale pel Divin Salvatore, così doveva pur esserlo per gli apostoli e i loro discendenti: Euntes, docete omnes gentes.1 Che se si dà uno sguardo al Vangelo, agli Atti degli Apostoli, alle lettere, alla storia ecclesiastica dei primi secoli, vien spontanea la domanda: ma dunque il prete, l'apostolo, Gesù Cristo sono predicatori e quasi null'altro che predicatori? Ma dunque tanti sacerdoti che riducono il loro ministero alla Messa, a poche benedizioni, a poco studio, ecc... non sono veri preti? Non voglio dare una risposta.
Nella Chiesa militante, figura della Chiesa trionfante, vi sono molte mansioni: e vi devono pur essere sacerdoti che si occupino di altre cose. Ma sta intanto che ogni sacerdote deve predicare per quanto può, che pel sacerdozio in generale la prima delle occupazioni è la predicazione: che alcuni, non occupandosi di tal ministero pure potendolo, non si possono dire veri sacerdoti, nel senso formale della parola: poiché ciò che Gesù Cristo ordinò sovra ogni altra cosa agli Apostoli fu il predicare. Ciò può ferire alcuno, ma per ciò non sarà men vero.
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E perché la predicazione ha tale importanza? Perché è il mezzo ordinario di propagare e conservare la fede nel mondo: fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi.2
E perciò saranno sempre norma d'ogni sacerdote le parole di S. Paolo: Predica verbum, insta opportune, importune; argue, obsecra, increpa, in omni patientia et doctrina.3 I santi Padri dedicarono ad essa gran parte delle loro energie e dopo di essi i sacerdoti santi non tralasciarono mai di spandere la divina parola in tutte le occasioni. Togliamo la predicazione e perirà il cristianesimo, come tolto il seme non vi saranno più le piante: Semen est verbum Dei.4
Essa è ancora più importante oggi: stante la massima facilità in cui si trova il popolo di sentire tanti errori: e S. Antonino dice: La predicazione della divina parola è il primo e più necessario ministero della Chiesa in ogni tempo: ma specialmente quando si dilata l'errore e trionfa l'iniquità, quando impallidisce la fede e si raffredda la carità.
Due conseguenze:
1° Anzitutto predichiamo, per quanto è possibile, tutti: o parroci o curati, o cappellani o preti liberi: quali dai pulpiti e quali nel catechismo ai fanciulli... Si dirà: Io ho un beneficio che non ha tal peso. Ma si può rispondere: l'ufficio di predicare ti viene per ciò stesso che sei sacerdote: e non potrai scusartene tanto facilmente quando Gesù Cristo ti chiederà conto di quella grande missione che ti ha affidato e con cui ti ha tanto onorato. Si obietterà ancora che per molti vi sono tante difficoltà. È vero: la predicazione è un sacrificio. Ma siccome è tanto importante, noi dobbiamo prepararvici con lo studio, con la pietà, con il
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comporre a tempo libero le prediche. Molti trovano difficoltà perché trascurarono i talenti. Del resto è ben difficile che un sacerdote non possa almeno fare il catechismo e questo è una delle parti più umili, ma più necessarie del ministero della parola.
2° Saper cogliere le occasioni: per un sacerdote zelante queste sono molte e spesso in esse può fare gran bene. Egli può togliere argomento da un matrimonio, da premiazioni, cresime, gite ginnastiche, benedizioni di chiese, da una sepoltura, da una morte improvvisa, da una disgrazia, da un terremoto... può predicare anche in ogni messa festiva e persino in alcune messe feriali. In tali occasioni la parola di Dio è meglio compresa: chi per esempio non sa quale profonda impressione non faccia una predica nel cimitero, durante la visita al medesimo?
Un Sacerdote diceva di non predicare mai alcune verità più scottanti come in quel luogo: solo là parlava chiaramente del vizio dell'ubriachezza e del ballo, e là, più chiaro che altrove, predicava contro la disonestà, tutti capivano, tutti approvavano: mentre forse nella stessa chiesa non avrebbero fatto frutto le sue parole, anzi sarebbero state criticate. Di più tali industrie hanno ancora un doppio effetto: di rendere cioè più famigliare in tutte le circostanze della vita il pensiero della religione: dimostrare come questa deve su tutto estendersi e tutto santificare: come essa approva ciò che, senza danneggiare l'anima, è utile al vero progresso, alla scienza, alla vita materiale. Ed in secondo luogo ciò che si dice in tali circostanze vien più ricordato, sia perché d'ordinario deve venir meglio preparato, sia perché la solennità esterna serve ad imprimere meglio quanto si dice.
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§ 2. - DOTI DEL PREDICATORE

I trattati di sacra eloquenza ne hanno un'esatta ed ordinata enumerazione: qui se ne ricordano tre sole, che sono indispensabili sotto il punto di vista pastorale. Conviene sempre ripetere che il prete è per salvare gli altri: quindi la sua eloquenza non dovrà mai servire che a questo, più o meno direttamente.
Retta intenzione. La parola di Dio è una semente: chi la getta è l'uomo: ma chi solo può dare l'incremento è Dio. E Dio nega il frutto a chi predicando cerca se stesso e predica se stesso. S. Maria Maddalena de' Pazzi diceva che Dio rimunera le nostre opere a peso di purità d'intenzione: in omnibus et super omnia Deus. Perché, domanda un autore, l'universo fu convertito da pochi predicatori semplici e di nessuna coltura? Perché, specialmente, cercavano Dio solo: testimonio S. Paolo che scrisse: Non enim nosmetipsos praedicamus, sed Jesum Christum.5 Perché oggi predicatori quasi innumerevoli non convertono? Perché cercano se stessi. E questo si verifica in tre modi particolarmente:
a) coll'aver di mira la gloria mondana: cercare di far sfoggio della propria scienza, di letteratura, di coltura: usar artifizi per farsi invitare specialmente nei luoghi più importanti: badare solo a moltiplicare l'uditorio e non a convertire: studiarsi prima e dopo la predica di far cader il discorso su di essa per sentire gli elogi: raccontare a tutti, sino alla importunità, i miracoli di conversione ottenuti e gli applausi avuti.
Questi sono tutti segni che si cerca se stessi: prediche che non convertono.
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b) Coll'aver di mira l'interesse. Certamente il sacerdote ha bisogno di vivere e merita l'operaio la sua mercede, ma è necessario cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia et haec omnia adjicientur vobis.6 Il pensare più di tutto e sopratutto allo stipendio: il lamentarci quando si riceve poco, il lodare quando si riceve molto, son cose che fanno dubitare della rettitudine d'intenzione.
c) Col seguire unicamente la propria inclinazione. È certo anche qui che l'inclinazione è buon aiuto: ma noi dobbiamo santificarla con considerazioni e fini soprannaturali. Sarebbero abusi il non abbassarsi a parlare col popolino, il non voler chiamare mai predicatori forestieri che ci sostituiscano, il tralasciare altri doveri per la predicazione, il voler solo dare sfogo ad una certa mania che uno può avere di prodursi.
Ad evitare questi tre difetti il predicatore si potrà prendere il motto: Da mihi animas, caetera tolle.7 Riferisce Mons. Costamagna del Ven. Don Bosco che nell'inviare i suoi primi missionari rivolse loro queste parole: Andate, il Papa vi ha benedetti e vi manda: e vi mando anch'io: andate, ma ricordatevi: Anime e non denari.8
Zelo. È figlio primogenito della carità verso Dio e verso il prossimo: esso è che informa e dà vita a tutte l'altre doti del predicatore. Esso è di un'efficacia somma: Datemi dieci sacerdoti di spirito (e chi ha spirito ha pur vero zelo) diceva S. Filippo, e vi do convertito il mondo. - La carità, dice il Mullois, ecco la prima e la più essenziale regola di eloquenza: in questo specialmente consiste la forza del vangelo, la vita e l'efficacia della parola e la magia, direi,
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dell'eloquenza. Chi è caldo di zelo scuote, accende, illumina, commuove, converte: chi è freddo, è un bronzo che suona, ma non padroneggia l'anime.9
Chi è caldo di zelo ha tenerezza, ha grida di dolore, accenti lamentevoli, suppliche affettuose: chi è freddo non sa che portare la lettera della legge, la freddezza del raziocinio. Chi è caldo di zelo è un sole che scioglie i ghiacciai, fa nascere a nuova vita la natura: chi è freddo potrà pure convincere, ma non opererà conversioni.
Dunque?
a) Anzitutto chiederlo a Dio: è un dono dello Spirito S.: è una delle grazie essenzialissime ad un sacerdote: grazia che deve chiedere ogni giorno. Pregare il Signore che dia lume per conoscere i cuori, dia compassione per le miserie dell'umanità, dia affetto per predicare ai fedeli come a fratelli, dia minacce anche, ma da padre, dia esortazioni ma da amico; pregare nella S. Messa, nel Breviario, nella Visita al SS. Sacramento. Sarà un sospetto temerario pensare che qualche sacerdote non abbia mai chiesta tale grazia? Fosse pur un sospetto temerario, ma si può temere di no! e sarebbe ciò il motivo di riempirci di confusione: non chiedere mai ciò che costituisce il sacerdote nel suo più vero senso!!
b) Procurare uno zelo vero: ed è vero quando si pensa alla gloria di Dio: quando si vuole allontanare qualche peccato: quando si vuole condurre le anime al cielo, quando si ha di mira il guidare le anime ai SS. Sacramenti. È vero quando si ha la purità d'intenzione.
c) Procurare uno zelo prudente: è imprudente invece ogni zelo amaro, violento. La prudenza è l'occhio
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dello zelo: questa dote si ottiene colla riflessione e col consiglio. Sarebbe imprudenza: far allusioni troppo particolari, massime quando si rimprovera e si parla di vizi vergognosi: sfogarsi per offese particolari ricevute, tanto più quando siano pubbliche; le nostre amarezze sono da effondersi innanzi al crocifisso. Sarebbe imprudenza prorompere in vivaci riprensioni intempestive per cose da nulla, per es. per una porta che vien sbattuta, per cattivo contegno d'alcuno, per uno che dorme, per un altro che suona la tromba col naso, per i ventagli: toccare questioni che dividono le popolazioni: portare sul pulpito cose sentite al confessionale. Notiamo che vi sono molte cose che più convenientemente si rimediano in privato che dal pulpito: per es. se i fanciulli chiacchierano, si potrà poi dire al sacrestano, o meglio al vice-curato, che vi si mettano in mezzo un'altra volta...; se il maestro non vuol fare il catechismo, non conviene satireggiare o inveire dal pulpito, si cercherà d'indurlo in privato amorevolmente, con visite, relazioni, servizi resigli, ecc., ovvero interporre altra persona influente.
Ancora: può avvenire che il sacerdote debba difendersi da qualche calunnia od offesa: ma qui ci vuole non uno, ma dieci grani di sale. Anzitutto bisogna che possa con verità difendersi, altrimenti vale il proverbio: chi si scusa s'accusa; poi è d'uopo si prepari le cose da dire diversi giorni prima, le scriva, se può, le mediti innanzi il SS. Sacramento, procuri di non far risaltare tanto sé, ma di far apparire la giustizia della causa, così che il popolo capisca trattarsi davvero di interesse non individuale, ma religioso e pubblico; che se può, adoperi l'argomento efficacissimo dei fatti.
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Un parroco aveva dovuto attirarsi contro quasi tutta la popolazione, causa l'aver rigettato giustamente come madrina d'un neonato una donna di cattiva vita. Invece che parlare egli stesso, la domenica seguente fece predicare il vice-curato, giovane zelante, eloquente, molto amato dal popolo. L'effetto della difesa non poteva essere migliore: il popolo capì l'atto quasi eroico del parroco nel compiere il proprio dovere e gli accrebbe molto, molto l'affezione.
E poi: in ogni cosa il sacerdote ha da cercare il bene: quando prevede che la sua predica non può ottenerlo, perché divide la popolazione, non la faccia.
Una mancanza notevole di prudenza è quella di voler ottenere quello che in humanis non è sperabile, o voler ottenere subito quello che richiede lavoro lungo e paziente. Non si può sperare ad es. nella maggior parte delle parrocchie, che tutti, tutti a Messa portino il libro; che tutti, tutti ogni mese s'accostino ai SS. Sacramenti; che tutti, tutti entrino in una società o compagnia che al parroco piace stabilire; che nessuno affatto mormori del nostro operato; che il nostro modo di fare incontri [approvazione] presso tutti; che tutti abbiano confidenza in noi, ecc. Non si potrà ottenere subito il silenzio in chiesa, ove c'è l'abuso di parlare, né la frequenza dei Sacramenti ove non c'era affatto.
Preparazione. È necessaria per sapere che dire: di un tale predicatore è occorso di sentire: egli prima di salire il pulpito non sa che dirà, mentre predica non sa che dice, dopo non sa che abbia detto. Che portenti di conversioni opererà costui? Gli si potrebbe domandare: Ma dunque il pulpito per te è un gioco? Una predica per te è parlare mezz'ora? Come fanno pena certe frasi: che tanta preparazione?! qualcosa lo
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dirò! È il caso di ripetere: La gente fu invitata a tavola, ma la tavola non era preparata. Ho sentito un sacerdote molto buono sostenere che ad un predicatore che non si prepara e ostinatamente non vuol prepararsi come meglio potrebbe, si deve negare l'assoluzione! Ebbene: se si considera che tale negligenza è causa di danno grave a migliaia di persone, danno cui egli è tenuto ad ovviare, si potrà tacciare di rigorismo tale sentenza?...
Se fossimo così negligenti, quale conto non avremmo a rendere al giorno del giudizio! un pastore che lascia morire d'inedia il gregge affamato!
Una domanda: La preparazione è più necessaria per le prediche a gente elevata, ovvero per le prediche al popolino?
Occorre, in entrambi i casi: ma forse più nel secondo: poiché questo ha bisogno che la verità gli venga sminuzzata e spiegata più chiaramente, con esempi più materiali, ecc... e questo esige preparazione lunga.
Un'altra domanda: La preparazione è più necessaria per le prediche lunghe o per le brevi: per es. di dieci minuti? È necessaria in entrambi i casi: ma forse più nel secondo: poiché si tratta di dir molte cose in poco tempo: cose che pure devono esporsi chiare, adatte, con forza.
La preparazione è ancora necessaria per dire bene: cioè per dire con profonda ed attuale convinzione che spanda nel discorso forza, che ispiri le parole più precise e più rispondenti al pensiero, che attragga l'attenzione e persuada l'uditorio.
Qui si può far la questione: ma non sarà utile qualche volta predicare all'apostolica, come facevano
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anche alcuni santi, senza osservare tante regole dell'eloquenza, e senza tanta preparazione?
Si può rispondere: vi è un all'apostolica che si potrebbe meglio dire alla carlona: e questo pur troppo è il senso che difatto più spesso viene a prendere tale espressione. Ciò è affatto e sempre da evitarsi.
Vi è un all'apostolica che suona invece: modo usato per es. dal Curato d'Ars: cioè con preparazione verissima e di tutta la vita: ma senza altra regola d'eloquenza che quella della carità. Questo è modo fruttuosissimo: ma si notino le condizioni:
a) che sia santo il predicatore: solo i santi hanno profondissima persuasione di quanto dicono, persuasione procacciata con lunghe meditazioni e con pratica costante; persuasione che riuscirà a dare alle parole improvvisate un timbro di unzione e quasi di fuoco che scuote;
b) che l'oratore abbia già predicato molto: cioè che coll'esercizio siasi già procurato tale fondo di materia da trovarla pronta ad ogni occorrenza;
c) che predichi ove è conosciuto: poiché in tali luoghi l'aureola della sua vita santa e la riverenza acquistata nel popolo conciliano la benevolenza e l'attenzione dell'uditorio: anzi fanno considerare le parole dell'oratore come parole d'un santo.
Del resto i sacerdoti giovani non devono azzardarsi a tal genere di predicazione; chi ha veramente le doti per farlo vi sarà anzi molto restio.
La preparazione è poi duplice: prossima e remota.
La remota si fa con una vita santa e con lo studio assiduo, specialmente della teologia.
La prossima è quella che si fa immediatamente prima della predica. Anzitutto vien scelto il soggetto. Vi si
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pensi quindi bene sopra, quasi si digerisca ed assimili: poi si prendano, anche per iscritto, le divisioni principali: infine si svolga e si stenda sopra la carta. Riguardo al Vangelo e all'istruzione parrocchiale, che occorrono con regolarità, si potrebbe fare così: nel lunedì leggere il Vangelo e farvi la meditazione sopra: e quindi subito scrivere su d'un foglio l'argomento da scegliere e, se si può, anche le divisioni più generali, confortandole con quelle prove ed applicazioni che subito si presentano. Lungo il rimanente del giorno, il martedì, il mercoledì vi si potrà pensare ogni tanto, parlarne anche col parroco o con altri sacerdoti. Ascoltando le loro applicazioni e pensieri, forse discorrendo col popolo si presenteranno concetti... si troveranno similitudini, si leggeranno fatti sul giornale o libri, che possono servire come spiegazione, prove, ecc...: di tutto si prenda nota e si rimpingui lo schema. Il giovedì poi si potranno svolgere per isteso l'istruzione e la spiegazione: e il sabato si mandino a memoria. Così riuscirà certamente chiara, pratica, sugosa.
Si noti però un'avvertenza: la sostanza della predica deve sempre essere la stessa: ma occorre variare gli accidenti: la predica sia moderna e meglio d'attualità. Cioè nella forma e più nei paragoni, negli esempi, nelle applicazioni: sia tutta la vita del popolo: ne abbia i pensieri, il linguaggio, ecc. Per es. nel tempo di una guerra è molto buono paragonare la vita nostra ad una milizia, ad una lotta tra il cristiano ed i suoi nemici spirituali... mostrando le armi dei nemici, i sotterfugi, ecc.; oggi è molto importante sulla Madonna portare dei fatti di Lourdes; come esempi di morti improvvise è bene scegliere quelli
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narrati dai giornali; giova trarre argomenti da un disastro, da una festa, una dimostrazione, ecc.; se si parla a ricamatrici dire come la vita nostra sia come un ricamo, chi negligenta le maglie, finisce col guastare tutto il lavoro; se si parla ai contadini in tempo di vendemmia dire che come ha miglior raccolto chi lavorò, inferiore chi trascurò, ecc..., così sarà di noi al giorno della raccolta, cioè del giudizio, ecc.

§ 3. - NOTE [SU DUE CASI PARTICOLARI]

Pare conveniente soggiungere qui due cose utili a spiegare meglio quanto si è detto sopra.
Lo stipendio ai predicatori. Questi non dovranno lagnarsi di quanto han ricevuto: ma chi li paga non deve prestargli l'occasione: poiché chi predica ha pur da vivere. Questo stipendio deve essere alquanto abbondante. Accadde qualche volta di fare novena completa e panegirico per es. della Madonna e ricevere lire 18 insufficienti a pagare il viaggio e l'alloggio rimasti pure a carico del predicatore.
Queste cose sono inconvenienti; piuttosto, o non si inviti il forestiero o lo si inviti dicendogli subito le cose come stanno: si chieda la carità della predica: si esorti il popolo a far più elemosina... Di più: i predicatori devono essere mantenuti non già lautamente, il che sarebbe sconveniente, ma decorosamente, giacché la loro fatica è grave... Chi è generoso riceverà, chi è avaro invece no... È il Signore che provvede a colui che sa servirsi a tempo e luogo delle sostanze per la gloria di Dio. Non è però possibile determinare una regola unica, sia per lo stipendio come per il
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vitto: dipendono dalle circostanze: in generale però vale la regola dei santi: rigorosi con noi, larghi con gli altri.
Predicatori di mestiere. Vi hanno sacerdoti che consumano la loro vita tutta nel predicare la divina parola. È un ministero santissimo: ma richiede attenzioni.
a) Anzitutto questi predicatori sono in maggior pericolo di lavorare per fini umani: onore, interesse, sola inclinazione. Giacché essi sono molto portati a tal ministero, ricavano da esso il loro sostentamento, vengono sempre lodati da tutti e da per tutto.
b) La loro vita richiedendo continuamente di trasportarsi da luogo a luogo, facilmente si deve ricordare il detto: qui saepe vagantur, raro sanctificantur.10 Lasciano spesso alcuni esercizi di pietà; in quelli che fanno sono più distratti: sovente finiscono col lavorare poco, giacché con ottanta o cento prediche girano tutti i pulpiti e fanno tutti gli esercizi spirituali, mesi, novene di predicazione: tanto che è ben noto il rimprovero di Benedetto XIV ad un prete: Andate, poiché siete ignorante come un predicatore.
c) Sono in pericolo di non dare più l'importanza soprannaturale che ha la parola di Dio: quindi ne vengono quei modi triviali usati talvolta sul pulpito: quindi l'uso di citare per ischerzo le parole della Scrittura conversando: quindi trasformare gli Esercizi spirituali in vere feste: quindi l'altro peggiore inconveniente di non aver di mira nei corsi delle predicazioni di attirare gente al confessionale... e quindi quella ripugnanza che spesso dimostrano a confessare.
Un sacerdote di molta esperienza diceva: Nella mia vita ho sempre veduto generalmente molto più
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fervorosi e zelanti i sacerdoti predicatori che non vagano continuamente.
Ciò non ostante è vero che sono necessari anche quelli che predicano sempre e che tra costoro ve ne ha pure di santi. Devono però schivare i pericoli detti sopra.

§ 4. - DOTI DELLA PREDICA

I trattati le espongono diffusamente: qui conviene limitarci ad avvertenze minute, pratiche, indispensabili.
Riguardo all'argomento. Sia una verità, una verità religiosa, una verità pratica, una verità adatta alla capacità dell'uditorio. Così operiamo nella vita materiale: ci serviamo solo di quanto è utile e cambiamo i cibi secondo l'età e le disposizioni dell'organismo: è diverso il cibo d'un bambino, d'un adulto, d'un infermo... Bando ai soggetti profani, frivoli, bizzarri, vaghi, esclusivamente polemici:11 ricordando anche che la S. Sede ha riprovato chiaramente l'abuso d'oggi di cambiare le prediche in conferenze.12 Se qualche volta ce ne fosse bisogno, sarebbe meglio farle al circolo, in una sala, ovvero anche in chiesa, ma invitando solo quella classe di persone che ne può profittare. Insistere invece sopra i novissimi, specialmente nella perorazione delle diverse prediche, sopra le occasioni pericolose, sulla preghiera, frequenza ai SS. Sacramenti, sulle divozioni principali. Del resto noi dobbiamo ricordare che quelli che amano tanto disputare sulla religione, ovvero sentono volentieri gli argomenti apologetici d'ordinario non vogliono poi saperne di praticare la religione: più
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spesso sono curiosi o dilettanti. Come siamo fatti noi sacerdoti, così è pur fatto il popolo: se ne sa più di quanto non si pratica: ci vogliono quindi argomenti che di preferenza muovano la volontà: e tali sono le cosidette verità eterne.
Assai importante per la scelta degli argomenti è ciò che si pratica in una delle diocesi d'Italia: ogni parroco tiene annotati su d'una tabella gli argomenti su cui desidera si insista di più nelle prediche dei suoi coadiutori. La fa pur leggere dai sacerdoti che vengono per dettare gli Esercizi spirituali o Quarantore: ed egli stesso cerca di tenerla sempre presente alla memoria. Di più: sopra un registro apposito ciascun sacerdote che ha predicato nota l'argomento scelto. Così si ottiene il doppio vantaggio: svolgere spesso gli argomenti più necessari alla parrocchia e non tralasciare alcuno di quelli utili, senza discendere poi a troppo frequenti ripetizioni.
Riguardo alla disposizione. La predica chiara, ben divisa è più facile a studiarsi ed a esporsi dal predicatore, più facile a capirsi e ricordarsi dall'uditorio.
Persino dei campagnoli riescono a ritenerla per anni ed anni. Molti però avvertono che la buona divisione occorre di più nelle istruzioni che non nelle meditazioni. In ordine a questa disposizione sono di importanza straordinaria tre avvisi:
a) Prefiggersi ben chiaro il fine della predica, per coordinare tutti i pensieri, affetti, esempi ad esso. Per es. dire: voglio persuadere l'uditorio del bisogno della preghiera: ovvero che devono i genitori dar buon esempio ai figli. Ciò si potrebbe anche annotare in poche parole accanto al titolo della predica.
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b) Tenersi innanzi, scrivendo, l'uditorio: così se saranno i ragazzi si scriverà pei ragazzi, se adulti per adulti, se colti pei colti; si sceglierà tra gli argomenti, gli esempi, le applicazioni solo quanto può far per essi.
c) Non voler dire troppe cose. È vero che vi è chi tiene la sentenza opposta: ma in pratica pare assai più fruttuosa una predica ove si espongono poche cose, ma chiare, precise, profondamente inculcate. Troppo olio estingue la lampada, troppa luce accieca, a tavola basta che vi sia da sfamarsi, non sono necessarie tutte le pietanze possibili.
Riguardo alla esposizione.
a) Prima della predica: è necessario pregare e pregare fervorosamente, ponendo anche un'intenzione nella Messa, nel breviario, nel rosario: raccomandarsi alla Regina degli Apostoli ed agli angeli custodi nostri e degli uditori, perché dispongano i cuori: pensare poi che la preparazione e il lavoro nostro sono nulla se il Signore non dirige la lingua nostra e non tocca i cuori dei fedeli.
Per il corpo poi è importantissimo non crearci troppe necessità e non disturbare tutto il mondo perché si ha da predicare! Essere tanto esigenti nel vitto, pretendere mille riguardi nel trattamento sono cose che annoiano. Averci cura è necessario: per es. non esporsi all'aria fredda...; ma conviene pure avere fiducia in quella Provvidenza che ci manda. Essa che provvede agli uccelli che cinguettano saprà pure provvedere all'apostolo della parola. Per queste troppe attenzioni alcuni predicatori divengono così pesanti che quasi più nessuno li invita: e allorché vanno in qualche parrocchia sono la croce delle persone di servizio.
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b) La predica poi si ha da esporre in modo semplice e naturale, senza artifizi e affettazioni. Lo stile sia chiaro, i periodi brevi, le parole intelligibili a tutti. Si devono osservare con grazia e semplicità le regole liturgiche, come sono i segni di croce, lo scoprirsi il capo al nome di Gesù, recitare divotamente e chiaramente le preghiere. La voce deve essere proporzionata al luogo: non urlare in modo da rintronare gli orecchi e da parere irritati, non parlare così piano da non essere uditi. È bene osservare i più lontani per accorgerci se sentono. Dirigere però la voce in modo che non si perda, ma si diffonda in tutto l'uditorio. L'articolazione sia chiara: e si noti specialmente di non mangiare le finali. Si eviti la monotonia nel tono della voce, nelle cadenze, nelle frasi. Si narra d'un predicatore soprannominato laonde pel troppo frequente ripetere di tale parola. Si eviti pure quel tono quasi piagnucoloso, lo sputare con mal garbo, fiutar tabacco: così si osservi il galateo nel tossire o nello starnutare. Il gesto deve essere naturale e semplice, non comico come quello di un teatrante: il sommo degli artifizi, dice S. Francesco di Sales, è non averne alcuno.13 Il corpo sia diritto: non istà bene passeggiare sul pulpito: è difetto il torcere la testa o troppo agitarla, tenerla sempre alzata o ripiegata sul petto. Il volto sia benigno e sorridente, e in generale ravvisi i sentimenti di cui si è compresi, ma non contraffatto in modo ridicolo, come sarebbe torcere la bocca, aprirla troppo, mordere le labbra, sorbir le nari, allungare o raggrinzare il collo. Gli occhi appaiano modesti: è difetto tenerli chiusi o sempre fissi da una parte, massime se là vi sono donne: meglio dirigerli su tutta l'udienza. Si eviti di percuotere
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il pulpito coi piedi o troppo frequentemente colle mani: è più da comico che da oratore sacro... Ma dopo tutti questi precetti noto la pratica di un valente predicatore: Nell'esporre le mie prediche non ebbi quasi mai altra attenzione che a due cose: a ciò che dovevo dire, perché mi sgorgasse bene dal cuore, e all'uditorio, per accorgermi della sua attenzione e delle sue impressioni.
Questa norma mi sembra la più utile in pratica; è però bene aggiungere: pregare i colleghi, specie i migliori predicatori, che ci ascoltano, a dirci i difetti rilevati. Ben sovente sulla bocca di tutti corrono i difetti d'un predicatore: l'ignora solo chi dovrebbe conoscerli per correggersi.
c) Dopo la predica. Conviene raccogliersi qualche istante, umiliarci innanzi a Dio di tutti i difetti commessi sia nella preparazione, che nell'esposizione e nell'intenzione: recitare quindi di cuore un atto di contrizione e chiedere a Dio che dia incremento alla semente sparsa.

§ 5. - ALCUNI AVVISI PRATICI

È meglio scrivere le prediche per disteso? Sì, specialmente nei primi anni di ministero, in cui si ha più tempo e si ha maggior bisogno di preparare bene la predica, si ha necessità di prendere buone abitudini. Quante volte, in seguito, mancando il tempo, ci saranno d'aiuto i lavori fatti in gioventù! Si potrebbero fare almeno per iscritto due corsi di spiegazioni di vangelo, un corso di istruzioni parrocchiali, e le meditazioni più comuni sui Novissimi, Maria SS., Cuore di Gesù, ecc.
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Come scriverle? Prima uno schema, poi lo svolgimento, infine un'annotazione che serva a ricordare l'effetto della predica: ex. g.
Data - giorno, mese, anno, luogo.
Tempo - bello, brutto, vario, ecc.
Preparazione - se pregato, se studiato, ecc.
Dicitura - se chiara, calma, imbrogliata, ecc.
Durata - quanti minuti.
Effetto - buono, cattivo, soddisfacente, ecc.
Annotando queste cose il predicatore avrà una norma allorché occorrerà di dover ripetere quella predica: rimedierà ai difetti occorsi, riterrà ciò che vi fu di buono.
Meglio farsele le prediche o copiarle? Di regola è meglio farsele: si risparmierà tempo, le prediche saranno più di attualità, più vive, più pratiche. Forse in principio si richiederà anche più tempo: ma ben presto si acquisterà speditezza e agilità, per cui anche in pochi minuti si preparerà la sostanza d'un discorso. Si dirà che le prediche copiate sono migliori: ma nell'effetto fa meglio una predica nostra che in se stessa meriti sei decimi, che quella d'altri, che in se stessa meriti anche dieci decimi. Si dirà che non si possiede scienza sufficiente: ma invece se ne sanno fin troppe cose: dopo dieci anni di studio, di letture, di meditazioni, come non si saprebbe tanto da fare una predica? Piuttosto si dica che si possiede un materiale che non si sa ordinare...: ma si facciano alcuni esercizi e in pochissimo tempo l'abilità verrà. Nelle prediche entra una certa meccanica per cui riesce impossibile quasi sbagliare nell'orditura generale. Inoltre chi fa da sé può risparmiare quasi tutta la fatica di studiare.
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Avere un autore però da leggere qualche volta è buona regola: sia però dotto e santo: così sarà per noi modello d'oratore ed esempio di zelo.
È pur buona regola dopo aver scritta la predica propria leggerne alcuna d'altri: si rileveranno meglio le bellezze e si imparerà di più.
Come potrà un sacerdote conoscere se la sua predicazione produce buoni frutti? Non da quanto glie ne diranno gli altri in sua presenza certamente; poiché in humanis vi è la quasi certezza che non ci diranno la verità; eccetto si tratti d'un sincero amico, di coscienza: ma è assai raro il trovarlo. Potrà invece accorgersene da due cose specialmente: dal confessionale e dall'attenzione degli uditori. Dal confessionale: perché là sentirà l'eco della sua predicazione: eco che si manifesterà in dolore più vivo dei peccati, in un'accusa più distinta, in propositi più fermi, in una confidenza più grande verso il confessore quando ha ben predicato. Questo è migliore criterio. Se il sacerdote non s'accorge di tali effetti nel popolo, esamini la sua predicazione spassionatamente: la troverà o vuota, o fredda o elevata...
Dall'attenzione degli uditori: poiché gli uditori quando capiscono, quando son tocchi, quando le nostre parole scendono loro nel cuore, ci seguiranno con amore, con interesse: noi ne leggeremo negli occhi il bene e la soddisfazione. Di nuovo: se non si verificheranno tali cose la predica non va: occorre cambiarla.

§ 6. - DONDE ATTINGERE LA MATERIA

I trattati enumerano le fonti, distinguendole in intrinseche: Scrittura e Tradizione, ed estrinseche:
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Storia, scienza, letteratura, autorità profana. Qui non osserviamo che due cose pratiche. Il criterio nella scelta della materia per un sacerdote di zelo è questo: preferire ciò che apporta miglior vantaggio spirituale alle anime. Ora questo in generale è la parola della Scrittura, che, quasi un sacramentale, possiede tutta una forza specialissima che le vien da Dio. Per servircene leggiamola, come si è detto sopra, ma non coll'occhio del filosofo, né con quello del critico: coll'occhio invece di Dio: cioè prendendo le parole come parole uscite dalla bocca di Dio. Solo così ce ne potremo servire nella predicazione.
Una fonte cui bisogna attingere, secondo l'esempio di Gesù Cristo, è il libro della natura: poiché naturam magistram praemisit Deus (Tertulliano).14 Le similitudini, le immagini, le parabole di Gesù Cristo erano insegnamenti della natura: ed il Vangelo ne è pieno. Per avere un esempio della ricchezza di questa fonte, basterebbe leggere l'opera di Mons. Rossi Il mondo simbolico (Rivolgersi alla Società Buona Stampa - Torino).15

§ 7. - SOGGETTI PEI VARII TEMPI

Avvertiamo subito da principio che gli argomenti qui sotto segnati non si hanno da credere come imposti precisamente, ma come consigliati semplicemente.
Avvento: soggetti riguardanti il divin Redentore: perché venne in questo mondo, quali esempi ci lasciò, ecc.
Quaresima: verità eterne, combattere i vizi, inculcare le virtù.
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Novene e tridui: verità eterne oppure ciò che riguarda la festa, per meglio disporvi gli uditori.
Mese di maggio: si hanno due opinioni: altri preferiscono il metodo del Muzzarelli,16 che assegna come argomenti le verità eterne: altri preferiscono sempre parlare di Maria SS. Lo spirito dell'istituzione del mese di maggio richiederebbe il primo metodo: in pratica è bene ricordare che vi è sempre una gran differenza tra le anime che sono divote di Maria SS. e quelle che lo sono ben poco o nulla.
Mese di giugno: Il Cuore di Gesù: il suo amore, i suoi esempi, le sue grazie, ecc.
Mese di marzo: la vita di S. Giuseppe, considerandola in relazione con Gesù e Maria SS.
Mese d'ottobre: il S. Rosario in generale e i suoi misteri in particolare.
Mese di novembre: il purgatorio.

§ 8. - ALCUNE PREDICAZIONI MINUTE SUGGERITE DALLO ZELO

La spiegazione del Vangelo di cinque minuti. In alcune diocesi venne comandata in tutte le Messe festive: in altre venne comandata almeno la lettura del Vangelo secondo il testo italiano: in moltissime parrocchie si fa, ancorché non comandata. Non è possibile lodare abbastanza tale opera di zelo.
Richiede buon volere ed attività, poiché occorre esporre letteralmente il testo del vangelo ed aggiungervi poche e brevi riflessioni pratiche. Bisogna scrivere accuratamente: bisogna scegliere tra le espressioni quelle che danno il concetto preciso, chiaro, breve: quelle che scolpiscono la verità, quasi come
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punte di ferro, e ve la fanno entrare vivente e vittoriosa. In alcuni luoghi, ed anche in qualche chiesa a Roma, si fa tale spiegazione dal pulpito mentre altro sacerdote all'altare continua la S. Messa: si può incominciare dal principio della Messa od anche dall'epistola e cercare di chiudere col sanctus o almeno prima della consecrazione. In altri luoghi, ed è assai meglio, tale spiegazione si fa dal sacerdote celebrante stesso, dall'altare, interrompendo la S. Messa. Piuttosto però che lasciarla è conveniente il primo modo, secondo un'importantissima risposta data in proposito dal Monitore ecclesiastico.17
Dare ogni giorno un pensiero buono: specialmente nelle giornate d'inverno o in quei tempi in cui il popolo è più numeroso in chiesa. Due minuti sono sufficienti: ma deve essere, come si disse sopra, un pensiero vivo, conciso, con una applicazione chiara, brevissima. Si potrà ricavare dalle circostanze: per esempio, da una morte improvvisa, dal carnevale, dalla quaresima, ecc.; oppure si potrà togliere dal vangelo o dall'epistola della Messa. Quante volte un pensiero ed un avviso hanno più frutto di un'intera predica!
Letture in chiesa. In molti luoghi, specialmente durante la stagione invernale, nei giorni feriali si usa leggere ogni giorno in chiesa una breve meditazione. In alcune parrocchie fa questo il sacerdote celebrante dopo il vangelo: in altre lo fa altro sacerdote, o una persona capace, durante il corso della S. Messa, o dopo di essa. Tra i libri letti si può notare particolarmente L'apparecchio alla morte di S. Alfonso,18 La filotea di S. Francesco di Sales,19 alcuni libri morali della S. Scrittura, un tratto della vita d'un santo popolare, ecc.
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4° In parecchi luoghi il parroco seppe far tanto da abituare un certo numero d'anime pie a fare di per sé, in chiesa od in casa, un po' di lettura buona, od anche la meditazione in forma. È pratica ottima; e se non è possibile ottenere tutto, ogni raccomandazione in proposito avrà però qualche buon effetto.
Di passaggio: è bene notare che la chiesa deve essere convenientemente illuminata a comodità dei fedeli che desiderano servirsi del libro per la meditazione o per pregare.

§ 9. - COME COMBATTERE IL BALLO NELLE PREDICHE

Sopra questo argomento, così facile in teoria e così spinoso nella pratica, conviene subito dare un'avvertenza di somma importanza, I sacerdoti dello stesso paese e, possibilmente, della medesima vicaria, ed anche della medesima diocesi dovrebbero avere una qualche norma unica, presa di comune accordo nelle conferenze pastorali o morali, da seguirsi fedelmente al confessionale, al pulpito, nelle relazioni private col popolo. I pratici sanno quali e quanti inconvenienti derivino dalla mancanza di tale accordo.
Venendo poi a dire come potrà regolarsi il predicatore su questo argomento, notava il card. Richelmy,20 non convenire in generale scalmanarsi tanto direttamente contro il ballo. Si può ottenere assai più lavorando indirettamente.
Anzitutto parlare spesso dell'obbligo di schivare le occasioni pericolose e i divertimenti cattivi, senza nominare espressamente il ballo. Avvicinandosi qualche festa o circostanza in cui si suole ballare, si potrà fare una predica molto viva sopra la morte o l'inferno,
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portando esempi di persone morte durante i divertimenti, tralasciando però di nominare il ballo e conchiudendo sopra la convenienza d'accostarsi ai SS. Sacramenti in tal festa. Si potrebbe pure aspettare a parlarne al cimitero, durante una visita col popolo, processionalmente; come servirebbe pure stabilire durante il tempo in cui si ballerà, o prima, un'ora di adorazione o la Via Crucis, in riparazione dei peccati commessi in quei giorni: ma anche qui è meglio non fare al ballo l'onore di nominarlo. Si capirà abbastanza. È pure provato dall'esperienza essere mezzo efficacissimo l'avere in fiore e ben regolata la Compagnia delle Figlie di Maria:21 si potrà tenere loro una conferenza. Molti asseriscono di ottenere tutto con questo mezzo: mancando l'esca, come potrebbe svilupparsi l'incendio? Il parroco forse potrebbe farne parlare dal predicatore forestiero; non susciterà così delle animosità contro se stesso.
Allorché nelle feste di campagna comincia introdursi l'uso del ballo, si potrebbe, sotto qualche pretesto, toglierle affatto o sospenderle: ma in questo è necessaria una tattica prudentissima per non attirarsi l'odiosità della popolazione. Si potrebbe per esempio dire che è per consiglio dell'autorità ecclesiastica, ovvero in quella circostanza indire un pellegrinaggio, o, prendendo occasione p. es. da una siccità, fare un'altra funzione per chiedere la pioggia...
Alcuni altri tolsero l'abuso del ballo colla semplice protesta di fatto omettendo la processione.
Ma anche qui forse potrebbe giovare un po' d'astuzia santa: tenersi in buona relazione col sindaco, coll'albergatore, colle persone influenti. Forse basterà poi una parola da buon amico, detta in confidenza...:
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venendo qualche volta in casa del parroco, ricevendo da lui dei favori, trovandosi alcune volte a pranzo con lui, queste persone non oseranno forse rifiutarsi innanzi alla domanda del parroco.
Per altri giovò stabilire in alcune feste qualche divertimento molto attraente, come sono corse, cinematografo, proiezioni, ecc.: servendosi a tal uopo dell'opera delle figlie e dei giovani.
In generale poi sta la regola detta sopra: non combattere direttamente il ballo.

§ 10. - PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI

1° Anzitutto: sono essi stabiliti per legato? Se sì, sarà già fatto un buon passo. Se no: bisogna usare industrie per raccogliere il denaro, quando non voglia rimetterlo il parroco o il rettore della chiesa. Industrie possono essere: porre in chiesa innanzi ad un quadro di S. Ignazio, o d'altro santo, una cassettina con l'iscrizione: elemosina per gli Esercizi spirituali, quindi raccomandarla qualche volta, ovvero ricordare due o tre volte nell'anno quanto sia opera buona far dettare i santi spirituali Esercizi, offrendo qualcosa dei frutti di campagna, o dei denari, o lasciando questo obbligo agli eredi per testamento...
In alcune diocesi è fondata la società dei Missionari gratuiti22 per dettare gli Esercizi dove, stante la povertà, non si potrebbero avere. Ma so di parroci, che, col semplice lodare la bontà dell'opera di offrire il necessario per gli Esercizi spirituali ottennero assai più di quanto desideravano: non poterono accettare tutte l'offerte.
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Ogni quanti anni gli Esercizi spirituali? Di regola, dicono uomini pratici, si possono porre ogni quattro anni. Più sovente ne verrebbe tolta l'importanza, non scuoterebbero più; più di rado sarebbe tramandare troppo un bene così abbondante, come si suole d'ordinario ottenere in tali circostanze.
Quanto hanno da durare? La media è di dodici giorni.
Come prepararli? La preparazione è assolutamente necessaria: da essa senza dubbio dipende metà e, spesso, i tre quarti del frutto. Il parroco potrà preparare ogni cosa cercando: a) predicatori zelanti e pratici: perché è specialmente negli Esercizi spirituali che si deve evitare le vaporosità vuote: sono molto abili in generale per gli Esercizi spirituali i parroci. b) Il tempo più opportuno per la popolazione: non vi siano lavori urgenti, la stagione non sia anche troppo incomoda. c) Avvisare molto prima, anche diversi mesi prima: da principio ne darà l'annunzio in modo vago, poi lo preciserà sempre più, ne spiegherà il fine, farà pregare per il buon esito in pubblico ed in privato.
Come si svolgono. Il parroco potrà determinare coi predicatori l'orario e il modo delle funzioni; ma in ciò egli dovrà piuttosto esporre le circostanze della popolazione che dar consigli o comandi: chi deve dirigere gli Esercizi non è il parroco, sono i predicatori. Lasci perciò a loro grande libertà e mostri in essi tutta la sua fiducia; se non l'ha, non li inviti. Sarà bene che i predicatori chiedano al parroco quali sono i difetti più comuni nel paese. Il parroco poi in quei giorni abdichi, per così dire, il suo ufficio di dirigere e disporre; gli stessi avvisi è meglio siano dati dai predicatori.
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Egli procuri buon numero di confessori: se gli è possibile si astenga dall'entrare in confessionale e induca i penitenti, eccetto i veramente scrupolosi, ad andare da altri. È meglio invitare un solo predicatore e lasciare a lui la scelta dei compagni, o del compagno, perché più facilmente si accorderanno nell'indole e nell'ordine della predicazione.
Lo si vedrà meglio più sotto: ma intanto conviene fin d'ora notare come riesca di gran vantaggio la predicazione alle classi distinte di persone: è già comune l'uso di separare gli uomini dal resto della popolazione: ora si fa strada quello di separare anche i giovani e più raramente le donne e le figlie.
È sommamente da inculcarsi: di non invitare due volte di seguito i medesimi predicatori: curare che questi prima di incominciare gli Esercizi spirituali o durante gli stessi non si mettano in relazione con famiglie, eccetto casi specialissimi: non si perda troppo tempo alla sera in giuochi, non vi siano pranzi rumorosi o luculliani, ecc.
Quei predicatori, che non dessero buon esempio in ogni cosa, distruggerebbero con una mano ciò che con l'altra hanno edificato.
Qui si dovrebbe fare la questione del dialogo: è da farsi? e come? Si hanno varie sentenze. Alcuni lo vorrebbero escludere affatto, come non decoroso per la santità del luogo e come pieno di inconvenienti: altri lo vorrebbero sempre, perché attira gente e permette di capire cose che altrimenti sarebbero assai difficili. La sentenza comune sta nel mezzo: si faccia, ma con regole di scienza, prudenza e zelo necessarie. Cioè: si prepari tra il maestro e il discepolo, accordandosi circa le obiezioni e le risposte: si evitino gli scherzi
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grossolani e triviali non adatti al sacro tempio: si badi a non entrare in questioni sottili e inutili, a non fare obiezioni per cui sia troppo difficile la risposta.
Come regolarsi dopo gli Esercizi spirituali. È necessaria una cura sollecita perché il frutto non parta col partire dei predicatori: la convalescenza del malato ha bisogno d'attenzioni quanto la malattia stessa. Le ricadute sono peggiori delle cadute.
È necessario fornire i mezzi di perseveranza, che possono essere: ricordare sovente i propositi fatti, rammentare i ricordi-mezzi dati dai predicatori: insistere sopratutto sulla fuga delle occasioni, sulla frequenza ai SS. Sacramenti, sulla divozione a Maria SS. È cosa utilissima, d'accordo coi predicatori, stabilire un'opera esterna che curi il male principale: ex. g. una compagnia, un circolo pei giovani, l'adorazione mensile, ecc.
Lo zelo poi suggerirà altre cose.
Il dott. Swoboda nel suo splendido trattato La cura d'anime nelle grandi città insiste molto sopra la divisione del popolo in classi distinte per la predicazione. È vero che la sua tesi fa più per le grandi parrocchie: ma in qualche parte sta pure per i nostri centri rurali.23

§ 11. - PARLARE A CLASSI DISTINTE

Uomini zelanti l'hanno già constatato. Il parlare ad una determinata classe di persone rende possibile dire cose più interessanti, più attraenti, più utili.
La divisione di classi di regola è quella dataci dalla natura: uomini, donne, figlie, giovani. Qualche volta per centri maggiori sarebbe quella che presentano le
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condizioni sociali: studenti, operai, lavoratrici dell'ago, ecc.
Ma quando parlare distintamente a tali persone? Molto opportuno sarebbe il tempo degli Esercizi spirituali: ponendo in ciascun giorno, o almeno in tre giorni degli Esercizi, una predica speciale. Forse lo stesso quaresimale si potrebbe così distribuire da risultare a ciascuna classe una settimana od un triduo di predicazione, da chiudersi con una Comunione pasquale generale.
Di più: si potrebbero in alcuni tempi stabilire corsi speciali, secondo l'opportunità e le circostanze. In alcune parrocchie dopo i vespri della sera si ha sempre ancora una conferenza in chiesa, o al circolo o all'oratorio, ecc. così che ogni classe di persone venga ad avere una conferenza speciale al mese.
Quali argomenti? O queste persone sono aggruppate in società: in tal caso spiegare, inculcare, insistere sul regolamento della medesima. Ovvero non lo sono, ed in questo caso si possono trattare anzitutto i doveri proprii delle diverse classi, per esempio il dovere d'educare bene i figli alle madri e ai padri: poi svolgere le verità della fede e della morale: infine combattere opportunamente gli errori del giorno, scoprendo, con prudenza, quelli del luogo. In tali conferenze è necessario ai nostri giorni svolgere anche argomenti sociali: far vedere come opposta alla Chiesa stia la massoneria, che si vale del socialismo, dei libri, dei giornali, degli uomini di stato, di tutto. Si noti che in tali conferenze il prete è sempre prete, mai un tribuno: ma intanto deve uscire dal campo strettamente teologico e istruire il popolo sui bisogni della convivenza sociale. A me sembra che per schivare ogni
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pericolo di errore il sacerdote potrebbe spiegare mensilmente il foglio volante dell'Unione popolare,24 con quelle applicazioni che vedrà opportune.
Scopo delle conferenze è premunire contro le insidie dei nemici, istruire e fortificare nella pratica dei proprii doveri, e infervorare per il rifiorimento della religione ed il benessere della società. Il modo di farle dev'essere semplice, popolare, attraente: quindi narrazioni vive, possibilmente citando fatti del giorno, scegliere un parlare scultorio, testimonianze e confessioni di increduli.
Riguardo poi a quanto dissi sopra di argomenti sociali, sarà bene notare esplicitamente che oggi devono trattarsi anche negli stessi Esercizi spirituali alcuni dei principali di essi. Non basta più essere buoni individualmente. Per es. chi non ammetterà che nessuno può disinteressarsi della questione del catechismo? Certo che ci vuole prudenza, molta prudenza e gioverà trattarli di preferenza fuori di chiesa.

§ 12. - LIBRI UTILI PER PREDICAZIONI E LETTURE25

PEL MESE DI GIUGNO: quelli dei PP. Zerboni,26 Vannutelli,27 Franco,28 Ferreri,29 pure tanto concettoso e bello; poi del Minneo-Janni,30 Guerra,31 Lisi:32 cui aggiungiamo La novena in preparazione alla festa del Sacro Cuore di S. Alfonso de' Liguori33 e l'altra del P. Borgo,34 meritamente assai pregiate, nonché la recente copiosissima filotea del P. Artusio.35
PEL MESE DI MARZO: quelli del P. Marconi,36 il Divoto di S. Giuseppe del P. Patrignani,37 le opere del piissimo P. Huguet38 marista, il Brazzoli,39 il Berchialla,40 il Bonaccia,41 il Minneo-Janni,42 il Fabbro di Nazaret del Martinengo,43
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Vita e glorie di S. Giuseppe del Vitali,44 quella del Tirinzoni.45
PEL MESE D'OTTOBRE: Piccole meditazioni sui misteri del Santo Rosario del Monsabré;46 Il mese di ottobre dedicato al SS. Rosario di Maria Vergine, di Monsignor Salzano47 e Rota;48 Il S. Rosario di Mons. Gai;49 Il Rosario del Lisi.50
PEL MESE DI NOVEMBRE: Il dogma del purgatorio.51
NB. Per questi libri basta rivolgersi a qualsiasi Libreria Cattolica che si incarichi di cercarli.
Sono quasi tutti consigliati dal Geromini,52 ottimo autore di un corso d'eloquenza molto pratico e meritamente stimato.

§ 13. - PER I GIOVANI PREDICATORI

1° Scegliere modi d'entrare in argomento che siano imprevisti, a proposito, attraenti: ottimi sono i fatti.
2° Chiedersi prima della predica: Se fossi tra i più ignoranti miei uditori, sarei capace di capire la predica che sto per fare?
3° Nello scrivere le prediche servirsi dei mezzi mnemonici, come sono: incominciare le parti della predica con dei numeri grandi e i diversi periodi con lettere più distinte.
4° Non azzardarsi ad improvvisare, se non nel caso di vera necessità: non aver l'ambizione di far dire che si sa predicare anche senza lunga preparazione.
5° Non confidare nella scienza e nei primi successi: ma neppure lasciarsi abbattere da insuccessi o perché non istruiti quanto si vorrebbe: il predicatore, dice
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S. Francesco di Sales, sa sempre abbastanza quando non vuol comparire più sapiente di quanto è.53
6° È buona regola far sempre una meditazione sopra l'argomento della predica: la preparazione innanzi al SS. Sacramento ha effetto ammirabile: giacché queste due cose contribuiscono a darci un'idea grandiosa dell'argomento e a impressionare noi stessi.
7° Si può anche leggere qualche squarcio di buon autore sull'argomento della predica.
8° Prepararsi meglio quando il tempo è brutto: condire allora il discorso con fatti e similitudini molto attraenti.
9° Il miglior predicatore è quegli che fa ciò che insegna: è più ascoltato, più equilibrato, più calmo, guadagna subito i cuori.

§ 14. - RENDERE POSSIBILE E DURATURO IL FRUTTO
DELLA PREDICAZIONE

Non è solo importante predicare, confessare, fare il catechismo: conviene di più assicurare il frutto: presso a poco come il negoziante, [che] non si cura solo di aver molti traffici, ma specialmente guarda di averli lucrosi e di custodire bene i guadagni fatti.
Gesù Cristo disse: Posui vos ut eatis, et fructum afferatis: ma soggiunse: et fructus vester maneat.54
Or bene vi sono moltissimi casi in cui la predicazione non può fruttare; ve ne sono altri in cui non può fruttare stabilmente.
Questi casi si conosceranno esponendo prima i mezzi perché sia possibile, poi perché sia duraturo il frutto.
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1° La predicazione non può fruttare senza:
a) Predicare bene e costantemente. Spesso è poco il frutto sul principio: spesso scarso è l'uditorio: ma questi fatti eccitino un santo impegno di far meglio: si continui a far cadere la goccia. La goccia d'acqua buca la pietra, la goccia continua della parola di Dio ammollisce i cuori. Anzi, d'ordinario, noi siamo troppo esigenti: vorremmo il mondo convertito in due giorni. No, così non può essere: un'idea od una conversione, perché maturino, esigono un tempo lungo. S. Agostino, che pure aveva un cuore così buono ed una mente così vasta, quanti anni passò nel peccato? Occorreranno anni ed anni forse. Un santo diceva: allorché prendiamo l'impegno di fare un'opera grande occorre che ci adattiamo a far soli sacrifizi ed a non vederne il frutto per dieci, quindici, vent'anni... Del resto nel mondo vi saranno sempre opposizioni: e, se un'opera è da Dio, deve averne. Ma voltando la frase volteriana possiamo dire, con assoluta certezza: predicate, predicate, colla benedizione del Signore, qualcosa resterà.
b) Preghiera e penitenza, poiché la parola dell'uomo è un seme la cui fecondazione è tutta da Dio. S. Alfonso diceva che il sacro oratore deve predicare più colle ginocchia che colla lingua: altrimenti, come si esprime S. Agostino: mirabuntur sed non convertuntur.55 La parola è un seme che deve trovare il terreno preparato: Dio solo può preparare il cuore; la parola è un seme che per nascere ha bisogno del calore della grazia e della luce celeste; nato poi è condannato a morire, se vi hanno spine attorno e se l'uomo nemico vi soprasemina la zizzania: Dio solo può allontanare certi pericoli.
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c) Buon esempio. Senza questo non è possibile convincere: senza questo si distrugge con la sinistra quanto la destra ha edificato: verba movent, exempla trahunt.56
Se mancano dunque queste condizioni, è impossibile la predicazione.
2° Perché poi il frutto sia duraturo vengono suggeriti diversi mezzi:
a) Orientare la nostra predicazione verso un punto importante, direi strategico, dal quale dipenda poi la pratica della vita cristiana: per es. la fuga delle occasioni, o, meglio ancora, la frequenza ai SS. Sacramenti. È vero che un sacerdote e specialmente un parroco deve esporre tutta la dottrina e morale cristiana: ma, se sa approfittare delle occasioni, potrà in ogni predica ritornare con un pensiero, un avviso, un mezzo, sopra il punto preferito. È vero che vi è una certa varietà nelle predicazioni: mesi di maggio, giugno, quaresimali, tridui, ecc.; ma il frutto primo dovrà sempre essere una Comunione generale, e il mezzo più ordinario di perseveranza sarà sempre la frequenza ai SS. Sacramenti.
b) Servirsi della donna: è dessa un istrumento docile nelle mani del sacerdote e potente sul cuore dell'uomo. La donna fu causa di rovina e salvezza nell'umanità. Ciò che si dice nei tristi fatti: cherchez la femme,57 si dovrebbe pur ripetere nei buoni eventi. Una donna santa crea dei santi, una donna cattiva dei disgraziati. Ebbene il sacerdote faccia veramente divoto e virtuoso il debole sesso: poi se ne valga come di un punto d'appoggio per muovere i fratelli, lo sposo, i figli. A questo però giova assai avere una compagnia di figlie e un'altra di madri cristiane. Nelle
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conferenze speciali ad esse, di tanto in tanto ed in occasioni straordinarie, potrà loro spiegare mille industrie per far del bene, e far rilevare loro le occasioni propizie: per es. come devono mandare i figli al catechismo e la vigilanza che devono avere per accertarsene...; come possono eccitarli a frequentare i SS. Sacramenti...; come devono, dolcemente ma efficacemente, far entrare gli uomini nelle società cattoliche..., allontanare i giornali cattivi, ecc.
Tutti i santi hanno saputo santamente servirsi della donna: è un pericolo, dunque prudenza: è un aiuto, dunque sappiamo approfittarne.
c) Allontanare i pericoli. È un fatto che l'occasione fa l'uomo ladro: che la grande maggioranza, fornita pure dei migliori propositi, cadrà e ricadrà nel pericolo. Si ha un bel insistere dal pulpito; ma spesso, pochi giorni dopo gli stessi Esercizi spirituali ben riusciti, il popolo è di nuovo quello di prima. I giovani e gli uomini all'istruzione non si vedono: le figlie, come prima ambiziose e leggere, si fanno corteggiare con mille industrie... Perché? Vi sono pericoli nei giornali e libri, pericoli nei teatri e balli, pericoli nei circoli e nelle osterie. È d'uopo vedere d'allontanare il più possibile questi: togliere i giovani dall'osteria e da spassi pericolosi, dando loro un circolo con qualche sollievo onesto, fosse pure con musica, teatro, bocce, pallone, biliardo, ecc.: togliere l'esca del cattivo vizio con una buona e ben disciplinata compagnia di Maria,58 per cui le figlie, ritirate in locale adatto, ricevano buoni principii e abbiano pure qualche sollievo: togliere libri e giornali cattivi, facendone vendere altri al minimo prezzo, oppure facendoli imprestare, o istituendo una bibliotechina, o valendosi dell'opera di suore, di
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qualche signorina, di qualche brava e intelligente persona. Contraria contrariis curantur.
d) E parlando di libri e giornali è bene insistere alquanto di più. I cattivi libri e giornali sono fattori di corruzione continua in un paese: i buoni invece sono focolari di bene. Perciò il sacerdote deve prendersene la massima cura. Più innanzi vedremo come sia utile una bibliotechina: per ora accenno solo a ciò che si può fare dove essa non esiste. Ogni sacerdote verso ottobre o dicembre farà cosa utile se terrà una predica od una conferenza sulla stampa buona e cattiva: in generale però abbia l'avvertenza di nominare i libri buoni e giornali buoni, ma non quelli cattivi (potrà poi farlo invece al confessionale): nominandoli senz'accorgersi forse farebbe loro una réclame.
Faccia però sentire vivamente l'obbligo di coscienza di favorire la stampa buona e allontanare quella cattiva.
In secondo luogo sarebbe un gran bene, un'elemosina spirituale assai utile, se in fin d'anno facesse arrivare numeri di saggio di buoni giornali alle famiglie ove se ne leggono di cattivi, o indifferenti, e dove spera trovare un abbonamento. Che se volesse andar più innanzi potrebbe far spedire gratis un giornale al barbiere, all'albergatore, al bottegaio, ecc.: potrebbe pure consigliare tale opera buona alle pie persone. Come è pur utile far passare ad altri il proprio giornale, dopo lettolo: far avvertiti in bel modo i bottegai e tabaccai di non avviluppare le loro merci in stracci di giornali cattivi, perché verrebbero letti con avidità. Il parroco avrà però cura di usare prudenza anche in queste cose, non pretendendo l'ottimo e subito: se un circolo è cattivo, sarà molto se in esso
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farà entrare qualche foglio indifferente; che se invece il circolo è neutro potrà a poco a poco fare molto di più.
Ma perché il giornale riesca appetitoso deve portare notizie locali e perciò adattiamoci anche a fare un po' i corrispondenti. Pretendere che il popolo legga un foglio noioso è vana illusione: rendiamolo interessante: varrà più di mille raccomandazioni.
e) Come rendere la predicazione fruttuosa anche per chi non è a sentirla? È un grande inconveniente nella cura d'anime di molte città avere di mira nell'azione pastorale quel solo gruppo dei già convertiti e non gli altri che ne abbisognano molto più. Ora per questi si può pregare, si può far giungere qualche parola da persone amiche, ecc.: ma specialmente si può far giungere un buon foglio.
È già assai diffuso in Germania ed anche in molte parrocchie della nostra Italia l'uso di far pervenire a tutte le singole famiglie un foglio settimanale, quindicinale, mensile, bimestrale, ecc. In esso ciascuno potrà leggere una buona parola: la parola del pastore che ha un'efficacia tutta particolare; in esso sarà pubblicato l'orario delle funzioni, forse pure qualche notizia riguardante il paese, ecc. Mons. Rossi, Vescovo di Pinerolo, si pose egli stesso [a] capo di questa iniziativa e la dice suggeritagli da molti bisogni riscontrati nelle sue visite pastorali. A Novara si stampa dal Can. Barbero, segretario vescovile, un bollettino settimanale detto l'Angelo delle famiglie,59 un vero angelo per il modo onde è scritto e per il contenuto: a Bologna (via Marsala, 8) esce l'ottimo foglio La Semente.60 Ora l'abbonamento è accessibile a tutte le borse. Ed è a notarsi che quando un parroco intendesse averne un numero
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rilevante per la propria parrocchia, potrebbe avere la quarta pagina sua, sia per réclame a pagamento, sia per notizie particolari. Qualche parroco invita le famiglie ad abbonarvisi: altri lo mandano gratuitamente da alcuni ragazzi alle singole famiglie, raccomandandosi per qualche offerta. So d'un parroco di città, che copre tutte le spese col ricavo della quarta pagina occupata dalla réclame; so d'un altro che ogni anno pubblica dal pulpito il totale delle spese e delle offerte, che sempre o quasi sempre si pareggiano; un terzo ogni trimestre pone sul foglio un invito alle famiglie a voler offrire due o tre soldi, consegnandoli al ragazzo postino: e il risultato è soddisfacente. Ma si badi a mandarlo a tutti e più ai cattivi che non l'apprezzano, non pagano e ne abbisognano assai più.
Non sarà inutile ricordare qui quanto si pratica in alcune parrocchie dell'Inghilterra e della Germania. In sacrestia si tengono continuamente in vendita e ben esposti piccoli libretti sugli argomenti più svariati ed interessanti, sia sociali che morali e religiosi. Tali libretti non costano d'ordinario più di un soldo o due: epperò quest'opera è chiamata Biblioteca a due soldi od anche Biblioteca ad un soldo. Da noi tale cosa sarebbe possibile: ma pare che si potrebbero aggiungere anche altri libri alquanto più costosi: sembra che farebbero un gran bene le Letture cattoliche61 della S.A.I.D. Buona Stampa di Torino per esempio, ed anche molti opuscoli pubblicati dall'Ufficio Centrale dell'Unione popolare.
In altre parrocchie vi è un'ottima pratica: le biblioteche circolanti62 si imprestano vicendevolmente i libri. A facilitare questo, ciascuna biblioteca forma un apposito registro-catalogo che fa passare alle altre;
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ciò serve ad ottenere l'effetto massimo con la spesa minima.
Vi sono luoghi ove una società apposita detta La società della buona stampa cura la diffusione di opuscoli, libri e giornali buoni. Si serve delle biblioteche circolanti ed anche di abbonamenti ridotti ai migliori giornali: sopperisce alle spese con molti mezzi, tra cui le collette e le lotterie.
In una città, per es., mentre il prezzo d'abbonamento ordinario ai quotidiani era di lire 16, con tali mezzi si riuscì a ridurlo a lire 8 per il quotidiano cattolico.
A facilitare la diffusione dei buoni giornali sarà pure utile pregare qualche bottegaio nei paesi e qualche rivenditore nelle città a tenerli e a venderli: lasciando loro uno o due centesimi di guadagno per ogni copia. Meglio ancora sarebbe incaricare il sacrestano o qualche ragazzo sveglio e buono a volerli vendere sul piazzale della chiesa, dopo le funzioni: un centesimo per ogni copia venduta sarà uno stimolo a compire bene il loro incarico. È cosa che non costerà spesa, poiché ai rivenditori si concede uno sconto.

§ 15. - CONCLUSIONE

È tempo di chiudere! Molte cose sarebbero ancora a dirsi: ma parte ciascuno le troverà colla propria esperienza, se sarà riflessivo e terrà conto di quanto accadrà attorno a sé; parte si potranno sentire da altri più esperimentati, se si avrà l'umiltà di chiederne e seguirne i consigli; parte ancora si potranno leggere in quell'ottimo Corso di eloquenza del Geromini63 (Tip.
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Bazzi-Cavalleri - Como): trattato che è tutto frutto di esperienza e desiderio di giovare.
Coraggio: nella speranza del premio, secondo diceva l'Apostolo: Qui bene praesunt praesbyteri duplici honore digni habeantur, maxime qui in evangelio laborant.64
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1 Mt 28,19: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni».

2 Rm 10,17: «La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo».

3 2Tm 4,2: «Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina».

4 Lc 8,11: «Il seme è la parola di Dio».

5 2Cor 4,5: «Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore».

6 Lc 12,31: «E queste cose vi saranno date in aggiunta».

7 Cf ATP, n. 164, nota 1.

8 Cf E. CERIA, Annali Società Salesiana. Dalle origini alla morte di San Giovanni Bosco (1841-1888), SEI, Torino 1941, pp. 254-255. A pagina 256 l'autore pubblica la lettera di Pio X.

9 Cf I. MULLOIS, Corso di sacra eloquenza popolare, ossia saggio sul modo di parlare al popolo, Paravia, Torino 1855, pp. 1-18.

10 La citazione esatta è: «Sic et qui multum peregrinantur, raro sanctificantur - Di rado si santificano quelli che vanno sempre in giro a far pellegrinaggi». Cf J. GERSEN, De imitatione Christi, libri quattuor, ex off. Salesiana, Augustae Taurinorum 1899, liber I, caput XXIII.

11 Tra le varie forme di predicazione, a partire dal Concilio di Trento, era in uso la conferenza apologetica che aveva lo scopo di rilevare le convergenze tra soprannaturale e valori umani, utilizzando largamente i risultati delle scienze per la conferma del cristianesimo. Questo tipo di predicazione si fermava sui “preambula fidei”. In Italia soprattutto sembrò pendere verso il profano. Di qui gli interventi della Santa Sede. Cf G. ROCCA, Predicazione, DIP, VII, 1983, p. 549.

12 Cf PIO X, Acerbo Nimis, CC, 1905, II, pp. 260-270.

13 FRANCESCO DI SALES (san), Lettere spirituali..., op. cit., p. 413.

14 M. T. TERTULLIANO, De carnis resurrectione, in Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, vol. XLVII, G. Freytag, Lipsiae 1906, p. 41: Dio ha mandato innanzi la natura come maestra.

15 G. B. ROSSI, Il mondo simbolico, G. Speirani, Torino 1890.

16 Cf ATP, n. 227, nota 9.

17 Cf ATP, n. 56, nota 3.

18 ALFONSO DE' LIGUORI (san), Apparecchio alla morte, Tip. Salesiana, Torino 1891.

19 FRANCESCO DI SALES (san), Filotea, Marietti, Torino 1864.

20 Sull'argomento si trovano riferimenti in una lettera pastorale dell'Arcivescovo A. Richelmy di Torino inviata ai sacerdoti e al popolo in occasione della Quaresima 1909, dove viene richiamata l'attenzione su quella «virtù che adorna l'animo del cristiano e che vien designata col nome di purezza, onestà, decoro». Cf “Lettera 11 febbraio 1909”, dell'Arcivescovo A. Richelmy, in Raccolta Lettere Pastorali, biblioteca del Seminario Arcivescovile di Torino, pp. 3-20.

21 Cf ATP, n. 94, nota 2.

22 Potrebbe trattarsi della stessa associazione nella Introduzione, nota 34 ed anche in ATP, n. 204, nota 9.

23 Cf H. SWOBODA, La cura d'anime..., op. cit., pp. 280-281.

24 Si tratta del foglio volante L'Allarme. Usciva mensilmente a fianco di: La Settimana Sociale, organo ufficiale dell'Unione Popolare. Cf P. PALAZZINI, Unione Popolare, EC, XII, 1954, p. 830.

25 Le citazioni delle opere richiamate in questo paragrafo sono tutte incomplete. Si è cercato di identificarle riferendosi alla tematica della predicazione segnalata nel testo.

26 G. ZERBONI, Il Sacro Cuore di Gesù maestro e modello e conforto dei cristiani. Discorsi morali per il mese a Lui consacrato, Tip. Immac. Concezione, Modena 1887.

27 F. VANNUTELLI, Il mese di giugno consacrato al Sacro Cuore di Gesù Cristo, 7ª ediz., Tata Giovanni, Roma 1901.

28 S. FRANCO, Il mese di giugno consacrato al Sacro Cuore di Gesù, Tip. Oratorio San Francesco di Sales, Torino 1872.

29 S. FERRERI, Il Cuore di Gesù studiato nel Vangelo: letture-prediche, Marietti, Torino 1875.

30 Testo non identificato.

31 A. GUERRA, Il predicatore secondo il Cuore di Gesù, Tip. Immac. Concezione, Modena 1887.

32 S. LISI, Che fa il Cuore di Gesù nell'Eucaristia? Trenta sermoni da servire per un mese al Sacro Cuore di Gesù, Tip. F. Castorina, Giarre 1887.

33 ALFONSO DE' LIGUORI (san), Novene ed altre meditazioni per alcuni tempi e giorni particolari dell'anno, Marietti, Torino 1826.

34 C. BORGO, Novena in preparazione alla festa del Sacro Cuore di Gesù Cristo ad uso delle persone religiose secolari, G. Fenoglio, Cuneo 1854.

35 M. ARTUSIO, La Filotea divota del Sacro Cuore di Gesù, 4ª ediz., Tip. S. Lega Eucaristica, Milano 1920. La 1ª ediz. è del 1905.

36 G. MARCONI, Mese di marzo consacrato al glorioso patriarca San Giuseppe sposo di Maria Vergine, Tip. Contedini, Roma 1842.

37 G. PATRIGNANI, Il divoto di San Giuseppe, Roma 1866.

38 J. HUGUET, Glorie e virtù di San Giuseppe modello delle anime interiori, Tip. Salesiana, Torino 1884; oppure La devozione di San Giuseppe in esempi, Tip. Immac. Concezione, Modena 1885.

39 A. BRAZZOLI, Il glorioso patriarca San Giuseppe, Tip. Immac. Concezione, Modena 1864.

40 V. G. BERCHIALLA, San Giuseppe. Manuale di letture e contemplazioni sulla vita del Santo Patriarca Sposo di Maria, Stamperia Società Tip., Nizza 1860.

41 P. BONACCIA, Il perfetto manuale di San Giuseppe, composto per l'uso dei suoi devoti, Tip. Immac. Concezione, Modena 1872-1896.

42 J. M. MINNEO, San Giuseppe e la somma dulia che gli è dovuta. Studio intorno ad un accrescimento di onori nel pubblico culto al Santo Patriarca, Tip. Immac. Concezione, Modena 1890; oppure San Giuseppe, o il più grande dei Santi. Studi sulla sua vita, sulle sue grandezze, sul suo culto, 2ª ediz., Tip. Dell'Armonia, Palermo 1889.

43 F. MARTINENGO, Il fabbro di Nazaret modello degli operai e patrono della cattolica chiesa: racconto dell'autore del Maggio in campagna, Tip. Salesiana, Torino 1880.

44 A. VITALI, Vita e gloria del gran Patriarca San Giuseppe sposo purissimo di Maria, Saraceni, Roma 1885.

45 P. TIRINZONI, Il prototipo e il protettore di ogni stato, Marietti, Torino 1908.

46 J. MONSABRÉ, Il santo rosario, Tip. Immac. Concezione, Modena 1898.

47 T. SALZANO, Il mese di ottobre dedicato al santo rosario di Maria Vergine Madre di Dio e Madre nostra, Tip. Patronato, Udine 1886.

48 Testo non identificato.

49 C. GAY, I misteri del santo Rosario, Tip. Salesiana, San Pier d'Arena 1888.

50 S. LISI, Il rosario di Maria e i bisogni della società moderna, Tip. F. Castorina, Giarre 1892.

51 F. SCHOUPPE, Il domma del purgatorio, illustrato con fatti e rivelazioni particolari. Versione italiana del Sac. A. Buzzetti, Artigianelli, Torino 1900.

52 E. GEROMINI, Corso di eloquenza ad uso dei seminari, Bazzi-Cavalleri, Como 1888.

53 Cf FRANCESCO DI SALES (san), Lettere spirituali..., op. cit., p. 405.

54 Gv 15,16: «Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga».

55 Gli ascoltatori resteranno ammirati, ma non si convertiranno.

56 Le parole scuotono, gli esempi trascinano.

57 «Cercate la donna»: celebre espressione di Alexandre Dumas padre, posta sulla bocca di un poliziotto parigino nella commedia Les Mohicans de Paris (1864). - Su questa tematica insisterà don Alberione nell'opera La Donna associata allo zelo sacerdotale, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001. Cf AA.VV., Donne e uomini oggi a servizio del Vangelo, ed. Centro di Spiritualità Paolina, Roma 1993.

58 Cf ATP, n. 94, nota 2.

59 L'Angelo della famiglia e la voce di San Andrea, bollettino parrocchiale diretto dal Can. G. Barbero, Novara, Tip. San Gaudenzio. La biblioteca comunale di Novara ne conserva le annate dal 1917 al 1920. Altre parrocchie editavano bollettini dallo stesso titolo. Es. L'Angelo della famiglia, bollettino di San Leonardo, anno I, n. 1 (maggio 1913), Tip. San Gaudenzio, Novara 1913.

60 La Semente, giornaletto per il popolo, anno I, n. 1 (1ª quindicina d'aprile 1909), Tip. Bolognese, Bologna 1909. Cf Istituto Culturale per il Catalogo Unico della biblioteca italiana e per l'informazione bibliografica. Periodici italiani: 1886-1957.

61 Una presentazione accurata dell'origine e dello sviluppo delle Letture Cattoliche, ameno-educative, per opera della Commissione composta de' Vescovi d'Ivrea e Mondovì (mons. Moreno L., mons. Ghilardi N. e San Giovanni Bosco) si può trovare nella prefazione di L. GIOVANNINI, Le letture cattoliche di don Bosco, Liguori Editore, Napoli 1984, pp. 12-20. Cf Letture cattoliche 1853-1902, elenco generale dei fascicoli pubblicati e programma di associazioni, Ufficio delle letture cattoliche, Torino 1902.

62 La Federazione Italiana delle Biblioteche Cattoliche Circolanti, era l'unione di tutte le biblioteche cattoliche circolanti popolari, che aveva lo scopo di illuminare e aiutarsi a vicenda per meglio rispondere al proprio fine, cioè diffondere la sana cultura e l'onesta ricreazione. Venne fondata nel luglio del 1904. Cf Manuale del Bibliotecario, Federazione Italiana delle Biblioteche Circolanti (a cura di), Milano 1915, p. 223 (Direzione e Amministrazione: via Speronari, 3). La Federazione pubblicava anche un bollettino dal titolo La Società Buona Stampa.

63 Cf Indice degli autori.

64 1Tm 5,17: «I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento».