Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PARTE PRIMA
L'APOSTOLATO E L'APOSTOLO

Prima Sezione
L'APOSTOLATO
CAPO I
L'EDIZIONE, MEZZO DI APOSTOLATO

Le moderne invenzioni del cinematografo e della radio non hanno per nulla menomato l'intensità e l'ampiezza d'influsso della stampa; le hanno anzi esteso il campo d'azione e formano con essa un tutto unico nel campo dell'apostolato dell'edizione.
Stampa, cinematografo, radio procedono oggi a fianco: tre forze che si completano e rafforzano a vicenda, tre dominatori del pensiero, del mondo.
Oggi quindi più che mai, è da studiarsi il problema riguardante questi tre ritrovati del genio umano, non per sopprimere la fondamentale
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loro forza, ma per farne mirabili strumenti di apostolato nel senso di difesa e di conquista. Difesa contro gli assalti delle edizioni avverse, secondo il programma categorico: «opporre arma ad arma». Conquista per far servire questi «progressi dell'arte, della scienza, della stessa perfezione tecnica e industria umana che, come sono veri doni di Dio, così siano ordinati alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime».1
Per non incorrere nel pericolo di deviare da un ideale così vasto e sublime, è utile anzitutto fondarsi su principi che mettono l'edizione di apostolato nella sua vera luce.
Nel presente capitolo se ne espongono tre degli essenziali; la natura, l'importanza e lo scopo.

Natura dell'apostolato dell'edizione

Per «apostolato dell'edizione» non s'intende qui semplicemente quel complesso di iniziative che rigettano quanto offende la morale e la fede cristiana o che si propongono qualche particolare ideale di bene, ma s'intende una vera missione che propriamente si può definire: predicazione della divina parola per mezzo dell'edizione.
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«Predicazione della divina parola», ossia annuncio, evangelizzazione della buona novella, della verità che salva.
Predicazione da farsi in ogni tempo ed in ogni luogo, secondo il precetto divino: «Euntes in mundum universum, prædicate Evangelium omni creaturæ»;2 ad ogni uomo perché, come tutti hanno un'ignoranza derivata dal peccato originale, così tutti possiedono un'intelligenza per comprendere ed elevarsi a Dio, un'anima da salvare.
«Predicazione tuttavia originale, fatta attraverso l'edizione».
Come la predicazione orale, quella scritta o impressa divulga la parola di Dio, moltiplicandola, per farla giungere precisa ovunque, anche là dove non può pervenire o non si può conservare inalterata la parola. Ciò sull'esempio di Dio stesso che ci diede la sua Parola divina nei settantadue libri della S. Scrittura, e sull'esempio della Chiesa che in ogni tempo unì alla predicazione orale anche quella impressa.

Importanza

Per qualche tempo l'importanza dell'apostolato dell'edizione non fu da alcuni abbastanza valutata nella sua positiva realtà. I «figli
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delle tenebre» ne approfittarono per subordinarla all'incentivo delle cattive passioni e dell'avidità del guadagno, tanto che il Pontefice Pio X, riferendosi in particolare alla stampa, ebbe ad esclamare: «Oh la stampa!... Non se ne comprende ancora l'importanza. Né i fedeli né il Clero vi si dedicano come dovrebbero!».
Ma ben presto ed in ogni luogo si moltiplicarono le più lodevoli iniziative nell'apostolato dell'edizione.
Si è già lavorato e si continua a lavorare dai cattolici nell'arduo e devastato campo della stampa, del cinematografo e della radio, ma vi sono ancora molte possibilità di azione positiva, di successi concreti. Ed ora si può affermare che, senza un più ampio uso di questi potentissimi propagatori del pensiero, zone sterminate rimarranno sempre al di là del raggio dell'azione cristianizzatrice.
La ragione si deduce facilmente oltreché dalla natura dell'apostolato, in quanto è predicazione della divina parola, anche dal valore intrinseco dell'edizione. La stampa, il cinematografo e la radio sono le armi d'influenza misteriosa che guidano gli uomini a loro talento poiché generalmente essi formano le loro opinioni e regolano la loro vita su quanto leggono, vedono, sentono. Ed in ciò non vi è nulla di assurdo, poiché è noto come la parola e lo scritto
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parlano all'intelletto inserendovi idee, mentre la volontà segue l'intelletto e la sua vita procede dalle idee.
«Buona o cattiva - afferma perciò giustamente il Béranger, riferendosi alla stampa -, bugiarda o veridica, corruttrice o virtuosa, essa, in una Nazione libera, è onnipotente. Crea l'opinione pubblica, i costumi; se buona fortifica la famiglia e la scuola, se cattiva le distrugge; essa abbatte o edifica i ministeri, ha il diritto della pace e della guerra».
E il Pontefice Pio XI, l'animatore illuminato e costante della Mostra internazionale della Stampa Cattolica, nel discorso tenuto nel 1936 agli scrittori e agli amici della Croix riuniti a congresso a Roma, dopo aver rilevato la «onnipotenza della stampa» diceva:
«Questa espressione neanche basta ad esprimere la realtà. La parola già da se stessa è una onnipotenza... E allora che dire di questa parola, già onnipotente da sola, quando essa dispone di un tale organismo, di un tale mezzo di diffusione quale è la stampa? Grazie a questa organizzazione e a questo mezzo di diffusione è veramente la onnipotenza che si moltiplica al di là di ogni misura».
Prove non meno autorevoli e convincenti si hanno a riguardo del cinematografo e della radio. Si riporteranno nella seconda parte del presente
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libro ove, dopo aver trattato a lungo dell'apostolato della stampa, si accennerà pure all'apostolato cinematografico e radiofonico.
Per ora bastino le seguenti:
Il Papa Pio XI fu un animatore ed un esaltatore del cinematografo nel quale vide un mirabile prodotto della scienza, quasi un dono che la bontà di Dio volle elargire all'umanità, ma divenuto, purtroppo, «fonte e veicolo precipuamente e quasi sempre di male enorme». E questo pensiero lo faceva esclamare con accento accorato: «Quante rovine! E si tratta di anime. È terribile pensarci!».3
Concetto non molto diverso ebbe lo stesso Pio XI circa la moderna invenzione della radio di cui vide il sorgere, i rapidi progressi, le meravigliose applicazioni e di cui volle egli stesso servirsi per comunicare i suoi radio-messaggi all'umanità intera.
Il Pontefice regnante Pio XII come il suo Predecessore ammira le potenze della stampa, del cinematografo e della radio e trepida per esse. Ne fanno testimonianza innumerevoli discorsi, scritti e fatti. Tra questi ci piace ricordare il «Decreto di lode e approvazione», emanato il 10 Maggio 1941 in favore della Pia Società
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San Paolo, Congregazione religiosa moderna i cui membri si propongono come fine speciale l'apostolato dell'edizione.

Fine

La gloria di Dio e la salvezza delle anime. Ecco il fine specifico dell'apostolato dell'edizione.
Quello stesso programma che gli Angeli cantarono sulla capanna di Betlemme: «Gloria Deo, pax hominibus».4 Il programma di Gesù Cristo e della sua vita perenne nella Chiesa.
Fine altissimo, dunque, fine divino.
L'apostolo dell'edizione ha quindi un solo ideale: far regnare Dio nelle anime. Sottomettere cioè a Dio le intelligenze, ravvivando in esse la fede, e, se occorre, instillandovela; sottomettere a Dio le volontà, portandole all'osservanza pratica della sua legge; sottomettere a lui i cuori, con l'ispirare l'amore soprannaturale di Dio, la carità.
Esso mira ad un solo tesoro: quello eterno, la beatitudine celeste. Tesoro che l'apostolo vuole essenzialmente, fermamente, inesorabilmente assicurare a se stesso e procurare ai fratelli, a tutti gli uomini.
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CAPO II
OGGETTO DELL'APOSTOLATO DELL'EDIZIONE

L'oggetto dell'apostolato dell'edizione è quello medesimo della predicazione orale, ossia la dottrina cattolica; dottrina che include necessariamente la fede, la morale e il culto. Con essa si onora tutto il Maestro divino che si è proclamato ai popoli «Via, Verità e Vita». E si risponde alle esigenze fondamentali dell'uomo, il quale possiede un'intelligenza che ha bisogno di essere illuminata, una volontà che deve essere guidata nel bene, un cuore che deve essere santificato.

Fede

19Poiché l'uomo ha come primo dovere di conoscere e aderire alle verità della fede: «Siamo creati per conoscere... Dio»,1 queste verità
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rivelate da Dio e che la Chiesa c'insegna e ci propone quale oggetto della nostra fede, devono tenere il primo posto nell'oggetto dell'apostolato dell'edizione.
Verità esposte per intero nella Teologia, semplificate nel catechismo e compendiate nel Credo, l'apostolato dell'edizione si propone farle conoscere a tutti gli uomini perché professino con la Chiesa il Credo cattolico, e cioè:
Credo che vi è un Creatore, principio di ogni cosa; un Dio che governa il mondo con sapienza, potenza e bontà; un Dio che è anche il nostro fine supremo, Cui tendere con ogni potenza dell'anima;
credo nel suo divin Figlio, fatto Uomo, nato da Maria Vergine, che predicò la sua dottrina, istituì la Chiesa, morì sulla Croce per salvarci, risuscitò da morte, salì al cielo di dove tornerà a giudicare il mondo;
credo nello Spirito Santo che santifica le anime, illumina e guida la Chiesa;
credo la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna.
Il Divin Maestro infatti disse: «Io sono la Verità».2
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Morale

Per raggiungere la salvezza eterna non basta conoscere e professare le verità della fede, ma bisogna anche compiere la volontà di Dio: «Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli».3
La volontà di Dio è espressa nella sua Legge data all'uomo e si adempie con l'osservanza dei Comandamenti, con la pratica delle virtù e dei Consigli evangelici, secondo i doveri del proprio stato.
Oggetto dell'apostolato dell'edizione è quindi, in secondo luogo, la morale cristiana, ossia l'insieme delle regole che servono a dirigere i costumi e le azioni libere dell'uomo conforme alla volontà di Dio. Cioè: il servizio di Dio per mezzo della volontà: «Amerai il Signore Dio tuo... con tutta l'anima tua».4
Ed in particolare:
I Comandamenti: il culto che si deve a Dio solo, con la proibizione di qualsiasi idolatria, superstizione e vana osservanza; il rispetto al nome di Dio, ai voti, ai giuramenti e il divieto di ogni bestemmia o violazione di cose sacre; la santificazione del giorno festivo; i doveri dei figli,
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dei servi, dei sudditi, degli operai verso i loro superiori, e, viceversa, la condanna di ogni ingiustizia contro le persone, le sostanze, la fama del prossimo...
Tutti i doveri insomma che ogni uomo ha verso Dio, verso se stesso e verso il prossimo.
I precetti della Chiesa nella loro duplice parte: negativa e positiva: l'obbligo del riposo festivo, della preghiera, delle buone opere.
Le virtù: teologali: Fede, Speranza, Carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; morali: obbedienza, purezza, laboriosità, umiltà, ecc.
I Consigli evangelici della castità, povertà e obbedienza, nella vita comune, ove l'anima si eleva alle più sublimi altezze.
Lo stato religioso e lo stato ecclesiastico e tutta la dottrina ascetica riguardante la perfezione cristiana e religiosa.
Tutto questo va illustrato e confermato con gli esempi santi della vita di Gesù che disse: «Io sono la Via».5

Culto

Il culto, terza parte della predicazione e dell'istruzione religiosa, è pure la terza parte dell'oggetto dell'apostolato dell'edizione.
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Esso quindi, oltre a far conoscere le verità da credere e le leggi da osservare, deve ancora far conoscere e portare alla partecipazione dei mezzi di Grazia con la quale si ottiene da Dio l'aiuto necessario per compiere l'una e l'altra cosa. Deve cioè portare alla pratica del culto, ossia a tutto quel complesso di atti esterni ed interni, pubblici e privati che onorano Dio e trasformano la vita nostra in vita divina e incorporano a Gesù Cristo.
La parte più nobile del culto cattolico è costituita dai Sacramenti.
L'apostolato dell'edizione illustri il Battesimo, la Cresima, l'Eucaristia, l'Ordine, il Matrimonio e l'Estrema Unzione. Particolarmente spieghi la Confessione, la Messa, la Comunione, il culto eucaristico.
Ai Sacramenti sono da unirsi i Sacramentali: le molte consacrazioni e benedizioni, gli esorcismi, le preghiere per i moribondi, le esequie, l'elemosina...; l'orazione nella sua triplice specie: vocale, mentale e vitale, sia privata che pubblica. Soprattutto quest'ultima che, regolata e avvalorata dalla Chiesa, nello svolgersi dell'intero anno liturgico è la preghiera più perfetta, perché ufficiale; la più utile perché mira a scolpire nelle anime l'immagine stessa di Gesù Cristo.
Tutto questo «donec formetur Christus
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in vobis»,6 fino al «vivo autem iam non ego: vivit vero in me Christus».7
Disse Gesù: «Io sono la... Vita».8
L'oggetto dell'apostolato dell'edizione quale è stato qui esposto, è da intendersi in tutta la sua estensione: tutto cioè il deposito della rivelazione diretto ed indiretto.
Diretto: l'esposizione, la difesa, l'illustrazione, la volgarizzazione della dottrina teologica della Chiesa.
Indiretto: l'esposizione, la difesa, l'illustrazione dei fatti, dei principi filosofici, dei monumenti artistici, dell'opera letteraria che contengono o si connettono alla rivelazione e all'insegnamento tradizionale della Chiesa.
A questo si aggiunge tutto ciò che nella letteratura, nella storia, nell'arte, nelle scienze serve di scala alla fede e di irradiazione alla medesima come ad esempio - nel campo della stampa - sono i testi scolastici, i giornali e riviste, le letture amene. Ciò perché nel creato tutto rappresenta Dio, lo svela, lo canta e perché nella vita la fede deve illuminare e santificare ogni cosa.
E tutto questo si deve intendere non solo come opera positiva di costruzione del bene, ma anche come opera negativa di impedimento al dilagare del male o distruzione del male stesso.
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CAPO III
ORDINE DELL'APOSTOLATO DELL'EDIZIONE

Oggetto dell'apostolato dell'edizione è dunque la dottrina della Chiesa, quale essa trae dalla S. Scrittura, dalla Tradizione ed illustra con argomenti di ragione.
Ma, ci si può domandare, non è lecito all'apostolo proporre alle anime le fonti genuine della S. Scrittura e della Tradizione?
Si risponde che non solo è lecito, ma necessario. Ci vuole tuttavia un ordine. Alla dottrina della Chiesa spetta la precedenza perché costituisce la regola prossima della nostra fede. Seguono la S. Scrittura e la Tradizione che ne costituiscono la regola remota.
Anche qui però l'apostolo deve seguire le direttive della Chiesa perché ad essa e solo ad
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essa Gesù Cristo ha conferito l'infallibilità di magistero.

Dottrina della Chiesa

L'apostolato dell'edizione ha come primo e principale dovere quello di comunicare alle anime la dottrina della Chiesa, facendosi come ripetitore, voce, altoparlante della Chiesa, del Papa, dei Vescovi, del Sacerdote cattolico. «Voi siete la nostra voce stessa» diceva il Santo Padre Pio XI di v.m.1 ai pubblicisti, accolti paternamente e familiarmente innanzi al suo trono di verità.
La ragione è evidente: gli uomini, nella maggioranza, non hanno la possibilità di compiere studi religiosi sufficienti per conoscere e approfondire la vera religione. E Iddio, che non manca mai nelle cose necessarie al nostro fine, vi provvide con l'istituire la Chiesa infallibile, indefettibile, cattolica, perché tutti gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi vi si potessero rivolgere con sicurezza di conoscere il vero e il bene.
Gli uomini, i popoli tutti, in ogni occasione e rivolgimento dottrinale, volgendosi ad essa, conosceranno perciò sempre la divina verità e la via sicura per arrivare al cielo. Lo attestano le parole di Cristo stesso: «Chi ascolta voi,
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ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato».2

Sacra Scrittura

Il sacerdote e il fedele istruiti nella dottrina della Chiesa sono anche preparati a seguire la medesima nell'opera sua di conferma e di investigazione della verità, ossia nello studio delle fonti della rivelazione: la S. Scrittura, la Tradizione, le regole remote della nostra fede che contengono la verità rivelata. Precede la S. Scrittura, il gran libro o lettera divina che Iddio indirizzò agli uomini, suoi figli, per invitarli al cielo, proponendo loro le verità da credere, le opere da compiere e i mezzi di grazia per arrivarvi.
Ma poiché non è lecita la libera interpretazione del Sacro Testo perché Dio ha affidato alla Chiesa, e ad essa sola, il deposito della verità, la Bibbia deve essere letta e studiata secondo le sue direttive.
L'apostolo dell'edizione, qual figlio fedele di Santa Madre Chiesa, si proponga di far conoscere il Libro divino a tutti gli uomini, ma sempre attenendosi alle sue norme e rigettando ciò
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che non è conforme ai suoi principi e alla sua genuina interpretazione.
Agli studiosi ricordi che, in generale, per poter approfondire il Sacro Testo, è necessario, oltre lo studio della Teologia e di una sicura introduzione, anche e specialmente la divozione alla Chiesa nell'accettare i commenti da essa proposti o almeno approvati.
Al popolo e ai fedeli proponga la lettura pia su testi arricchiti di commenti non molto ampi, ma di indole popolare, secondo le norme che verranno in seguito esposte.

Sacra Tradizione

Oltre la dottrina della Chiesa e la Scrittura, l'apostolo dell'edizione volgarizzi e diffonda la sacra Tradizione. Cioè quella parte della divina Rivelazione che compie la S. Scrittura, trasmettendoci delle verità che in questa non sono contenute, e le interpreta in modo autentico quale si manifesta col magistero solenne e col magistero ordinario teorico e pratico.
Guidato dalla Chiesa, l'apostolo dell'edizione chiarisca, confermi, applichi e difenda con la Tradizione la dottrina cattolica e sappia trarre da essa opere e frutti che ridondino alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.
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CAPO IV
CARATTERE DELL'APOSTOLATO
DELL'EDIZIONE

L'apostolato dell'edizione ha un carattere suo distintivo, che si può definire: carattere pastorale, nella sostanza e nella forma.

Carattere pastorale

La pastorale è l'arte divina di governare le anime: pascerle, ossia guidarle ai pascoli salutari della verità, nei sentieri retti della santità cristiana, e alle fonti della vita soprannaturale.
Questo è stato il divino compito di Gesù; questo il compito che il Maestro trasmise e affidò ai Pastori: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».1
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Questo, e non diverso, è il grande lavoro del sacerdote, predichi egli dal pulpito, o predichi attraverso ad un foglio, ad un libro, ad una pellicola o al microfono. Si serva cioè della parola dell'edizione: ufficio unico per il ministro di Dio, una sola dottrina, un solo programma: «Da mihi animas, cetera tolle».2

Nella sostanza

L'apostolato dell'edizione deve essere anzitutto pastorale nella sostanza, ossia nelle cognizioni che presenta attraverso le sue opere.
In ciò è maestra la Chiesa. Essa, depositaria della dottrina sacra, è pure altrice3 di tutto il sapere umano, poiché le scienze e le arti umane sono tutte in qualche modo illuminate dalla rivelazione. Perciò la Chiesa ha somma benemerenza nel campo della scienza. Ma la sua cura, il suo ufficio essenziale, è di additare la via del cielo; e perciò ammaestrare gli uomini nelle verità della fede, della morale e del culto cristiano.
Sulle orme e sotto le direttive della Chiesa, l'apostolo dell'edizione potrà quindi occuparsi delle scienze e delle arti solo in quanto giovano al raggiungimento del suo fine specifico, allo stesso modo cioè con cui se ne occupa il missionario
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per ottenere più facilmente la conversione degli infedeli.
Sua preoccupazione principale non è quindi quella di dare ai lettori le notizie più recenti, né trattare questioni politiche, commerciali, industriali, agricole, letterarie, ecc. per se stesse, ma solo e in quanto con esse si facilita la via al pensiero cristiano, si salvano le anime dai pascoli velenosi, e in quanto esse pure si possono e devono santificare col pensiero cristiano.
In primo luogo curi invece di comunicare la dottrina sacra o esponendola direttamente con ordine catechistico o scientifico, facendo base, fondo e sostanza di ogni opera le verità che con metodo si viene applicando alla vita cristiana individuale, familiare, sociale, internazionale; o con fare base, fondo e sostanza la vita liturgica che la Chiesa vive nel corso dell'anno ecclesiastico; quindi dalle feste, dai Vangeli, dalle Epistole, dallo sviluppo del culto dedurre e volgarizzare le verità, i precetti, i mezzi di grazia che si debbono proporre agli uomini.
O con fare base, fondo, sostanza, la vita della Chiesa nel corso dei secoli applicando le dottrine che insegnano i Papi, i Vescovi, i Sacerdoti; accompagnando e, spesso, facendo la sentinella avanzata nella lotta che questa città di Dio sostiene contro la città del demonio; difendendo la morale, la dottrina, il culto dagli attacchi
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avversari; divulgando in tutti gli angoli della terra i tesori che la Madre Chiesa ha l'ufficio di distribuire agli uomini.
O con applicare la dottrina cattolica ai problemi politici, economici, sociali, scientifici e morali, che i tempi vanno man mano presentando.
Nei primi due modi si avrà un fondo dottrinale ed una materialità di fatti; nel terzo si seguirà un metodo storico-dottrinale.

Nella forma

Anche nell'esposizione della materia, l'apostolato della stampa deve essere pastorale. Dirigersi a tutte le facoltà dell'uomo: intelligenza, volontà, sentimento, affinché siano tutte nutrite dei doni divini, di Dio stesso; onde l'uomo si trasformi in Dio.
Tutto l'uomo deve dare convenientemente gloria a Dio: tutte le sue energie devono piegarsi innanzi a lui per fargli intero e sapiente omaggio, «ossequio razionale».4
L'intelligenza deve rendere a Dio il debito omaggio: il Maestro divino disse: «hæc est vita æterna; ut cognoscant Te (Pater) et quem misisti Jesum Christum».5 E perciò Egli stesso «Bonus Pastor» non cessò di ammaestrare in
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ogni modo «aperiens os suum docebat: beati pauperes spiritu...».6
La volontà: «Si vis ad vitam ingredi serva mandata».7 La volontà dev'essere illuminata, spronata al dovere con gli esempi del Maestro divino, esemplare perfetto, con gli esempi buoni dei santi e di quanti hanno battuto la via del cielo: «Larga è la via che conduce alla perdizione, molti la prendono; stretta la via che conduce al cielo, pochi la seguono»,8 sforzatevi.
A Dio il sentimento, il cuore! La vita divina, che è grazia, tutto lo pervada, lo trasformi in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo.
Tre passioni agitano l'uomo: «Omne quod est in mundo concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitæ».9 Dovranno sostituirsi invece: la purezza, lo spirito di povertà, l'umiltà del cuore.
A questo miri l'apostolo.
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CAPO V
LE ESIGENZE DELL'APOSTOLATO
DELL'EDIZIONE

L'universalità dell'apostolato dell'edizione esige, in chi lo esercita, delle aspirazioni e delle doti particolari che si possono compendiare in tre frasi: sentire con Gesù Cristo; sentire con la Chiesa; sentire con San Paolo.

Sentire con Gesù Cristo

Significa avere il cuore del divin Maestro per gli uomini, quale si manifesta nel «Venite ad me omnes».1 E perciò non occuparsi solo, ad esempio, delle missioni o della scuola; della preghiera o della frequenza ai Sacramenti e alla parola di Dio; né rivolgersi soltanto alla turba dei bisognosi, o alla donna, a un ceto di persone.
Per questi apostolati particolari vi sono persone
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specializzate che possono pure usare della edizione per varie loro imprese sante.
Ma l'apostolato dell'edizione, per sé, si occupa di tutto: di ogni bisogno, di ogni opera e di ogni iniziativa.
Abbraccia quindi:
Le opere di istruzione religiosa: catechismi, cultura cristiana, scuole.
Le opere di formazione morale: tutto ciò che è educazione giovanile (asili, collegi, università), Azione cattolica, vocazioni, missioni, santità del matrimonio, retta costituzione della famiglia, buona legislazione e governo dei popoli.
Le opere di vita spirituale: la pratica del culto, liturgia in generale e in particolare, come i Sacramenti, anno liturgico, preghiera e devozioni.
Le opere di beneficenza: conferenze di San Vincenzo de' Paoli, elemosina quotidiana, orfanotrofi, ricoveri, case di salute, ospedali, carceri, infermi, vedove, mutilati, schiavi e le miserie tutte.
A tutte le opere, l'apostolato dell'edizione può contribuire zelandole efficacemente con libri, periodici, edizioni convenienti. Da zelarsi soprattutto sono il Vangelo, le opere eucaristiche, le opere di formazione della gioventù e tutte le altre opere culturali dalle quali, come da fonte, emanano gli altri apostolati.
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Sentire con la Chiesa

L'apostolato dell'edizione non solo deve considerare la Chiesa come la società unica, santa, cattolica, apostolica, romana, indefettibile, infallibile, visibile, istituita da Gesù Cristo per la salvezza di tutti gli uomini, ma ancora esige, in chi lo esercita, che, deposti i suoi sentimenti privati, inclini sempre la mente, la volontà e il cuore a pensare, operare e sentire, e quindi scrivere conformemente alla Chiesa. Che abbia insomma un cuore di figlio verso di essa, che ha cuore di madre per gli uomini.
Perciò si deve formare sugli autori che hanno l'approvazione e la raccomandazione della Chiesa, specialmente se decorati del titolo di Dottori. Quelli leggere, quelli meditare in tutta la vita. Ma specialmente leggere gli Atti del Papa, delle Congregazioni Romane e dell'Episcopato; rigettare prontamente ogni libro, periodico, tendenza, partito, discorso, indirizzo che non sia strettamente conforme a ciò che insegna o desidera la Chiesa.
Spetta poi all'apostolato dell'edizione illuminare, lodare, pubblicare quello che riguarda la Chiesa, il Papa, l'Episcopato, i Concili, le disposizioni canoniche, liturgiche, disciplinari, gli insegnamenti dottrinali e tradizionali; difenderli e applicarli alla vita pratica; promuovere tutte
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le istituzioni che sono nella Chiesa, e biasimare quanto le si oppone.
A questo apostolato, particolarmente, è affidato il compito di accompagnare la S. Sede nelle sue iniziative e raccomandazioni per contribuire a realizzarle; l'Episcopato per le iniziative che riguardano le Diocesi; il clero secolare e regolare nelle cose locali, tanto che ne risulti armonia, unità, efficacia.
In breve: l'apostolato dell'edizione diventa, come già si è detto, la voce della Chiesa, del Papa, dell'Episcopato, del Parroco, del sacerdote, la stessa voce che si moltiplica e si rinforza come su un altoparlante per arrivare a tutti, a tutti portare i benefici della verità, della santità, della vita della Chiesa.

Sentire con San Paolo per le anime

San Paolo è l'Apostolo tipo. Amalgamò e fece propri elementi più disparati, a servizio di una Idea, di una Vita, d'un Essere.
Fu l'Apostolo instancabile che, «omnia omnibus factus»,2 era sempre, dappertutto, con tutti, con tutti i mezzi. L'Apostolo ardimentoso che, ad onta della salute precaria, delle distanze, dei monti, del mare, dell'indifferenza degli intellettuali, della forza dei potenti, dell'ironia dei gaudenti, delle catene, del martirio, percorse il mondo
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per rinnovarlo in una luce nuova: Gesù Cristo.
Così e non altrimenti dev'essere l'apostolo dell'edizione. Sulle orme del suo modello e protettore, l'Apostolo delle genti, egli deve avere un cuore grande che abbracci tutto il mondo, una attività instancabile, eroica per guidare le anime a Dio e dare Dio alle anime.
E poiché le anime non si avvicinano a Dio tutte nello stesso modo, e hanno per lo più necessità individuali, l'apostolo deve imparare dal suo modello l'arte di «farsi tutto a tutti» e quell'elasticità di adattamento quale appare nell'Apostolo, nel suo vario modo di trattare gli uomini secondo le condizioni fisiche, intellettuali, morali, religiose e civili.
Or infatti gli sarà necessario rivestirsi delle viscere di carità e di misericordia quali l'Apostolo delle genti dimostra nell'accogliere Onesimo, o nelle dolcissime elevazioni con la vergine Tecla, ora invece le robustissime esortazioni fatte ai Corinti, ora l'elevatezza di sermone usato innanzi all'Areopago ed ora la semplicità con la quale parlò a Filemone.
E l'apostolo dell'edizione non troverà grande difficoltà in questo se sa trovare il segreto dell'adattamento di San Paolo: la carità: «in omnibus caritas!».3
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CAPO VI
IL METODO NELL'APOSTOLATO
DELL'EDIZIONE

Anche nell'apostolato è utile seguire un metodo, ossia un complesso di principi, di criteri e disposizioni che regolano il modo di agire. Il metodo dirige i passi e assicura il raggiungimento del fine.
Nell'apostolato dell'edizione si consiglia il metodo denominato: «via, verità e vita», dal trinomio evangelico su cui poggia. L'apostolo deve studiarlo, approfondirlo, seguirlo nella sua formazione e quindi esplicarlo nel suo apostolato.
Il modo di attuare questo metodo si trova [applicato] in tutto il libro. Qui se ne espongono l'essenza, il fondamento, le attuazioni e si danno alcune regole pratiche.
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Essenza

Il metodo «via, verità e vita» si basa su questo principio fondamentale: l'uomo deve aderire a Dio completamente, ossia con tutte le sue facoltà principali: volontà, intelletto e sentimento.
Ed in pratica come vi aderirà?
Col seguire Gesù Cristo, eletto da Dio nostro Mediatore di verità, di santità, di grazia: «Ego sum Via, Veritas et Vita».1 E, precisamente, secondo questo schema:
1. Seguire Gesù Cristo Via - camminando sulle sue tracce (adesione della volontà).
2. Seguire Gesù Cristo Verità - ascoltando la sua dottrina (adesione dell'intelletto).
3. Seguire Gesù Cristo Vita - vivendo nel suo amore e nella sua grazia (adesione del sentimento e dello spirito).
Poggiando su questo principio e attenendosi a questo schema, l'apostolo troverà la via maestra per la propria formazione e per l'apostolato.

Fondamenti

Il metodo esposto si fonda sia nell'ordine naturale della natura umana, sia nell'ordine soprannaturale a cui l'umana natura è elevata.
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Nell'ordine naturale - L'uomo, essere composto di anima e di corpo, agisce, opera mediante le facoltà proprie che ne specificano la natura: le facoltà spirituali e quelle sensitive. Queste potenze umane, essendo radicate su di un medesimo ceppo (la natura umana), non possono non dipendere vicendevolmente e non influenzarsi nell'esplicazione degli atti propri.
Quindi, a spiegare le operazioni specifiche dell'uomo, non è sufficiente la sola attività della volontà, non quella sola dell'intelletto o del sentimento, né quella dei sensi.2 In lui le potenze devono agire tutte in armonia di vita, sia nell'ordine spirituale che sensitivo.
E limitandoci alle sole facoltà spirituali, volontà, intelletto e sentimento, si può dire che l'azione di queste tre facoltà o principi immediati di operazione è bene espressa nel trinomio evangelico «via verità e vita». Valga un esempio: voglio incamminarmi su una via determinata. È l'idea del fine che, primo nell'intenzione, viene appetito dalla volontà. Ma prima debbo conoscere la strada per proporzionarvi coscientemente i mezzi. È la riflessione dell'intelletto. Per camminare poi ci vuole una energia, una forza, uno slancio, un coraggio: è il sentimento.
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Tutto questo è logico e naturalmente progressivo. Difatti, nell'uomo la facoltà cui spetta il primato è la volontà, la quale comanda all'intelletto, al sentimento, ai sensi. L'intelletto, applicato dalla volontà, esamina le convenienze, le proporzioni, i nessi causali, l'efficacia dei mezzi. Il sentimento, ordinato dalla volontà, si applica, sospinge ed attrae le operazioni vitali ed i sensi apprendono le cose nell'ordine sensibile.
È vero che nel primo atto (originario) della volontà non si può fare a meno della luce intellettiva che mostra il fine, ma nell'intendimento del fine è la volontà che si manifesta signora, come tendenza incoercibile ed illuminata.
È vero ancora che il sentimento è inseparabile dalla attività della volontà, dell'intelletto e anche della sensitività e della sensibilità, ma lo si può considerare assai bene esplicantesi come attività specifica in ordine all'attuazione di quanto la volontà, illuminata dall'intelletto e aiutata dai sensi, vuole ottenere.3
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Nell'ordine soprannaturale - Qui si trova un principio nuovo di operazioni e di vita, la grazia, che eleva tutta la natura umana. Ed avviene che, come nell'ordine naturale il principio vitale investe la volontà e l'intelletto, per sostenerli nell'esistenza e nelle operazioni, così in quello soprannaturale la grazia informa la volontà e l'intelletto affinché possano risolversi e operare secondo il fine soprannaturale.
Tuttavia, la grazia informando ed elevando tutta la natura umana, suscita energie efficaci che trascinano la volontà verso il fine (pur rispettandone la libertà), e rendono all'intelletto più facile la visione della verità naturale e soprannaturale; aiutano intelletto e volontà nell'emissione di atti di fede e nei propositi, eliminando, quasi per incanto, tanti impedimenti.
Anche nella natura umana elevata all'ordine soprannaturale si trovano i fondamenti del metodo «via, verità e vita» perché anche qui l'uomo agisce con le sue facoltà essenziali (intelletto, volontà, sentimento)4 che, pur elevate dalla grazia, non cessano d'influenzarsi nell'esplicazione degli atti propri.
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Attuazioni

In ogni campo dell'attività umana (speculativa e pratica, dottrinale e artistica...) ed in ogni scienza (teologica, filosofica, storica, biografica...) si trovano attuazioni del trinomio evangelico. Al riguardo si potrebbero riportare innumerevoli testimonianze, ma ci limitiamo ad alcune:
Nelle attività dell'uomo - È noto il principio filosofico: «Primus in intentione est finis».5 Ma l'intenzione o finalità è essenzialmente tendenza ad un termine (intellettivamente appreso); e la tendenza è propria della volontà che segue una via per raggiungere questo termine.
Segue l'esame dei mezzi da proporzionare al fine: riflessione sui passi da compiere per renderli sempre più consentanei6 al fine; esame sul nesso che esiste fra un pensiero e un atto, tra parola e parola, azione e azione; cioè esame tra causa ed effetto, in modo che la volontà sappia evitare gli ostacoli, risolvere le difficoltà e sia illuminata sempre nella via che le si apre innanzi. Questo è ufficio dell'intelletto, luce della volontà per mezzo della verità.
Proposto il fine della volontà, proporzionati i mezzi dell'intelletto, si richiede una forza per realizzare il proposito: questo è il sentimento o cuore, simbolo della vita, e di quanto con la vita ha più di immediata somiglianza.
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Nelle epoche della vita dell'uomo - Il fanciullo nel suo agire imita soltanto quello che vede, quello che sente, quello che gli fa impressione. Il giovane che comincia ad aprirsi al ragionamento, ricerca i perché delle cose, ma anche le proporzioni tra effetto e causa.
La vita procede: finché nella senilità si agisce specialmente per impulso del sentimento.
Perciò, non tenendo conto del breve periodo della gioventù dove sembrano prevalere il cuore e l'entusiasmo, rimangono i tre periodi graduali, contrassegnati da imitazione (via) nella fanciullezza; riflessione (verità) nella virilità; sentimento (vita) nella vecchiaia.
Nello studio e nell'attività, che ha timbro intellettuale, si verifica l'attuazione graduale del trinomio! Si legge una pagina: il primo sguardo consiste nel seguire (imitare) un cammino intellettuale dello scrittore. Poi si esamina il nesso causale che lega i periodi ed i ragionamenti. Finalmente si assimilano i concetti ed il ragionamento si rende proprio, vita propria cui si aderisce con l'affetto.
In una meditazione o predica: leggere o ascoltare è semplicemente seguire la via tracciata da qualcuno fuori di noi.
Segue una riflessione: esame sul nesso proporzionale di effetti (buoni o cattivi) in relazione
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alle cause; si esaminano i mezzi proporzionati per camminare effettivamente su quella via indicata. Viene quindi l'assimilazione interna, per cui, con un atto di fervore, si rendono proprie, viventi in noi quelle cose considerate. Le convinzioni diventano allora realtà assimilata (vita) che poi si svilupperanno in atti singoli che diventano possibili perché hanno fatto vita propria la tendenza (fine) della volontà e le convinzioni della mente.
Di qui si spiega anche il valore che la dottrina cristiana attribuisce all'intenzione prescindendo dalla pratica attuazione: l'intenzione crea perché è efficace, perché diventa vita dell'anima.
In un sillogismo la categorica enunciazione della maggiore è come una via fissata dalla volontà, un comando. Nella minore la mente riflette sul comando della volontà, analizza il concetto del termine detto medio, nell'esaminare se abbracci o meno il soggetto della minore. Chiude l'assimilazione totale dei due giudizi nella sintesi della conclusione, che diviene cellula vitale nell'organismo della scienza.
Gli esempi riportati ed altri innumerevoli che si potrebbero riportare dimostrano che il metodo «via, verità e vita» è organico, logico, chiaro, preciso, non solo, ma che può avere indefinite applicazioni perché tocca la costituzione specifica dell'uomo.
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Conclusioni pratiche

Seguendo il metodo esposto, l'apostolo troverà facile aderire completamente a Dio e rendersi, come Gesù Cristo, Via, Verità e Vita alle anime.
In pratica però, egli non deve rendersi schiavo del suo metodo, ma essere elastico nell'adattarsi alle circostanze e seguire a piacimento l'opinione che accorda alla volontà la supremazia sulle potenze umane, come quella che l'accorda all'intelletto, poiché, se è vero che la volontà è la regina delle facoltà umane, è anche vero che l'intelletto ha una certa preminenza in ordine all'atto. Infatti è l'idea che tende all'atto, l'atto poi suscita il sentimento e il sentimento avvalora l'idea e rinforza l'atto.
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1 Pio XI, Vigilanti cura. * Enciclica del 1936 sugli spettacoli cinematografici.

2 Mc 16,15. * «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura».

3 Discorso al Comitato di Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica, tenuto a Castelgandolfo il 10 agosto 1934.

4 * Cf. Lc 2,14: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

1 Catechismo di Pio X.

2 Gv 14,6.

3 Mt 7,21.

4 Mt 22,37.

5 Gv 14,6.

6 Gal 4,19. * «Finché non sia formato Cristo in voi». Esiste anche un'opera di Don Alberione con questo titolo: Donec formetur Christus in vobis. Meditazioni del Primo Maestro, Alba, Pia Società San Paolo, 1933, 110 p., 16 cm. Una nuova edizione critica è in preparazione.

7 Gal 2,20. * «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

8 Gv 14,6.

1 * Di veneranda o venerata memoria.

2 Lc 10,16.

1 Gv 20,21.

2 Gn 14,21. * Il testo biblico riferisce: «Il re di Sòdoma disse ad Abram: “Dammi le persone; i beni prendili per te”». Nella tradizione ascetica cristiana, l'espressione è passata a significare: «Assicura la salvezza delle anime; prenditi pure il resto».

3 * Alimentatrice, nutrice

4 Rm 12,1.

5 Gv 17,3. * «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».

6 Mt 5,2-3. * «Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito...”».

7 Mt 19,17. * «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».

8 Mt 7,13-14.

9 1Gv 2,16. * «Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo».

1 Mt 11,28. * «Venite tutti a me».

2 * Cf. 1Cor 9,22s: «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro».

3 * Cf. Col 3,14: «Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione».

1 Gv 14,6. * «Io sono la Via, la Verità e la Vita».

2 In pratica si attribuisce l'azione all'una o all'altra facoltà perché ogni attività ha un timbro particolare datole dalla facoltà che in essa prevale.

3 Il sentimento, detto da altri il «pius affectus voluntatis», nella sua «affezione», ordina le energie che intensificano, sorreggono, rendono forte l'amore spirituale. Considerato poi come facoltà non solo nel senso spirituale, ma anche sensitivo, si chiama anche il cuore. Ciò per convenienza o meglio per un simbolismo legittimo, fondato sulla funzione del cuore come centro dell'organismo che trasmette il sangue (simbolo della vita e nutrimento). Giustamente lo si denomina pure vita poiché esso risponde agli effetti, simboleggia l'amore e per l'amore la vita che è comunicazione di bontà. E ciò non solo nell'ordine naturale, ma anche soprannaturale, nel quale la comunicazione della bontà equivale a comunicazione della grazia, vita dell'anima.

4 Il sentimento, detto anche cuore (elevato dalla grazia), non solo simboleggia l'amore e la vita ma è informato dalla grazia, nuovo principio vitale che Dio comunica all'uomo.

5 * «Primo nell'intenzione è il fine».

6 * Conformi, corrispondenti.