Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ESERCIZI SPIRITUALI - AGOSTO 1948


Comprende l'introduzione e 14 istruzioni, pubblicate in Haec Meditare, serie seconda, volume 8. Il corso di Esercizi è tenuto in agosto dal 20 al 28; è rivolto alle Maestre. Vi partecipano anche le superiore dell'estero. Infatti era stato previsto il Capitolo generale ordinario, ma nel mese di luglio, don Alberione annuncia sulla Circolare interna: «In questi giorni la Santa Sede ha tramandato il Capitolo generale e ha confermato nel suo ufficio la Signora Prima Maestra ed il suo Consiglio ad nutum S. Sedis. Questo apporta grandi vantaggi alla Congregazione delle Figlie di San Paolo, mentre riesce di approvazione e stima per il buon governo sinora tenuto» (CVV 141).
Tramandato il Capitolo, don Alberione trasmette però a tutte le superiore le direttive che gli stanno a cuore, partendo da un commento attento e autorevole delle Costituzioni approvate il 13 dicembre 1943 dalla Santa Sede per un settennio. Si tratta di conoscerle, viverle come propria regola di vita. Egli sosta su quasi tutti gli articoli ripercorrendo i vari aspetti della vita paolina: natura, fine, formazione, pietà, consigli evangelici, vita di comunità, apostolato, studi, governo.
Da questo commento interpretativo emergono elementi che sono anche un'attualizzazione del testo normativo. Tra questi sono da sottolineare:

L'amore e l'osservanza delle Costituzioni. In esse è racchiusa la volontà di Dio per tutti i membri dell'Istituto. Compito della superiora è conoscerle e farle conoscere (I, 116).

La visione dinamica dell'apostolato, che non si limita solo alla stampa, ma si estende a tutti i mezzi: «Lo spirito d'apostolato delle Figlie di San Paolo, infatti, è: far conoscere, amare e servire Dio e Gesù Cristo […]. Il mezzo per ottenere ciò, deve essere quello che il tempo e l'ingegno umano ci presentano come più atto. Bisogna tendere qui: far conoscere Gesù Cristo col mezzo più rapido. Chi non intendesse così l'apostolato delle Figlie di San Paolo, si troverebbe a disagio col progresso dei tempi e dei mezzi» (Introduzione, 117).
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L'apertura coraggiosa all'apostolato del cinema. Le FSP si stanno immergendo in un impegno nuovo con fede e forse con un po' di timore nelle proprie capacità: le agenzie del cinema. Don Alberione incoraggia risvegliando la coscienza della missione: per le FSP il cinema «è un apostolato» e tutte si devono impegnare in esso (II, 129). Proibire il cinema è stato solo una perdita di tempo (XI, 177). È necessario entrare in questo ambito con due atteggiamenti: operare e riparare (XI, 180).

Il servizio alla Chiesa in costante cammino: «La Chiesa cammina; e se le Figlie di San Paolo l'accompagneranno nel cammino, saranno sempre fervorose, vive e operanti. Il loro Istituto sarà continuamente giovane e nuovo nella Chiesa» (II, 129).

È da notare che in questa raccolta si sono precisati i titoli. Nel volume originale spesso ricorreva, quasi titolo corrente: «Spiegazione delle Costituzioni, nn….» e come secondo titolo veniva messo il tema trattato. Si è fatto l'inversione: il tema è assunto come titolo; l'indicazione delle Costituzioni è posta come sottotitolo.
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AMARE E VIVERE LE COSTITUZIONI
Introduzione

[115] Nell'incominciare i nostri Esercizi spirituali, ricordiamo tre verità dalle quali dipendono molte applicazioni: 1) Sarete sante in misura che sarete paoline osservanti delle Costituzioni. 2) Farete del bene con l'apostolato in misura che sarete paoline osservanti. 3) Svilupperete l'Istituto in misura che sarete paoline osservanti. Sviluppo dell'Istituto in generale e della casa dove vi trovate.
Quando si è scelto uno stato, l'amor di Dio si mostra adempiendo fedelmente tutti i doveri inerenti a quello stato. Fatta la professione religiosa, la volontà di Dio in concreto sta nelle Costituzioni. Chi vive le Costituzioni, nella lettera e nello spirito, è sicuro di amare Dio.
Prima della professione religiosa si è liberi. Sono due strade aperte: lo stato coniugale e la vita religiosa. In ambedue vi sono doveri, l'osservanza dei quali può condurre alla santità. Fatta la professione, però, non si ha più libertà di scelta: la via è determinata, la volontà di Dio è precisa, non si può pensare a nuove vie.
In questo corso di Esercizi ci fermeremo a considerare le Costituzioni. | [116] Non vi raccomando in questa predica di introduzione il raccoglimento e i mezzi per fare gli Esercizi se vi siete già preparate da lungo tempo e li avete attesi con grande desiderio e buona volontà.
Consideriamo: 1) conoscere le Costituzioni nello spirito e nella lettera; 2) amarle; 3) viverle. Questi tre punti vi dovranno servire per l'esame di coscienza, in questi giorni.

1. Conoscere le Costituzioni

Non si può pensare di amarle e praticarle se non si conoscono bene. Ma direte: Le abbiamo già studiate in noviziato (che, veramente, è l'anno più proprio e adatto a questo studio)! Non basta: voi avete ufficio di superiore. Perciò dovete studiarle continuamente per voi e per insegnarle alle altre. Le Costituzioni poi, hanno un senso larghissimo e profondissimo: non si esauriscono mai.
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Spesso si pensa che, fatta la professione, se ne sappia abbastanza. Le Costituzioni hanno un senso infinito, come ha senso infinito l'espressione del Maestro divino: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»1. Nonostante i nostri sforzi, non raggiungeremo mai la perfezione di Dio e perciò abbiamo continuamente il dovere di progredire convinti che ancor lunga è la strada. La lettera delle Costituzioni è come la pisside che contiene le ostie consacrate. Lo spirito è vita. La lettera uccide, mentre lo spirito vivifica.
Conoscere le Costituzioni significa ritenerle a | [117] memoria quanto alle parole, affinché poi siano penetrate dallo spirito. Impararle in noviziato e se non si riesce in noviziato, continuare a studiarle negli anni successivi, o ripeterle tanto da non dimenticarle. È prescritto di leggerle almeno una volta all'anno, in comune: questo però non basta, perché spesso si fa solo superficialmente. Studiare le Costituzioni significa cercare la volontà di Dio.
Conoscere lo spirito delle Costituzioni. Le suore hanno approfondito, con lo studio delle Costituzioni, lo spirito delle Figlie di San Paolo quanto all'apostolato? Lo spirito d'apostolato delle Figlie di San Paolo, infatti, è far conoscere, amare e servire Dio e Gesù Cristo: «Questa è la vita eterna che conoscano il Padre e colui che dal Padre fu mandato: Gesù Cristo»2. Il mezzo per ottenere ciò, deve essere quello che il tempo e l'ingegno umano ci presentano come più atto. Pochi anni fa questo mezzo era la stampa e ora si aggiunge il cinema e la radio. Bisogna tendere qui: far conoscere Gesù Cristo col mezzo più rapido. Chi non intendesse così l'apostolato delle Figlie di San Paolo, si troverebbe a disagio col progresso dei tempi e dei mezzi. Conoscere il fine preciso delle Costituzioni, quanto all'apostolato.
Quanto al primo fine: anche questo ha bisogno di essere sempre meglio conosciuto, e si ottiene con l'osservanza religiosa. È vero che noi non dobbiamo essere così legati alla forma in modo da cristallizzarci,ma non bisogna tuttavia trascurarla: la forma unita allo spirito, fa progredire e compiere con celerità il cammino.
Avviene che si fanno conferenze incerte, con allusioni offensive, o difesa delle proprie debolezze: sono le vedute delle Maestre,
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non sempre giuste. | [118] Stare invece alle Costituzioni, basarsi su di esse; prendere gli insegnamenti dal Direttorio e nelle circolari.
La superiora che insegna le Costituzioni è sempre a posto, sempre sapiente, e indirizza le Figlie sulla vera via della santificazione. Naturalmente bisognerà seguire l'indirizzo del noviziato e quelle interpretazioni che vengono date di volta in volta per mezzo della circolare interna Regina Apostolorum3: dare grande importanza a quanto si riceve da Casa Madre; non abbandonarla sul tavolo o chiuderla in un cassetto.
Se mancasse la conoscenza delle Costituzioni, bisognerebbe accusarsene in Confessione molto chiaramente: è un punto fondamentale. Se si conoscono bene le Costituzioni facilmente si ameranno e si sarà sempre osservanti. Valgono di più le poche preghiere prescritte dalle Costituzioni, che non tanti sospiri ed esclamazioni sentimentali difformi dallo spirito delle Figlie di San Paolo. Quando si va al mercato non si prende tutto quello che si trova, ma solo quello che serve alla famiglia. Da altri si prende solo quello che sviluppa il proprio spirito.

2. Amare le Costituzioni

Una suora attaccata alle proprie Costituzioni è una suora che fa realmente bene, che ama veramente Iddio, perché ne compie la volontà. Qualunque altra cosa si faccia, avrà valore in quanto contribuisce a meglio vivere le Costituzioni. La volontà di Dio sopra di te non è incerta. Tu hai le Costituzioni; e al giudizio sarete esaminate secondo quanto determinano. Sono compresi comandamenti e consigli, implicitamente, in esse. Avrà grandi rimorsi chi avrà trasgredito le Costituzioni.
Amare le Costituzioni nostre più di tutte. Sono la manifestazione [119] concreta della volontà di Dio.
A volte vengono delle tentazioni: Se avessi preso un'altra strada!... Sono tentazioni, cioè su diecimila casi, novemila novecento novantanove sono tentazioni. Anche solo ammettere questi pensieri e aprire il cuore a questi sentimenti, è già danneggiare
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lo spirito e mettersi in pericolo di diminuire il fervore, di allontanarsi dalla volontà di Dio. Il libro delle Costituzioni sia tenuto in ordine, nel posto migliore.

3. Praticare le Costituzioni

Ossia viverle ogni giorno secondo le interpretazioni delle Maestre e secondo lo spirito dell'Istituto. Viverle: una suora che facesse il suo proposito principale su le Costituzioni, non sbaglierebbe. L'esame, i propositi, le conferenze, ricordino sempre le Costituzioni. Chi guida una casa, poi, ha pure il dovere e l'obbligo di procurare che le Costituzioni siano conosciute, osservate e amate.
Farle conoscere alle aspiranti non vuol dire che sia consegnato loro il libro, ma comunicarle nei punti essenziali: il fine, i mezzi. Se le aspiranti vedono che si fa la propaganda, devono pur conoscere il bene e lo spirito della propaganda e quali mezzi spirituali ci offre la Congregazione perché si compia santamente e quale merito è riservato. Quando il Signore dà una vocazione, dà pure i mezzi e le grazie.
La santità è la testardaggine nel compiere la volontà di Dio. Sempre, nonostante qualsiasi difficoltà. Quanto è consolante vedere una suora inferma che chiede le Costituzioni! Esse sono una bella assicurazione per morire, se si potrà dire: Le ho vissute.
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I
GLORIA DI DIO E SANTIFICAZIONE DEI MEMBRI
Articolo: 1

[120] Conoscere, amare, vivere le Costituzioni. Conoscerle in quanto alla lettera, ma assai più quanto allo spirito. Amarle amando tutto ciò che vi è nell'Istituto: persone, uffici, apostolato, gli orari, le disposizioni, la distribuzione degli uffici, la continua espansione che l'Istituto tende ad avere.
Nell'uomo ogni membro ha il suo ufficio determinato; e se ogni organo funziona bene, tutto il corpo sta bene. Così nell'Istituto: se ciascuna fa bene il suo ufficio, tutto l'Istituto cammina bene e progredisce.
Il primo articolo delle Costituzioni dice:

Il fine generale della Pia Società Figlie di San Paolo è la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante la pratica fedele dei tre voti di povertà, di castità e di obbedienza, nella vita comune, a norma dei sacri Canoni e delle presenti Costituzioni.

Gloria di Dio e santificazione dei membri. Fine generale significa [121] che ogni Istituto ha due fini: uno riguarda la santificazione dei membri e l'altro la santificazione del prossimo.
Nostro Signore Gesù Cristo ha curato tutti e due i fini: la santificazione propria e la salvezza degli uomini. Non solo egli poteva dire: «Santifico me stesso»1, e di lui si dice: «Cresceva in sapienza, età e grazia presso Dio e presso gli uomini»2; ma poteva dire: «Sono venuto a portare la vita e la vita più abbondante»3; «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, ed io vi ristorerò»4; «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi»5. Gli apostoli hanno cercato la santificazione di se stessi e la salvezza delle anime.
Gli istituti che imitano meglio la vita del Signore sono quelli che tendono alla santificazione dei membri e alla salvezza delle
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anime. Sono i più completi e tendono a vivere il Cristo completo.
Circolano talvolta libri che insegnano solo la santificazione propria: vi allontanano dal vostro spirito. Il fine ultimo di tutti gli istituti, è sempre la gloria di Dio. Arricchirci di meriti per cantare in eterno la gloria di Dio. «Ad maiorem Dei gloriam» 6; mezzi: santificazione propria e altrui. Chi santifica se stesso consegue la maggior gloria di Dio; chi lavora per la santificazione del prossimo contribuisce alla maggior gloria di Dio: che sono fini intermedi. Dio ha così bene ordinato e coordinato ogni cosa che, lavorando per la nostra santificazione e la salvezza del prossimo, lavoriamo per la gloria di Dio. E viceversa: procurando la maggior gloria di Dio, salviamo e santifichiamo noi stessi e il prossimo.

[122] La santificazione è unione con Dio: di mente, di volontà, di cuore. Per compiere questa unione è evidente che prima bisogna deporre ogni peccato e tutto ciò che può allontanare da Dio. Per diventare amici, due persone devono prima deporre ogni avversione o sentimento contrario. Prima distaccarsi dal male. Se pensiamo contro il Vangelo, non possiamo essere uniti con Dio. Se invece di «Beati i poveri» 7, pensiamo siano beati i ricchi, non possiamo avere unione di mente con Gesù Cristo. Primo passo, dunque: distaccarsi dal male.
Secondo passo: i pensieri, i sentimenti, la condotta, la vita pratica di Gesù: questo fa l'unione, questo è il «in realtà vive in me Cristo» 8. Se, per esempio, una superiora pensa: Disgraziata me se mi mandano la tal suora! E poi quando la suora arriva le dice: Ben venuta! Ti desideravo tanto! Questo è discordanza tra pensiero ed opere! È ipocrisia. Tale unione di mente, è la santità di tutti: del cristiano, del religioso, del buon sacerdote. Ma, s'intende, vi sono vari gradi.
Dopo la santità del cristiano, si può ascendere alla santità del religioso. Esigere la vita del buon cristiano: non già perfetta, ma edificante. Chi non vive bene in casa, non è esemplare nella sua pietà, nei doveri familiari, non potrà certamente essere buon religioso; come non si può arrivare al secondo gradino senza passare
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il primo. Ci possono essere casi di conversioni e di subitaneo avanzamento, ma anche allora il cambiamento non sia momentaneo. S. Paolo fu adoperato dal Signore nel ministero apostolico solo dopo aver consolidata la sua conversione. La santificazione religiosa è maggior delicatezza | [123] a fuggire ogni peccato, maggior unione con Dio: di mente, di volontà, di cuore.
Se il buon cristiano fugge il peccato mortale, il peccato veniale, alla religiosa non basta; essa deve sradicare anche i difetti, gli affetti ed i germi, e cercare per quanto possibile di uniformarsi alla povertà, obbedienza, delicatezza di Gesù: nei pensieri, volontà e cuore.
S. Giovanna Francesca di Chantal cercò la santità come giovinetta, sposa, madre, religiosa. Ma come religiosa, secondo le Costituzioni che le aveva dato S. Francesco di Sales.

Pensare, veramente volere, cercare la povertà, secondo Gesù Cristo. Desiderare l'unione di mente, volontà e cuore sulla castità; unione di mente, volontà e cuore sull'obbedienza. Quindi, non solo teoricamente, ma perché giudichiamo così, vogliamo così, viviamo così: e ciò nella vita comune. Venendo maggiormente alla pratica, Gesù diceva: «Beati i poveri». Dava le preferenze ai poveri. Volle nascere in una stalla; volle vivere come un semplice bambino, come un fanciullo povero; come operaio, con vesti, mestiere, casa, vitto da povero. Volle guadagnare il pane col sudore della propria fronte. La sua dottrina risulta dalle sue opere in primo luogo e poi dall'insegnamento orale. Durante la vita pubblica egli aveva nulla di suo: né giaciglio, né una cameretta: «Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli dell'aria il loro nido; ma il Figliolo dell'uomo non ha una pietra su cui posare il capo» 9. Non aveva neanche un angolo del quale poter dire: Di qui nessuno ha diritto di scacciarmi. Tutto riceveva in carità.
La suora deve pensare così: Non ho lo spirito del Maestro, non ho la mentalità religiosa. Ma, nella | [124] vita, quante contraddizioni con Gesù; spesso vogliamo ogni conforto, comodità e perfino il superfluo.
Così per la castità. Gesù la volle non solo in sé, ma attorno a sé. E perciò: Maria, sua madre, vergine; S. Giuseppe, suo padre
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putativo, vergine; gli apostoli o vergini o, dopo le nozze, continenti. E tutti i suoi ministri, in ogni tempo, vuole siano pari; giglio circondato di gigli. Su questo punto Gesù non permise per sé neppure un minimo sospetto o accusa. E la dottrina che egli insegnava, corrispondeva alle sue opere: «Beati qui se castraverunt propter regnum Dei!»; «Non omnes capiunt verbum istud»10.
Mentalità sopra l'obbedienza: sottomettere il giudizio, piegare la testa anche senza capire i motivi del comando. Come pieghiamo l'intelligenza e diciamo: Credo alla Trinità, senza capire il mistero, così dobbiamo piegare la volontà: faccio quanto è disposto, anche senza conoscere il motivo di quanto è comandato.
Gesù, che era uomo santissimo e anche Dio, si sottomise alla condanna di Pilato, uomo vile e pagano, ai carnefici spietati; non era forse contro la giustizia la sua condanna? Eppure egli non rifiutò, anzi abbracciò con gioia la croce e distese volontariamente le braccia su di essa per esservi crocifisso. Sentire sulla povertà, castità, obbedienza, come sente Gesù. Amando le cose povere; custodendo la castità; praticando l'obbedienza.

La santità che per noi consiste nella pratica dei consigli evangelici, deve essere raggiunta nella vita comune. Un'anima potrebbe esercitare la povertà, la castità e l'obbedienza anche nel mondo. | [125] Nel nostro Istituto, deve esercitarle non in un modo qualunque, ma nella vita comune, cioè in quella forma, usi e abitudini che si osservano nell'Istituto. Non la povertà in qualunque modo, non la castità in qualunque maniera, non l'obbedienza in qualunque modo, ma nel modo stabilito dalle Costituzioni.
Supponiamo che una suora non lavori: non ha lo spirito dell'Istituto. Ma prega tanto!; e se dice anche tante preghiere da riempirne la giornata, se anche si indebolisce con digiuni e macerazioni, non ha lo spirito dell'Istituto.
Se anche venisse un angelo dal cielo ad insegnarvi una dottrina diversa dalle vostre Costituzioni, non credete! I migliori predicatori e i migliori confessori sono quelli che vi incitano alla
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pratica delle Costituzioni, alla vita comune dell'Istituto, all'obbedienza ai vostri superiori. Non deviazioni adunque: da ognuno, come da ogni libro, si raccolgono gli insegnamenti che conducono a questo. Sotto pretesto o con la speranza del meglio, specialmente chi ha già buona volontà non esca o sia condotto fuori della sua strada. La vostra spiritualità è nelle Costituzioni.
Ad una malata il dottore ordina: riposo assoluto! Ma il riposo non è ozio. Riposo sì, è vero, ma non in ozio, neppure quelle che sono a letto; a meno che la testa non serva. Ma per poco che la testa serva, fare qualche cosa. La malata che sta in piedi, serva quella che sta a letto; tutte qualche occupazione, sia pur leggerissima. Il riposo consiste nel mutare un'occupazione pesante in una più leggera: leggere un libro, scegliere francobolli, far corone, piegare la biancheria, pregare, cucire, ecc.
«Vita comune, a norma dei sacri Canoni e delle presenti [126] Costituzioni». «Dei sacri Canoni»: per es. in riguardo al confessore, regolarsi in semplicità e prudenza. L'affetto, la benevolenza, va anzitutto all'Istituto, alle Maestre e alle sorelle. «...e delle presenti Costituzioni»: per es. le superiore possono scegliere alcune per studiare, altre per altri uffici. Uniformarsi, sapendo che la scelta devono farla i superiori. Non si dica: Io ho letto questo o quest'altro autore! Siete tutte di S. Paolo e la perfezione vostra sta nell'osservanza delle Costituzioni delle Figlie di San Paolo. Vi sono tentazioni sotto aspetto di bene.
Ringraziare il Signore che ci ha chiamate a questo stato di vita in cui sono abbondanti i mezzi di santificazione: generali, comuni a tutte, come la pietà e la pratica della povertà, castità, obbedienza. Sia particolari, relativi ad ognuna. Vi sono uffici che importano un orario speciale, ma che sono disposti nello spirito della vita comune, e questa rimane tale finché si conduce sotto l'obbedienza.
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II
IL FINE SPECIALE: L'APOSTOLATO
Articoli: 2, 3, 4, 5

[127] Il secondo fine speciale, particolare apostolato:

2. ...è di lavorare alla salute delle anime con la diffusione delladottrina cristiana per mezzo della preghiera, dell'insegnamento del catechismo, e particolarmente dell'apostolato della stampa.

È l'articolo generale che comprende anche gli altri seguenti:

3. La Pia Società Figlie di San Paolo nell'attendere a raggiungerequesto fine speciale non farà nulla a scopo di lucro, e non capitalizzerà se non in quanto sarà necessario al normale sviluppo e alla sicurezza economico-finanziaria della Congregazione; il resto sarà speso per la diffusione della buona stampa e per le altre pie opere cui attende l'Istituto.

4. Senza l'autorizzazione della Santa Sede non si può cambiare il fine speciale della Congregazione, | [128] né aggiungervi in modo permanente e definitivo opere che non siano in esso comprese.

5. La Pia Società delle Figlie di San Paolo è costituita sotto iltitolo e patrocinio di S. Paolo Apostolo. Essa professa pure uno speciale culto alla Vergine Maria, Madre di Dio, Regina degli Apostoli e particolare amore a Ge sù Cris to nostro Divino Maestro.

Continuare l'opera del Maestro

Quattro articoli, di cui i tre ultimi sono spiegativi di quello che forma il fine speciale: Lavorare alla salute delle anime con la diffusione della dottrina cristiana, e cioè continuare l'opera di Gesù Cristo. Egli fu il Maestro. La Congregazione delle Figlie di San Paolo ha per compito il magistero, l'insegnamento della dottrina cristiana.
Questo è il fine; i mezzi poi sono vari: alcuni non cambiano mai, come la preghiera, la sofferenza, il buon esempio, ecc., altri seguono e variano con i tempi. L'essenza è la diffusione della dottrina cristiana. Per es. la S. Sede stabilì un giornale proprio, circa da un secolo, prima non usava il giornale. E l'impianto
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radiofonico lo inaugurò Pio XI una ventina di anni fa1. Il Centro Cattolico Cinematografico, istituito a Roma, è più recente ancora, voluto dal Papa2.

Usando i nuovi mezzi

La Chiesa esercita la sua missione continuatrice di Cristo. Con i mezzi ordinari e sempre costanti; e con mezzi sussidiari, nuovi secondo vengono forniti dall'ingegno umano e da uno studio più profondo delle leggi della natura. Come si poteva parlare cent'anni fa di telefono e di radio? Di onde sonore e di televisione? E camminiamo ancora verso altri ritrovati. Ci daranno nuovi mezzi per comunicare agli uomini la dottrina di Cristo. Dobbiamo considerarci collaboratori e collaboratrici della Chiesa tra gli uomini, affinché | [129] sappiano quello che devono credere; che cosa debbono fare; quali mezzi usare per salvarsi.
L'apostolato nostro è unico: la diffusione della dottrina cristiana: dogmatica, morale, liturgica. È naturale quindi che ora si passi dalla stampa al cinema. Quest'ultimo non è un apostolato a cui si dedicano soltanto alcune, ma l'apostolato a cui si dedicano tutte le Figlie di San Paolo, allo stesso modo con cui si dedicano alla stampa: pur essendovi divisione degli uffici. Chi ha lo zelo per le anime, desidera e adopera i mezzi più celeri e più efficaci. Che il Vangelo corra, si dilati, porti salvezza.
Oggi, purtroppo, il cinema e la radio sono sfruttati spesso per dottrine perverse e di corruzione; opporre cinema a cinema, radio a radio; come finora si è detto: opporre stampa a stampa3.
Discenda lo Spirito Santo nelle nostre anime e nei nostri cuori e ci illumini. L'apostolo prudente, ha sempre un grande amore alle anime e ricorre ai mezzi che sono i più rapidi ed efficaci.
S. Sisto papa operava secondo i tempi affidando a S. Lorenzoi poveri che considerava come i tesori della Chiesa. Oggi i poveri
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si sono moltiplicati, i bimbi abbandonati sono una schiera. Con nuovi mezzi il Papa Pio XII assiste contemporaneamente milioni di persone e bambini con le colonie. La Chiesa cammina; e se le Figlie di San Paolo l'accompagneranno nel cammino, saranno sempre fervorose, vive e operanti. Il loro Istituto sarà continuamente giovane e nuovo nella Chiesa. Quanto fu bello che con una parola, nello spazio di poche ore la tipografia, la brossura, l'ufficio spedizione si siano mutati nel più attivo centro di propaganda elettorale 4.
[130] «La Pia Società Figlie di San Paolo nell'attendere a raggiungere questo fine [speciale] non farà nulla a scopo di lucro, ecc.». E vuol dire: l'Istituto deve svilupparsi e perciò deve avere quegli introiti necessari per le costruzioni, per i macchinari, per gli studi, per le case di salute e di riposo, per la formazione del personale, per l'espansione. Le offerte quindi sono per questo. La povertà consiste in ciò: che nessuna fa per un gruzzoletto proprio, ma ognuna produce per l'Istituto.
A scopo di lucro sarebbe come dire a scopo di lusso o di comodità per stabilirsi in quella condizione e tenore comodo di vita. Mai arrivare ad eccessi, a esagerate pretese, ad un tenore mondano di vita. Se per es. vi abituaste a trattare gli ospiti con troppa larghezza, a scegliere i mobili più belli, a fare lunghe liste presso il pasticciere, non sareste più nello spirito di povertà. Ci vuole moderazione, pulizia, ordine, il conveniente per una religiosa che ha spirito di povertà.
Siccome l'Istituto cammina, non può mai abbondare di molti danari. I mezzi sempre nuovi ed efficaci, richiedono sempre nuove spese. Ciò che serviva ad es. nel 1915, ora è invecchiato. La Chiesa non si è fermata al 1915; e vi fu persino chi l'accusò di essere troppo progressista in fatto di questioni sociali. Siate devote figlie della Chiesa, sempre.
«Senza l'autorizzazione della Santa Sede non si può cambiare il fine speciale della Congregazione, né aggiungervi in modo permanente e definitivo opere che non siano in esso comprese». Chi volesse fare un'altra cosa, per es. lavorare | [131] in un ospedale, non sarebbe più nello spirito dell'Istituto delle Figlie di San
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Paolo; cambierebbe fine. Non così invece chi si dedica ad es. al cinema o alla radio.

Come si conciliano i due fini: il generale con il particolare? Occorre che le nostre devozioni siano sempre più innestate su Gesù Maestro, sulla Regina degli Apostoli e su S. Paolo apostolo. Gesù Cristo è il Maestro, è l'Apostolo del Padre. Conoscerlo sempre meglio. Il cammino da percorrere è infinito: «Perfetti come è perfetto il Padre che è nei cieli»5; chi raggiungerà tale altezza? Chi arriverà alla immedesimazione con Cristo? La via per arrivare a questa unione è Maria. Chi è più devoto di Maria si unirà più intimamente a Gesù Cristo. Divozione semplice e fervente a Maria. Si pratica mediante la conoscenza, l'imitazione e la preghiera. Pensare che Maria è grande per essere apostola.
In terzo luogo essere divote di S. Paolo. Spirito forte e generoso, S. Paolo può sembrare un modello inarrivabile: egli infatti è una grande anima. Ma, appunto per questo, mirando a S. Paolo diverrete anime grandi, di grandi idee, grandi cuori, grande generosità, grande comprensione e grande carità.
Ritenere bene: 1) Essenza dell'apostolato e unico apostolato è far conoscere Gesù Cristo usando i mezzi più attuali. 2) Sempre conservare la povertà che è grande ricchezza per l'Istituto e per i singoli membri di esso. 3) Stare innestati sopra l'Ostia, il Maestro; vivere sempre sotto il manto di Maria, guidate dal grande padre e camminatore di Cristo: S. Paolo apostolo.
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III
OBBLIGO DI TENDERE ALLA PERFEZIONE
Articoli: 6, 7, 128, 129

[132] Il fine principale dell'Istituto è quello della santificazione dei membri. Ne consegue che obbligo principale è il progresso; non si raggiunge la santità senza il progresso. Il progresso deve procedere pari con gli anni della nostra vita. Essendo il dovere principale, deve anche essere il lavoro principale.
Il lavoro di apostolato è il secondo. L'esame di coscienza generale sempre comprenda questi due punti: se abbiamo progredito e se abbiamo atteso bene all'apostolato. In Confessione, la prima parola questa: Mi pare d'aver migliorato, oppure: Mi pare di non aver migliorato.
I quasi quattrocento articoli delle Costituzioni si possono ridurre ad uno: obbligo di tendere alla perfezione paolina. Le superiore poi, hanno pure la cura del progresso delle singole case e di tutto l'Istituto assieme.

6. Le Figlie di San Paolo formano una unica famiglia, senza alcuna distinzione di classi o di | [133] categorie. Le Superiore abbiano cura particolare di conservare nella Congregazione l'unità e l'uniformità di spirito e di formazione.

7. La Superiora, nell'assegnare i vari uffici alle Suore, terrà conto delle necessità della Congregazione, delle attitudini delle religiose, delle inclinazioni e desideri che le medesime avranno manifestato; le Suore siano però sempre pronte all'obbedienza nell'accettare quanto sarà disposto.

E, per regolare anche l'esterno, negli articoli che seguono: 9-10-11-12-13, si parla dell'abito religioso e dell'obbligo di portarlo.
In qualunque comunità è necessario un certo ordine tra le persone, perciò negli articoli che seguono ancora, e precisamente nel 14-15-16-17-18-19 viene descritto questo ordine. Non si vuole indicare che chi passa prima abbia più virtù: penserà il Signore ad assegnare i posti secondo la virtù di ognuno nell'eternità; e forse i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi1.
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Questi articoli delle Costituzioni, vanno connessi cogli articoli 128 e 129.

128. Tutte e singole le Religiose, le Superiore anche per obbligo di precedere con l'esempio, devono non solo osservare fedelmente e integralmente i voti da loro fatti, ma anche conformare la loro vita secondo le presenti Costituzioni, e così tendere alla perfezione del loro stato.

129. (Il più lungo). Le Figlie di San Paolo abbiano una grande cura di osservare la vita comune, che offre tante occasioni di esercitare le virtù specialmente quelle della carità, dell'umiltà e della mortificazione; nessuna si esima facilmente dal compiere gli atti comuni, dimostrando poi sollecitudine alle cose singolari.
Ricordino che la diligente osservanza delle Costituzioni, la puntualità [134] agli orari e agli atti comuni, sono necessarie per il progresso nella perfezione, a cui ogni religiosa deve contribuire particolarmente con l'orazione, con lo zelo industrioso e l'esempio nella regolare osservanza. Le Suore si esamineranno perciò con diligenza sopra queste varie obbligazioni.

Esame sulle Costituzioni

L'esame. Qualche volta questo esame diventa molto incerto; basterebbe leggere e meditare le Costituzioni. L'osservanza delle Costituzioni potrebbe anche essere oggetto di esame particolare per un anno.

… Soprattutto abbiano particolare stima della carità, sia verso Dio che verso il prossimo, legge suprema della vita religiosa, come della vita cristiana; dalla carità nasce ogni buona e generosa disposizione dell'anima e rende l'osservanza religiosa facile e meritoria. Perciò le Suore adempiano gli uffici loro affidati e promuovano le opere di apostolato, a norma delle presenti Costituzioni, animate da vero amore di Dio e delle anime, non cercando ricompensa in questo mondo, ma aspettando unicamente quel premio che il Signore ha promesso ad ogni opera, anche minima, fatta per Lui od al prossimo per suo amore.

Mentre il primo punto di esame riguarda il perfezionamento spirituale, questo secondo punto riguarda le opere di apostolato.
Molto importante questo: che nessuno attiri a sé le anime, male attiri alla vita religiosa sampaolina. È facile l'inganno. Stabilire tutto sull'amore di Dio e delle anime, non sull'amore alla persona che diventerà, colla morte, preda dei vermi. La persona è un sostegno | [135] labile. Dio solo non muta e non manca mai.
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… Vivano le Suore sempre nella sincera carità fraterna; sia impegno non solo delle Superiore, ma anche di ogni religiosa, procurare che nella Congregazione si mantengano saldi i vincoli dell'unione e della carità. Si guardino quindi diligentemente da ogni critica, mormorazione, detrazione, gelosia, affezione o amicizia particolare e da tutto ciò che può nuocere alla carità fraterna, senza la quale una comunità religiosa non può vivere nella pace, né fiorire per osservanza, né promuovere efficacemente le opere di apostolato. Si usino vicendevolmente quella carità con cui ognuna vorrebbe essere trattata; si aiutino, si trattino con cordialità, compatendosi nelle afflizioni, sopportandosene i difetti, perdonandosi le offese. Quantunque ciascuna debba essere contenta che i Superiori conoscano le sue mancanze e difetti, affinché possa essere aiutata ad emendarsi, tuttavia le Suore non siano facili a correre dalla Superiora per qualunque difetto che scorgessero nelle altre, e si guardino da qualunque passione o fine non buono, che a ciò potesse trarle.

Ricorrere alla superiora: se poi si arrivasse alla calunnia, allora il peccato sarebbe assai più grave, attenzione! Le più giovani non riportino o riferiscano i difetti delle anziane. Le superiore abbiano più intimità con la sorella che dalla superiora generale è designata come vice-maestra; si è più complete entrambe; e la casa non prende un'impronta personale che sarebbe dannosa.
Le superiore avranno fatto bene il loro ufficio quando si saranno rese inutili; ossia si stabiliscano così le suore nello spirito e nella osservanza, | [136] che, anche mancando la Maestra, tutto proceda ugualmente bene. Stabilire nel cuore di tutte l'amore al dovere; il pensiero della presenza di Dio; la purezza di intenzioni. Una brava assistente forma così profondo il sentimento del dovere nelle alunne che anche nella sua assenza, esse continuano fedelmente il loro dovere. Un'assistente incapace, terrà in ordine le alunne solo alla sua presenza.

…Ricordino le Figlie di San Paolo l'insegnamento del loro Santo Patrono: «La carità è paziente, è benefica, non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si irrita, non pensa male, non gode dell'ingiustizia; ma si rallegra della verità, tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta»2.
Né dimentichino i precetti del Maestro Divino: «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore»3, e «mettiti a sedere nell'ultimo
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posto»4; in maniera che chi comanda, dimostri materna e dolce sollecitudine, e chi è soggetto, filiale docilità.

L'articolo 129 è certamente il più importante quanto ad applicazione pratica e dà materia amplissima di esame. Prima di fare un'esortazione, esaminarci noi stessi se facciamo ciò che vogliamo da altri. Tra le Figlie di San Paolo non vi sono distinzioni di categorie. E non si introducano. Stare alla [vita] comune quanto si può, tutte: a tavola, in camerata, nelle pratiche di pietà, nelle confessioni. Non avere un confessore ciascuna. Non eccezioni. Non aspirare a cose eccezionali. Sempre la semplicità, che è aurea: nel mobilio, nel comportamento, nel tratto. Il comune esclude l'invito: (cambiare piuttosto l'invito, invitando a vostra volta | [137] a prepararvi invece un bel dono per tutte le sorelle). E vanno dalla signora A o dalla signora B; e allungano le conversazioni col pericolo di perdere la vocazione; (ed il cuore è già fuori, mentre materialmente si è dentro).
Il Papa, nell'enciclica ultima, sulla liturgia 5, deplorava due tendenze pericolose: la pretesa di ritornare in tutto all'antico: chiese, pianete, calici, ecc.; e quella di rimodernare tutto, stile novecento. Unità e uniformità di spirito, di formazione, di opere. Quando la superiora destina ad un ufficio, guarda soprattutto alla utilità della Congregazione. Stare alle disposizioni; accettare gli uffici; accogliere le sorelle mandate; esercitare con esse la vera carità, senza simpatie o antipatie. Chi è più anziana ha il diritto di essere più virtuosa, più pia, di maggior buon esempio. Vi sono vari uffici; ma sentirsi uguali e diportarsi in modo uniforme. «Chi è il primo tra di voi, sia come chi serve»6. L'incarico di guidare è sempre un servizio. Considerare e applicare ai casi particolari l'articolo 129.
L'interpretazione delle Costituzioni molte volte è data dalla Circolare interna: può servire per far meditazione o lettura spirituale alla Visita, che letta davanti a Gesù, molta luce e conforto ci comunicherà. L'Apostolo S. Paolo ci ispiri questa carità e questa umiltà. Mirare a lui che poté dire: «Mi sono fatto tutto a tutti»7.
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IV
AMMISSIONE DELLE CANDIDATE
Articoli: 20 - 31

[138] Consideriamo il maggior interesse dell'Istituto: la preparazione dei membri; reclutamento e formazione e addestramento delle vocazioni.

20. Nella Pia Società delle Figlie di San Paolo può essere ammessa qualunque cattolica, che sia idonea a compiere le osservanze della vita religiosa e le opere della Congregazione, che sia mossa da retta intenzione e libera da qualsiasi impedimento stabilito o dal diritto comune o dalle presenti Costituzioni.

Da notare: i tempi progrediscono; l'istruzione si diffonde sempre più nella società. Dobbiamo quindi esigere nelle aspiranti una maggiore istruzione. Mirare, in generale, a vocazioni più scelte, più istruite. L'Istituto stesso si è sviluppato ed elevato. Cercare vocazioni tra quelle che hanno già compiuto maggiori studi. È vero che vi è da temere quella scienza che «inflat»1, come dice S. Paolo. Pericolo | [139] reale: non possiamo nasconderlo. Ognuno è tentato al suo modo; il diavolo cerca di prenderci dal lato in cui ci può prendere. Chi ha studiato spesso comprende bene i voti, l'apostolato, la pietà. Per essere veramente obbedienti, bisogna avere o molta virtù, o molta istruzione.
«Mossa da retta intenzione...»: lo si conosce più dai fatti che dalle parole. La vocazione non dev'essere considerata come una tendenza naturale, ma una tendenza soprannaturale. Aspirare non ad una vita più comoda, ma ad una vita più perfetta. Sotto due aspetti: come vita interiore e come attività esteriore (voti e apostolato).
I segni possono essere oscuri; ma se vi è tendenza ad evitare i pericoli del mondo e ad unirsi a Dio: allora il terreno è buono per lo sviluppo di una vocazione. L'impedimento alla accettazione per essere stata l'aspirante in altro istituto, è più grave di quello per aver superato i ventitré anni di età. L'Istituto richiede membri che siano formabili, malleabili, e che non abbiano quindi avuta una formazione precedente diversa.
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In generale più si conoscono direttamente le postulanti e più è sicuro il giudizio che se ne può formare. Su le notizie, mantenere il segreto. Il segreto è cosa importantissima; la mortificazione della lingua non danneggia la salute. Si può mancare al segreto anche nelle conferenze: è meglio tacere in molti casi piuttosto che fare delle applicazioni od allusioni odiose: eccetto si tratti di mancanza pubblica e di rimuovere lo scandalo.
Il Signore ha detto: «Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e correggilo fra te e lui | [140] solo; se t'ascolta, hai guadagnato il tuo fratello. E se non ti ascolta, prendi con te uno o due, affinché per bocca di due o tre testimoni si stabilisca ogni cosa. E se non ne fa caso, fallo sapere alla Chiesa; se poi non ascolta nemmeno la Chiesa, consideralo come un gentile e un pubblicano»2.
Se si esigono le confidenze, e poi si tiene un comportamento che rivela o mortifica, non si edifica, ma si distrugge. Le superiore non esigano che le suddite si manifestino, non si mostrino disgustate se non lo fanno. Talvolta non possono; e bisogna rispettarne il silenzio. Saper però ispirare fiducia. Non confessarci dei difetti delle sorelle. Dopo la Confessione o prima non far delle conferenze col confessore. Se la superiora esige che le Confessioni siano brevi e tiene l'orologio alla mano per vedere se vi stanno più di tanti minuti, anche le suore faranno poi la stessa cosa per le superiore! I confessori siano lasciati liberi: non vengano informati esternamente su le suore.
Le confidenze ad estranei, rompono l'armonia interna. Se è la superiora che fa questo, è da togliersi; e se è la suddita, venga richiamata fortemente. Non si incarichi il confessore di correggere le suore. Il segreto richiede talvolta sacrificio: ma bisogna osservarlo. Anche Gesù sapeva che Giuda si teneva una percentuale sulle elemosine che riceveva, ma non lo rivelò mai!

29. Nella Società Figlie di San Paolo non si richiede alcuna dote.Ma le Superiore, per il bene e il decoro della Congregazione, devono curare che in compenso la postulante abbia tali doti | [141] morali, intellettuali e fisiche da far sperare che sarà un soggetto davvero utile all'Istituto.

Tuttavia le suore dimostrano il loro affetto alla Congregazione, dando quello che possono dare; portando con sé ciò che avrebbero
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portato se avessero scelto lo stato matrimoniale. Non è obbligo di coscienza, ma è virtù. È una certa equità naturale. La stessa delicatezza dell'Istituto nel non esigere la dote dalle postulanti, suggerisce generosità a favorirlo nella miglior maniera.
Non si entra direttamente al noviziato, ma si fa precedere il postulato. È il tempo in cui si postula, ossia si domanda o aspira. La figliuola manifesta meglio l'indole, il carattere e, a sua volta, conosce meglio l'Istituto e può scegliere più coscientemente.

31. Il diritto di ammettere al postulato appartiene alla Superiora Generale col parere del suo Consiglio...

Questo vale per le case dell'Europa. Per le case fuori dell'Europa, la Superiora generale può autorizzare la Superiora regionale ad ammettere al postulato, al noviziato, a prorogarli, a dimettere le postulanti3. L'anzianità non è motivo sufficiente per abbreviare il tempo di prova. È facile, in generale, piegarsi nelle opere esterne; ma occorre formare la mentalità della Congregazione e formare il cuore paolino. Può essere che alcune si credano superiori alle altre quanto a pietà, istruzione, zelo, apostolato. Chi guida ha bisogno di molti lumi dallo Spirito Santo: «Mostraci, o Signore, chi hai scelto a essere tua!»4.
Le postulanti, vestito o no l'abito religioso, non siano messe subito a parte delle cose più delicate dell'Istituto: non ne sono ancora in grado. Introdurle | [142] gradatamente, quasi insensibilmente. Le superiore non faranno confidenze con le postulanti: non le incarichino di riferire su le suore più anziane. Tenerle nella loro posizione: avranno più stima dell'Istituto e si formeranno proprio meglio.
Ogni superiora consideri che la postulante vestita o no dell'abito religioso, mandata in una casa, deve essere preparata al noviziato. È un pre-noviziato; la superiora si considera come una pre-maestra delle novizie. E quando una neo-professa va in una casa filiale, farà un post-noviziato e compie la sua formazione con l'aiuto della superiora. Dal primo anno che le neo-professe trascorrono nelle case filiali dipende spesso tutto l'andamento dell'intera vita.
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V
TAPPE DELLA FORMAZIONE
Capitoli: IV, V, VI

[143] Un esempio di proposito sulle Costituzioni. Proposito: Voglio vivere la vita religiosa paolina.
Primo punto (mente): Conoscenza delle Costituzioni e dell'Istituto.
Secondo punto (volontà): Vivere le Costituzioni nei suoi cinque punti: povertà, castità, obbedienza, vita comune, ufficio proprio.
Terzo punto (cuore): Amore alle Costituzioni e all'Istituto. Questi sono anche i punti di esame, la traccia per le Confessioni e per il Ritiro mensile.

I. A chi spetta il reclutamento delle vocazioni? A tutte, secondo i mezzi che ognuna ha a disposizione: vi sarà chi lo potrà fare solo con la preghiera, chi con le lettere, con relazioni, chi con la propaganda, chi con foglietti, chi per mezzo degli Esercizi spirituali. Tutte hanno un certo obbligo di interessarsene, obbligo che nasce dall'amore che si porta all'Istituto.
L'amore all'Istituto non sta nel preparare feste ma nell'essere [144] brave suore che, nel silenzio, nella preghiera, nell'apostolato, nell'osservanza cooperano al suo progresso. La cura delle vocazioni è un grande segno di amare la Congregazione. Scoprire il germe della vocazione religiosa; vedere se vi è qualche anima capace di sentire l'invito di Gesù: «Se vuoi essere perfetta..., vieni e seguimi»1.
Giovinette capaci, quanto a doni naturali: equilibrio mentale, buon carattere, docilità, socievolezza, salute, istruzione, ecc.; doni soprannaturali: virtù, pratica di vita cristiana, inclinazione alla pietà, bontà, sottomissione. Vigilate per scoprire giovinette fatte per voi. Se anche ciò non si potesse fare perché per es. si è costretti a letto: si eserciterà l'apostolato della sofferenza, della preghiera, del buon esempio, della vita interiore.
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Questo amore all'Istituto, porta tanti frutti buoni. Vi sono suore che, stando fuori di casa, per es. in ospedale si sono comportate così bene, da guadagnarsi tanta stima e affezione e, nei luoghi dove sono state, il nome della Figlia di San Paolo è in benedizione e grata memoria.
Per il reclutamento delle vocazioni, una via di mezzo: tra l'eccessiva insistenza, ed il disinteressamento. Sono disinteressate coloro che non vi pensano, e che, vedendo sorelle o conoscenti, non si curano affatto di esaminarne le attitudini e disposizioni. E dicono: Non voglio occuparmene, se poi non dovesse riuscire bene? Gesù ha invitato giovani che non hanno accettato l'invito2. Qualcuno che si offerse non fu accettato3. Vi sono casi in cui, o per abitudini contratte, o per mancanze speciali, non si può accettare una domanda; | [145] forse il cuore è già stato dissipato in diversi affetti. Ma si è convertita!; allora ci vuole un notevole periodo di buona prova. Il fiore ha perduto forse il profumo. A Gesù portare fiori freschi e profumati!
Neppure una soverchia insistenza. Noi non diamo la vocazione, ma scopriamo il germe già posto dal Signore nei cuori: l'aiutiamo. Tuttavia nonostante che l'invito sia stato moderato e ragionevole, può accadere che la giovane non perseveri: solo il Signore sa da che cosa dipenda la mancata riuscita.

II. Formazione delle vocazioni. Questa formazione si compone di tre passi: postulato, noviziato, professione temporanea; sono come tre gradini per i quali si arriva allo stato religioso mediante la professione perpetua.
Questa preparazione ha inoltre due lati: uno riguarda l'Istituto e l'altro riguarda l'aspirante. L'aspirante si fa conoscere e lavora se stessa; l'Istituto la forma e la studia. L'aspirante viene accolta dall'Istituto come una bambina che nasce ad una nuova vita: la vita religiosa. Fosse anche patentata, persona di esperienza, lunghi studi, o meriti notevoli, essa è nuova nella vita religiosa; sarà molto umile: si farà discepola, per essere un giorno maestra. Consegna con fiducia se stessa all'Istituto; offre le sue forze per venir guidata con materna fermezza nella nuova via. Se si pone in un piano di superiorità e pronta a giudicare,
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non può essere formata. Sia come la cera molle atta a farsi plasmare. La docilità alla guida dell'Istituto riguarda il tempo del postulato, del noviziato e della professione temporanea. È chiaro che in quel tempo | [146] dominerà in esse il pensiero: Voglio diventare una buona religiosa paolina. Gli altri propositi portano a realizzare questo suo desiderio.
L'Istituto forma nelle postulanti, novizie e professe temporanee, mentalità religiosa paolina, il cuore religioso paolino, vita religiosa paolina. Conoscere, amare, vivere.
Principi della vita religiosa: la verginità è più perfetta dello stato coniugale; i doveri della vita religiosa; i mezzi per tendere alla perfezione; l'apostolato, come debba essere amato da tutte.
Il cuore vien messo nell'Istituto. I familiari non facciano lunghe fermate in casa: padre, madre e sorelle. La clausura non è stretta, tuttavia è quella segnata dalle Costituzioni. Tanto più se nelle vostre case non esiste una vera foresteria. Trattare con garbo, ma sempre religiosamente; non a modo dei secolari. La clausura esclude le troppo frequenti e troppo lunghe fermate delle suore fuori della propria comunità.
Imparare un po' di tutto e imparare bene quello che può tornare utile; più si sa e più si può fare del bene. Le prudenti cercano di imparare da tutto: coltivare l'orto e allevare le galline; fare il pane e fare i contratti; scrivere in buona calligrafia e far la sagrestana. Oltre quello che costituisce il vero vostro apostolato, imparare i principi elementari d'infermeria, di igiene, di pronto soccorso. Figlie industriose che ben presto divengono giudiziose, sanno vivere, governarsi, riguardarsi, rendersi utili all'Istituto in tanti modi; Figlie che invece neppure dopo molti anni sanno i primi elementi dell'igiene, del buon senso, della prudenza, della convivenza sociale. Quando si è ridotti a dire: | [147] Andate e fate, non si è in grado di dirigere; poter dire sempre: Venite, facciamo così, seguitemi! . Essere superiore non vuol dire abitare in un piano più alto di casa, o sedere le prime a tavola, o venire più ossequiate; significa precedere con l'esempio, con la pietà, con la carità, col maggior lavoro e santità della vita religiosa paolina.
Gesù disse: «Chi vuol essere perfetto... prenda la sua croce e mi segua»4.
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Il noviziato è il tempo in cui si imparano i principi della vita religiosa paolina, la pratica di essa, l'amore ad essa, all'Istituto. Il noviziato termina con la professione religiosa.
Veda l'aspirante, prima della professione, di essere serena nell'abbracciare la vita religiosa. Vi possono, tuttavia, essere delle titubanze; se vengono da caratteri sempre indecisi, allora non sono adatti alla vita religiosa; molte volte, però, le titubanze possono dipendere da delicatezza di animo e queste dimostrano buon spirito; in questi casi la parola dei superiori discenda chiarissima e decisa: Sei chiamata per questa via, ove credo che potrai fare bene. A questa parola esterna si aggiunga il parere del confessore che vale per l'interno. Non avvenga mai, di chiedere il consiglio del confessore sopra un'aspirante. La Confessione è un'altra cosa: è una camera chiusa in cui non bisogna assolutamente entrare; vi sono segreti che non bisogna neppur indirettamente indagare. Il confessore, è uno che, quando è in confessionale, si chiama Gesù Cristo; e fuori di lì non interessa più. Si avrà tanto più frutto e tante più benedizioni su questo punto, quanto più si sarà riguardose.
Anche le persone delicate e con vocazione possono avere in certi tempi difficoltà e titubanze. In | [148] questi casi bisogna risolutamente incoraggiare: preghiamo di più, tutto si supererà.
Quanto bene si farà in tal modo alle Figlie: sia che si trovino in tempo di postulato come in quello di noviziato o della professione temporanea! Ed il Signore premierà!
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VI
LA PROFESSIONE RELIGIOSA E I VOTI
Articoli: 74-82 e Capitoli: I, II, III della parte seconda

[149] L'addestramento all'apostolato e alla vita religiosa si compie con alcune prove: prova a praticare per una settimana, un mese i santi voti, prima che venga il giorno della professione. Prova di apostolato nelle sue parti: la redazione, la tecnica, la propaganda.
Nostro Signor Gesù Cristo mandava gli Apostoli, a due a due a predicare e a preparare la strada in quelle città in cui egli voleva recarsi. Quando poi gli Apostoli tornavano, egli li chiamava a sé, sentiva il resoconto della loro missione, li consolava, li confortava, li eccitava, li sosteneva. Soprattutto li chiamava in disparte perché potessero ravvivarsi nello spirito con il «requiescite pusillum»1; li preparava ad una missione successiva.
Non è possibile improvvisare una brava tipografa, un'ottima propagandista, e neanche una buona professa: lo si diventa gradatamente.

74. La professione religiosa è la pubblica emissione dei tre voti150 semplici di povertà, di castità e di obbedienza, fatta a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni .

75. Tutte le Figlie di San Paolo devono emettere la professionereligiosa secondo la norma seguente:
1. Professione con voti annuali, per tre anni di seguito... ;
2. Compiuti i tre anni, le Suore rinnoveranno la professione convoti biennali;
3. Compiuti cinque anni di voti temporanei, la Suora, se sarà giudicata idonea, verrà ammessa alla professione perpetua; a meno che la Superiora generale, sentito il parere del suo Consiglio, per giusti motivi, giudicasse di prolungarle ancora il tempo della professione temporanea, ma non oltre un anno.

Qual è lo scopo che ha la Chiesa nel procedere con tanta cautela: tre volte annuale, poi biennale, poi perpetua? Quello di far provare la suora dall'Istituto e l'Istituto dalla suora. Così si potrà dare un giudizio più consapevole sulla idoneità della suora,
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e questa farà con fiducia la definitiva dedizione a Dio. È certo una gran pena quando, passati i cinque anni, rimangano dei dubbi per una parte o per l'altra!
Nelle case dove sono le professe temporanee occorre gran carità e bontà. L'esigere troppo potrebbe sconfortarle; d'altra parte una soverchia libertà potrebbe costituire un pericolo. La professa di voti temporanei deve trovare aiuto e conforto, sostegno e preghiera e quel complesso di istruzioni, correzioni e consolazioni che sono necessarie. Devono dare, ma anche ricevere.
Gli articoli: 77-78-80-81-82 ci danno la tecnica della professione. L'articolo 79 ce ne dà la formula. | [151] Da notare: chi riceve la professione è la Superiora generale o una sua delegata; chi compie la funzione vi dà la solennità prescritta dal rituale approvato.
Tralascio la spiegazione del capitolo VII (articoli 83-97) che tratta della uscita e dimissione delle suore: vi basta, su questo, l'istruzione ricevuta in noviziato.

Badare a due avvertenze:
1) Nessuna sia accettata con delle condizioni (per es. quella di non andare in propaganda o all'estero). Se prima che l'Istituto era in formazione si è forse fatta qualche conveniente eccezione, ora che ha la stabilità (siamo nel settimo anno)2si escludono le condizioni. Un religioso aveva chiesto di entrare tra i Salesiani con la condizione di dedicarsi all'opera catechistica: opera che pure fa parte dell'apostolato salesiano. Il superiore non l'accettò. Ed egli scrisse alla Santa Sede sperando appoggio per la sua domanda. Ma nulla ottenne.
2) Amare tanto le aspiranti, le novizie, le professe temporanee. Queste ultime non debbono subire una prova estenuante. Ricordiamo che anche noi abbiamo esercitata la pazienza dei superiori, ed esercitiamola a nostra volta: i frutti si ottengono nella pazienza3.

Voto e virtù dell'obbedienza

Il capitolo primo della seconda parte delle Costituzioni parla del voto di obbedienza. Abbraccia gli articoli dal 98 al 106. Tutti
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siamo obbligati all'obbedienza; nessuno escluso: i superiori e i sudditi.
L'obbedienza è completa se fatta con la mente, col cuore, con [152] le opere, con le energie. Per mancare però al voto di obbedienza, occorre che il comando sia dato «per virtù di santa obbedienza».
Vi sono disposizioni però che contengono altre leggi senza che tuttavia vengano date in virtù di santa obbedienza: ad es. il troncare una relazione pericolosa. Le suore obbediscano anche a chi non è superiore maggiore: per es. a chi è capo-reparto.
Evitare la mormorazione specialmente davanti a postulanti, suorine, professe temporanee. L'esercizio dell'obbedienza è umiltà pratica, via sicura alla santità. Ci consola molto l'articolo di chiusura del capitolo dell'obbedienza:

106. Le suore considerino che l'obbedienza evangelica è esercizio quotidiano di umiltà, è la via più sicura e breve per giungere alla perfezione ed il mezzo per dimostrare più sinceramente l'amore a Dio. Inoltre, essa apporta unità e pace nella Congregazione e favorisce lo sviluppo delle sue opere.

Amare l'obbedienza e le disposizioni; le circolarine leggerle e rileggerle. Non giovano i propositi troppo indeterminati. Anche molti libri che circolano non contribuiscono a formare uno spirito retto, una religiosa santa, il vero amore a Dio. Avete le superiore, ecco la vera guida.

Voto e virtù della castità

Il capitolo parla del voto e della virtù della castità e abbraccia gli articoli dal 107 al 111. Questo capitolo sia letto bene e venga applicato | [153] a voi stesse, ed alle persone che guidate. Chi ama la castità, ama pure tutte le attenzioni e delicatezze, in libreria, in propaganda; sia in pubblico ed in privato.
Questo capitolo della castità va connesso col capitolo VII (articoli dal 158 al 168), in cui si parla della clausura, parlatori, viaggi; e va pure connesso con quanto si dice negli articoli 205-206-207-208, riguardanti la propaganda e le librerie.
In quanto alla clausura: i forestieri stiano in parlatorio; non si introducano in generale nelle camere. I sacerdoti si introducano solo per ragioni di ministero (amministrazione dei sacramenti); e ciò, sia che si tratti di una semplice suora sia che si tratti della
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superiora. Eccetto il caso in cui vi siano uffici tali per cui si renda necessario l'andarvi, ma non visite di cortesia; quando devono andarvi il sacerdote o il medico, siano accompagnati, eccetto si tratti della Confessione.
Le superiore possono stare in parlatorio a volontà? No: vi è un limite. In generale conviene che siano accompagnate; e se qualche vera ragione lo vietasse, si farà con prudenza, riducendo le visite di numero e di durata. Se è possibile, si tenga la porta aperta.
La suora, entrando nell'Istituto, ha diritto che vengano custodite la sua castità e la vocazione: ha il diritto. E i superiori hanno il dovere di tutelare e custodirne la castità e la vocazione. Si dirà: Non c'è nulla di male! Ma, se non altro, si perderà tempo! Ed è già male perdere tempo. Il tempo della superiora poi, è doppiamente prezioso: essa deve impiegarlo non solo per sé, ma anche per le altre. Credo che in generale, si | [154] trovino molto meno pericoli in propaganda, che in chiacchiere inutili in casa, troppo prolungate.
La propaganda è fatica tale, che spesso le suore fanno proprio pena. Ed è tanto importante che al loro ritorno trovino un nido caldo di affetto e un'accoglienza molto cordiale. E quando partono, possano partire serene, ben nutrite spiritualmente e contente, sapendo che vi è chi le pensa, vigila su di esse e quasi le accompagna. La superiorità in bontà è la prima condizione per essere superiora.
Non penetrino nella mente pensieri in cui si vedono tutti i torti degli altri e le ragioni per noi!... Apprezzare i sacrifici altrui! Quante volte a chi è a casa nulla manca, mentre a chi è fuori forse manca quasi tutto: non solo il cibo e il letto, ma il conforto spirituale, l'accoglienza che solleva, la possibilità di far le pratiche in luogo raccolto.

Voto e virtù della povertà

Nel terzo capitolo si parla del voto e della virtù della povertà: articoli dal 112 al l27. L'articolo 127 riassume tutto il capitolo:

Le Figlie di San Paolo cerchino generosamente di progredire ogni giorno nella virtù della povertà evangelica: cerchino di sradicare dal cuore qualunque affetto alle cose di questo mondo; almeno interiormente, con l'affetto ed in spirito di umiltà, preferiscano ciò che è più
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povero e vile. Che se avverrà di dover essere scarse anche di cose necessarie, per amore di nostro Signore e del premio promesso ai poveri, sappiano sopportare pazientemente e con gioia.

Abbiamo passato il periodo della guerra che si è prolungato [155] per diversi anni e anche ora, in parecchie nazioni, vi sono restrizioni più o meno rigorose. Ma, in tutto questo tempo, come abbiamo sperimentato la bontà di Dio a nostro riguardo! Altri hanno sofferto di tutto, mentre con noi il Signore è sempre stato largo! Riconoscenza alla paterna bontà di Dio. Usare le cose con moderazione, non abusarne, non sciuparne perché abbondano!Potrebbe anche accadere che si introduca avarizia? È più difficile; alle suore dare quanto è necessario; vigilare perché non succedano abusi e la povertà sia osservata. Che possiamo meritare la beatitudine di Gesù: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli!»4.
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VII
CONFESSIONE E COMUNIONE
Capitoli: V e VI della parte seconda

[156] Duplice è il lavoro: la santificazione nostra e l'apostolato. Chi ama il Signore solo, dice S. Paolo, riserva a lui tutte le energie. Chi è diviso, dà al Signore una parte delle sue forze1. Ma dove prenderemo l'alimento per conservare le energie del duplice lavoro? Come la macchina del treno deve essere alimentata e il motore di un'automobile rifornito di carburante, così coloro che vogliono progredire, devono attingere alla sorgente, che è il tabernacolo. Viva e continua la nostra comunicazione con Gesù Maestro Via, Verità e Vita. È da Gesù che viene il pensare rettamente, il vivere, l'amare rettamente.
Comunicazione sempre aperta con Gesù-Ostia. Questa comunicazione esige due cose: che si tolgano gli impedimenti; che si abbia l'unione con lui. Se lungo una linea elettrica vi è contatto, per | [157] es., se vi è sporcizia e gli attacchi sono mal fatti, vi ha dispersione. La corrente o non arriva, o arriva male a destinazione. Per attingere all'Eucaristia occorre togliere: il peccato, le imperfezioni volontarie, i difetti, la tiepidezza, la freddezza.

Tra i mezzi per togliere questi impedimenti, primo è la Confessione. La Confessione è la prima preparazione alla Comunione. Ogni sporcizia, o deviazione, o peccato, o stato d'animo che impedisce l'unione completa con Gesù Eucaristico, toglie la corrente viva della grazia.
La preparazione principale alla Confessione è l'esame di coscienza. Nell'esame di coscienza detestare tutto ciò che ha interrotto la comunicazione con Dio, che ha disperso un po' la corrente che veniva da lui. L'esame di coscienza nelle pratiche di pietà ha un posto molto importante. Le superiore non possono ammettere alla professione chi non ha ancora imparato a far bene l'esame di coscienza; occorre che ne conoscano il metodo, lo seguano e scoprano le loro mancanze. Non esami di coscienza
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generici: si determinino i punti particolari sulle Costituzioni: povertà, obbedienza, carità; la vita religiosa paolina nella mentalità, nella pratica, nella sentimentalità del cuore.
Fatto bene l'esame di coscienza, la Confessione rimane ben preparata. Quello che più importa nelle Confessioni è il dolore. Da notarsi l'art. 138:

Ricordino le religiose che i confessori tanto ordinari quanto straordinari non possono ingerirsi in alcuna maniera nel governo interno ed esterno della comunità.

Non dare in alcun modo il «bandolo» al confessore per avvisi [158] alle sorelle. Regola generale è questa: il confessore deve credere a quanto dice il penitente, sia quando il penitente parla a sua difesa come quando parla a sua accusa. Noi non dobbiamo indurre in tentazione il confessore. Se andrete avanti con questa prudenza e semplicità, sarete più contente. La Confessione è segreta; e se non fosse così, si perderebbe la fiducia. Anche nel caso che, parlando, si potesse evitare un sacrilegio ad una penitente, non si può assolutamente parlare: il bene comune è sempre superiore al bene privato.
Quando ci sono buone Confessioni, ci saranno facilmente anche buone Comunioni.

Altri esercizi di pietà

Alcuni sono quotidiani, altri settimanali, altri mensili, altri annuali. Occorre portare in essi due disposizioni principali ed essenziali, quelle descritte nell'articolo 146:

Siccome la pietà è fondamento a tutta la vita religiosa, sorgente di virtù e utile ad ogni cosa2, le Figlie di San Paolo si studieranno di nutrirla profondamente nell'anima propria. Perciò le Superiore si guardino dall'ammettere alla professione chi non ha ancora imparato a meditare, a far l'esame di coscienza e compiere convenientemente, e secondo il retto spirito religioso, la Visita al SS. Sacramento e le altre pratiche di pietà.

Gli esercizi di pietà possono essere più o meno fruttuosi; ciò dipende dall'umiltà che vi si apporta: vi sia umiliazione e dolore
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dei peccati; e poi dipende dalla fiducia in Dio, fiducia di ricevere da lui proprio le grazie per la nostra santificazione. Otteniamo a misura della fede e della | [159] umiliazione. Metterci davanti a Dio sempre col capo chino, cogli occhi supplichevoli; come il pubblicano del Vangelo che non osava alzare la testa e, picchiandosi il petto, invocava perdono. E tornò a casa giustificato3.
Che cosa segue la preghiera umile e fiduciosa? La tua santità! Ritornerai dalla Comunione, dalla Visita, dalla Messa più buona. Mai cade a terra una preghiera. È il diavolo che mantiene l'oscurità in anime che fa vivere nella sfiducia. Vi sono anime che vanno fino alla morte con l'incertezza. La speranza è virtù teologale. La postulante abbia fiducia di poter prendere lo spirito dell'Istituto. Non è vero che si ritorni dagli Esercizi spirituali, dalla Confessione, dalla Comunione, sempre uguali, tutt'altro: se si è portato umiltà e fiducia.
Una delle pratiche settimanali di pietà, è anche quella dello studio del catechismo. Questo studio può progredire: prendere catechismi più elevati, per le più anziane. Prepararsi al catechismo. Guardarsi dal dire: Quando sarò là, qualche cosa la dirò! No: prepararsi bene, ed anche scriversi la spiegazione per essere precise. Andare impreparate vuol dire esporre le proprie idee, imprecise, non sempre giuste. Non basta parlare mezz'ora: bisogna parlare bene, giusto, preciso teologicamente, asceticamente e religiosamente, secondo lo spirito paolino.
Anche la conferenza, sia pur breve, ma fatta bene, ben preparata. Si prega, si pensa, si scrive: se no, si punge di qua, si punge di là; si finisce coll'inasprire e si... grida più forte (perché si ha il torto). Preparate tanto meglio nel far correzioni.
Il canonico Chiesa, professore di dogmatica, con | [160] tre lauree, lasciò più di quattrocento quaderni scritti di sua mano, anche le conferenze che teneva alle catechiste ed ai bambini. Molti sacerdoti, confessori, si preparano quaderni di avvisi da dare in Confessione: una pagina per anime dubbiose, una pagina per i tiepidi, una pagina per le anime sofferenti, ecc., così le Confessioni riescono brevi, chiare, utili.
Poi avete le pratiche mensili e le pratiche annuali.
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154. La pietà delle Figlie di San Paolo si deve nutrire specialmente con lo studio di Gesù, divin Maestro, che è la Via la Verità e la Vita, affinché progrediscano veramente in sapienza, grazia e virtù su l'esempio di questo divino modello, amando Iddio con tutta la mente, volontà, cuore ed opere.

155. Per meglio unirsi allo spirito liturgico della Chiesa, le suore siano provvedute di libri convenienti e legittimamente approvati; diano al canto sacro un degno posto, secondo lo spirito della Chiesa.

La preghiera liturgica è preghiera sapiente perché è la preghiera dataci dalla Chiesa. Il Signore vi benedica tanto, ed essendo voi unite a lui, vi faccia compiere le cose anche con gioia; Dio è somma felicità.
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VIII
LE DIVOZIONI DELLA PRIMA SETTIMANA DEL MESE
Consuetudini della Congregazione

[161] Le pratiche di pietà conducono all'amor di Dio. È uso di consacrare, nell'Istituto, il primo lunedì del mese a S. Paolo; il primo martedì alle anime purganti; il primo mercoledì a S. Giuseppe; il primo giovedì all'angelo custode; il primo venerdì al divin Maestro; il primo sabato alla SS. Vergine Regina degli Apostoli; la prima domenica alla SS. Trinità.

1. Lo scopo per cui si consacra il primo lunedì del mese a S. Paolo è duplice: per le vocazioni; [per] l'apostolato. La coroncina che si recita a S. Paolo ha questo scopo: chiedere buone vocazioni. Che un giorno del mese ogni suora si fermi a considerare il grande bisogno delle vocazioni e ad esaminarsi sul lavoro che fa per esse: è cosa molto buona. S. Paolo non ha formato solo vescovi e sacerdoti, ma buone giovani che erano le Figlie di | [162] San Paolo di allora. Il Signore semina tante vocazioni: occorre scoprirle e coltivarle; Dio dà la terra, ma l'uomo deve lavorarla per ricavarne i frutti. Il gran problema principale del mondo è quello delle vocazioni. Se avessimo tanti sacerdoti e tante suore in più, il mondo diventerebbe più presto cristiano.
Dedichiamo il primo lunedì del mese a S. Paolo ancora per l'apostolato. Egli fu il grande predicatore, il grande scrittore, il grande camminatore. Si domandi a Dio, per l'intercessione di S. Paolo, brave scrittrici, brave operaie tecniche, delle brave propagandiste. Tutte perché lavorino con spirito soprannaturale, per amor di Dio e delle anime: vere Figlie di San Paolo, sante e santificatrici.

2. Consacriamo il primo martedì del mese alle anime purganti, pure per un duplice scopo: acquistare la delicatezza di coscienza; suffragare le anime purganti. Quale grazia passare dalla terra al cielo senza toccare le fiamme del Purgatorio! Le anime purganti sanno che cosa è il peccato e come sia necessario soddisfare la divina giustizia; quanto valga la sollecitudine nell'acquisto delle sante indulgenze!
Inoltre il primo martedì del mese ha fine di suffragio. Il Purgatorio
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sappiamo che esiste e che noi possiamo suffragare quelle anime. Chi ha zelo, prega per esse, apre loro le porte del cielo.

3. Dedichiamo il primo mercoledì del mese a S. Giuseppe,per questi due fini: pregare per i morenti e per noi una santa morte; invocare la protezione su tutta la Chiesa.
Pregare per i moribondi: ogni giorno sono | [163] migliaia e migliaia di persone che passano all'eternità; dall'istante della morte dipende la loro salvezza. Quante anime dopo la morte vengono subito ammesse al cielo? Quante condannate all'Inferno? Quante al Purgatorio? Dipende dall'ultimo istante. Aiutiamo queste anime. Il Crocifisso è il grande modello, conforto e speranza dei moribondi. La Madonna col suo beato transito e S. Giuseppe morto tra Gesù e Maria, sono i grandi esemplari della buona morte. È grande carità pregare per essi.
E pensare alla buona morte per noi e per i nostri cari. La morte può essere improvvisa; anzi, in un certo senso, è sempre improvvisa, anche quando è preceduta da una lunga malattia. Vi è tanto bisogno allora di misericordia. S. Giuseppe interceda per noi: «Spiri in pace con voi l'anima mia»1. L'accettazione della morte è atto che venne arricchito dell'indulgenza plenaria.
Preghiamo anche S. Giuseppe perché interceda per la Chiesa universale. Leone XIII ha voluto a lui affidarla in momenti particolarmente difficili2. S. Giuseppe vegli sulla Chiesa come scampò da Erode la minacciata vita di Gesù.

4. Dedichiamo il primo giovedì del mese all'angelo custodeperché ci difenda dalle disgrazie corporali e spirituali; e ci accompagni nel viaggio verso l'eternità, come l'arcangelo Raffaele accompagnò Tobiolo nel suo viaggio. Chissà da quanti pericoli ci salva l'angelo custode! Pericoli di ordine materiale e pericoli di ordine spirituale, che spesso neppure avvertiamo. La vita è cosparsa di pericoli. Spesso noi diciamo: Per caso, per fortuna… | [164] Per caso è andata bene! E non dovremmo dire: È stato l'angelo custode ad aiutarmi? Chiediamo all'angelo custode di accompagnarci nella via della vocazione. La vocazione ha bisogno di perseveranza. Non solo vivere in religione, ma camminare, progredire.
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Progresso spirituale; progresso nell'apostolato. L'angelo è il fedelissimo compagno della vita: conosce tutta la volontà del Signore sopra di noi; con la docilità alle sue ispirazioni in ogni momento, la compiremo tutta. Se avessimo accanto a noi una persona affezionata, prudente, saggia, potente, ci rivolgeremmo spesso ad essa in ogni necessità. E noi abbiamo non una persona, ma un angelo custode. Parliamogli con familiarità come ad un buon amico e fratello.

5. Consacriamo poi il primo venerdì del mese al Cuore Eucaristico di Gesù e gli chiediamo di avere un cuore simile al suo: pio, umile, sincero, generoso, sensibile, devoto, amante di Dio e delle anime. In secondo luogo chiediamo la devozione all'Eucaristia. Che siano sempre più sante le nostre Visite, le nostre Comunioni, le nostre Messe, che l'abitudine all'adorazione si estenda sempre di più nel mondo, che si costruiscano delle belle chiese e si celebrino belle funzioni, che siano sempre più numerosi e santi i sacerdoti. Al primo venerdì si chiede anche aumento della divozione alla passione del Signore, perché la Messa è la rinnovazione di essa.

6. Il sabato lo consacriamo alla Madonna, ma senza un fine particolare. Da Maria aspettiamo l'aiuto in tutti i nostri bisogni; alla madre il | [165] bambino tutto chiede: vestito, cibo, medicina, letto, ecc. Con l'aiuto di Maria potremo compiere bene i doveri dell'età giovanile, dell'età matura e quelli della vecchiaia. Vi sono infatti tante preghiere: ella è la mediatrice universale della grazia, la distributrice di tutti i soccorsi, la madre di tutti gli uomini.

7. La domenica la dedichiamo a glorificare la SS. Trinità, per mezzo di Gesù Cristo. Con lui, in lui e per lui noi presentiamo alla SS. Trinità adorazione, ringraziamenti, soddisfazioni, suppliche degne. Perciò alla domenica sentiamo due Messe. La domenica è simbolo ed annunzio dell'eterna festa del cielo; ricorda l'occupazione che avremo lassù in Cristo, eterno Pontefice: glorificare cioè la SS. Trinità.
Recitare le coroncine secondo le varie divozioni e recitarle specialmente quando l'anima è in tempesta o il cuore sembra una fontana disseccata. Queste divozioni ci accompagnino! È utile molto formarci una famiglia spirituale in Paradiso e vivere in compagnia di essa durante questa vita che è come un noviziato alla vera vita, allo stato più stabile: la vita eterna.
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IX
L'APOSTOLATO DELLE FIGLIE DI SAN PAOLO
Redazione e tecnica

[166] Ci fermiamo ora sugli articoli che riguardano l'apostolato: il secondo fine dell'Istituto. Dopo aver curato la santificazione propria, i membri dell'Istituto devono lavorare per far conoscere Gesù Cristo nella sua dottrina, nei suoi sacramenti, nella sua morale. Collaborare con la Chiesa significa continuare l'opera stessa di Gesù Cristo. L'apostolato delle Figlie di San Paolo ha tre parti: redazione, tecnica, propaganda.

Gli studi sono di due qualità: gli studi teorici dottrinali, e gli studi pratici. La divisione dei corsi di studio, sostanzialmente è da conservarsi; ma c'è da supporre che le figlie entrino in essi già preparate. Dappertutto però bisogna che si studi; anche per la propaganda occorre uno studio per conoscerne lo spirito e organizzarlo per il maggior frutto, per dare il libro adatto alla persona.
Gli studi hanno fine ben determinato. Il medico deve aver studiato medicina; gli studi lo | [167] preparano ad essere medico. L'avvocato deve aver studiato legge e gli studi che compie lo preparano a usare i codici e a giudicare e difendere bene le cause buone. Così gli studi delle Figlie di San Paolo sono ordinati a dare il tesoro della dottrina di Gesù Cristo.
Per la redazione si richiedono cognizioni letterarie, scientifiche, filosofiche, e soprattutto teologiche. Queste suppongono la conoscenza della lingua: si impara a parlare e poi si acquistano le cognizioni e le idee da far conoscere.
Sapere la dogmatica almeno nei suoi elementi più importanti; la teologia morale, almeno quanto è necessario per istruire il popolo, sui doveri che esso ha; la S. Scrittura e la patristica, poiché è dalla Tradizione e dalla S. Scrittura che la Chiesa attinge le verità; la liturgia per la pratica del culto. Gli studi sacri comprendono appunto il dogma, la morale, il culto. In aggiunta: diritto canonic o, storia ecclesiastica, pastorale, ascetica, mistica, ecc.
Questi studi si possono fare in modo più o meno profondo; alcuni consumano la loro vita sui libri, altri approfondiscono una
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materia particolare; almeno avere le cognizioni necessarie e sufficienti per l'apostolato comune di redazione.
Gli studi impongono dei sacrifici a chi li compie! Consumano assai le forze. E richiedono sacrifici da parte dell'Istituto che sostiene spese notevoli. Con la divina grazia e la buona volontà si renderà questo ossequio al divino Maestro. Nessuno ha da gloriarsi di quello che fa; si è unite in un solo organismo in cui ciascuno compie una parte di lavoro, come del tutto. Come nella società occorrono le varie classi sociali, così in ogni comunità vi sono tanti membri: la testa, il cuore, le braccia, ecc.
[168] Il Signore ci ha fatti in modo che ognuno possa compiere qualche cosa di utile e ognuno abbia bisogno del lavoro degli altri; è uno scambio di servizi e carità. Vi è questo vantaggio: ognuna partecipa al bene che è delle altre. Non è da dirsi che chi, per es., fa la pulizia non debba guadagnare i meriti dell'apostolato; ciascuna, pur facendo una piccola parte, ha il merito di tutte. È l'Istituto che, tutto insieme, insegna la dottrina di Gesù Cristo.

Oltre la redazione e la propaganda, la parte tecnica: composizione, stampa, confezione. Tutte possono essere molto varie queste parti e progrediscono, nella società, a passi giganteschi. Seguire continuamente questo progresso; chiamati ad usare i mezzi più moderni, dobbiamo sempre essere in cammino.
Questo pensiero reca tanta gioia. Ed è ben poco cosciente colui che consiglia una brava figliola a restare in famiglia pensando che possa anche là guadagnare gli stessi meriti.
La parte tecnica esige una grande applicazione. Per gareggiare con la grande industria tipografica, quanto cammino da fare! Se si guardassero le cose solo con occhio umano, ci sarebbe da spaventarsi nel vedere il progresso precipitoso fatto in questo campo e messo a disposizione del male. Vi è un giornale in Inghilterra che ha una tiratura di sette milioni di copie e una organizzazione tale e mezzi tali da sbalordire.
Ma quando si ha fede si può con un sasso, come fece Davide, abbattere il gigante Golia 1. Occorre gran fede, per tutta la missione dell'Istituto. Il diavolo ha tanti mezzi per distruggere, ma noi, da parte nostra abbiamo il Signore, la Regina degli Apostoli, S. Paolo, per edificare.
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X
LA CHIESA DELLA REGINA DEGLI APOSTOLI

[169] Avete partecipato alla funzione della benedizione della casa per le malate ad Albano1 e avete constatato la situazione attuale dei lavori della chiesa. Si è arrivati al cornicione. Di lì in avanti si innalzerà la cupola (circa ventisei metri), mentre l'altezza dei muri è ora di ventisette metri sopra il pavimento. La chiesa in sé è proporzionata, perché le dimensioni sono state verificate. Sarà maestosa, decorosa, devota, proporzionata all'ufficio che deve compiere. È impossibile però fare una chiesa degna della Madonna: questa l'ha fatta la SS. Trinità in Paradiso. Noi, povere creature, facciamo qualche piccolo ossequio.
La chiesa deve servire a tutte le famiglie paoline; delle funzioni che in essa si faranno, ne vantaggeranno tutti i membri. La chiesa educa lo spirito: contribuisce una bella chiesa, specie nelle persone religiose. Sarà il cuore della famiglia paolina; porterà tanti vantaggi alle anime. La nostra chiesa non è una semplice chiesa di Istituto, ma dev'essere un santuario. I santuari di Maria sono come una reggia da cui la Madonna | [170] dispensa le sue grazie, le sue misericordie. A questo santuario si potranno promuovere pellegrinaggi; vi sarà posto conveniente per le grandi funzioni e per divozioni più intime. La costruzione è adatta al suo fine; ivi si daranno convegno molti che amano la Vergine. Da essa partiranno le Figlie di San Paolo che andranno lontano a portare la luce del Vangelo. Le Messe, i sacramenti, i rosari, le Visite, le benedizioni, hanno grande potere.
La Madonna ci dice: «Io lavorerò abbondantemente per coloro che lavorano per me»2. Lavorerò per lo spirito, l'apostolato, la povertà, le vocazioni, ecc. La Madonna ora non deve più praticare la povertà: la praticò a Betlemme, dove fu la prima adoratrice.
Quando noi diamo qualche cosa al Signore, gli ritorniamo ciò che egli stesso ci ha dato: energie, forze, cuore, la vita stessa. La
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chiesa ha bisogno del concorso di tutte: primo concorso è preghiera e sofferenza. Occorre pensare che le chiese vengono su dal poco. Un bell'esempio è la costruzione del santuario di Pompei che molte di voi conoscono.
Bisogna pregare: il Signore ha in mano il cuore degli uomini.È evidente la benedizione di Dio su questo lavoro e la Madonna si è incaricata di ottenere tante e tali grazie che i benefattori mandano offerte in riconoscenza. Del resto quest'opera si fa in riconoscenza perché la Madonna ci ha liberati da tanti pericoli durante la guerra. Pensate un po' se avessimo avuto vittime! È una grande grazia cooperare alla costruzione di una chiesa e che la Vergine gradisca questo omaggio. Preghiamo che ci renda sempre più puri e santi, degni di cantare le lodi della Madonna.
[171] È anche un mezzo per fare un po' di penitenza dei nostri peccati. Otterrà la benedizione di Maria su tutti i membri della Famiglia Paolina e che ella li accolga tutti vicino a sé in Paradiso. Maria è la nostra unica speranza. E se ci sfuggisse questa speranza, da chi andremmo? Maria ha l'amministrazione della misericordia. Il primo miracolo Gesù l'ha compiuto per l'intercessione di Maria 3. In punto di morte, ragionando bene, potremo dire: I soldi meglio spesi sono stati quelli impiegati per la chiesa della Madonna. Facciamo coraggio tutti assieme. Possiamo sbagliare, ma la Vergine ripara anche i nostri sbagli. Il titolo di Regina [degli Apostoli] dev'essere molto più glorificato di quello che è, perché non è stato ben compreso. Si è compreso meglio quello di Madre. Noi, col nostro apostolato dobbiamo contribuire a farlo comprendere e a farlo glorificare sempre più.
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XI
L'APOSTOLATO: LA PROPAGANDA E IL CINEMA
Articoli: 204-210

[172] Il vostro lavoro straordinario, per questi anni, è la collaborazione alla costruzione della chiesa alla Regina degli Apostoli. Per questo vi è da notare che, se tutti o gran parte dei libri che abbiamo nei magazzini, venissero diffusi, avremmo il sufficiente per coprire le spese di costruzione della chiesa: si tratterebbe di trasformare in liquido ciò che abbiamo in solido; trasformare il ghiaccio in acqua per irrigare le valli.

La propaganda

Parte importantissima dell'apostolato è la propaganda. Vi è bisogno della redazione e della tecnica e di tutto l'addestramento alla redazione. L'apostolato è più questione di propaganda che di studio. La redazione è per scrivere il pensiero della Chiesa. La Chiesa a sua volta prende da Dio.
Perché il nostro apostolato è specialmente propaganda? Perché si tratta di far arrivare la parola di Dio alle anime. Non è che manchino il Vangelo e buoni libri; ma bisogna moltiplicar coi mezzi tecnici, e poi far pervenire tutto agli | [173] uomini per mezzo della propaganda. D'altra parte la tecnica prospererà a misura che vi è la propaganda. Maggiore è il numero delle copie diffuse e maggiore sarà il numero delle copie da stamparsi.
Per la propaganda occorre una preparazione. Dall'articolo 204 al 210 delle Costituzioni troviamo istruzioni circa la propaganda. Notiamo l'articolo 204:

È vietato l'acquisto e la rivendita sotto forma commerciale di libri ed edizioni. Se tuttavia, la direzione o proprietà appartenessero all'Ordinario o ad altre autorità della Chiesa, se si trattasse della diffusione di libri ed edizioni a mezzo di cambio con opere proprie, ovvero di servizio da rendersi al popolo ed al clero, la Pia Società Figlie di San Paolo potrà occuparsene come di propria opera di zelo.

La tentazione di scivolare verso una forma commerciale, ci sarà sempre; occorre sempre vigilare. Si sarà sempre tentati di
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dare forma industriale alla tipografia. Altro è l'offerta prezzo e altro è il commercio. In principio, quando si sono aperte le librerie, si era nella necessità di prendere dalle Case editrici, perché le nostre edizioni erano ridotte; ora questo bisogno è molto diminuito: siamo in grado di sostituire molto con le nostre edizioni.Acquistare lo zelo delle nostre edizioni, in modo deciso. È assai più facile comprare i libri e poi rivenderli; ma noi dobbiamo fare l'apostolato!
Gli Istituti incominciano con opere di zelo, dopo un po' di tempo si cerca l'interesse. Hanno aperto ospizi per i poveri; passati cinquanta o sessant'anni si dà la precedenza a chi paga di più; e i poveri si trovano nelle stesse condizioni di prima. Si apre un Istituto di educazione di bambini | [174] poveri, di lì ad un poco diventano collegi in cui si accoglie solo chi può pagare alte pensioni. E così si industrializzano e commercializzano l'ammalato e lo studente.
Occorrono sì i mezzi di vita, ma non bisogna cambiare la natura dell'Istituto! Non c'era bisogno di un Istituto religioso per fare dell'industria! Non occorrono persone consacrate a Dio per fare del commercio! Gli ebrei sono talvolta editori, giornalai, librai molto potenti.
Nella stampa la preferenza assoluta ai libri scritti dai nostri o dalle nostre. Nelle librerie la preferenza assoluta ai libri stampati dai nostri o dalle nostre. Piuttosto dare noi libri nostri alle altre librerie, dare a stampare libri nostri alle altre tipografie. Così si dà modo di fare un po' di bene anche ad altri che per interesse stamperebbero e diffonderebbero soltanto libri cattivi.
Tuttavia, come è notato nell'articolo 204, vi sono tre eccezioni: per le cose appartenenti all'Ordinario del luogo o alla S. Sede; la diffusione dei libri a mezzo cambio; il servizio da rendersi al clero o al popolo. Alle volte si ha come una segreta paura di lanciarsi troppo nelle opere di bene; crediamo di essere saggi e non lo siamo. Non bisogna aver paura di ciò che si fa di bene dall'uno o dall'altro; bisogna invece temere solo di ciò che non si fa né da gli uni né da gli altri.
Sulla propaganda osservare bene anche ciò che si dice nell'articolo 207:

Le Superiore provvedano che a questi centri-diffusione:
1. Siano destinate suore anziane di professione, provate e di perfetta osservanza;
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2. Si osservi in essi un orario compatibile con la vita religiosa;
3. Le suore non restino | [175] sole, ma abbiano almeno una fanciulla assieme;
4. Il parlare sia moderato e serio; il comportamento raccolto; le offerte-prezzo siano fisse e chiare.

Così tenere ben presente e osservare quanto è detto nell'articolo 208:

Occorre che le suore destinate a tale ufficio abbiano il sussidio di queste due tutele: l'occhio caritatevole e vigile della Congregazione ed il richiamo continuo delle persone estranee che accedono.

Provvedere a una doppia cautela: che la suora si comporti dignitosa in libreria e nella propaganda a domicilio e che non trovi ostacoli per l'anima propria.

La propaganda sia sapiente. Si fanno studi lunghi e faticosi per prepararsi alla redazione; ci si prepara alla parte tecnica; ma occorre ancora molto più studio per la propaganda. Mandare in propaganda quelle suore che hanno buona salute è necessario; ma istruirle ancor più: che conoscano i libri, le iniziative, il modo di diffondere. Non si scivoli facilmente a cambiare la propaganda in una questua o semi-questua. È difficile la propaganda: anzitutto per la fatica, e quelle che vi si dedicano, si fanno molti e molti meriti! È difficile perché è un continuo rinnegamento di se stesse! Con la propaganda si pratica realmente l'«abneget semetipsum»1 ad ogni momento. Fatta con intelligenza e razionalmente, essa darebbe molti più frutti.
Prima necessità per compiere bene questo apostolato è conoscere i libri; e seconda necessità, conoscere i bisogni delle anime; terza, come soddisfare ad esso. In questo consiste la scienza e preparazione delle propagandiste e il continuo studio. | [176] Si dirà che allora bisogna fare una terza scuola. Ecco: non sarà una scuola come quella che si deve fare per la redazione e per la tecnica; ma ci vuole una vera scuola, un vero insegnamento; la forma di esso la studierete voi. Nessuna ragioni così: l'incarico della propaganda alla suora a cui non si sa che cosa farle fare o che vale poco!
Il minimo che si richiede è di metterle al corrente di quello che si stampa e dei libri che escono. Non basta mandare una
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circolare, un catalogo, un foglietto; bisogna che vengano letti, spiegati, approfonditi, studiati. Le Maestre delle case sono veramente maestre. Quando arriva un libro nuovo, si legga la recensione insieme alla prefazione e all'indice. Certo, se si fa la propaganda dal lunedì al sabato alle famiglie senza tregua, tranne la domenica, è difficile procurare la preparazione. Le cose non riescono solo secondo il tempo e la fatica materiale, ma specialmente in proporzione dell'intelligenza con cui si compiono. Più istruzione e più risultato. La propagandista dev'essere competente nel suo ufficio.
Oltre alla conoscenza dei libri, la propagandista deve studiare e conoscere i bisogni delle anime a cui si rivolge e proporzionare ad esse la stampa che si offre. Non basta riempire la borsa, scegliere invece con intelligenza dalle scansie. Se c'è una fanciulla in cui può svilupparsi la vocazione religiosa, si darà qualche libro che la illumini, non un romanzo. La madre di famiglia, l'uomo politico, la persona pia, ecc., abbiano il proprio libro. Ci sono poi tante applicazioni.
Nella propaganda poi, oltre la diffusione dei libri, gli abbonamenti che sono più utili dei libri, | [177] perché è parola che si ripete, curare la beneficenza, le vocazioni, l'opera delle Messe2: tutto secondo prudenza.

Il cinema

Altra propaganda pur tanto necessaria, quella del cinema3: le sale, le macchine, le pellicole. Si è detto di non abituare la gente ad andare al cinema. Intanto si è perso tempo e lasciato il campo di lavoro al maligno, e si son prodotti film cattivi. Così come avvenne largamente della stampa.
I tempi camminano; è inutile dire: Una volta questo non c'era; non si faceva così! Le anime di una volta sono già o in Paradiso o all'Inferno; dobbiamo salvare le anime di oggi. Tutti i santi hanno fatto così.
Centinaia di religiosi partono, vestiti da minatori o sotto forma di commercianti e s'introducono nelle miniere in Russia, nell'Estonia, in Romania4 e compiono un duro lavoro. Poi di
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sera, nelle case battezzano, confessano, istruiscono e salvano anime. È tempo di essere «il sale della terra»5, sale che si scioglie e che penetra tutta l'acqua e le vivande. Essere il lievito che fa fermentare tutta la pasta6. Più saggi! Preghiamo il Signore ad aiutarci, affinché quando ci presenteremo a lui possiamo dirgli: Signore, io ho fatto quello che potevo per progredire! Diventare sempre più industriose e fervorose per portare luce alle anime.
Diminuiranno le energie fisiche, ma si supplirà ad esse con l'accresciuta sapienza ed abilità. L'Istituto nostro è progressivo sotto tutti gli aspetti. Non cristallizzarsi.
Riferire alla Superiora generale, quello che si può e si desidera aggiungere nelle buone iniziative. Vi sono decisioni che si possono prendere solo | [178] con il suo consenso. Si obbedirà poi, con docilità.
Occhio al cinema! Che lo si introduca nei collegi, nelle famiglie, nelle parrocchie, negli ospedali, associazioni, scuole, ecc. Se si lascia impiantare la sala dai cattivi, la chiesa si farà deserta; allora si predicherà a poche donnette che sonnecchiano! E la massa dove si troverà? Cercare chi sta lontano da Dio, o che si trova in maggiori pericoli: la gioventù, in modo speciale.
È da molti anni che si è incominciato a fare qualche cosa per il cinema. Anche per questo si dovranno fare tutti i passi che si sono fatti per la stampa. Gli uomini sono fatti così: non vogliono essere disturbati da novità: Oh, quello non si è mai fatto! Ma prima non ce n'era bisogno, adesso sì.
Si trovano difficoltà. Molte di esse sono già state risolte. La Società San Paolo ha fatto il lavoro più ingrato e faticoso, con rischi e spese. Ma finalmente la cosa si va avviando e voi potete già in parte dedicare le vostre forze a questo. Non posso dire molte cose in concreto; ma abbiamo zelo per il nostro apostolato. Ci saranno obiezioni. Molti tentativi riescono, e molti no. Il diavolo, che non è certo contento, metterà tanti bastoni nelle ruote, ma lo zelo, poco per volta, appianerà le cose.
Il Signore vi benedirà: state sicure! La Regina degli Apostoli vi farà trovare la via anche in questo apostolato. Per esso ci vogliono preghiere, collaborazione e istruzione.
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XII
LA PROPAGANDA

[179] Invoco i lumi dello Spirito Santo perché dopo questo corso di Esercizi, il pensiero più chiaro e il desiderio più vivo sia l'osservanza delle Costituzioni. Due compiti: la santificazione e la pratica dell'apostolato, in modo speciale la propaganda.
Discendiamo da pensieri generali alla vera pratica, amare Dio con tutto il cuore, sopra ogni cosa: con la mente, con la volontà, con il cuore. L'amor di Dio dev'essere vero, e mostrato nelle cose quotidiane. Poco importano i buoni propositi ed i desideri vaghi di perfezione: sono poi forse sospiri inutili. «Signore, sono disposto anche a morire per te!»1, così aveva detto Pietro; ma quando una donnetta l'accusò che anche lui era seguace del Nazareno, Pietro cominciò a protestare che non conosceva quell'uomo2.

Progredire e organizzare

Amor di Dio, sì, purché non si disturbino le nostre abitudini, la nostra volontà, i nostri desideri, i nostri capricci, spesso! L'apostolato è invece amore al prossimo pratico: illuminare davvero le anime. Non già cercare | [180] quello che dà maggior introito. Lo Spirito Santo ci dia la grazia di andare a fondo nell'esame di coscienza. Il nostro amore del prossimo si mostra nella diffusione della dottrina cristiana.
Chi di noi ama Dio con tutto il cuore? Chi osserva le Costituzioni, chi compie bene l'apostolato: si chiami questo stampa, o cinema, o radio, il mezzo.
Quando una suora è mandata in una casa che cosa deve pensare? Che essa diviene responsabile delle anime di quella zona. E perciò: 1) Mettere i fedeli di quella zona sotto la protezione dei santi della regione e invocarli perché ottengano lumi e grazie agli abitanti. 2) Suffragare le anime di quel luogo, già passate
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all'eternità; suffragarle e pregarle perché intercedano per i viventi. 3) Riparare i peccati di quella regione, specialmente i peccati che si commettono con la stampa, il cinema, la radio. Riparare con belle Visite al SS. Sacramento, con bei rosari, con sante Messe, Comunioni fervorose; e con la vita religiosa ben vissuta. 4) Pensare ad aiutare quelle anime perché conoscano meglio il Signore, la dottrina di Gesù, la morale e le pratiche di culto, i mezzi di santificazione e di salvezza.
Praticamente, per aiutare le anime, occorre cercare i mezzi per arrivare a loro più celermente ed efficacemente e perciò aver presenti i quadri delle parrocchie; avere gli elenchi degli abbonati, dei benefattori, degli iscritti all'opera delle Messe; conoscere la situazione precisa della zona; conoscere il clero, tenere registri o cartellini. Non essere arretrati. Avere tutto presente. In generale è buona cosa non avere troppo; piuttosto rendere razionale, | [181] minuta la propaganda, arrivare a tutti. Che in ogni angolo cada la voce di Dio; che in ogni famiglia sia predicato Gesù Cristo e la sua dottrina. Prendere di mira le famiglie in particolare.
Chi si dà alla propaganda, deve compiere parte del suo lavoro da casa, in modo che, andando in un posto, si vada a colpo sicuro, ben preparati: conoscere chi è ben disposto e chi no; quali sono i bisogni particolari e le necessità delle singole anime. Non fare le cose a casaccio, ma bene. Ora in Italia le cose si possono organizzare meglio, sia in libreria che nella propaganda a domicilio. Bisognerebbe che ogni anno la suora fosse attesa: Verrà, farò l'abbonamento, mi porterà quanto desidero... Scendere ad applicazioni pratiche. Qualcuna studi e si dedichi a esaminare in modo da stabilire delle norme pratiche che servano di guida alle sorelle.
La propaganda non è questua. Non andiamo in primo luogo a prendere, ma in primo luogo a dare. La suora che va in un paese ad insegnare, si prende cura della sua squadra di ragazzi da istruire. Suore che conoscono tutti in un paese e sono vere collaboratrici nell'opera pastorale. Così le propagandiste. La libreria richiede poi la conoscenza pratica della regione, dei bisogni, delle edizioni, delle biblioteche, delle scuole.
Molto si è progredito nella redazione e abbastanza nella parte tecnica. C'è invece ancora molto da progredire nella propaganda. Ogni suora deve dire così: La mia santificazione è legata alla
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salvezza delle anime della zona affidata alle mie cure. Perciò: amare quelle anime, portarle nel cuore alla Comunione, parlare a Gesù dei loro bisogni, pregarlo che le illumini. | [182] Avere presenti tutti gli abbonati, tutti coloro a cui si è lasciato il libro, accudire le vocazioni; promuovere le biblioteche. Questo dipende molto dalla superiora della casa. Curare che tutto sia registrato, notato, affinché nei trasferimenti che avvengono, non ci sia da ricominciare, ma continuare e progredire.

Impiegare l'intelligenza

L'amore, il vero amore è inventivo. Quando si ha nel cuore il fuoco, (non qualcosa di sentimentale, vaporoso) si trovano tante iniziative e tante industrie. Il vero amore è quello che si mostra con la fatica di ogni giorno per l'apostolato: esso fa pensare, correre, organizzare.
Non impiegare soltanto le energie fisiche, fino ad esaurirle, ma impiegare soprattutto l'intelligenza nell'apostolato! Non è concepibile che si giri una zona senza un ordine prestabilito; non è possibile che quelle suore partano per la propaganda al 2 del mese e rientrino al 30, senza dar tempo a riprendere energie fisiche e morali e spirituali. Alla fine queste suore crederanno di essere semplici venditrici di libri. E perderanno anche di vista il soprannaturale. La Maestra deve aver cura di sorvegliare, di incoraggiare, di istruire, di far sentire l'amore all'apostolato, alle anime. Imitare la cura che hanno le missionarie per prepararsi al loro apostolato specifico.
Quando si amano così le anime, le conversazioni hanno per oggetto le iniziative dell'apostolato; sono sempre animate da nuovi ideali. L'amore che riempie solo la testa di belle idee, senza la pratica, fa diventare vane, e fa ridere il demonio.

L'Istituto ha bisogno di migliorare molto in questo campo. La superiora faccia pure mezz'ora di Visita in più per riflettere sui doveri e sugli | [183] obblighi che ha sia verso l'Istituto, che verso le suore. Esse hanno più bisogno di prostrarsi davanti a Gesù, pregandolo ad illuminare: avranno più merito.
Ricordiamo che Gesù è venuto sulla terra per salvare tutti gli uomini, eppure durante la sua vita terrena egli ha limitato il suo campo di apostolato alla sola Palestina. Impariamo da lui a curare
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bene la nostra zona di apostolato senza pesare a cose lontane e irraggiungibili.

Riguardo al capitolo della cura della propria salute e delle suore inferme, aggiungo solo: cercare di prevenire le malattie. Il resto, in generale, si fa abbondantemente. Avete poi lavorato molto per contribuire alla costruzione della casa delle malate3: il Signore benedirà la vostra generosità e la vostra carità.
Questa carità fraterna però, si deve estendere anche alle sorelle defunte. A tutte le anime purganti, e specialmente alle vostre sorelle. La carità è larga: a tutti gli uomini viventi e defunti. Le vostre sorelle penseranno di là a noi rimasti sulla terra. E quante grazie vi hanno già ottenuto e quante ve ne otterranno!
Il Signore conservi e aumenti questa carità nei cuori. Viviamo in un tempo in cui vi è tanto odio nel mondo. Ripariamo questo odio con tanto amore. Amare come ha amato S. Paolo, come ama la nostra madre Maria SS., come ama il Cuore di Gesù!
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XIII
IN CHE MODO OBBLIGANO LE COSTITUZIONI
Articoli: 375-379

[184] 375. Nelle presenti Costituzioni obbligano sotto pena di peccato solo le prescrizioni che contengono la materia dei voti, i precetti della legge di Dio e della Chiesa, e le condizioni per osservarle. Non sarebbe tuttavia esente da colpa la religiosa che trasgredisse qualcuna delle prescrizioni per disprezzo, per abitudine, con scandalo delle altre o per qualche motivo disordinato.

Obbligano sotto pena di peccato le prescrizioni che contengono la materia dei voti. Così, per es., le trasgressioni sulla povertà, essendo materia di voto, sono peccato. Non si può quindi dare né ricevere e neppure amministrare liberamente, neanche le proprie cose, all'insaputa dei superiori.
Chi è incaricata, amministra come incaricata dell'Istituto e con lo spirito dell'Istituto, ma sempre d'intesa coi superiori. In una casa non si può acquistare, ad es. dei mobili, con una certa larghezza, o dare dei cibi | [185] fuori dell'uso consueto, delle norme pratiche, evitando l'avarizia e la troppa liberalità.
Le differenze non devono essere interpretate troppo largamente. Così, vi possono essere bisogni particolari dipendenti dal clima o dalle abitudini delle altre nazioni fuori dell'Italia. In questi casi occorre regolarsi con prudenza, secondo le norme generali; e per le eccezioni riferire sempre alla superiora che saprà giudicare e stabilire secondo le necessità.

Le case non possono mai disporsi a tutte le comodità: devono comportarsi in un giusto limite e secondo i bisogni attuali. Quando ci sono delle costruzioni da fare, mandare sempre la descrizione e il disegno alla Prima Maestra. Vedere che siano ben fatte secondo l'aspetto morale: ambienti vasti in cui sia facile l'assistenza; vedere che l'ubicazione sia conveniente. Anche per affittare o comprare, ricorrere sempre alla Prima Maestra. Se l'urgenza non lo permettesse, chiedere sempre consiglio in casa, alle sorelle. Mai fare amministrazione libera e indipendente.
Migliorare si potrà sempre, ma se si vogliono fare case di lusso, la povertà non vi abiterà. Assicurare lo spirito di povertà è
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salvare certi problemi morali da cui non si può deflettere. Così, per le inferme, non tralasciare nessuna cura ordinaria, ma quando si trattasse di usare cure straordinarie, rivolgersi sempre ai superiori maggiori. Così per l'acquisto di mezzi: talvolta la povertà si osserva spendendo di più; altre volte si osserva spendendo di meno.
Materia di voto è anche la castità e i mezzi per osservarla. Non illudiamoci con troppe ragioni: | [186] il diavolo la sa molto più lunga di noi per ingannare!
Lo stesso si deve dire dell'obbedienza. Non bisogna mettere in disistima le circolari, le persone costituite in autorità, tanto meno di fronte alle più giovani.
Vi sono delle volte errori molto gravi (non peccati, errori) che commettono persone, le quali poi si esaminano su finezze, mentre si inghiottiscono dei cammelli. Si cola l'acqua, si ha paura dei moscerini e poi si chiudono gli occhi sopra macigni. Si arriva a cose molto notevoli, a delle vere ingiustizie in fatto di denaro. Anche circa la dimostrazione dell'affetto si può eccedere gravemente. Camminare con coscienza sicura, chiara, precisa, retta. Può essere che si creda amor di Dio ciò che invece è passione: «Videtur esse caritas et est magis carnalitas!»1.
In generale non determinare troppe mortificazioni minute che potrebbero disturbare e distogliere dalla sostanza. In chiesa, per es., state pur comode, ma cercate di stare raccolte e unite con Dio! Essere, in sostanza, ben equilibrate. Non lasciare quello che è comune per abbracciare quello che si crede più perfetto ma è singolare; no, prima quello che è comune.
Non disprezzare le norme e regole, anche piccole, delle Costituzioni, non dire: Ma queste sono sciocchezze! Non sono sciocchezze! Sono passate sotto l'esame di varie commissioni, una di cardinali; le ha approvate il Papa: possibile che tali personalità abbiano lasciato passare delle sciocchezze?
Così, manca chi trasgredisce abitualmente le | [187] Regole, ad es.: chi parla sempre, senza tener conto del tempo di silenzio. Chi trasgredisce con il pretesto della libertà; chi poi fa l'abitudine e trascura cose con la pretesa di non essere più aspirante!
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Chi entra in Congregazione, vuol tendere alla perfezione; ma se poi con leggerezza trasgredisce tutti i mezzi della perfezione, pur non facendo peccato per cose singole, viene a mancare per il fatto che non tende alla perfezione e per questo non può vivere la vita religiosa, né corrisponde alla vocazione.
Non scrupoli, questi sono errori, ed impedimento alla perfezione, ma delicatezza di coscienza! È ben altra cosa.
L'art. 376 [dice che] la superiora può dispensare in qualche cosa che è solo disciplinare; per es., dal fare la Visita in chiesa perché una suora ha forte mal di testa; fargliela fare passeggiando in terrazza o in giardino: in questo caso non dispensa dalle preghiere della Visita, ma dal modo di farle.
L'articolo 377 vieta di comunicare ad altri le Costituzioni dell'Istituto. Si possono invece far leggere ai confessori, ma a quelli designati dall'Ordinario (non al primo che si incontra e da cui uno si confessa), a chi dovesse predicare il Ritiro o, meglio ancora, gli Esercizi spirituali.
Essere moderate in tutte le cose, anche nelle feste, tanto più quando si dovessero invitare esterni.
Le Figlie di San Paolo non hanno bisogno di andare in cerca di mezzi speciali per la propria santificazione: ci sono nelle Costituzioni e sono obbligatori. (Costituzioni, non Beaudenon, Marmion, P. Plus, ecc.: questi sono libri che potranno servire come mezzi di istruzione, di cultura | [188] per l'apostolato, non mai
per la formazione).
Rendersi familiari le Costituzioni, dalla cui osservanza dipende in gran parte il progresso e la prosperità di tutta la Congregazione. Chi si abitua alla fedeltà ai voti, con facilità osserva poi anche i propositi; si abitua a dominarsi, a vincersi.
La vita è breve, brevissima e tante volte, mentre si aspettano e prevedono tante cose, viene la morte, il Signore chiama. Ma beata colei che, al sopraggiungere dello sposo2, si trova in fervore di spirito, con buoni desideri, buoni propositi. Se questi sono sinceri, avranno valore davanti a Dio che li pagherà. Avanti con fervore e con lo sguardo al cielo. Vive nel fervore chi vive nel desiderio del Paradiso.
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379. Le religiose curino di informare tutta la loro vita a norma delle Costituzioni, che riterranno quale mezzo conveniente di perfezione, propria della loro vocazione: se le renderanno perciò familiari e le osserveranno fedelmente. Si ricordino che da questa fedeltà dipende in gran parte il proprio progresso ed anche la prosperità di tutta la Congregazione; non tanto quindi il timore del peccato e della pena spinga tutte ad una esatta, fedele e costante osservanza di esse, quanto piuttosto il desiderio della propria perfezione, l'amore a Gesù Cristo, nostro divino Maestro, e l'amore alla Congregazione, memori sempre della divina promessa: «Voi che avete lasciato tutto, e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna»3.
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XIV
GOVERNO DELLE CASE
Articoli: 352-374

[189] Leggere gli articoli dal 352 al 374 delle Costituzioni1. Le ragioni più forti per chiudere le case sono: la mancanza di personale, le difficili condizioni morali, l'insufficienza delle entrate per mantenersi, ecc.
La suora da destinarsi in una casa sia tale che si debba fare un vero sacrificio a toglierla di dov'è, perché faceva bene.
La cultura intellettuale è sempre importante, poiché lo richiede l'apostolato. Una suora che sia superiora è sempre degna del suo ufficio quando, messa in altro ufficio, anche l'ultimo dell'Istituto, è ugualmente lieta e contenta, senza scoraggiamenti e rimpianti. Se spunta l'amor proprio, non si diffonderà luce e grazia nell'ambiente in cui si è, ma si diffonde nebbia.
Prima che sia trascorso il triennio ci può essere il trasferimento, o per colpa grave, o per comune intesa tra la superiora locale e la Superiora generale. (Tra buone religiose ci si intende sempre).
[190] Il senso degli articoli 360 e 361: essere superiore vuol dire, precedere in primo luogo nella virtù; in secondo luogo nella pietà, tale che ottenga le grazie per sé e per le altre. Un grande amore alle anime che renda industriose nell'apostolato; amore all'Istituto e conoscenza profonda delle Costituzioni. Queste si devono leggere in pubblico e in privato e si possono anche studiare al posto del catechismo per qualche tempo.

Curare l'osservanza delle leggi della Chiesa e le prescrizioni particolari (Canoni studiati nello Stato Religioso). Star fisse su questo pensiero: che la via della santità è quella scelta pubblicamente. Nel fare le esortazioni se non si è ben sicure, leggere libri; ma non dire ciò di cui non si ha conoscenza sicura. Chi sa di meno, presume spesso di più di sé.
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Le superiore sono serve nei bisogni, nei desideri e talora anche nei capricci. Ma non adattarsi ai puri capricci, sconvenienti ad una suora. Essere ragionevoli sempre.
[L'articolo 363]: Per le suore giovani, di voti temporanei, ci vuole la «massima cura», e «materna bontà». La giovane può andare più soggetta a disturbi, scoraggiamenti o esaltazioni. Se la si lascia tanto tempo sola, in pericolo, non si sa che cosa avvenga in quell'anima. Deve trovare una superiora «materna»,che esige, però maternamente. È cosa difficile: ma si può e deve contare sulla grazia.
Dio quando ci manda in un posto ci dà sempre quello che occorre. Dio quando comanda dà la grazia, o la possibilità di avere questa grazia con la preghiera; poi dà il merito e finalmente la corona.
La superiora locale dà il suo consiglio; ma bisogna | [191] che prenda anche il consiglio delle altre professe della casa, quando si tratta di riferire circa le professe temporanee della casa. Si proceda però con molta carità: l'umanità non deve far velo allo spirito. Qualche volta l'essere state un po' rustiche è da elogiarsi. Qualche volta, prima di distribuire la colpa agli altri, dovremmo dire: «mea culpa».
Cercare il bene delle suddite, il vero bene, il massimo bene.
Sentire tutte bene e umilmente: questo è molto importante, per non dare alla casa un indirizzo soggettivo. Il Signore si serve spesso di altri per far giungere a noi la luce; non chiudiamogli la via col nostro orgoglio.
La superiora deve sacrificarsi per le anime: non avrebbe le attitudini da superiora se non facesse più sacrifici di tutte.
Essere almeno in due a conoscere l'andamento dell'amministrazione.
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1 Mt 5,48.

2 Cf Gv 17,3.

3 Dal settembre 1947 la Circolare interna pubblica a puntate una spiegazione delle Costituzioni, a forma di Direttorio.

1 Gv 17,19.

2 Lc 2,40.

3 Gv 10,10.

4 Mt 11,28.

5 Gv 20,21.

6 «Per la maggior gloria di Dio». Motto programmatico di S. Ignazio di Loyola.

7 Mt 5,3.

8 Gal 2,20.

9 Lc 9,58.

10 Cf Mt 19,11-12: «Non tutti possono capirlo… beati coloro che si son fatti eunuchi per il regno di Dio».

1 Pio XI inaugurò la Radio vaticana il 12 febbraio 1931 rivolgendo al mondo il primo radiomessaggio.

2 Il Centro Cattolico Cinematografico sorse a Roma nel 1936, per volontà di Pio XI, a seguito della sua enciclica Vigilanti cura.

3 Questa espressione attraversa il magistero pontificio dall'enciclica Etsi nos (1882) di Leone XIII a Pio XI.

4 Fa riferimento all'aiuto prestato dalla comunità romana delle Figlie di San Paolo in occasione delle votazioni politiche del 1948.

4 Cf Mt 5,48.

1 Cf Mt 19,30.

2 1Cor 13,4-7.

3 Mt 11,29.

4 Lc 14,10.

5 Pio XII, Mediator Dei, 20 novembre 1947, n. 8, in Civiltà Cattolica, vol. IV, 1947, quad. 2340, p. 483.

6 Cf Mc 10,44.

7 1Cor 9,22.

1 1Cor 8,2: «...gonfia».

2 Mt 18,15-17.

3 Cf art. 31.

4 Cf At 1,24.

1 Cf Mt 19,21.

2 Cf Lc 18,22-23.

3 Cf Lc 9,57-62.

4 Mc 8,34.

1 Cf Mc 6,30-31: «...e riposatevi un po'».

2 Originale: «non si escludono». Il non, è da eliminare per il senso.

3 Cf Lc 8,15.

4 Mt 5,3.

1 Cf 1Cor 7,32-34.

2 Cf 1Tm 4,8.

3 Cf Lc 18,10-14.

1 Giaculatoria: «Gesù, Giuseppe e Maria spiri...».

2 Leone XIII ha dedicato ben otto documenti a san Giuseppe. Fondamentale l'enciclica Quamquam pluries (15 agosto 1889).

1 Cf 1Sam 17,49.

1 La casa, iniziata nel settembre 1947, fu aperta il 2 settembre 1948. Fu benedetta probabilmente qualche giorno prima, poiché gli Esercizi si conclusero il 28 agosto.

2 Cf Eccli 24,31.

3 Cf Gv 2,1-11.

1 Lc 9,23: «Rinneghi se stesso».

2 Cf nota 5, p. 124.

3 Le Costituzioni del 1944 non fanno riferimento al cinema. Ne parlano invece ampiamente le Costituzioni del 1953 (cf artt 284-294).

4 Nazioni governate in quegli anni dalla dittatura comunista.

5 Mt 5,13.

6 Cf Mt 13,33.

1 Cf Mt 26,35.

2 Cf Mt 26,74.

3 Si riferisce alla Casa di cura di Albano.

1 Imitazione di Cristo , I, XV, 2: «Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale».

2 Cf Mt 25,6.

3 Mt 19,29.

1 Nelle Costituzioni questo tema è trattato nel capitolo IX e quindi precede il contenuto della meditazione XIII, sulla obbligatorietà delle Costituzioni.