Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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In morte di Don Giovanni Luca Rocca

Alle 22,30 dell'11 Novembre c. a. spirava serenamente nella Casa di Cura di Sanfré - dove era Superiore da quasi otto anni - il nostro amatissimo Don Giovanni Luca Rocca.
Colpito da una trombosi cerebrale il pomeriggio del giorno 10, aveva perso immediatamente la parola e, dopo qualche ora, anche la conoscenza. Circondato dalle cure fraterne dei Confratelli, si è andato rapidamente spegnendo nel breve spazio di poco più di 24 ore. Tutti siamo stati colpiti da questa morte improvvisa, ma la fede ci suggerisce un motivo di consolazione: abbiamo perso un caro fratello in terra, ma confidiamo di aver acquistato un protettore in cielo.
Don Giovanni Luca Rocca è nato a Valdisotto - Sondrio - il 28-1-1901. È una di quelle che noi oggi chiamiamo Vocazioni adulte: entrò nella Pia Società S. Paolo il 24-l-1925 a 24 anni di età, anche se già chierico, proveniente dai Comboniani. Emetteva la prima professione religiosa il 15-4-1927; venne ordinato sacerdote nel 29-6-1931 e fu subito adibito dai Superiori in mansioni assai delicate.
Fu Superiore della Casa di Messina, poi di Catania e infine di Sanfré; fu Maestro dei Novizi a Sanfré e in Alba; fu Maestro dei Chierici di Teologia in Alba e poi a Roma.
In tutti i suoi uffici portò prudenza, saggezza, fede. È ricordato come religioso e sacerdote pio, esemplare, silenzioso, come confortatore, consigliere apprezzato.
Nell'elogio funebre, tenuto nella chiesa di san Paolo in Alba all'occasione dei suoi funerali, furono messi in luce gli insegnamenti della sua vita e gli insegnamenti della sua morte.
Insegnamenti della sua vita sono particolarmente il suo spirito di pietà, la sua delicatezza e la sua dedizione totale a Dio. La sua pietà era sincera. Lo ricordiamo in chiesa, in preghiera davanti al SS.mo Sacramento per le sue Visite e per dar sfogo alla sua pietà; ricordiamo la divozione con la quale recitava il santo Rosario e celebrava la santa Messa. La sua delicatezza lo rendeva vigilante ed attento anche nelle piccole cose, amante dell'ordine e della regolarità. Soprattutto era attento nel sorvegliare i movimenti del suo animo; per cui manifestava una continua ed oculata vigilanza su se stesso. È di poche settimane prima della sua morte un episodio edificante. Una persona si era rivolta a lui per una particolare richiesta; rispose come le particolari circostanze gli suggerivano. Dopo pochi minuti, volgendosi a chi gli stava vicino, disse: "Forse ho risposto troppo secco. Dovevo essere più gentile".
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Don Luca inoltre ha veramente servito il Signore con tutte le forze. Noi sappiamo che non è mai stato molto florido di salute. Spesso le sue condizione fisiche non gli permettevano di fare per Dio e per la Congregazione quanto avrebbe voluto. Tutto quello però che ha potuto fare lo ha fatto con grande generosità e il Signore lo ha premiato con l'esito lodevole delle opere da lui intraprese. Gli uffici assai delicati ricoperti da lui nei 32 anni del suo Sacerdozio, ne sono la più fulgida dimostrazione. È proprio sempre così: quello che importa davanti al Signore non è dare molto o dare poco, ma è dare tutto: Don Luca ha dato tutto al Signore, lo ha servito con tutte le sue forze. In questa dedizione totale al Signore e alla sua volontà, seppe accettare e santificare la sofferenza che gli fu compagna per buona parte della sua vita. Ma egli fu geloso della sua sofferenza: pochissimi potrebbero tracciare il diagramma del suo calvario, perché egli seppe nascondere questa sua ricchezza interiore agli occhi indiscreti.
Ma anche la sua repentina scomparsa è per noi di grande insegnamento. Ci richiama la validità dell'insegnamento divino: "State preparati". In questi ultimi anni, nel suo soggiorno a Sanfré, Don Luca si era rimesso relativamente bene in salute; godeva di una floridezza quale forse mai aveva goduto nella sua vita. Lui stesso aveva detto ripetutamente: "Non sono mai stato così bene". Eppure proprio in questo periodo in cui la sua salute era rifiorita, il Signore lo volle chiamare a sé, nel modo più repentino.
La sera del sabato 9 novembre era ancora venuto in Alba; egli stesso, come sempre, guidò la
macchina nel viaggio di andata e ritorno. In Casa Madre parlò con molti e salutò i Confratelli incontrati. Nell'ufficio del Superiore si intrattenne per una ventina di minuti, trattando delle cose più varie; parlò di quanto intendeva fare la settimana seguente, tra cui un viaggio a Torino nella giornata di lunedì. Il commiato è stato quello di sempre: "Arrivederci, Don Luca". E l'abbiamo rivisto moribondo, col rantolo dell'agonia, dopo poco più di 24 ore; e l'abbiamo rivisto cadavere dopo poco più di 48 ore. E il lunedì seguente, 11 novembre, invece di partire per Torino, come era suo desiderio, partì per l'eternità.
Alla luce di questi fatti, le parole del Maestro Divino: "State preparati" acquistano particolare valore.
Dal momento del suo trapasso, abbiamo pregato per lui, per suffragarne l'anima eletta. Abbiamo offerto per lui i suffragi prescritti dalle Costituzioni e quelli suggeriti dalla carità cristiana e dall'affetto che ci univa a lui. Ma confidiamo che Egli abbia già iniziato in Cielo il suo ufficio di intercessore, chiedendo a Dio per noi, quella fede, quella pietà, quella dedizione totale a Dio e alla Congregazione che sempre e tanto lo distinsero.
Ai solenni funerali parteciparono una folta schiera di suoi compaesani che, per onorare il caro Sacerdote e accompagnare e confortare i parenti, si sobbarcarono allungo viaggio in pullman dal paese ad Alba; viaggio compiuto in gran parte di notte in questa stagione fredda e uggiosa.
Don Cirillo Tomatis
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