Beato Santiago Alberione

Opera Omnia

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Registrazioni audio ssp 1954

Trascrizione del file: 1954-12-08_Saluto alConcerto.mp3

Concerto per la Consacrazione del Santuario Regina degli Apostoli
Roma 8-12-1954 - Don Alberione



Mi presento come un povero uomo carico di debiti. [applauso]

Innanzi a Dio e agli uomini, San Paolo diceva: “omnibus debitor sum”, debitore egli riguardo al futuro, nella predicazione del Vangelo che voleva portare a tutte le nazioni. Io debitore anche per il passato.
Devo ringraziare quindi quanti hanno cooperato alla Chiesa Regina Apostolorum ed a questa bella devota giornata:
– chi ha dato le sue preghiere perché le chiese si costruiscono più con i rosari che con i mattoni;
– chi ha messo al servizio di Maria il suo ingegno, tra i quali è doveroso nominare l’ing. Forneri, progettista e direttore dei lavori, forzatamente assente, al quale auguriamo [applauso] pronta e stabile guarigione;
– chi mise al servizio di Maria la sua arte, tra cui il prof. Santagata [applauso], pittore delle due cupole; il prof. Selva padre, scultore; il pittore Gaudenzi e Selva, figlio; e lo scultore Rasio;
– chi mise al servizio di Maria la sua attività di costruttore, l’ottima impresa Provera Carassi con l’abile organizzatore Argentieri ed i nostri due sacerdoti che più da vicino guidavano artisti e costruttori;
– chi mise al servizio di Maria denaro e sacrificio: molto contributo venne dall’ufficio del Cooperatore paolino e da povere eppure devote case paoline;
– e gli artisti che, sotto la direzione di don Roatta, questa sera, con la voce, con gli strumenti, elevano la nostra mente e i nostri cuori a Maria Regina. [applauso]

In questa Chiesa è stato mirabilmente fuso l’antico con il nuovo, con gusto liturgico ed artistico: fu detto da due fra i più competenti oggi conosciuti.
Ugualmente devesi dire di questo trattenimento sacro, secondo il saggio amministratore qui profert de thesauro suo nova et vetera.
Riconoscenza a Dio: tutto è suo. A noi, poveretti, tocca solo il mettere al suo servizio i suoi doni. Allora la riconoscenza verso di Lui e verso la Regina Apostolorum può essere una sola: quella fatta con opere. Usare cioè devotamente questo nuovo grande dono per il massimo rendimento di gloria al Signore e di pace alle anime.
Ai sacerdoti novelli, che stamattina, allo stato religioso paolino hanno congiunto lo stato sacerdotale, le più vive congratulazioni e rallegramenti, di tutta la Famiglia paolina e dei loro cari. [applauso]
Un sacerdote di più è gioia per il cielo, è speranza per il purgatorio, è benedizione per la Chiesa e per il mondo. Si tratta di un’anima generosa che vuol vivere Gesù Cristo anche nel suo sacerdozio, ed operare nella società come operò Gesù Cristo, facendosi come Lui, Via, Verità e Vita. Questo è il sacerdote paolino, come del resto tutta la Famiglia paolina, che uniscono insieme azione ed orazione.
Raramente si trova così esuberante attività, ma questo perché raramente si trovano così abbondanti pratiche di pietà e di preghiera.
Ai genitori, parroci e parenti dei nuovi sacerdoti, i quali sono i migliori cooperatori, la più viva riconoscenza; per tutti: gli impegni della nostra preghiera, specialmente la partecipazione alle 2.400 messe, che si applicano ogni anno per i cooperatori.
La Chiesa all’Immacolata Regina Apostolorum è stata consacrata a chiusura dell’anno mariano, essa manca ancora di molte cose; tra le più notevoli: le due gallerie di accesso per la popolazione; gli altari al Divino Maestro e alla Regina degli Apostoli; a San Paolo; gli altari minori all’Angelo custode, alle anime purganti, a San Giuseppe, al Sacro Cuore; la stessa facciata della Chiesa è da compiersi, così come manca un organo proporzionato alla Chiesa.
Tuttavia essa può già sufficientemente servire.
Ieri ho ricevuto una lettera in cui mi si faceva la storia della pellegrinazione di Maria da Casa Madre (Alba) a via Ostiense e poi a Grottaperfetta dove entrò in una piccola stalla. E si diceva: “Finalmente l’abbiamo elevata sul suo trono, quale meritava”.
Sarà il centro di pietà eucaristico-mariana, il luogo di continue adorazioni per le vocazioni e per i bisogni della chiesa, per i cooperatori e i bisogni nostri, per le intenzioni del Papa. E subito, in questo giorno, la Pia Società San Paolo intende dimostrar la propria corrispondenza a questo fine offrendo tutto per la conservazione del Pontefice dell’Assunzione, dell’Anno mariano, della Regalità di Maria. [applauso]
Voi tornerete alle vostre case e alle vostre cose, ma partite con la sicurezza che il vostro nome è scritto sotto l’immagine di Maria; che qui si prega per voi. Ovunque siate, il vostro cuore ritorni spesso qui, a Roma, nel Santuario della Regina Apostolorum. Noi vi accompagniamo con l’affetto e con l’orazione e quest’intima unione sia simbolo di quell’eterna unione che sarà compiuta in Paradiso quando tutti assieme alzeremo la nostra voce e intoneremo con Maria il Magnificat eterno alla SS. Trinità. [applauso].

Professione religiosa delle Figlie di San Paolo
Roma 19.3.1954
Col Magnificat abbiamo ringraziato il Signore il quale si è degnato chiamare a sé questi fiori eletti i quali ora sono messi accanto al Tabernacolo per tutta la vita. Essi devono, da una parte, dare grande gloria a Dio e in secondo luogo attendere alla perfezione religiosa e di più consecrare e spendere le loro forze nell’apostolato.
Le Figlie di San Paolo come le altre Famiglie Paoline sono persone che lavorano, e lavorano assiduamente.
Ma, adesso, essendo breve il tempo, aggiungo una parola di ringraziamento a tutti i genitori, ai parroci, ai cooperatori, a tutti i parenti e alle persone che hanno aiutato queste figliuole raggiungere questo stato, lo stato religioso. Una parola di ringraziamento particolarmente a quelli che si sono adoperati per formare il loro spirito, il loro spirito paolino. Quello che essi oggi hanno promesso al Signore è veramente opera grande, sì, grande, e le difficoltà non sono poche. Il nemico della salute nostra sempre va preparando insidie, e d’altra parte la nostra natura è ben debole, debolissima!
Ma intanto come ricordo esse possono conservare questa parola che deve dar forza in ogni momento: “Da me nulla posso, con Dio posso tutto”1. Per amor di Dio voglio far tutto, a Dio l’onore a me il disprezzo. Ecco esse devono sempre guardare su all’ostia divina, “da a noi forza, porta aiuto”. Devono sempre guardare a Maria Regina degli Apostoli la quale accompagna tutti e accompagnerà le Figlie di San Paolo in ogni momento nel loro apostolato. E guardare a San Paolo, il quale si professava debolissimo e tuttavia, pieno di ardimento, pronunziava quelle parole che sembrano un’audacia: «omnia possum in eo qui me confortat», in Colui che mi dà forza posso tutto2. Sempre mirare alla gloria di Dio, sempre mirare alla salvezza delle anime, sempre cercare la nostra perfezione. Con questi intendimenti si può camminare sicuri, da una parte appoggiati a Gesù, maestro divino, maestro di ogni apostolato ed egli stesso apostolo e dall’altra parte appoggiati a Maria, che accompagna col suo potere le Figlie, seguendo san Paolo.
Avanti con fiducia. Questo giorno lo ricorderete in punto di morte quando già starete per passare all’eternità, farete l’ultima eterna professione. Allora il sacerdote non vi dirà solo più “Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis”3 ma in qualche maniera vi introdurrà. Allora ricorderete che nella vita avete ricevuto il centuplo di grazie e ne benedirete il Signore e farete la professione eterna, che non è solamente perpetua per tutta la vita, la professione eterna dietro l’invito di Gesù, come dietro l’invito di Gesù oggi avete fatta la vostra prima o seconda o perpetua professione. Ecco, se sarete fedeli…
Fedeltà, dunque, sempre ogni giorni. Quando poi Gesù vi dirà “Veni sponsa Christi”4 ecco voi risponderete il “sì”, generosamente come generosamente avete risposto il “sì” alla vocazione divina.
Segue la Benedizione.