La meditazione
…uomo che l'ha curato nella sua ultima infermità, diceva: «Non comprendo come questo, con tutti i mali che aveva addosso, abbia potuto arrivare a così tarda età».
Allora il malato rispose: «Io ho sempre avuto una grande forza di volontà, e sopportavo i miei mali in pazienza, e dicevo: domani sarà meglio di oggi. E così con il coraggio che nutrivo e con la preghiera costante, ho sempre potuto lavorare, anche in questi ultimi tempi».
Ecco, noi abbiamo una grande forza dentro di noi, una grande forza naturale, quando vi è un “voglio” sincero, un “voglio” sentito, deciso, e cioè, quando noi prendiamo la risoluzione: non santi a metà, ma santi totalmente.
E venire alla decisione ogni mattina: «Io comincio oggi; è poco quel che ho fatto adesso, di più voglio fare oggi». E così, rinnovandosi il buon volere ogni giorno, si progredirà.
Forza di volontà! Non sfruttiamo abbastanza in noi, generalmente, il frutto, la energia che viene da una buona volontà. E quante cose con la buona volontà si fanno nell’ordine naturale, e quante più cose si fanno con la buona volontà nell’ordine spirituale.
Si aggiunge, poi, che noi abbiam da chiedere al Signore due volte la fortezza: una volta come virtù cardinale, terza virtù cardinale, e altra volta come dono dello Spirito Santo.
E quando lo Spirito Santo è disceso sugli Apostoli, da gente timida che era, fu cambiata in gente risoluta, forte. Mentre che prima si nascondevano
“propter timorem Judeorum” per timore dei Giudei, dopo sfidavano i giudei e, anche battuti a verghe, sanguinanti, rispondevano: “È meglio obbedire a Dio che agli uomini”.
Molto conto dal frutto che può venire dalla fortezza naturale, e tanto più dalla fortezza che discende come dono dallo Spirito Santo.
Oh!, questa forza di volontà, deve essere il frutto della meditazione al mattino. Al mattino si fa la meditazione, alla sera generalmente, si fa la lettura spirituale, e molte volte si fa la lettura spirituale nella visita al SS. Sacramento.
La lettura spirituale ha per fine soprattutto di istruire la mente, illuminare la mente. È l’alimento che si dà alla mente, e serve alla santificazione della mente.
La meditazione del mattino ha per fine, invece, di rafforzare la volontà, e in senso naturale, e in senso sopranaturale. Sì.
Poiché vi sono creature debolissime... prendiamo sant’Agnese, giovanissima, fanciulla: come è stata forte dinnanzi al carnefice! Ecco.
Allora come si deve fare la meditazione perché lasci in noi una volontà risoluta, forte, costante? come si deve fare?
Nella meditazione vi sono, regolarmente, cinque punti.
Il primo punto è l’introduzione. La quale introduzione si fa con tre disposizioni, una preparazione che – diremmo – ha tre parti.
Primo: mettersi alla presenza di Dio: «Dio mi vede, sono qui dinanzi a lui».
Secondo: chiedere il perdono dei peccati del giorno prima.
E, terzo, domandar la grazia di essere illuminati dalla luce dello Spirito Santo e poter penetrare quelle verità che si sta per meditare, e ricavarne un frutto buono, durevole per la giornata, poi per la vita stessa.
Primo quindi: mettersi alla presenza di Dio; secondo: chieder perdono per i peccati, che sono sempre quelli che impediscono le grazie; e terzo: domandare luce al Signore, e soprattutto, chiedere il dono della fortezza.
Conchiudere con dei propositi fermi. Vedete come sono fermi i propositi che avete adesso! Generosi sono questi propositi, poiché il Signore è stato tanto buono in questi giorni con ciascheduna di voi.
Quella fortezza, quel fervore, quella buona volontà che sentite adesso, non è destinata a spegnersi, a illanguidirsi. Come quando uno che era vicino al fuoco si è scaldato, dopo, allontanandosi, torni a sentire il freddo. Gli Esercizi... poi passato un mese, due mesi, il terzo mese ecc. si cominci di nuovo a sentire la tiepidezza, la freddezza spirituale, quasi la indifferenza. Oh!
Noi abbiamo lungo il corso dell’anno dei modi di ravvivare la buona volontà: il Ritiro mensile. Ogni mese considerare una delle verità eterne. Poi fare il nostro esame di coscienza sul mese scorso, finito, e poi, proporre pregando per il mese che si sta cominciando, confessando poi i nostri peccati, e recitando la preghiera della “Buona morte”. Il Ritiro mensile sarà ben conchiuso, specialmente se uno lo fa (in modo proprio,) in modo preciso, diligente, attento; se prima lo desidera, se prima prega!
I Ritiri mensili sono come tante occasioni per rinnovare in noi il frutto degli Esercizi spirituali. Ma anche ogni mattina, non solo ogni inizio del mese, ma anche ogni inizio della giornata deve essere segnato da questo rinnovamento:
«ego dixi, nunc coepi», «l'ho detto, comincio adesso».
Poi vi sono tre punti della Meditazione, ancora: il secondo, il terzo e il quarto.
Il primo punto è specialmente destinato a illuminare la mente, il secondo a fortificare la volontà, e il terzo a santificare il cuore.
Illuminare la mente. Per illuminare la mente leggere un tratto di un libro buono; e ciascheduno dovrebbe avere il suo libro. Vedete se si curerà molto la scelta dei libri di meditazione negli Istituti, si avrà un grande vantaggio. Ecco, quando entrano le aspiranti: libri semplici ma chiari, adatti all’intelligenza, alla capacità, all’età delle aspiranti. Poi il secondo anno, il terzo anno, il quarto anno, prendere libri che accompagnano lo sviluppo spirituale dell’aspirante, libri sempre un po’ più profondi; come si fa per il catechismo. Al bambinello che ha da far la prima Comunione, si dà un po’ di tutto ciò che è essenziale: cioè i princìpi di fede, le verità di fede, almeno i misteri; poi si insegnano le cose necessarie da farsi nella sua età, e poi si insegna a ricevere bene la Confessione, la Comunione. Dopo, ogni anno, si allargano queste cognizioni. Sempre le verità, sempre i princìpi di morale, sempre la pietà, la preghiera. Ma ogni anno un po’ più approfondito quello che si è insegnato, e un po’ più allargato.
Così nelle meditazioni e nelle letture spirituali che si assegnano allor che entrano le aspiranti, man mano che passano da un grado all’altro, al noviziato, alle professioni temporanee, e poi alla professione perpetua, in modo tale, che scegliendo bene i libri, alla fine, la persona abbia in sé un complesso di insegnamenti ascetici, utile, sufficiente per la vita, sufficiente per la vita, un complesso di dottrina ascetica, la quale mantenga poi il fervore e sostenga la vita religiosa, dopo.
Se le aspiranti sono giovani, allora, come si fa la scuola? Ogni anno prendono il loro libro. Supponiamo: quest’anno prendono il primo volume di geografia, l’anno prossimo il secondo, poi il terzo, il quarto, il quinto. Così nell’ordine delle meditazioni, nella distribuzione delle letture spirituali, avere (una sequela,) un ordine che sia ragionevole, e che serva a formare l’istruzione spirituale delle materie spirituali, di cui ha bisogno la suora per vivere poi religiosamente. Ecco.
Quando si dà una cosa ordinata, ragionevolmente ordinata, si porta un vantaggio molto più grande, e si formano le aspiranti in maniera molto migliore.
Allora scegliere il libro, ho detto, scegliere il libro di meditazione, e sceglierlo bene. Sempre è utile seguire quello che è tradizionale nel proprio Istituto. Ciascheduna sa come si fa nel proprio Istituto, come è ordinato quello che riguarda la meditazione e la lettura spirituale: seguire l’ordine. E se non c’è ancora stabilito un ordine, una cosa importantissima è lo stabilirlo. E ciascheduna secondo lo spirito della propria Istituzione, della propria Famiglia religiosa.
Oh! Vi sono anche persone che vogliono sempre nutrirsi e trovano quasi inesauribile quello che contengono quei libri perché sono fatti bene, perché aprono all’anima un grande orizzonte di bene.
Quando un’anima si trova ben nutrita, non dovrà cercare altro. Fin che si sente nutrita da una lettura, e si sente nutrita, fortificata da un libro di meditazione, meglio continuare quello: leggere il libro, oppure ricordare un fatto, per esempio: un quadro della
Via Crucis, ricordare la crocifissione di Gesù, ricordare la vita di un santo, di una santa, ricordare una massima del Vangelo, per esempio, una delle beatitudini, delle otto beatitudini del Vangelo ecc.
Illuminare la mente. Però, questo lavoro di illuminar la mente, non deve essere lungo. Al più presto si passi alla volontà, perché la meditazione sia più utile. E allora bisognerà confermarsi, riflettere su ogni periodo che si è letto. E rappresentarsi bene quel fatto che abbiamo ricordato, forse, come è avvenuta la crocifissione del Salvatore, ad esempio, in che circostanze, con quale crudeltà, con quali pene e strazio di Gesù, e pene e strazio del cuore SS. di Maria, perché era presente ecc.
Una massima che sia penetrata, che sia quasi digerita, cioè masticata e digerita. Perché vi sono persone le quali fanno quasi come chi andasse a tavola: vede la tavola imbandita e se ne va. Non basta guardare le belle cose, i buoni cibi, bisogna mangiarli, masticarli, digerirli, cambiarli in sangue, il quale sangue andrà poi a costituire le ossa, i muscoli, ecc. Quindi lavoro sopra quello che si è letto, o si è ricordato, o sulla massima che abbiamo preso a meditare, sì, in maniera di sentirla, sentirla entro di noi.
In terzo luogo, poi, la parte della meditazione che riguarda il sentimento.
Alla fine dell’esercizio della volontà, viene l’esame di coscienza: «Come ho fatto fin’ora?». L’esame di coscienza sul passato. Supponiamo che si sia meditato il Paradiso. «Io lo ricordo vivo, questo pensiero della vita eterna? Penso che questa vita è breve e che il mio soggiorno eterno è in Paradiso? e ordino tutti i miei pensieri, le mie decisioni, i miei lavori, le mie intenzioni al Paradiso? Come ho fatto? Come voglio fare?».
Così se meditiamo la crocifissione di Gesù: «E le mie delicatezze? e le mie insubordinazioni? mentre che Gesù... pongo Gesù ai carnefici». Si fanno gli esami di coscienza e si fanno i propositi.
Di lì in là è la preghiera. Sì. Perché la preghiera è quella che ci ottiene quel dono della fortezza, quella virtù della fortezza, ed è proprio la parte più importante della meditazione. Anzi, se qualche persona qualche volta non può raccogliersi nella meditazione, prenda il suo taccuino, il suo proposito, dove sta il proposito, e poi ci dica un Rosario sopra a quel proposito che ha fatto negli Esercizi, affinché ci sia di nuovo il fervore di volontà. Ma la meditazione? eh... la meditazione così è ben fatta.
E poi, la Messa. La Messa, poi, serve ad aumentare questa forza di volontà, questa decisione, aumentarla ancora, così da sentirne l’effetto per tutta la giornata.
Oh! Il fine della Meditazione è di rafforzare la volontà.
Volontà fiacche, volontà deboli, mezze volontà. Quei “vorrei” di cui è lastricato l’Inferno. No! Tutte devono cambiarsi in quello che è là, nel Vangelo. Buona volontà, forte volontà, costante volontà! Ecco. Tutto deve arrivare lì. Se non arriviamo al mattino a partire con decisione, allora la giornata sarà fiacca, sarà quasi vuota di meriti, oppure avrà molti meriti in meno di quelli che avrebbe dovuto produrre. Sì.
Molta applicazione alla meditazione. E lì, nella meditazione, il fuoco si accende, il fuoco spirituale, sì, si accende.
Oh! Dobbiamo anche vigilare per non divagare troppo nella meditazione; ricordando che non è una lettura. Poco, ma approfondito. E se nell’anno facciamo 365 meditazioni e meditiamo 365 punti, – e [meditiamo] bene, in maniera di sentire in noi un nuovo fervore –, siamo sicuri che da un corso all’altro degli Esercizi si sarà fatto un bel progresso.
Il quinto punto è la conclusione.
Nella conclusione si fanno tre atti.
Primo: ringraziamento al Signore, che ci ha dato la grazia di far la meditazione e ci ha dato dei lumi e delle buone risoluzioni nella meditazione. Ringraziamento.
Secondo: riparare con domandar perdono al Signore, quello che è mancato, sinché non ci siamo applicati abbastanza nella meditazione così da ricavarne più frutto.
Poi, domandare ancor, la benedizione del Signore sopra i nostri propositi, e sopra tutta quanta la giornata.
Quindi partire dalla meditazione con quelle risoluzioni e sotto quella luce per cui la giornata, quasi con certezza, passerà bene.
Nella giornata poi, ogni tanto ritornarci sopra, un momentino, anche nel corso del lavoro, anche mentre che si va o si viene, si fanno le scale, anche nello stesso tempo di ricreazione. Basta, alle volte, mettere una mano sul petto, toccare il crocifisso, per ricordarsi subito del pensiero dominante nella meditazione. In ogni modo, trovare qualche mezzo per ricordarla, la meditazione. Quando poi viene l’esame di coscienza, abbiamo da richiamare, da richiamare, quel punto, quel proposito, con cui avevamo concluso la meditazione, e vedere se abbiamo osservato.
Vi è però una cosa da dire, importantissima, ed è questa. Ci occorrerebbe veramente un tempo più lungo, per spiegarla.
Vi sono persone, le quali sembrano disorientarsi un po’ per il cambiamento del confessore, per il cambiamento del predicatore, oppure anche per il cambiamento delle superiore, di quelle che in modo particolare avevano cura della parte spirituale. Vedete! Il disorientamento è in chi non fa un vero lavoro ordinato, nel suo spirito. Quando si è terminato il noviziato, ognuno deve essersi fatto un programma di vita religiosa e deve aver preso, scelto un proposito, supponiamo, l’osservanza dei voti, lo spirito di fede, la vigilanza sopra certe difficoltà, certe tentazioni, certe tendenze, certe passioni. Ognuno deve essersi fatto un programma. E poi, negli esercizi spirituali meditando bene i bisogni propri, si trovano, si vedono i propositi che son necessari.
Cambierà la suora che ha cura della parte spirituale, cambieranno i predicatori, cambieranno i confessori, ma la persona ha già preso la sua direzione. Dalla suora, dal predicatore, e dal confessore, prenderà non tutti i momenti un indirizzo nuovo, no? È quello preso nella professione, l’indirizzo; è quello rinnovato o stabilito di nuovo negli Esercizi.
Deve dirigersi con fortezza. Per questo è necessario che, anche se la predica fosse – supponiamo – sopra la preghiera, e invece, tu avevi sullo spirito di fede, ecco, il proposito principale deve ritornare sullo spirito di fede. E se è sul Paradiso, deve tornare sullo spirito di fede, non deve cambiare. Così che, il cambiamento esterno serve ad aiutare e serve, tante volte, ad istruire di più, ma non a portar l’anima come se fosse una navicella senza timone, sopra le onde del mare, e agitata e sospinta di qua e di là dai capricci del vento e delle onde.
La stabilità! Faccio questo lavoro: vivere di fede – per esempio –, la carità, l’osservanza del voto di obbedienza, «sarò obbediente ad ogni costo, in tutto» o l’osservanza della povertà. Ma l’obbedienza, poi, comprende tutto e porta una gran pace nel cuore l’obbedienza, perché allora si è sicuri di viver nella volontà di Dio.
In sostanza: altra è la direzione di una giovinetta che ha ancor da scegliere il suo stato, che fa i primi passi nella vita spirituale; altro è la suora che ha emesso i voti, specialmente se è già arrivata alla professione perpetua: deve aver già un carattere suo, una personalità sua, e tutto il resto in quanto aiuta, e da tutto prende occasione per essere aiutata: dalle prediche, dalle esortazioni, dalle ispirazioni interne dalle circostanze di luogo, di tempo, di persona, da tutto prende forza.
Vi è troppo pericolo che molte anime si smarriscano, con una cosa o con l’altra. E son disposte a cambiare sette volte il proposito in una settimana, oppure cambiarlo 52 volte nell’anno perché vanno a confessarsi 52 volte. No, non così! La direzione [va] stabilita in quei giorni in cui si è in maggior luce: noviziato; in quei giorni in cui si è in maggior luce: gli Esercizi. Poi si lavora in quella direzione. E se si cammina sempre nella stessa direzione, della strada se ne fa! Ma se uno fa un pezzo avanti e poi torna indietro e poi prende un’altra strada e poi, di nuovo, se prima aveva preso la strada di destra, adesso va sulla sinistra... quanto cammino avrà fatto a sera? Si avrà perso molto tempo. E quanto cammino in un anno, spiritualmente? Poco! Ferme in un punto, stabilite bene e in quella decisione, sempre ritornare lì; con gli esami di coscienza, con le confessioni su quel punto, con i ritiri mensili, con le meditazioni.
E anche i libri spirituali che si leggono, servirsene in quanto aiutano all’osservanza di quei propositi fatti. Non già perché una santa ha fatto così, che tu devi fare quel proposito della santa. No, generalmente il proposito non si cambia lungo l'anno, generalmente.
Se fossimo tutti capaci a intenderlo giusto, direi questo: che la religiosa che ha una vera decisione e che ha una vera volontà di farsi santa, quasi dirige il confessore, dirige la maestra di spirito. Perché? Perché se veramente tiene fermo in quel proposito, si confessa lì sopra. E allora gli avvisi saran lì sopra. Si aprirà lì sopra con la maestra di spirito e avrà gli avvisi, gli incoraggiamenti e i suggerimenti che riguardano quel proposito.
Avere una personalità religiosa, la personalità di una santa, la religiosa.
Sia lodato Gesù Cristo.