Preparazione alla festa dell'Immacolata
(1957)
…ha cominciato a preparare colei che doveva essere Madre del Figliuolo di Dio, sì. Il Signore, voleva che il suo Figliuolo, il Figliuolo di Dio, al momento dell’Incarnazione fosse posto in un Tabernacolo degno, in un Tabernacolo che non avesse mai avuto qualche cosa di meno che santo, che cioè non fosse mai stato abitato dal diavolo, dal peccato. Quindi ogni cosa che si riferisce al peccato, ecco, non si può mai applicare a Maria: è immacolata,
“tota pulchra”, tutta bella. Ecco.
Allora noi, celebrando il grande avvenimento, celebrando il privilegio di Maria Immacolata, dobbiamo pensare: ricevere Gesù nella Comunione, il Figlio di Dio incarnato! Oh! Prepararsi con la Madonna, prepararsi con la mondezza del cuore, la mondezza della mente, la mondezza del corpo, la mondezza della volontà, sì; affinché, quando Gesù viene deposto sopra nostra lingua, noi lo riceviamo con la innocenza, con cuore mondo, cuore mondo!
Pensiamo come Maria ricevette il bambino Gesù e là nel presepe lo depose sopra la paglia, nella greppia, con quale riverenza, rispetto e amore!
Ecco va tanto bene nella preparazione alla Comunione ricordare l’Immacolata Concezione. Se Iddio Padre volle intervenire con un privilegio così grande rispetto a Maria per preparare il suo cuore a ricevere il Figlio di Dio, il suo Figlio, quando si sarebbe incarnato, anche noi dobbiamo preparare un cuore puro, santo, alla Comunione. Va tanto bene la pratica: dal mezzodì fino al momento della Comunione del giorno seguente pensare così: «Domani devo fare la Comunione, bisogna che il mio cuore quest’oggi sia immacolato, se non voglio commettere neppure la minima mancanza volontaria» – sì, dei difetti involontari sempre ne abbiamo – «ma voglio preservare il mio cuore anche dalle macchie più piccole volontarie, cioè non voglio acconsentire a nessun atto, a nessun pensiero e a nessun sentimento che sia anche soltanto una venialità».
Pensare come Maria Santissima preparò i pannolini per avvolgere il bambino Gesù appena nato. Allora da mezzodì fino al momento della Comunione, immacolati perché abbiamo da ricevere Gesù. E poi dalla Comunione fino a mezzodì, un continuato ringraziamento in questo senso: «Gesù è in me, non voglio disgustarlo, non voglio trattare male il mio ospite divino», ecco.
Oh! E allora evitare, anche qui, le offese a Gesù sebbene piccole, ma quelle che sono volontarie – parliamo sempre di cose volontarie –.
Così la giornata è eucaristica, perché dal mezzodì fino all’indomani mattina, è una preparazione a ricevere Gesù, e dal mattino, dalla Comunione, fino al mezzodì, è un ringraziamento a Gesù venuto, Gesù che sta nel nostro cuore, Gesù che sta prima sacramentalmente e poi sta spiritualmente, sta, abita in noi, come Dio. Sì.
Considerare sacro il petto, il cuore, come si considera sacro il Tabernacolo. Vedo che c’è grande diligenza, qui, a tenere pulito l’Altare – non solo l’Altare, ma anche la chiesa –, a tenere bene in ordine il Tabernacolo, a osservare anche tutte le prescrizioni liturgiche della chiesa. Ma il nostro cuore è un Tabernacolo migliore che quello di pietra che sta sull’Altare – che è quello di legno, quando il Tabernacolo è di legno, e fosse anche d’oro –: il nostro cuore è un cuore vivo. L’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ecco. E allora, tanto più di diligenza, a conservare il cuore immacolato! Però mai crearsi degli scrupoli; la delicatezza è tutt’altra cosa che lo scrupolo. Oh!
Questo anche per un’altra ragione, e cioè perché la suora è consecrata a Dio, appartiene a Dio.
Fare i voti, vuol dire tre cose.
Primo: separarsi dalla comune degli uomini, dalla comune. E questo vuol dire quanto disse il Signore:
«Exi de cognatione tua et de finibus tuis», sì, «esci dalla tua parentela, esci dal tuo paese, e vieni al luogo che io ti mostrerò». Sì. Quindi una separazione dal mondo, ecco.
Queste sono le anime che il Signore ha creato per sé; sono le anime che devono fare un ufficio tutto diverso dagli uffici ordinari, dai mestieri, dagli impieghi che hanno le persone ordinarie; di modo ché la vocazione importa una separazione; ma separarsi davvero con i sentimenti, con i pensieri, con l’attività.
Separazione: Gesù diceva degli Apostoli:
«Et hi de mundo non sunt», «non sono mondani questi»,
«sicut et ego de mundo non sum», «come anch’io non sono mondano, non son del mondo».
Ecco, bisogna proprio che entri bene nell’anima che noi abbiamo fatto una separazione. E «lasciate che i morti seppelliscano i loro morti», nel pensiero e nel senso che Gesù dava a queste parole, quando esortava quel tale a non recarsi in famiglia a seppellire il padre che era defunto.
Poi la professione implica la consecrazione a Gesù. Il che significa che dopo apparteniamo a Gesù. Ci possono essere tanti calici da consecrare, e possono essere adoperati per un uso comune, anche magari per bere a tavola. Ma quando un calice vien consecrato, è profanazione usarlo per uso comune come bere a tavola, perché è di Gesù, è sacro! Così, consecrati a Dio, non possiamo più impegnarci nelle cose comuni. I nostri interessi sono quelli di Gesù, cioè che noi ci santifichiamo e che salviamo – con l’Apostolato – anime. Siamo suoi, consecrati a lui. E non è una consecrazione, [la] professione, come quella che si fa alla Madonna quando si recita quella formula di consecrazione: qui è una donazione completa! una donazione che è anche irrevocabile, perpetua: «Sono di Gesù».
Lo può dire ogni cristiano in qualche senso, ma il religioso o la religiosa in un senso molto più ampio: «Sono di Gesù!». E se una cosa appartiene a Gesù, noi bisogna che la rispettiamo. Quindi rispettare i propri occhi, il proprio udito, la propria lingua! Non possono mai venir usati a peccare i sensi: sono di Gesù. E «nessuno mi tocchi! nessuno mi tocchi! sono di Gesù», consecrati a Lui.
Poi la professione implica ancora un sacrificio, un’offerta. «Sono di Dio, Dio può adoperarmi in quello che vuole. Io non ho più volontà, ho offerto tutto a Lui. E quindi vado immolando la mia vita un po’ per giorno, un po’ per giorno per il Signore». Perché ogni giorno che passa, ecco, si abbrevia la nostra vita. «Oggi vado morendo un po’»:
“quotidie morimur”. Moriamo a quel tempo che viene già consumato, viene già passato. Ecco. E se dovevamo vivere, supponiamo, centomila giorni – per dire un numero –, uno di meno allora.
Offrire tutto il consumarsi della nostra salute, del nostro tempo al Signore! Ma anche accettare tutto quel che il Signore dispone a nostro riguardo e impegnarsi in opere buone, in opere sante! Perché siamo di Dio.
Il sacrificio. È chiaro che dopo il sacrificio di Gesù sul Calvario e dopo il martirio, la professione fatta bene è il maggior sacrificio. È l’atto più meritorio. Ma viverla, questa professione! Viverla!
Ecco perché noi religiosi dobbiamo prepararci all’Immacolata con un sentimento più profondo che non i semplici cristiani. Perché? Perché, da prima, ci comunichiamo spesso; quindi bisogna che rendiamo il Tabernacolo del nostro cuore sempre più santo, sempre più accogliente rispetto alla Comunione, rispetto a Gesù; e, d’altra parte, ché noi sentiamo di essere totalmente di Dio, perché separati dal mondo, come ha voluto Iddio, offerti a Gesù come ha voluto il Signore e destinati a sacrificarci e a diventare come vittime di amore – e anche l’accettazione della morte è compresa –, vittime di amore per Gesù.
Quando si parla di anime vittime, alle volte si dicono delle cose un po’ inesatte; meglio: si scrivono delle cose un po’ inesatte in certi libri. Ma noi abbiam da comprendere bene il senso: le anime consecrate a Dio sono tutte vittime, se intendono bene la professione, se intendono bene la professione.
Perché Gesù dopo, ha diritto di disporre di noi, che ci siamo consecrati a lui in una maniera speciale, non solamente come ha diritto di disporre di tutti i cristiani e di tutti gli uomini, ma in modo particolare. Appunto per la professione.
Allora celebriamo santamente la festa dell’Immacolata, leggendo qualche cosa sulla Madonna, dicendo i Rosari meglio, ricordando frequenti giaculatorie, ma soprattutto preparandoci sempre bene alla Comunione.
Questo è il modo di onorare il privilegio dell’Immacolata Concezione. Immacolata perché doveva essere il Tabernacolo di Gesù, immacolati perché dobbiamo diventare il Tabernacolo di Gesù, portar sempre Gesù con noi, nel nostro cuore. Il nostro cuore un Tabernacolo!
Sia lodato Gesù Cristo.