Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Registrazioni audio ssp 1958

Trascrizione del file: 1958-01-26_padellaro.mp3
durata 11'04''

Don Giacomo Alberione Roma, 26-01-1958, alla ssp e all'on. Padellaro

Benedizione della casa dell'apostolato
e consegna medaglia d'oro della pubblica istruzione
da parte dell'on. Padellaro al Primo Maestro



[La benedizione è tutta in latino per una durata di quattro minuti e venti secondi]
Pax huic domui et omnibus habitantibus in ea.
Adiutorium nostrum in nomine Domini. - Qui fecit coelum et terram.
Asperges me Domine hyssopo et mundabor, - lavabis me et super nivem dealbabor.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto - Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Asperges me Domine hyssopo et mundabor, - lavabis me et super nivem dealbabor.
Domunus vobiscum - Et cum spiritu tuo.
Oremus: Benedic Dòmine Deus omnipotens domum istam: ut sit in ea sànitas, castitas, victoria, virtus, humilitas, bónitas, et mansuetudo, plenitudo legis et gratiarum actio Deo Patri, et Filio et Spiritui Sancto: et haec benedictio màneat super hanc domum et super habitàntes in ea nunc et in omnia saecula saeculórum. - Amen.
Asperges me Domine hyssopo et mundabor, - lavabis me et super nivem dealbabor.
Actiones nostras, quaesumus Domine, aspirando praeveni et adiuvando prosequere: ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

Pax huic domui et omnibus abitantibus in ea.
Asperges me Domine hyssopo et mundabor, - lavabis me et super nivem dealbabor.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto - sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Asperges me Domine hyssopo et mundabor, - lavabis me et super nivem dealbabor.
Adiutorium nostrum in nomine Domini - Qui fecit caelum et terram.
Domunus vobiscum - Et cum spiritu tuo.
Oremus. Domine Jesu Christe, qui dixisti discipulis tuis: In quamcumque domum intraveritis, salutate eam dicentes: Pax huic domui, veniat quaesumus pax illa super hanc domum et officinam ad libros imprimendos et divulgandos preparatam, et super omnes degentes in ea et cunctos domo in ea laborantes ab omni calamitate animae et corporis liberare digneris. Reple scriptores, rectores et operarios spiritu scientiae, consilio rectitudinis et adimple eos spiritu timoris tui ut mandatum ecclesiae fidentes et custodientes ibi digne et proximo suo salutariter valeant inservire. Benedic ergo bone Jesu, qui es via veritas et vita hunc locum et presta ut omnes in eo abitantes intercedente gloriosa et immaculata virgine matre tua Maria ad immarcescibilem gloriae coronam feliciter perveniant. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. - Amen.
Oremus. Domine Deus, unice fons scientiarum, qui hominum ingenium ita illuminare dignatus es ut nova artificiosa instrumenta invenirent ad paginas libri scribendas, benedic quaesumus has machinas ut per libros ad utilitatem nostram prodeuntes nihil aliud te adiuvante discamus praeter scientiam tuam quare(?) reducit ad vitam. Per Christum Dominum nostrum. - Amen.
Dominus vobiscum - Et cum spiritu tuo.
Oremus. - Exáudi nos, Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérnæ Deus: et míttere dignéris sanctum Angelum tuum de cælis, qui custódiat, fóveat, prótegat, vísitet, atque deféndat omnes in hac domo habitántes. Per Christum Dóminum nostrum. - Amen.


[seguono le parole dell'on. Padellaro: ]

La prassi vuole che ogni volta che si consegna una medaglia, si faccia un discorso. Ma ci sono due categorie di persone che odiano i discorsi e sono gli umili e gli attivi. Per questo motivo, io, dovendo parlare a don Alberione, non posso fare un discorso.
Devo tuttavia chiarire, brevissimamente, il significato di questa medaglia che il Ministero dell’Istruzione gli assegna.
La medaglia d’oro si dà ai benemeriti, se fosse possibile dirlo con altra parola che non offenda la grammatica, diremmo “ai benemeritissimi” – ché ci sono poi quelle d’argento, quelle di bronzo – ai benemeriti della cultura, dell’arte e della scienza, ai sogni, all’eternità.
Sono tentato di rientrare daccapo in quell’argomento che avevo scartato, nel dire sono tentato di fare un discorso, mi ritiro anche perché non si può mancare subito, dopo pochi secondi, di parola.
Dirò semplicemente questo: la stampa è la benedizione e la maledizione dei nostri tempi. 3.800.000 copie di romanzi polizieschi abituano gli uomini, i giovani, tutti, al delitto. L’opera a cui ha dato vita don Alberione, ha questo magnifico, provvidenziale, santo scopo: di cambiare la maledizione, che c’è sulla stampa, in benedizione. [applauso]

Adesso leggo il Decreto del Presidente della Repubblica:

Il Presidente della Repubblica:
-visto l’art. 87, comma ultimo della Costituzione;
-vista la Legge 16 novembre 1950, n. 1093;
-visto il Regolamento approvato con Decreto 18 novembre 1952, n. 4553;
-udito il parere della Commissione di cui all’art. 6 della Legge predetta;
-sulla proposta del Ministro per la Pubblica Istruzione,
DECRETA
è conferito al Sacerdote don Giacomo Alberione il Diploma di Prima classe ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, con la facoltà di fregiarsi della relativa medaglia d’oro. [applausi]
Il Ministro predetto è incaricato dell’esecuzione del presente Decreto.
Data a Roma addì 2 giugno 1957.
Firmato: Gronchi; controfirmato: Moro [applausi]


[seguono parole di Don Alberione:]

Vi ringrazio molto, Professore.
Che cosa vuol dir questo? Chi ha lavorato, è veramente benemerito: e siete tutti benemeriti!
Naturalmente non potevano distribuire tante medaglie, perché il Governo è povero, ma quando si fan le funzioni, ci vuole un incaricato e così hanno dato questa medaglia non come persona, ma come a colui che ha dovuto fare questo ufficio, via via degli altri.
È toccato a me perché son vecchio! Non toccava mica ai piccoli!
Allora ringraziamo il Signore a cui va ogni gloria e ringraziamo e preghiamo di rendersi per noi interprete presso l’Autorità il Professore.
Ora, un ringraziamento a tutti quelli che hanno cooperato alla costruzione e quelli che hanno provveduto tutto il macchinario.
Nella benedizione che è stata data si dice: “artificiosa instrumenta” il Signore ha illuminato l’intelletto degli uomini a inventare sempre nuovi artificiosi istrumenti per il bene. Dolorosamente, sovente, vengono adoperati per il male. Ma qui, nella nuova costruzione, nella casa dell’apostolato, si possono mettere le parole che stanno scritte in alto, nel cornicione della chiesa: “Di qui voglio illuminare”. È il Maestro Divino che di qui vuole illuminare. E tutti quelli che hanno cooperato in qualche maniera, possono considerarsi come veri cooperatori del Maestro Divino.
Sì, di qui si stamperà soltanto quello che serve ad illuminare gli uomini e a portar loro la verità e la grazia e a suggerire i mezzi di grazia e a portare la virtù.
Sia lodato Gesù Cristo. [applausi]

Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficis tui, qui vivis et regnas in saecula saeculorum - Amen.
Et benedictio Dei omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti, descendat super vos et super nos et maneat semper. - Amen.

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